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Autore: Elizabeth_2206    09/05/2017    4 recensioni
Vanessa, una delle donne di Madame Christmas. E' una cara amica di Roy. Ma qual è il suo passato?
Come è finita lì?
La mia versione dei fatti, in una one-shot di 1500 parole.
•••
All’improvviso tutto le fu chiaro.
Le fiabe non sono reali. Nella realtà, il principe azzurro non arriva sempre. Nella realtà, alcune principesse si devono salvare da sole; altre non si salveranno mai.
Non c’era alcun lieto fine per lei.
Genere: Angst, Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro personaggio, Roy Mustang
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Non-con, Tematiche delicate
- Questa storia fa parte della serie 'Amestris' Tales'
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Il lieto fine non c’è.


Vanessa era una bambina gentile, allegra e socievole. Essere amica con tutti le veniva naturale; anche con il ragazzo che tutti definivano strano.
Secondo Vanessa, Roy non meritava quell’appellativo. Non aveva né la mamma né il papà, e viveva con una zia burbera e spaventosa che faceva un lavoro particolare, ma non era strano: anzi, sotto il suo atteggiamento serio e impostato si nascondeva un animo altruista; solo, non era disposto a condividerlo con tutti.
Da bambina era stata molto spesso nel locale di Madame Christmas, per giocare con Roy. Aveva conosciuto le gentilissime signorine, che l’avevano sempre trattata da principessa. La bionda si trovava bene con loro, perché la sua mamma era morta quando aveva quattro anni e quel genere di affetto le mancava molto.
Così Vanessa e Roy erano cresciuti insieme; ed era stata proprio lei la prima a cui il ragazzo aveva rivelato la sua intenzione di studiare Alchimia. Madame aveva un amico che conosceva uno strano alchimista in un paesino dell’Est; quindi, a soli quindici anni, Roy era partito.


A vent’anni Vanessa era una giovane e bella donna, che lavorava presso una vecchia fioraia del suo quartiere. Suo padre era malato: tutto l’alcool che era solito bere gli aveva danneggiato in modo irreparabile il fegato, per cui gli restava poco da vivere.
La ragazza aveva saputo da Madame che Roy aveva lasciato l’apprendistato per la carriera militare – cosa che l’aveva lasciata non poco turbata – e che in quel momento, fresco della sua nuova divisa, si trovava in licenza da qualche parte nell’Est.
Nonostante le preoccupazioni, Vanessa aveva tanti sogni per il futuro.
Voleva trovare l’uomo giusto, mettere su famiglia ed essere felice: un po’ come nelle fiabe che la sua mamma le raccontava quando era piccola.
Viveva la sua vita con leggerezza, e aspettava di trovare il principe azzurro.


Nel Febbraio del 1907 Vanessa aveva quasi ventidue anni e la sua vita era diventata un incubo.
Suo padre era morto qualche mese prima e Vanessa aveva scoperto che l’appartamento in cui vivevano era in affitto, e che il padre non aveva lasciato da parte neanche un soldo. Aveva così dovuto utilizzare tutto il denaro che si era messa da parte per il suo futuro; ma anche in quel modo la vita era difficile.
Roy aveva da poco ottenuto il titolo di Alchimista di Stato e nel giro di pochi giorni sarebbe venuto a trovarla. Per festeggiare il traguardo del caro amico, Vanessa gli aveva comprato una bottiglia di Whisky, che custodiva gelosamente a casa. Per poterselo permettere, ovviamente, aveva dovuto lavorare di più e più a lungo, facendo mille straordinari.


Ed era questo il motivo per cui, in quella sera di metà febbraio, stava camminando da sola per le strade di Central.
La sera in cui fu aggredita da due uomini e violentata.


Ancora sconvolta, dopo essere stata abbandonata in mezzo alla strada, si era rialzata, a fatica, e si era diretta verso la più vicina stazione di polizia militare. Lì lavorava un soldato che lei conosceva, per cui decise di denunciare immediatamente la violenza subita.
Quello che non si aspettava di trovare era la più completa negligenza da parte dei soldati.
“Uno stupro? A Central City? Non scherziamo.”
“Signorina, non ci faccia perdere tempo.”
“Vanessa, vai a casa.”
Quando anche il suo amico la liquidò in quel modo, Vanessa perse ogni speranza.
Una donna soldato si fece avanti con gli occhi bassi.
“La accompagno a casa, signorina.”

Il viaggio era stato silenzioso, e solo quando Vanessa arrivò al suo appartamento la soldatessa parlò.
“Per quel che vale, io le credo, Signorina. Ma, come ha visto, il mio parere non conta nulla…”
La donna si congedò e Vanessa si chiuse la porta alle spalle.

Quella frase, invece di rincuorarla, l’aveva fatta sentire ancora peggio.


Due giorni dopo Vanessa era accasciata contro la porta di casa.
Con la bottiglia di whisky mezza vuota in una mano, un bicchiere rotto nell’altra, fissava il muro bianco davanti a lei.
Il giorno prima la fioraia l’aveva gentilmente lasciata a casa, alludendo ad un’improvvisa diminuzione di clienti che giustificava il repentino licenziamento della sua unica commessa.
La gente del suo quartiere la guardava male per strada, e Vanessa sapeva che, anche se gli stupri a Central City non esistono, tutti sapevano cosa le era successo, grazie forse alla 'riservatezza' della polizia militare.
La sensazione di disgusto verso se stessa e verso le persone era cresciuta sempre di più, fino a che lei, seguendo le orme paterne, aveva deciso di cercare aiuto nell’alcool.
‘Non avrei dovuto. La bottiglia era per Roy…’
Fissò i cocci del bicchiere vicino alla sua mano sinistra.
Ne strinse uno, ma mentre il sangue cominciava a sgorgare qualcuno bussò alla porta.
Vanessa lasciò cadere il vetro, cercando di girarsi verso l’uscio.
“Ehi, Vanessa, Sono io.”

Eccolo, il famoso principe della sua infanzia.
Eccolo entrare con forza non appena lei aveva aperto la porta.
Eccolo fissarla frastornato, osservando lei, l’alcool, i vetri e il sangue.

“Sei venuto a salvarmi?”
Lui la guardò preoccupato, ma non disse nulla.
“…un principe azzurro, eh? Perché… perché non resti qua…? Così, forse potrei –hic- potrei vivere felice e contenta… come nelle fiabe, no?”
Roy si inginocchiò e le accarezzò la testa.
“Mi dispiace, Vane. Ma ho già una principessa a cui ho promesso di fare ritorno.”

All’improvviso tutto le fu chiaro.
Le fiabe non sono reali. Nella realtà, il principe azzurro non arriva sempre. Nella realtà, alcune principesse si devono salvare da sole; altre non si salveranno mai.
Non c’era alcun lieto fine per lei.

Vanessa sorrise, chiuse gli occhi e si lasciò andare.
Nell’ultimo barlume di coscienza che le rimase, si sentì sollevare e portare via.


Il mattino successivo Vanessa si sentiva già molto meglio. Riuscì ad alzarsi, e entrando nel salotto trovò Roy addormentato sul divano.
Il giovane si era tolto il soprabito e la giacca della divisa militare e le aveva appese vicino all’ingresso.
La ragazza gli sfiorò la spalla, e lui aprì gli occhi.
“Stai meglio?”
La ragazza annuì.
“Vuoi dirmi cosa è successo?”

Vanessa strinse gli occhi, sentendo i brividi lungo tutto il corpo. Non voleva ricordare, no.
Però, Roy era l’unico che poteva aiutarla…
Gli fece cenno di spostarsi e lui le fece posto sul divano, dove lei si sedette. Poi cominciò a raccontare di quella tremenda notte, di come si era sentita, del fatto che dopo nessuno volesse più avere a che fare con lei perché era impura.
Roy stringeva i denti mentre lei si sfogava.
“Questo appartamento è in affitto… se non lavoro, non posso pagarlo. E non ho nemmeno i soldi per andare via… e poi dove andrei? L’unica alternativa che mi resta… è la strada!”
La voce della ragazza tremava. Aveva le lacrime agli occhi, e muoveva le mani in modo nervoso. Cercava di restare lucida, ma Roy si accorse che il dolore dentro di lei era ancora troppo grande.
Era stata violata, umiliata ed evitata. Non aveva più nulla a cui aggrapparsi, e sentiva che nessuno mai l’avrebbe più accettata.
Il suo destino era uno soltanto, e il giovane soldato non sapeva come – non poteva – evitarlo, per quanto lo facesse soffrire. Fissava il pavimento con le mani giunte all’altezza degli occhi.
“Io… Vanessa, forse ho una soluzione, ma non è certo il massimo.”
La ragazza lo guardò con la disperazione negli occhi, e il giovane capì che, per la attuale situazione, qualsiasi soluzione le sarebbe andata bene.
“Potresti… rivolgerti a mia zia. Avresti vitto, alloggio e lei ti tratterebbe con ogni riguardo, ma tu saresti…”
“Non importa.” Lo frenò la ragazza, alzandosi dal divano “Andiamo subito da lei.”


‘Certe scelte ti cambiano la vita, ti rendono qualcuno che non sei.’
Era questo che Vanessa pensava, davanti allo sguardo addolorato di Madame Christmas.
L’aveva sempre vista come una donna tutta d’un pezzo; ma forse, tempo prima, in un’altra vita, non era così.
“Così giovane… Sei sicura di quello che stai facendo, stellina?”
Vanessa tenne la testa alta e la voce ferma.
“Ci ho pensato a lungo, e non vedo alternative per me. Preferisco di gran lunga stare qua con lei, piuttosto che finire in mezzo alla strada, ai servizi di un protettore.”
La donna si lasciò andare in una risata amara.
“Schietta e sincera. Mi piace il tuo carattere, stellina. Ti servirà.”


Le strade di Central City erano silenziose, mentre Roy accompagnava Vanessa al suo appartamento.
“Mi dispiace di non aver potuto fare di più.”
“Non ti devi rammaricare di nulla. Hai fatto tanto per me. Ma c’è un limite, oltre il quale ognuno deve agire per se stesso, senza dipendere dagli altri.”
Roy le sorrise.
“Sei davvero cresciuta, Vanessa.”
Arrivati all’appartamento, i due si salutarono. La ragazza osservò il giovane andare via, soffermandosi sul suo portamento fiero e sulle sue spalle larghe, che fin da piccola l’avevano protetta.
Con quel soprabito scuro, che oscillava per il vento, sembrava quasi… nobile.
‘Non ho dubbi, Roy, che tu sarai in grado di salvare la tua principessa.
Poi entrò in casa e si chiuse la porta alle spalle, dirigendosi verso la sua nuova vita.















Note dell'autrice:
Ehilà!
Sono tornata con questa One-shot sul passato di Vanessa, uno dei personaggi secondari di Fullmetal Alchemist che più mi intriga.
Da dove è uscita? Perchè è l'unica ragazza del locale di Madame ad avere un nome e a dimostare di avere una certa confidenza con Roy?
Ho voluto provare a rispondere a queste domande, aspetto i vostri commenti in proposito!
Per quel che riguarda Hallelujah, il capitolo 11 sta facendo i capricci. Fra la gita di domani, le verifiche e le gare sportive non ho avuto un attimo libero, e quando metto in moto il cervello, questo si concentra su tutt'altro (tipo questa one shot).
Nel frattempo, auguratemi buona fortuna perchè Venerdì sarò alle fasi Regionali di Orienteering (qualcuno sa cos'è? Ditemi di sii) e vogliamo assolutamente arrivare ai nazionali. Incrociamo le dita!
A presto!
-Elizabeth
   
 
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