Gil spense la luce e si
avvicinò al suo letto credendo di
poter andare a dormire, ma appoggiando le mani sul materasso
sentì un
rigonfiamento. Fece pressione tentando di capire di cosa si trattasse e
in
risposta avvertì un suono tutt’altro che
rassicurante… allarmato sollevò
velocemente il lenzuolo e scorse quel raccapricciante ammasso di peli.
Si mise
le mani davanti la bocca e cercò di trattenere un
urlo… non poteva mettersi a
gridare svegliando tutti, i Nightray non l’avrebbero presa
bene e più nello specifico
Elliot, il più piccolo dei suo fratelli adottivi e anche
l’unico che sembrava
non odiarlo a morte non lo avrebbe mai perdonato se avesse fatto
qualcosa del
genere. Il ragazzino prese un profondo respiro e cercò di
rimanere lucido,
dopotutto doveva semplicemente spostare quella cosa dal letto e farla
uscire,
no? Ancora un po’ tremante aprì la porta poi
cercò di muovere il lenzuolo sotto
la creatura sperando di farla scendere, ma ottenne una reazione
inaspettata… la
creatura sembrò gonfiarsi, si eresse sulle quattro zampe
inarcando la schiena e
emettendo versi insolitamente bassi e profondi lo guardò
fisso con quegli occhi
che sembravano essere diventati all’improvviso completamente
nero pece… Il
ragazzino era paralizzato dal terrore, tutto ciò che
riuscì a fare fu emettere
una sorta di squittio strozzato, ma approfittando che il quadrupede era
sceso
dal letto si tuffo sul materasso e si raggomitolò
velocemente tra le lenzuola…
Tanto ora se
ne andrà,
si avvicinerà alla porta e andrà via!
Pensò insistentemente il
poveretto, ma i versi della
creatura continuavano ad essere vicini, molto vicini…
sembravano provenire da
dietro la sua testa… il ragazzino facendosi coraggio si
girò e pian piano tirò
fuori la testa dalle lenzuola. Vide le fauci della bestia spalancate
che
scoprivano minacciosamente i canini mentre la zampa era alzata pronta a
colpirlo. Gil si alzò immediatamente e tagliò la
corda.
Vuole il mio
letto e
cacciarmi dalla mia stanza? Ok! Glielo posso anche regalare!
Pensò mentre le lacrime
scendevano sull’orgoglio ferito…
ansi, proprio in pezzi…
Gil ebbe l’impressione che
qualcosa gli avesse toccato la
gamba, si voltò e vide che la bestia lo stava
inspiegabilmente inseguendo. Era
assurdo, per quanto potesse odiare quegli affari riconosceva che quel
comportamento era a dir poco atipico.
Gil correndo entrò in
cucina.
Magari se
gli do
qualcosa da mangiare….
Poi l’animale
riuscì a dargli un’unghiata al polpaccio.
Non
c’è tempo! Come non
detto!
Fece un giro intorno al tavolo,
tornò alla porta della
cucina e dopo essere uscito riuscì a chiuderla giusto un
attimo prima che il
famelico ammasso di peli riuscisse a sua volta ad attraversarla. A quel
punto
Gil si ritrovò a bussare alla porta di suo fratello.
-V-Vincent? Sei sveglio?!-
balbettò agitato. Dopo qualche
secondo la porta si aprì, Gil entrò e
finì per aggrapparsi al fratellino
respirando a fatica.
-Gil… cosa sta
succedendo?- domandò confuso e assonnato il
biondino. Gil si lasciò cadere a terra in ginocchio e
cominciò ad emettere
degli strani suoni, non si capiva se stesse piangendo o
ridendo… Vincent
preoccupato si abbassò verso il fratello e cercò
di guardarlo meglio.
-Allora, c’è
qualcosa che non va?- gli domandò gentilmente
accarezzandogli il viso. Gil stava effettivamente piangendo e ridendo
contemporaneamente…
-Ti racconterò una cosa
che ti sembrerà stupida e mi farà
prendere per pazzo!- lo preparò Gil cercando di calmarsi.
-Il gatto di Elliot!
Lui era sul mio letto! Ho cercato di cacciarlo e mettermi a dormire, ma
si è
appostato per uccidermi aspettando che mi addormentassi!
Poi… poi… Mi ha
inseguito! Sul serio, da quando i gatti inseguono le persone?!-
spiegò
respirando come se stesse per avere un attacco d’asma mentre
il fratellino lo guardava
perplesso spalancando gli occhi. -Lo so… Lo so…
Sono proprio ridicolo per
essermi fatto cacciare così dalla mia stanza, vero? Il
destino del mio padrone
è proprio in pessime mani…- finì il
discorso ridacchiando piuttosto avvilito.
-Ma no…- disse Vincent
abbracciandolo. -Non c’è niente di
ridicolo, tranquillo, dimmi solo cosa vuoi che faccia per aiutarti e lo
farò!
Vuoi dormire con me nella mia stanza mio amato Gil?- gli
domandò vivacemente.
Il suo fratellone che si mostrava apertamente così fragile
davanti a lui e gli
chiedeva aiuto in quel modo era davvero uno spettacolo di rara
bellezza. Sì,
questa storia del gatto in realtà era un po’
ridicolo… ma amava anche questo
del suo Gil.
-Eh? N-no, non
c’è bisogno!-rispose Gil dopo qualche secondo
di sbigottimento deludendo il fratello… -Durante
l’inseguimento sono riuscito a
chiuderlo in cucina, mi serve solamente che lo prendi e lo riporti a
Elliot. Se
domani mattina i Nightray lo trovano chiuso lì lo porteranno
via ed Elliot ci
rimarrà malissimo. E non voglio nemmeno immaginarmi cosa mi
faranno se il gatto
dovesse rompere qualcosa…- disse rabbrividendo. -No! Non
posso permettermi di
essere cacciato di qui! Aiutami…- gli chiese serio Gil
mettendogli le mani
sulle spalle. Vincent sorrise.
-Tranquillo Gil, puoi sempre contare
su di me.- lo rassicurò
il biondino. Vincent si avvicinò alla porta e in automatico
prima di aprire
spense la luce nonostante ci fosse anche Gil nella stanza, ma prima che
spalancasse completamente la porta si sentirono le urla bestiali del
gatto che
si lanciava contro l’apertura e la graffiava cercando di
entrare. Gil per poco
non sveniva, Vincent urlò, ma prontamente richiuse la porta
e accese la luce.
-È entrato?!-
domandò Gil guardandosi intorno.
-No…- sospirò
Vincent ancora incredulo riprendendo a
respirare… -Gil, non stavi affatto esagerando! Quel coso
è davvero
indemoniato!- Gil non poté fare a meno di sentirsi sollevato
in un primo
momento poi si rese conto della situazione.
-E adesso? Cosa facciamo?! Come ha
fatto della cosa a uscire
della cucina?! Ora come esco di qua?!- cominciò a domandarsi
agitato andando
avanti e indietro, Vincent lo fermò abbracciandolo da dietro.
-Mi sa che dovrai dormire con me.-
gli suggerì all’orecchio
il fratellino tutto giulivo…
-N-no.- rispose Gil togliendoselo di
dosso. -Non posso
rimanere qui… E se non riportiamo il gatto a Elliot, loro lo
scopriranno e…-
disse cercando di capire cosa doveva fare, perché non ne
aveva proprio la
minima idea…
-Ok, allora vado a riprenderlo.-
disse con poco entusiasmo
Vincent.
-No!- questa volta fu Gil ad
aggrapparsi a lui, tramava un
po’… era una situazione molto insolita, ma Vincent
non credeva di poter essere
più contento che in quel momento. -E-e se mentre apri la
porta entra e mi
sbrana?- balbettò il ragazzino. Non era una delusione sapere
che non temeva per
lui… decisamente se lo aspettava…
-Allora dormi con me!- concluse
allegro l’altro, ma Gil
scosse la testa immediatamente. -Allora vado…-
ripeté sospirando Vincent.
Vedendo che Gil era ancora spaventato prese un bastone e glielo diede.
-Così se
entra puoi agitarglielo davanti per spaventarlo.- suggerirgli
direttamente di
colpire il gatto gli sembrava una pessima idea, non sapeva che reazione
avrebbe
potuto avere Gil e non voleva urtarlo… Vincent si
appoggiò alla porta e il
gatto ricominciò a fare il pazzo, sì, era ancora
appostato lì… Gil si preparò
al peggio, ma il fratello uscì senza problemi. Si vergognava
molto in quel
momento… anche se credeva che il gatto ce l’avesse
con lui e quindi non avrebbe
fatto del male a Vincent era comunque un pessimo fratello maggiore. Lo
aveva
lasciato da solo in una situazione simile e si era comportato come un
bambino
piccolo, senza contare che nonostante non riuscisse a fare a meno di
trascurare
più o meno consapevolmente Vincent, lui si era sempre
dimostrato più che
disponibile nei suoi confronti e lo aveva confortato senza prenderlo in
giro
neanche un secondo… Si sentiva davvero in colpa, ma
nonostante tutto non
riusciva a fare nulla a riguardo e questo lo faceva sentire ancora
più piccolo
e inutile. Si diceva che crescendo sarebbe migliorato… che
avrebbe potuto
diventare più forte, ma nel frattempo? In realtà
non si cresceva certo di punto
in bianco, ma gradualmente e Gil non aveva nemmeno tutto questo
tempo… sarebbe
dovuto rimanere nella sua debolezza aspettando la crescita mentre il
suo
padroncino era solo senza poter contare su nessuno? Doveva sbrigarsi a
crescere!
E tanto valeva cominciare dalle piccole cose... Gil si
stancò di aspettare il
ritorno del fratello e si decise ad uscire per aiutarlo in qualche
modo, ma in
corridoio incontrò Vincent, tutto intero per fortuna, e
Elliot che teneva
imbraccio il gatto che stranamente era tornato mansueto e si era
addirittura
appisolato fra le braccia del padroncino.
-Assurdo… tutto questo
casino per un gatto…- sentenziò il
bimbetto abbastanza infastidito. Gil arrossì, era
imbarazzatissimo… Elliot lo
osservò con curiosità, non conosceva da molto
tempo quel fratello adottivo, lo
aveva visto spesso triste o pensieroso, qualche volta lo aveva visto
anche
sorridergli, ma non gli era mai capitato di vederlo con
un’espressione così
imbarazzata.
-Guarda che ha evitato di mettersi a
urlare proprio per non
farlo scoprire ai tuoi genitori o ai tuoi fratelli.- disse severo
Vincent.
-Dovresti essergli grato. La prossima che decidi di nascondere un
gattino di
strada dentro casa assicurati di non perderlo di vista.- lo
richiamò, Elliot
era infastidito, ma abbassò il capo. Era proprio una fortuna
che a trovarlo
fossero stati loro due…
-Ok… grazie
Gil…- disse a bassa voce il bambino.
-D-di niente…-
balbettò ancora scoraggiato. Prima che Elliot
se ne andasse il gatto spalcò gli occhi e dilatò
le pupille osservando Gil
minaccioso, ma non scese dalle braccia del bambino.
-Ma cos’ha quel gatto che
non va?- si chiese perplesso
Vincent, poi guardò Gil, era talmente abbattuto da non
essersi accorto nemmeno
di quell’occhiataccia… -Gil, stai bene?-
-Ehm… si…-
rispose poco convincente. -Scusa se ti ho
disturbato Vince…- continuò.
-Ma che dici? Non devi pensarci. Mi
hai fatto solo
preoccupare, sembravi davvero terrorizzato.- rispose il biondino con
tranquillità. -E poi mi ha fatto piacere. Sei sempre
così distante quindi sono
davvero felice che tu ti sia affidato a me.- solitamente
c’era qualcosa in
Vincent che lo inquietava e gli faceva sentire il bisogno di
allontanarsi, ma
in quel momento il solito sorrisetto del fratello gli sembrava davvero
rassicurante, in qualche modo si sentiva quasi felice… -Ed
eri veramente
adorabile…- aggiunse infine…