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Autore: ArtistaMaeda    11/05/2017    0 recensioni
Un volo di routine per il Canada si trasforma in tragedia. Ma la vera avventura per Majael comincia dopo lo schianto. Intanto, un piccolo qualcuno, in un altra realtà, subisce un incidente tutto suo, tra le coperte del suo letto, forse perché la sera prima ha bevuto troppa coca cola prima di andare a dormire...
Genere: Avventura, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Indiana Deons'
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Notte fonda sopra i cieli del New England. Il silenzio fu rotto dal rombo di due Rolls Royce dal timbro orgoglioso, saldamente attaccati alle ali di un velivolo che senz’altro manteneva fede alla fierezza dei due motori, trasportando una gran quantità di passeggeri attraverso un intero oceano. Ma quei motori erano veramente ben saldi alle ali? Un motore che si stacca da un’ala non è certo cosa da poco, ed il panico divagò lesto come il cono di metallo ruggente che cadde a picco giù nella distesa blu, in una scia di fumo nero con scintille rosse. Inutili gli sforzi degli abili piloti, l’aereo era stato maledetto dalla Dea della Gravità, che lo desiderava di nuovo con sé al suolo, e per penitenza ai coraggiosi sforzi di aereo e piloti di restare in volo, ella volle essere raggiunta dal velivolo in pezzi ed in fiamme. L’ultimo coraggioso sacrificio dei piloti fu  la loro stessa vita come dono alla Dea della Gravità, tanto indispettita, così che addolcendosi risparmiò la vita di alcuni fortunati, miracolandoli da morte certa per un maestoso impatto nel lago, nel mezzo della foresta. In molti affogarono, la maggior parte, a dire il vero, tra uomini, donne e anche bambini, perché la Dea della Gravità non fa distinzione di anime, concentrandosi più sul numero, sulle quantità, che non sull’età o sul sesso; quelli che non affogarono perirono nell’impatto iniziale, troppo violento per i più deboli, troppo violento per quei posti scomodi e stretti, ma forse per loro è meglio così, una morte veloce, di una sofferenza intensa ma breve.

Respirava, lei, capelli lisci e fradici che si appiccicavano alla sua faccia, in superficie ad un’acqua che ribolliva ancora per l’affondamento di novanta tonnellate di metallo, e cominciò a nuotare, verso la riva, che intravedeva grazie alla luna piena. Era salva, la Dea della Gravità aveva donato lei l’opportunità di dare maggior significato alla propria vita, ma forse si stava solo divertendo con lei in un sadico gioco di strategia. Le pedine che la Dea decise di muovere abilmente furono gli animali della foresta, che fin da subito minacciarono la ripresa della sopravvissuta, la quale tentava ancora di realizzare l’accaduto; fu assalita di soppiatto da un enorme orso, del quale s’accorse grazie al ringhio robusto, e la fuga le sembrò la soluzione immediatamente migliore. Trovò rifugio in una grotta, nascondendosi alla vista imperfetta del forzuto animale, ed ebbe giusto il tempo di riprendere fiato per la corsa, perché ciò che stava per scoprire più all’interno di quei bui cunicoli l’avrebbe tenuta sveglia tutto il resto della notte.

Gli Abitanti della Grotta erano persone pacifiche, che non avrebbero fatto del male ai loro simili, se pur stranieri, come lo era lasopravvissuta entrando senza permesso nella loro dimora.

«Fermati, oh tu straniera!» sbraitò un coraggioso guardiano davanti alla donna, sbarrandole così la via per il cunicolo che conduceva più all’interno: c’era un tepore crescente man mano che ci si addentrava e si poteva avvertire un brusio lontano, che assieme al salire della luce calda e movimentata di un fuoco lasciava presagire la presenza di un nucleo di persone.

 

***

 

Sotto le coperte ho ormai conquistato il giusto tepore, così posso adesso compensare alla mancanza di un adeguato pigiama. Sono per lei una stufa umana, che emana calore intenso dalla pelle scoperta, e non mi vergogno di avvinghiarmi a lei con la prepotenza di un koala, perché sento il bisogno di stringere qualcuno, qualcuno di vivo, che respira come me, invece di un batuffolo di peli morbidi, che devo riscaldare io stesso per non sentire freddo al contatto. Ma forse piace anche a lei che l’abbracci così stretto, non la sento lamentarsi; mi piace il suo odore, non è un’essenza della quale vado particolarmente pazzo, ma è come venir coccolati da una coperta di lana quando si ha freddo: è piacevole.

 

***

 

«Chi sei? Da dove vieni? Cosa vuoi?» tante domande, sparate con insistenza alla volta della sopravvissuta, che agli occhi di quella gente non era altro che una barbona senzatetto intrufolatasi prepotentemente nella casa di qualcuno. «Il mio nome è Majael non sono qui per arrecarvi disturbo, ho bisogno d’aiuto!»

«Cosa bisogno tu hai? Cibo forse? Protezione? Stare qui tu non può, arriva tu vuole prendere tutto di Madre Terra»

«Che? No, sentite, ho appena avuto un terribile incidente… E probabilmente sono tutti morti. Vi chiedo per favore di aiutarmi, lasciatemi almeno passare la notte, al sicuro da quell’orso furioso, è tutto ciò che vi chiedo, poi toglierò il disturbo»

«Restare tu vuole, allora prova supera deve tu»

«Quale prova?»

«Del Leone è la prova»

I cunicoli conducevano tutti in una sala circolare al centro della quale giacevano in cerchio intere famiglie, forse una ventina di persone, forse cinquanta, non facile contarli per come erano disposti, e per come i più piccoli si spostavano continuamente da un punto all’altro nella curiosità di osservare la straniera. Imboccando un particolare cunicolo buio e pieno di ragnatele pendenti si arrivava in un’altra stanza circolare, più piccola e scarsamente illuminata dalla luce lunare, la quale filtrava da una qualche indefinita feritoia nel soffitto della cava. Al centro della parete opposta al cunicolo si stagliava un’ampia faccia statuaria raffigurante un leone con le fauci spalancate, ed i guardiani accompagnarono Majael proprio di fronte al Leone, «La bocca di Letone tu attraversa, prova di coraggio»

«E perché?»

«Restare vuoi? Attraversa devi, o fuori torna»

«D’accordo, d’accordo, ci passo»

Nonostante la paura che poteva sconvolgere Majael e spingerla a rinunciare, lei accettò e si fece avanti, infilandosi tra le fauci in pietra colorata di quell’enorme muso di Leone; c’erano pericoli ben peggiori là fuori che un ammasso di roccia modellata a preoccupare la coraggiosa donna, perciò non esitò e attraversò il misterioso portale.

 

BOOOM!

 

Un’esplosione, un fragore intenso, anche se soffocato da una parete di metallo, che proteggé la cabina pressurizzata. In una serie di scossoni l’intero ambiente fu riempito dalle urla di centinaia d’anime in preda al panico: erano i passeggeri del volo per il Canada, che andavano incontro al loro destino per il perfido volere di una dea capricciosa. Majael rivide davanti a sé, come in una televisione, tutta la frenetica discesa senza controllo del velivolo, ma non la sua diretta esperienza, quelli erano gli occhi di qualcun altro a bordo dello stesso aereo, qualcuno che sedeva in un altro settore dell’aereo, qualcuno che stringeva la mano sicura e confidente di una persona cara, alla quale teneva e per la quale significava molto. Qualcuno dovette soffrire a lungo prima di lasciarsi scivolare la vita dalle labbra, in acqua, nell’analogo ambiente che tanto dolcemente e confidentemente l’accolse sulla terra per la prima volta, non troppe primavere prima di quella che stava trascorrendo al momento.

 

***

 

Sento freddo, ma non in tutto il corpo, è un brivido che mi sale la schiena, e arriva alla nuca, provocandomi movimenti repentini delle gambe, che disturbano il suo sonno. Non posso più dormire tranquillo in questo letto, sentendomi bagnato fino al midollo, come se fossi stato immerso nell’acqua per metà. Abbandono allora la stretta tanto confidente con lei, colei che sta con tanto impegno cercando di aiutarmi, anche adesso, mentre ancora dorme, e cerco di capire il perché di queste strane sensazioni, che mi hanno strappato alle cure di Morfeo per riportarmi sulla terra.

Non potevo averlo fatto, non posso essere stato io, non posso essere io la causa! Ma l’evidenza è indiscutibile e non pare esservi ragione che mi scagioni; devo accettare la realtà come mi è posta, ma ancora non ci credo, perché il solo senso del tatto, la sensazione di bagnato nel profondo di parti sensibili, di brividi lungo la schiena, non basta. Ascoltando l’olfatto mi racconta di com’è buffo l’odore del bagnato sulle lenzuola già vissute da ore di sonno insieme. Non mi basta. Sollevo la coperta e osservo ciò che ho involontariamente osato fare. Gli occhi non fanno che confermare una teoria che quadra fin troppo bene, e nonostante non la voglio accettare, le prove sono lì davanti a me, schiaccianti.

 È stato un incidente!

   
 
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