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Autore: Kodocha    09/05/2017    3 recensioni
Raccolta di one-shot sulla vita di Hiyori Iki e Yato.
Una vita costernata da dubbi, incertezze, sentimenti repressi e tanto altro.
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Yato sospirò afflitto, osservando il rivolo di sangue colare sulla gamba di Hiyori.
Si trattava solo di una ferita di poco conto, nulla di cui valeva la pena preoccuparsi, ma la consapevolezza di ciò che sarebbe potuto accadere, se solo avesse esitato un altro secondo prima di eliminare quell’Ayakashi, non gli dava pace.
Aveva rischiato di perderla, di nuovo, e solo a causa del suo egoismo.
Era un’egoista perché, seppur fosse a conoscenza dei pericoli che correva restando al suo fianco, non riusciva a lasciarla andare.
Era un’egoista perché, nonostante sapesse di dover recidere i legami per consentirle di avere una vita normale, non voleva che si dimenticasse di lui.
Era un’egoista perché sarebbe stato pronto a tutto, anche a compiere le azioni più meschine, pur di continuare ad averla nella sua vita.
Era trascorso all’incirca un anno dal loro primo incontro, e da allora Hiyori era diventata una costante, un punto fermo, la sua ancora di salvezza e la sola idea di doversene separare, gli provocava uno spiacevole tormento.
Forse perché era stata la prima ad avergli dimostrato affetto, la prima ad aver versato delle lacrime per lui, la prima a non averlo mai abbandonato dinnanzi alle difficoltà, ma soprattutto la prima per cui avesse iniziato a provare determinati sentimenti, mai provati prima di allora.
Sentimenti  del tutto nuovi e al contempo così forti, tanto che diventata sempre più difficile riuscire a sopprimerli.
Era quello l’amore di cui aveva tanto sentito parlare?
L’eventuale risposta a quella domanda lo fece involontariamente arrossire, ma subito tentò di ricomporsi, scuotendo freneticamente il capo.
Non era quello il momento per porsi simili domande, aveva altro a cui pensare.
Appurato ciò, si chinò su di lei, sfilandosi la bandana dal collo «Ti fa male?» le chiese preoccupato, legando quel pezzo di stoffa intorno alla gamba.

Hiyori gli sorrise.
Uno di quei suoi sorrisi puri, semplici, cristallini, in grado di scaldargli il cuore.
 «Non preoccuparti per me, sto bene, dico davvero»

«A me non sembra, stai sanguinando e non riesci a stare in piedi»

«Ti sbagli, ci riesco eccome, guarda…»
Tentò di alzarsi, ma fallì miseramente, finendo col cozzare sull’asfalto.
«Dammi un minuto e ci riprovo» borbottò dolorante, massaggiandosi la parte ferita da sopra la bandana.

«Sei sempre la solita cocciuta» la canzonò, alzando gli occhi al cielo.

Lei assunse un’espressione corrucciata, aggrottando le sopracciglia «Non sono affatto cocciuta, solo  che…»
Le parole le morirono in bocca quando sentì una mano di Yato posarsi sotto le sue gambe, e l’altra dietro la schiena «Cosa… cosa stai facendo?» chiese imbarazzata, mentre avvertiva uno spiacevole calore invaderle il viso.

«Non è ovvio? Ti porto in braccio» la sollevò, evitando accuratamente il contatto visivo, giusto per non farle capire di non essere l’unica a sentirsi in imbarazzo «Ricordi dove hai lasciato il tuo corpo terreno?»

«Ehm, da… da Koufuku, credo» balbettò, rossa in volto dalla vergogna.
Si sentiva divisa tra due fuochi: una parte di lei voleva scagliargli un Jungle Savate e spedirlo tra i cieli di Tokyo, l’altra, quella più grande, si sentiva così al sicuro tra le sue braccia, che sarebbe voluta restare lì per sempre.
Decise di accantonare le sue paranoie, almeno per quella volta, e si lasciò trasportare tra le strade della città, illuminate da file parallele di lampioni, infilando la testa nell’incavo del collo di lui, inebriandosi di quel profumo che le piaceva tanto, il profumo di Yato, il suo profumo preferito.

«Mi dispiace, Hiyori» mormorò, interrompendo il silenzio creatosi tra loro.

Lo guardò, confusa «Ti dispiace di cosa? Se è per la gamba ti ho già detto che non devi preoccuparti, non è nulla di grave»

«Non è solo per quello» tirò un lungo sospiro, carico di amarezza «Stare con me ti causa sempre problemi. Anche questa volta ti sei salvata per un soffio»

Hiyori gli sorrise dolcemente «Non importa» si accoccolò sul suo petto, caldo e muscoloso e lasciò che le parole fluissero senza essere soppesate dal cervello «Stare con te è dove voglio stare»

Lo sentì trattenere il respiro, e poi la presa sul suo corpo aumentare d’intensità,  insieme ai battiti del cuore che sembravano quasi impazziti.
Era una sensazione indescrivibile trovarsi tra le braccia di Yato, sorprendersi della propria pelle che tremava ad ogni singolo tocco e scoprirsi bramosa di quella piacevole morsa alla bocca dello stomaco che si impossessava di lei.
Eppure non riusciva proprio a capire… perché gli suscitava quell’effetto?
Possibile che quello fosse amore?

 
   
 
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