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Autore: Darkparadise    11/05/2017    0 recensioni
È la storia di una ragazza con un brutto passato che la perseguita attraverso i suoi incubi. Lei cerca di scappare da esso e al tempo stesso di ritrovare se stessa, ma per farlo dovrà scoprire la verità che si cela nel suo passato.
Descrizione cortissima, I know, but se mi darete del tempo ne scriverò una migliore
Genere: Generale, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta, Tematiche delicate
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Come mai ascolto sempre queste canzoni?
Non dimentico mai questa domanda, eppure solo ora so come rispondermi. 
Ascolto sempre le stesse vecchie canzoni perché hanno dei ricordi, dei momenti che non posso più riavere e che mi rendono felice e allo stesso tempo triste. Una contraddizione non trovi? Un po' come la vita se ci pensi, nasci per morire, vivi per accumulare soldi perdendo la salute e riacquistandola perdi il denaro. Ti serve l'ossigeno per vivere, ma esso ti uccide. Forse però non dovrei parlarne con te, forse dovrei esporre questi miei pensieri a qualcuno che possa capirmi, non a un menefreghista come te. Ma pure questa è una contraddizione, ma cosa non lo è? Tu dovevi essere colui che mi avrebbe protetto da tutti e tutto, invece proprio tu sei stato a farmi più male, a mostrarmi com'è il mondo quando non ero pronta, a farmi crescere prematuramente. La mia adolescenza dove è? L'hai portata via con quel gesto, mi hai abbandonata e ci hai distrutti. Dovevi essere il mio eroe, non la mia paura. Dovevi salvarmi, non trascinarmi con te all'inferno. Così giovane e così vecchia. Ecco cosa sono, piena di insicurezze che dovevano essere attutite da te per poi riemergere in età avanzata, invece me le hai lasciate e me ne hai aggiunte altre non adatte alla mia adolescenza. Mi hai sbattuto in faccia la realtà mentre io vivevo ancora nelle favole, io ci credevo ancora e tu hai mandato in pezzi il mio mondo immaginario. Perché hai dovuto farlo? Che domanda stupida, una domanda che una risposta non potrà mai avere. Non potrebbe essere diversamente se no vorrebbe dire che non sei davvero sotto terra. 
Tante domande, insicurezze, controsensi e a tutto questo tu non potrai rispondere, aiutare o mettere ordine quindi forse è meglio se la smetto qua.
 
"Cosa scrivi sempre?", alzo lo sguardo su Simone e osservo il suo tatuaggio. È proprio bello, anche se incompleto. Un po' come le mie informazioni.
"Ricorda il patto" rispondo sibillina "io ti aiuto e tu mi dai un posto in cui stare. Nulla più e nulla meno."
"Non ti stanchi mai di essere così algida? Sai, fare amicizia non guasta."
"Non ho tempo per gli amici e stronzate varie" riabbassai gli occhi e chiusi il diario delle mie riflessioni con la chiave. Nessuno doveva leggerlo, era la mia vita e l'unico posto in cui annotare le informazioni che scoprivo oltre che i miei pensieri e incubi costanti. Sogghignó prima di uscire a fumare. Prendo anche io il mio pacchetto di Camel alla menta e lo raggiungo all'esterno.
"Non riesci a starmi lontana nemmeno per qualche minuto" mi scoccò un'occhiata divertita nel dirmelo.
"Cosa non capisci del 'io ti aiuto con la gestione del bar e tu mi dai un tetto sotto cui vivere fino a che ne avrò bisogno?" risposi acida come non mai.
"Calma tigre, rimetti a posto gli artigli che qui nessuno vuole farti del male. Ricordati che ormai ci conosciamo da qualche anno e vivi da me da un paio di mesi, quindi siamo praticamente amici" sorrise furbo, pensando davvero di potersi avvicinare a me, povero illuso.
"Tu ed io non siamo amici, al massimo conoscenti" buttai la cicca della sigaretta e rientrai nell'appartamento di Simone.
“Ricordati che tra un’ora si apre, mia dolcissima amica” urlò provando a sbeffeggiarmi.
 
***
 
Erano le cinque del mattino ed ero stanca morta, stavo odiando Simone e il suo tener aperto il bar a seconda di come andava la serata. Era a dir poco devastante, soprattutto considerando il fatto che non ero qui per lavorare, anzi.
“A domani piccola” mi sorrise mandandomi un bacio un ubriaco che ci aveva provato con me tutta sera.
“Si spera di no”.
“Dovresti rispondere meglio ai clienti, sai?” mi riprese Simone, non perdeva occasione per farlo. Soprattutto grazie al mio bel caratterino che mi sono sempre ritrovata, non sarei mai riuscita nemmeno per sbaglio di rispondere bene a qualcuno figuriamoci di fingerlo! Gli mugugnai in risposta e lanciando lo straccio, con cui avevo appena finito di pulire tavoli e bancone, nel lavello mene andai finalmente a piano di sopra. La prima cosa che feci fu prendere l’accappatoio e un cambio per la doccia calda che mi sarei fatta, poi sarei uscita. Lo so non è proprio sano lavorare otto ore e uscire di mattina presto, al posto di andare poi a dormire come una persona normale.
“Anche oggi esci a vedere l’alba per ‘trovare un po’ di pace’?” cercava sempre di innervosirmi con queste stupide battutine, forse era stupido o non lo capiva che di lui mi importava meno di zero. Io, detto con sincerità, opto per la prima perché dopo una vita che ci conosciamo e quelli che, ormai, sono ben cinque mesi di convivenza uno dovrebbe averlo capito.
“Non intrometterti in affari che non ti riguardano” sibilai prima di chiudere a chiave la porta del piccolo bagno del suo loft. Giustamente perché non mi bastava aver chiesto aiuto all’unica persona che c’era prima, no doveva pure avere l’unico tipo di appartamento dove non esistono delle vere stanze aka non si può avere della privacy.
“Sei la solita acida, Becka. Rimarrai zitella a vita di questo passo, credi a me!” come se mi importasse, quello era l’ultimo dei miei problemi che, a quanto pare, invece era sempre il primo dei suoi. Non che fosse una specie di cavaliere cortese delle poesie del medioevo, era più che altro un donnaiolo; purtroppo per lui da quando in questo loft ci vivo anche io la sua fama è alquanto scesa.
Mi spoglio dei vestiti sudaticci e sporchi a causa del caldo assurdo che faceva nel bar e degli ubriachi che a volte per sbaglio mi facevano arrivare addosso parti dei loro drink rovesciandoli. Accendo l’acqua tiepida ed entro in doccia, è un vero toccasana per il mio corpo stremato, mi insapono e sciacquo per bene. Appena uscita mi avvolgo nell’accappatoio e inizio ad osservare il mio viso allo specchio; da quando sono andata via la mia faccia appare smagrita quindi con gli zigomi più pronunciati, per non parlare dei miei occhi che da un verde oliva quasi marrone sono passati ad un verde brillante. Per quelli potrebbe benissimo essere una mia fantasia, fatto sta che non sono più gli occhi di una bambina da molto tempo, ma non sono nemmeno quelli di una normale diciannovenne, sono troppo profondi per esserlo. Lo sono sempre stati, da quando avevo dodici anni è come se avessi saltato a piè pari l’adolescenza e fossi diventata adulta; questo magari avrà anche influito sul mio comportamento, ma per lo meno non rimpiango nulla.
“Oi! Ti muovi? Voglio farmela anche io una doccia prima di andare a dormire, non esisti solo tu e ricordati che questa è casa mia fino a prova contraria” sbuffai mettendomi la biancheria e i vestiti puliti prima di uscire.
“Tutto tuo, proprietario” sibilai dandogli una spallata passando, mi diressi verso l’armadio e presi il mio diario prima di uscire.
 
 
 
 
SALVE PERSONCINE
 
Ebbene si questo è il primo capitolo, cortino e di poca sostanza lo so. Giuro solennemente che però piano piano si entrerà sempre di più nel vivo della storia e i capitoli si allungheranno.
Fatemi sapere cosa ne pensate e soprattutto se ci sono delle critiche costruttive sarò lieta di ascoltarvi.
 
XOXO
  
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