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Autore: Lady Five    10/05/2017    4 recensioni
Dopo la fine della brutta faccenda di Noo, l'equipaggio dell'Arcadia, finalmente riunito, riprende la solita vita vagabonda nello spazio. Con qualche piccolo cambiamento.
Ma la “routine”, per quanto piratesca, non si addice proprio ad Harlock e alla sua ciurma. Così, un po' per caso, un po' per scelta, si lasciano trascinare in una nuova avventura, sulle tracce di un antichissimo mistero e di un'oscura profezia. Con esiti assolutamente imprevedibili.
Genere: Avventura, Commedia, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harlock, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nella sala calò il gelo.
Harlock era pietrificato. Si sentiva prigioniero di un immenso complotto ordito millenni prima... Lui non credeva, poi, a profezie, previsioni del futuro, magie ed esoterismo... era un uomo pragmatico, e ogni cosa, anche la più strana, secondo lui aveva sempre una spiegazione logica e razionale. Aveva sempre pensato che Castel del Monte potesse essere, al massimo, un catalizzatore di energia, un collettore di forze celesti, una sorta di portale spazio-temporale... il frutto, insomma, di conoscenze scientifiche superiori trasmesse agli antichi abitanti della Terra...
Ma ora la vicenda stava prendendo tutt'altra piega, e lui si sentiva a disagio. Come all'epoca della lotta contro le forze soprannaturali scatenate da Noo.
Kei espresse ad alta voce la domanda che lui in quel momento non era in grado di formulare.
“E che cosa dovrebbe fare, il discendente dell'imperatore, perché questo... aleph si manifesti?”
“Questo non lo so. Il testo non lo dice.”
“Ma... potrebbe essere pericoloso?”
Kei era spaventata e non faceva nulla per nasconderlo.
“Vorrei poterti rassicurare, cara, ma davvero non ne ho idea. Io credo di no, parrebbe che sia semplicemente richiesta la sua presenza, ma è soltanto un mio parere.”
Raflesia fissò Clarice.
“Sarebbe disposta, dottoressa Jones, a ripetere davanti al Consiglio Supremo quello che ha detto qui?”
“Certo, maestà. Sosterrò la vostra causa con tutti i mezzi a mia disposizione.”
Raflesia si volse poi verso Harlock, un po' sorpresa dalla sua apparente apatia.
“Harlock... tu... tu sei disposto a collaborare perché possiamo evocare l'aleph? Hai sentito tu stesso: la tua presenza è essenziale.”
“Un momento! - gridò Kei scattando in piedi - A parte il fatto che qui si stanno dando per scontate troppe cose... Chi vi dice che sia proprio Harlock la persona di cui parlano il Voynich e la vostra profezia? E poi noi vogliamo delle garanzie... sul fatto che sia un compito privo di rischi! Altrimenti non se ne parla!”
Finalmente il capitano sembrò riprendersi dallo shock.
“Adesso calmati, Kei” disse con la sua voce pacata e profonda, che aveva il potere di rassicurare anche gli animi più tormentati.
“Ma Harlock, qui stanno prendendo delle decisioni che ti riguardano senza interpellarti...!”
“Veramente l'ho appena fatto - intervenne Raflesia - E non è stata presa alcuna decisione... si pronuncerà il Consiglio Supremo in merito. E non devo certo rimarcarvi l'importanza di questa missione. In ogni caso, adotteremo ogni precauzione perché nessuno si faccia male.”
“E come, se non sappiamo nemmeno che cosa dobbiamo fare?” chiese Kei lasciandosi cadere sulla sedia e scuotendo la testa. Le sembrava impossibile che, in pieno XXX secolo, si desse credito a storie simili... Perfino gli scienziati mazoniani non ci credevano! Non capiva, poi, in quale modo l'aleph, qualunque cosa fosse, avrebbe rivelato proprio quello che loro volevano sapere, cioè dove si trovasse un pianeta abitabile adatto al popolo di Mazone... anzi, due popoli di Mazone! Perché Harlock le aveva tenuto nascosto il vero nocciolo della questione? Le avrebbe dovuto dare un bel po' di spiegazioni!
Clarice interruppe il corso dei suoi pensieri.
“Io non so se sia proprio Harlock la persona indicata dal Voynich e dalla profezia. Ma ci sono parecchi elementi... pirati dello spazio di origini germaniche non ce ne saranno molti in circolazione... Ma soprattutto il fatto che l'astrolabio di Federico II sia in suo possesso... è un po' troppo per essere una semplice coincidenza, no?”
Harlock scosse la testa. Continuava a essere scettico.
“Non capisco - proseguì Kei - Come potevano parlare di predoni dell'aria nel Medioevo?”
“Ricordiamoci - spiegò Clarice - che questo testo non è medievale, è molto più antico... e, soprattutto, non è di origine terrestre. Gli uomini di quelle epoche non potevano conoscere l'esistenza di pirati spaziali, ma chi veniva dallo spazio, come gli antichi Mazoniani, sì.”
La ragazza, che, se possibile, era ancora più pragmatica di Harlock, si rifiutava di accettare quel ragionamento secondo lei privo di logica.
“D'accordo... ma da qui a prevedere il futuro... insomma, una profezia che si realizzerebbe millenni dopo...”
“Le antiche civiltà credevano molto nelle profezie. Pensavano che gli eventi futuri si potessero prevedere, anche se spesso in modo confuso e impreciso, e avevano elaborato diversi metodi per farlo.”
“Beh, il fatto che ci credessero non vuol dire che poi ci riuscissero davvero...”
“Io sono una scienziata, Kei, e dovrei credere soltanto a ciò che è dimostrabile in modo inoppugnabile. Eppure ti assicuro che ho visto cose che all'apparenza sfuggono a qualunque spiegazione logica, ma non si possono negare... sono lì, sotto i nostri occhi. Come già vi dissi una volta, non bisogna avere paura di cambiare punto di vista. Nonostante tutti i nostri progressi, noi continuiamo a conoscere una minima parte di ciò che ci circonda.”
Harlock si disse che un esempio delle teorie di Clarice lui ce l'aveva davanti tutti i giorni, da anni: il suo Amico.
Raflesia cominciava a dare segni sempre più evidenti di insofferenza. Di quella discussione filosofica a lei non importava un bel niente. Non è con quella che avrebbe sfamato il suo popolo.
“Scusate se mi intrometto... non mi hai ancora risposto, Harlock.”
Il capitano volse lentamente lo sguardo su di lei, che lo fissava con impazienza.
Il buon senso gli suggeriva che avrebbe dovuto farsi una bella risata, risalire sull'Arcadia e riprendere la sua vita da pirata, lasciandosi alle spalle quelle assurde storie di codici, castelli, profezie e apparizioni.
Ma c'era un'altra spinta, molto più potente, che lo trascinava dalla parte opposta e che già in passato lo aveva messo nei guai: la sua curiosità... o, meglio, la sete di conoscenza, o forse lo spirito di avventura, che in fondo sono un po' la stessa cosa. La stessa forza che induceva i suoi antenati a cercare sempre di superare il limite.
“Lo farò, Raflesia” disse semplicemente. Anche se non so ancora cosa, avrebbe voluto aggiungere.
Kei chiuse gli occhi un istante. Come aveva potuto illudersi che avrebbe dato una risposta diversa?
Raflesia invece parve respirare più sollevata, mentre Clarice si sfregava le mani manifestando la sua gioia senza ritegno.
“Convocherò immediatamente il Consiglio Supremo - disse la regina - Dobbiamo ottenere il consenso a organizzare la spedizione su Fanauraa, entrare nel castello e...”
“Però ci mancano ancora parecchi dati, maestà. Dobbiamo, per esempio, comparare il calendario terrestre con quello del pianeta, per vedere in quale data si verificherà l'evento. Che, ricordiamoci, è una sola volta all'anno... potremmo dover aspettare mesi...”
“Correremo il rischio... non abbiamo scelta.”
“E poi - rimarcò Kei - dobbiamo capire che cosa deve fare Harlock!”
Clarice rimase un po' soprappensiero.
“Molti scrittori hanno fantasticato sull'apparizione dell'aleph... uno in particolare1... Andrò a rileggere il suo racconto, anche se si tratta di finzione letteraria, forse ci può essere d'aiuto...”
Sempre meglio! Dopo pergamene ammuffite, leggende e profezie, ci affidiamo agli scrittori adesso! I membri del Consiglio Supremo ci butteranno fuori a pedate, altroché! fu il pensiero di Harlock.
Clarice chiese qualche ora di tempo per preparare, con l'aiuto di Werner e degli altri colleghi, una relazione dettagliata, e soprattutto convincente, da presentare al Consiglio Supremo. Raflesia acconsentì e uscì con Gudrun per inviare le convocazioni.
Harlock e Kei rimasero nella sala, ma si ritirarono in un angolo, per non disturbare gli studiosi.
“Perché non mi hai detto niente di questa storia?” chiese Kei. La voce era bassa, ma non per questo meno carica di rabbia.
“Raflesia mi aveva chiesto di mantenere il segreto, per prudenza. Vedi, nemmeno Clarice lo sapeva.”
“E tu fai sempre tutto quello che ti dice quella, vero?”
“Sì, se lo ritengo ragionevole” tagliò corto lui, con il tono di chi non intende discutere oltre.
“Non capisco che bisogno ha Raflesia di convocare il Consiglio Supremo? Insomma, è una regina, può fare quello che vuole, no? Non mi è mai sembrata molto democratica!”
“Invece proprio per quello lo fa, sulle questioni vitali. Ha la responsabilità di un popolo, prima di rischiare in prima persona deve avere l'autorizzazione.”
“Già... Ma... e se qualcuno approfittasse dell'assenza della sovrana per prendere il potere?”
“Non credo che in questo momento qualcuno abbia voglia di prendersi una grana simile...”
“E... se Lavinia avesse dei complici? Se fosse tutto un piano architettato con Zenobia per allontanare Raflesia? Non è un'idea così assurda, ammettilo!”
“Certo, lo so benissimo. Tutta questa storia presenta così tante incognite... a fronte di una speranza così labile... che non so nemmeno quanta ne valga la pena...”
Harlock era sinceramente preoccupato. Ma aveva già maturato una decisione: se il Consiglio Supremo avesse negato a Raflesia il permesso di andare su Fanauraa, ci sarebbe andato lui. In fondo, a quanto pareva, era lui la pedina indispensabile in quell'intrigo! E in tal caso l'eventuale trappola di Zenobia ai danni di Raflesia non avrebbe potuto scattare.
Se invece fosse stata organizzata una spedizione ufficiale... era molto combattutto, tra l'idea di recarsi su quel pianeta sconosciuto con l'Arcadia e il suo equipaggio, oppure aggregarsi a una nave mazoniana, portando con sé soltanto qualcuno dei suoi. E Mayu? A malincuore, l'unica soluzione sensata gli sembrava quella di lasciarla al sicuro sulla Dorcas, affidata a Zero, Gudrun e ... Darragh, con la clausola di riportarla sulla Terra in caso qualcosa fosse andato storto. Avrebbe preparato una delega per Tadashi, perché potesse occuparsi di lei nel migliore dei modi. Al pensiero che Mayu potesse di nuovo trovarsi da sola gli si strinse il cuore. Ma ormai era andata così... e in fondo la ragazzina quel rischio lo correva sempre, considerata la vita che facevano tutti loro.
Cercò di concentrarsi sulle prossime mosse. Aveva in testa mille domande, a cui però avrebbe poturo rispondere soltanto Zenobia. Non sarebbe stata una cattiva idea invitare anche lei, in collegamento, al Consiglio Supremo. Sospettava che le consigliere di Raflesia avrebbero avuto un bel po' di cose da chiederle, prima di prendere una decisione così importante e delicata. Si augurò che la regina ci avesse pensato per conto suo. Lui non era nella posizione di darle suggerimenti in merito. Per la verità, si chiedeva anche perché Raflesia ci tenesse così tanto alla sua presenza.
Di lì a poco, la sovrana di Mazone rientrò nella sala e confabulò a lungo con Clarice e gli altri studiosi. Poi si rivolse ad Harlock.
“Ho contattato ancora Zenobia e le ho chiesto di tenersi pronta a intervenire alla nostra riunione, se le consigliere lo richiederanno.”
“Ottima idea. Mentre io... esattamente che cosa vuoi che dica o faccia?”
“Tu sei il nostro salvatore, non dimenticarlo.”
“Raflesia... davvero pensi di convincere il Consiglio Supremo con questa argomentazione? Un'antica profezia?”
“Con questa e con quello che dirà Clarice. E poi tu e il tuo equipaggio potete darci supporto tecnico e logistico... Ti ricordo che le nostre risorse sono agli sgoccioli e le consigliere saranno molto restie ad autorizzare un'ulteriore dispersione di mezzi e persone.”
“Ecco, già questo mi sembra un discorso più accettabile. Per quando hai convocato l'assemblea?”
“Tra un'ora esatta.”
“Può essere presente anche Kei?”
Raflesia lanciò un'occhiata alla ragazza poco distante, che fingeva di non ascoltare, mentre era chiaro che non si perdeva una sola parola. Harlock dava ormai per scontato che la regina avesse capito perfettamente la natura dei loro rapporti, e riteneva inutile continuare a fingere.
“D'accordo, ma solo come spettatrice. Preferirei che non intervenisse. È troppo emotiva e la situazione è davvero delicata.”
“Hai la mia parola. Ci vediamo tra un'ora nella sala del Consiglio Supremo.”
E che il cielo ce la mandi buona!
Uscita Raflesia, si avvicinò Clarice, salvando il capitano da una probabile e imminente discussione con Kei.
“Ho riletto il racconto di quello scrittore, ma... all'apparenza chi ha la fortuna di vedere l'aleph non deve fare nulla... deve solo stare lì ad aspettare...” disse imperturbabile.
“Speriamo che sia davvero così... ma io continuo a non capire in che modo la mia presenza possa scatenare questo... fenomeno.”
Harlock non si dava pace.
“Piacerebbe saperlo anche a me... Forse si tratta di energie psichiche che soltanto i discendenti di Federico possiedono, anche se non ne sono consapevoli, che sono attivate grazie alla particolare struttura del castello e a determinate congiunzioni astrali. Questa è l'idea che mi sono fatta, anche se non ho prove, ovviamente. Il solo modo per scoprirlo... beh, lo sai qual è.”
Harlock annuì e la fissò gravemente.
“Tu sei cosciente dei rischi, vero? Potrebbe essere tutto un bluff... una trappola per eliminare Raflesia, e noi ce ne andremmo di mezzo. Noi siamo pirati, siamo abituati al pericolo, sappiamo che la nostra vita è precaria, ma tu... non sei tenuta a fare nulla. Puoi esporre la tua relazione, spiegare tutto quello che dobbiamo sapere e restare qui, al sicuro, fino al nostro ritorno.”
Clarice gli sorrise e gli prese le mani tra le sue.
“Harlock, sono abbastanza in là con gli anni da non avere paura di... sì, anche di morire. Ma questa per me è un'occasione unica di conoscere cose straordinarie e, qualunque cosa succeda, ne sarà valsa la pena. E poi io sono fiduciosa che andrà tutto bene!”
Harlock ricambiò il sorriso e la stretta di mano. Sapeva che con Clarice non c'era bisogno di insistere. Entrambi avevano detto ciò che avevano da dire e non era necessario aggiungere altro.
“Sta bene. E ora... andiamo in scena!”

 



 

 

1 Sempre Borges, nell'omonimo racconto. So che ne ha scritto anche Paulo Cohelo (2011), ma io non ho letto il romanzo.

  
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