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Autore: Baranjok    10/05/2017    0 recensioni
Boston, nuova cittadina e nuove amicizie. L'adolescente Mara Everett, dovrà affrontare un nuovo inizio insieme a suo padre Tom e suo fratello Jack. Ma il passato drammatico e nuove minacce di addio, portano la protagonista ad entrare in un circolo vizioso, da cui non c'è via d'uscita.
Genere: Drammatico, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Gli scatoloni erano appena stati messi in soffitta e la puzza di nuovo era finalmente svanita dalla casa. Trasferirsi dall’assolata California con le spiagge di Santa Barbara, a Boston con i suoi inverni freddi è stata davvero dura, ma era inevitabile dopo gli avvenimenti dello scorso anno.
-Mara? Svegliati o farai tardi!- Mio padre Tom mi sveglia sgarbatamente. Guardo di fretta l’orologio, sono le 7:45.
-Cazzo- impreco sotto voce. Per tutta l’estate ho cercato di svegliarmi in orario, ma non ci sono mai riuscita per davvero. In California avrei potuto comodamente dormire per altre 3 ore invece qui non posso.
Mi vesto velocemente e scendo in cucina. Papà ha preparato una colazione molto ricca ma io decido solo di prendere una mela e un succo.
-tesoro,  dovrai pur mangiare qualcosa-
-Papà sono in ritardo, mangerò alla mensa promesso- dico dandogli un leggero bacio sulla guancia.
-Ma Mara…- fa per dire mio padre.
-non posso tardare il primo giorno di scuola, da domani mi sveglierò presto e farò colazione con te, buon lavoro!- non gli do nemmeno il tempo di controbattere che salgo sulla mia nuova auto.
Papà quest’anno non ha badato a spese. Ha comprato questa casa enorme per due persone, con quattro piani, cinque stanze e quattro bagni. Poi mi ha regalato questa bellissima auto per andare a scuola dato che lui con i suoi impegni lavorativi non può accompagnarmi.
Trovare la scuola non è stato poi così complicato. Frequenterò l’ultimo anno della East Boston High School. Parcheggio velocemente nell’area designata agli studenti e mi dirigo in segreteria. Mi danno la piantina della scuola con gli orari delle lezioni e la combinazione del mio armadietto.
Prima ora c’è matematica con il professor Matthewson.
Mi siedo all’ultimo banco cercando di non attirare l’attenzione di tutti, ma mi accorgo che mi osservano tutti come se fossi un gelato che si sta sciogliendo.
Il professor Matthewson, un uomo corpulento con un collo più largo del normale, si fa largo fra gli studenti e si accomoda al suo posto. Sfoglia il registro qualche volta e poi mi fissa. I suoi occhi verdi si incrociano nei miei color nocciola e istintivamente arrossisco.
-Signorina Everett vuole farci l’onore di presentarsi?- mi domanda con voce roca.
Abbasso lo sguardo sulle mie mani e poi mi alzo.
-Mi chiamo Mara Everett , ho 17 anni, mi sono trasferita da poco qui a Boston e niente basta così- la classe soffoca qualche risatina e il professore richiama subito l’attenzione.
-d’accordo signorina Everett, ci è arrivato il suo fascicolo della sua vecchia scuola e i suoi voti sono eccellenti, sono sicuro che non avrà problemi quest’anno.-
Fingo un piccolo sorriso e comincio ad aprire il libro, quando una ragazza bionda con gli occhi azzurri entra in classe e si siede vicino a me.
-Ciao io sono Grace, tu devi essere la nuova arrivata giusto?-
-si- bisbiglio per non farmi richiamare dal professore.
-oh non preoccuparti è sordo da un orecchio- mi dice facendomi un occhiolino.
-davvero?-
-si , ma non andarlo a dire in giro, è molto permaloso.-
-nono, figurati.-
-allora tuo padre ha aperto uno studio di avvocato in città giusto?-
La guardo sbigottita, come fa a sapere queste cose?
-Il mio cognome è Wilson, come la Wilson study of law, mio padre è l’avvocato del quartiere-mi dice leggermente dispiaciuta.
-oh capisco.-
-mi dispiace, mio padre ha cercato in tutti i modi di convincere i suoi clienti ad andare da tuo padre, ma qui la gente è tradizionalista.-
-oh non preoccuparti, sono sicura che mio padre saprà cavarsela.-
-ne sono certa, da quello che ho letto sul web, in California era uno dei più importanti e bravi avvocati.-
-si, lo amavano tanto-
Parliamo del più e del meno durante tutta l’ora, cercando di tanto in tanto di prendere qualche appunto, ma la lezione del signor Matthewson è noiosa e per lo più, questo argomento l’ho studiato approfonditamente già lo scorso anno, quindi non presto molta attenzione.
-ma come mai vi siete trasferiti qui?-
Ecco la domanda a cui non voglio proprio rispondere. Fortuna che la campanella mi salva.
-me lo racconti dopo a mensa, ci vediamo- e scappa via correndo tra le braccia di un ragazzo.
La giornata scorre velocemente, seguo tutte le lezioni con impegno e all’ora di pranzo sono distrutta e affamata.
-Mara, vieni qui- Grace mi chiama a gran voce catturando l’attenzione di tutti.
Mi siedo al tavolo con lei e altri due ragazzi.
-lui è Tyler il mio ragazzo, capitano della squadra di football e lui è Tyson il mio fratellino.-
-piacere – dico intimidita.
-allora Mara verrai anche tu alla festa stasera?- mi domanda Tyson avvicinandosi.
-quale festa?- domando
-oddio! Mi sono completamente dimenticata. Ogni anno io e la mia famiglia diamo una festa di inzio anno a casa mia, dovresti assolutamente venire.-
-ecco io…-
-niente scuse, dai ti divertirai un mondo. Mi convince Grace.
 
 
Quando ritorno a casa sono sola, mio padre lavorerà tutta la giornata. Così inizio a studiare, per essere stato solo il primo giorno non si sono risparmiati con gli assegni. Con il programma di fisica purtroppo sono piuttosto indietro mentre sugli altri sono in pari. Quando sono le 19:30 mio padre rientra.
-ciao tesoro, come è andato il primo giorno di scuola?-
-Bene papà, a te come è andata a lavoro?-
-il solito, sono venuti due nuovi clienti.-
- ma è fantastico papà!-
-si, ma purtroppo ancora non posso permettermi una segretaria per il momento.-
-Papà ti ho detto mille volte che posso darti una mano io dopo la scuola, hai fatto così tanto per me.-
-non se ne parla, tu hai la scuola e poi me la caverò da solo.-
-papà lo sai che mi sento in colpa..-
-non sentirti in colpa tesoro, andrà tutto bene.-
-ma sono già passati tre mesi e in totale hai solo 10 clienti, a Santa Barbara avevi più di mille clienti e non sto scherzando.-
-lo so ma qui siamo in un’altra città le cose miglioreranno te lo prometto.- mi bacia la guancia e si incammina in cucina.
-stavi studiando?-
-si ho appena finito- dico mettendo a posto i libri.
-cosa vuoi per cena?-
-beh ecco in realtà sono stata invitata ad una festa.-
-che festa?-
-della famiglia Wilson.-mio padre sbianca.
-lo so papà scusami, ma è stata molto carina oggi con me.-
-non preoccuparti , mi fa piacere che tu abbia stretto amicizia.-
-ma se vuoi disdico, e resto a farti compagnia.-
-sciocchezze, vai a divertirti, io ho del lavoro da sbrigare.-
Dopo essermi fatta una bella doccia ed essermi messa un bel vestito, mi dirigo all’ingresso.
-sei bellissima- dice mio padre.
-grazie – sorrido, mi infilo la giacca e prendo la mia auto.
La casa di Grace è enorme, ci sono luci e macchina ovunque. Parcheggio in lontananza e mi incammino verso l’ingresso.
Un ragazzo con una strana maglietta nera , che sta camminando all’indietro si scontra con me, rovesciandomi addosso tutto il ponce.
-scusami tanto io non stavo guardando.-
-beh si vede.- cerco di ripulirmi velocemente , quando Grace esce sconvolta dalla porta.
-Grace qualcosa non va?-
-si, mio padre sta male!-

  
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