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Autore: ArtistaMaeda    11/05/2017    0 recensioni
Mentre gioca, Deon assiste ad un disastro aereo. Dev'essere anche questo uno dei suoi sogni, vero? Però si fanno sempre più realistici...
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Indiana Deons'
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Il Sole ci batte a picco e trasforma il pavimento della terrazza in un letto di magma incandescente, Un vento leggero ci costringe a tenere i nostri personaggi Lego con le mani in piedi, perché se li lasciassimo cadrebbero da soli. È vero che se ci impegnamo sembra tutto vero, ma c’è sempre quel punto in cui devi far finta che lo sia, o non avrebbe senso.

C’è una macchina che ho costruito io, fatta di vari pezzi di colori diversi. Ha le ruote con le scanalature per affrontare terreni impervi e un motore molto grande per avere tanta potenza. Ha due posti e un portabagagli capiente. Non è una macchina da strada ma un fuoristrada speciale con il quale ci posso far affrontare tutte le avventure che voglio ai miei personaggi. Ovviamente anche quelli di Alexandre sono ammessi all’interno. Guillaume non sta partecipando, è di sotto che fa i compiti. Non capisco perché fa sempre l’opposto di quello che facciamo noi.

Con il fuoristrada faccio raggiungere ai miei personaggi uno spiazzo libero da impicci, tra scatoloni, carriole e ammassi di mattonelle spaccate, dove ho lasciato un jet pronto al decollo. Ho costruito io anche quello, facendo le ali con un insieme di superfici 4x4 bottoncini agganciate insieme da strisciette più piccole. Hanno anche le superfici mobili così che l’aereo potrebbe volare per davvero. Dentro ha una cabina elettronica e diversi posti a sedere. È il mezzo più veloce per spostarsi e per farlo volare bisogna correre qua e là. Per questo dobbiamo scendere di sotto.

Nel momento in cui faccio decollare l’aereo devo anche prendere fiato e cominciare a fare

«Dshhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhh…»

continuamente o le turbine si spegneranno e l’aereo si schianterà al suolo. Eppure mi fermo lo stesso, e punto la testa al cielo, strizzando gli occhi per fastidio del Sole. Con la mano libera mi copro la fronte così da far ombra agli occhi, e quel che vedo comincio a seguirlo spostando lentamente la testa e in seguito ruotando anche il corpo. Quell’aggeggio luccicante che comincia a far rumore simile a quello che cercavo di fare costantemente io adesso diventa sempre più grande e basso, fino a che, in un fragore impressionante, non ci passa sopra la testa, regalandoci un attimo d’ombra.

Manco torna il Sole che tutto avviene troppo velocemente. Un rumore così assordante che mi fischiano le orecchie ancora, mentre non capisco come mi ritrovo a terra, con una forte pressione nel petto, una fitta alla schiena e dolore al collo e dietro la testa. Sento fresco al fianco destro e invece mi scottano le ginocchia e le cosce e anche la spalla sinistra.

Tento di alzarmi e sento un sacco di dolori che prima non sentivo. Mi brucia la pelle e respiro a fatica. Anche respirare mi fa male in effetti. Se prima faceva caldo ora proprio è un forno e il cielo è nero e rosso, si muove, balla come l’acqua di una cascata.

Una spessa colonna di fumo nero si alza verso il cielo, a coprirlo parzialmente. L’ombra è scesa nella zona e sembra già notte. Il fuoco fa sembrare di essere all’inferno, ed il puzzo di benzina aumenta questa sensazione preoccupante. Se la morte ha il sapore di kerosene bruciato allora siamo tutti e due morti.

Leggo le stesse sensazioni negli occhi di Alexandre fuori dalle orbite, mentre osserviamo la collina che era popolata sempre fino ad ora di ulivi e albicocchi, e ora bruciano assieme alle centinaia di detriti di metallo bianco, cioè, non proprio bianco, sporco di nero. Sembrano scaglie di plastica. Siamo increduli, non possiamo credere a quello che vediamo. Non si riconosce, in quel mucchio di morte e inferno, la fusoliera, le ali, la coda, il muso, parti di un aereo che invece ricordiamo entrambi di aver osservato mentre ci volava sopra la testa.

(Il mio di aereo è ancora integro, non so come.)

Per fortuna ogni volta apro gli occhi e ritrovo un buio consolatore, il fresco pungente della finestra accostata e l’odore di coperta morbida e pelle accaldata non mia, di qualcuno che conosco.

Il mio aereo ancora integro, (non so come) è sul comodino. Accendo l’abbat-jour ed è lì che mi aspetta. Lo lancio ai miei piedi e si frantuma in tanti pezzettini indistinguibili. Alcuni volano per aria e cadono lontani lontani, altri invece rimangono uno sopra l’altro.

Ora capisco.

«Ma che cavolo fai?» chiede Guillaume.

«Niente, volevo vedere se si spaccava»

«Ah, bene. Intelligente. Molto intelligente.» sospira, «Magari dovrei provarlo con la tua testa»

«No, seriamente. Volevo vedere se si spaccava in tanti pezzettini o rimaneva in parti più grandi…»

«Sei soddisfatto adesso?»

«Sì. Ma non sono affatto felice del risultato.»

 

“Mancata pressurizzazione delle cabine del velivolo con conseguente perdita di sensi di piloti e passeggeri: il velivolo non più governato precipitò per esaurimento del carburante il 14 agosto 2005 sulle montagne a nord di Maratona e Varnavas in Grecia.

L'incidente del volo 522 della Helios Airways è stato analizzato nell'episodio L'aereo fantasma della quarta stagione del documentario ‘Indagini ad alta quota’ trasmesso dal National Geographic Channel.”

 

Guillaume non cenò quella sera. Non finì neanche di studiare. Aspettò l’indomani per andare in biblioteca e accedere ad internet per guardarsi il documentario. 

   
 
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