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Autore: Nono23    11/05/2017    2 recensioni
Viktor, padre insieme a Yuuri del nostro tigrotto preferito, è alle prese con una forte crisi interiore.
...Perché il russo platinato sarà sempre una Drama Queen...
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Dal testo:
"Il primo pensiero del russo fu che loro figlio era già tornato dagli allenamenti di pattinaggio. Il secondo, che percorse la sua mente solo dopo aver sentito dei borbottii piuttosto divertiti, fu che molto probabilmente era in compagnia. Solo quando, però, udì il getto della doccia scorrere, iniziò a sudare freddo, nonostante fosse inchiodato davanti al camino da quasi dieci minuti.
« Hai sentito?» domandò retorico a suo marito, mentre già si precipitava su per le scale.
Yuuri fu rapido a raggiungerlo e con un ulteriore scatto riuscì a piazzarsi tra Viktor e la porta.
[...]
« V-Vitya… non dire così… e smettila di piangere…» sussurrò mordendosi un labbro tremante, tentando invano di ricacciare indietro tutti quei brutti pensieri.
« Ma se stai piangendo anche tu!»
« È colpa tua!»
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Altre note all'inizio del racconto. Spero di avervi incuriositi almeno un pochettino!
Buona lettura!
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Otabek Altin, Victor Nikiforov, Yuri Plisetsky, Yuuri Katsuki
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Note iniziali:
  • I Viktuuri hanno circa quarant’anni e sono i genitori del nostro tigrotto;
  • Accenni Otayuri, ma più come BROTP;
  • Possibile OOC, ma spero di averlo contenuto il più possibile (sono ben accetti consigli su come migliorare la caratterizzazione dei personaggi ^-^);
  • Fluff, Generale, Slice of life; 1737 parole.
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Viktor aprì la porta di casa, cedendo il passo a suo marito Yuuri, sorridendogli amorevolmente. Si tolse il cappotto e si diresse velocemente in soggiorno verso il camino, dove aggiunse qualche pezzo di legna per far ravvivare la brace incandescente. Una volta ripartita la combustione, vi si  accucciò davanti con le mani, che rischiavano l’ibernazione, protese verso la fiamma scoppiettante. Fuori c’era una tempesta di neve, la quale li aveva colti impreparati mentre tornavano alla loro abitazione dopo aver compiuto parte delle commissioni che si erano prefissati. Il giapponese si avvicinò piano, lasciandogli un delicato bacio sulla tempia e imitando la sua posizione. Il silenzio li avvolse, permettendo solo all’allegro gorgoglio della legna bruciante di interromperlo, finché non sentirono una risata provenire dal piano superiore.

Il primo pensiero del russo fu che loro figlio era già tornato dagli allenamenti di pattinaggio. Il secondo, che percorse la sua mente solo dopo aver sentito dei borbottii piuttosto divertiti, fu che molto probabilmente era in compagnia. Solo quando, però, udì il getto della doccia scorrere, iniziò a sudare freddo, nonostante fosse inchiodato davanti al camino da quasi dieci minuti.

« Hai sentito?» domandò retorico a suo marito, mentre già si precipitava su per le scale.

Yuuri fu rapido a raggiungerlo e con un ulteriore scatto riuscì a piazzarsi tra Viktor e la porta.

« Che vuoi fare?» chiese intuendo comunque le intenzioni dell’uomo di fronte a lui.

« Voglio controllare che stia bene» rispose nel momento in cui appoggiò una mano sulla maniglia.
Il moro tentò di fermarlo, ma suo marito bussò e spalancò la porta prima che una risposta giungesse alle loro orecchie. La vista che ebbero non fu delle migliori, almeno secondo il russo. Letto sfatto e vestiti sparsi ovunque furono come un pugno allo stomaco per il russo, che fu costretto ad appoggiarsi allo stipite della porta per non tracollare per terra. Il giapponese lo sostenne preoccupato da quell’improvviso calo di pressione.

« Yura… dai, ridammeli!» esclamò una voce maschile nuova dal bagno. Seguì una risata e il cigolio della porta aperta, dalla quale uscì correndo un biondino accompagnato da una nuvola di vapore e subito dietro un ragazzo leggermente più abbronzato di loro figlio, ma con la pelle arrossata dall’acqua bollente della doccia.
I due genitori cercarono di nascondersi –o meglio, Yuuri trascinò suo marito dietro la porta della camera, socchiudendola- e osservarono la scena in silenzio.
Dalle mani di loro figlio erano spuntati un paio di boxer azzurri con dei tanto simpatici quanto imbarazzanti orsacchiotti stampati in un bell’arancio fosforescente.

« Ridammeli, bastardo!» urlò a metà tra lo spazientito e il vergognoso il ragazzo in accappatoio –aspetta, è quello di Yuri? Quello che non avrebbe mai ceduto a nessuno perché morbidissimo e solo suo? Quando i suoi genitori tentarono di gettarlo perché secondo loro troppo piccolo, lui era saltato su come un gatto spaventato e aveva soffiato, proprio come il suddetto felino, strappandoglielo dalle mani.
Viktor rimase pietrificato e sentì nuovamente le forze abbandonarlo.

« Tesoro… Tesoro, si può sapere che ti prende? Non dovremmo spiarli in questo momento di intimità» sussurrò al suo orecchio l’uomo accanto a lui, facendolo rinvenire vagamente. Appena in tempo per vedere il biondino tirare le mutande incriminate come una fionda, mirando al viso del giovane di fronte a lui.
Rise più forte alla vista del suo amico, tramutatosi in una sorta di copia di Capitan Mutanda, che rientrò in bagno seguito da Yuri, il quale non riusciva a far cessare quel moto d’ilarità.

I due uomini, ancora nel loro nascondiglio, ne approfittarono per sgusciarne fuori e nel modo più silenzioso possibile scesero le scale –anche se è più corretto scrivere che il moro dovette prendere sottobraccio Viktor e guidarlo lungo gli scalini, facendo da supporto alla sua scarsa stabilità.

Arrivati in cucina, si chiusero dentro e Yuuri fece sedere il marito, ancora in uno semi-stato di shock, accomodandosi al posto opposto.  

« Vitya… Guardami, per favore. Mi dici che cavolo ti prende?» domandò lo sposo giapponese, prendendo una mano dell’amato tra le proprie.

Il platinato sembrò riprendersi dalla catalessi e fissò lo sguardo preoccupato e curioso dell’uomo di fronte a lui. Boccheggiò, come in cerca d’aria, poi richiuse le labbra e sentì gli occhi pizzicare.

« N-Nostro figlio… non ci ha mai detto di avere un amico così speciale… con cui si sente così bene… con il quale si è aperto in quel modo…» si ritrovò a trattenere un singhiozzo.

« Magari voleva presentarcelo oggi… E poi sai che è molto timido e chiuso anche con noi… inoltre è in piena fase adolescenziale, è normale che voglia tenersi qualcosa tutto per sé. Tu non hai mai avuto dei segreti con i tuoi?» tentò di rassicurarlo Yuuri, massaggiandogli con il pollice il dorso della mano.

Viktor sembrò pensarci su, poi, tirando su con il naso, rispose: « Una volta non ho detto a mia madre di aver rotto un vaso e sono andato a ricomprargli un fac-simile al mercatino dell’usato con tutti i risparmi che avevo. Non penso se ne sia mai accorta»

Il giapponesino sorrise « Visto? Anche tu avevi qualcosa che non volevi condividere con i tuoi»
Suo marito non sembrò convinto del tutto.

« Sì, ma così non ci racconta una parte speciale della sua vita… e… e in men che non si dica prenderà la sua strada… e… e se ne andrà…» la voce era completamente impastata dalle lacrime che scorrevano a fiotti sulle sue guance.

Yuuri fu velocemente inginocchiato davanti a lui e, prendendogli il viso tra le mani, lo accarezzò, levandogli quelle gocce salate che brillavano sulla pelle lattea dell’uomo.

« Oh, Vitya… comprendo i tuoi tormenti… a dire la verità sono anche i miei… ma il nostro Yuri ci vuole bene e lo sai anche tu… però capisci che è comunque molto timido e che starà aspettando il momento giusto per dircelo… insomma, se fai una tragedia così per un amico, cosa succederà quando si fidanzerà?» ridacchiò per spezzare la tensione di quel momento.

« Chi ci dice che quello non sia proprio il suo fidanzato?» chiese, impallidendo nuovamente.

« Come fai a dirlo?»

« Insomma il letto sfatto, i vestiti per terra… magari hanno fatto la doccia assieme!» aggiunse l’ultima frase con tono da soprano.

« Viktor, se anche fosse, dov’è il problema?»

« I-Io non voglio che me lo porti via… il mio bambino… sta crescendo troppo in fretta!» altre lacrime si ripresentarono ai lati degli occhi azzurri del russo.

« V-Vitya… non dire così… e smettila di piangere…» sussurrò mordendosi un labbro tremante, tentando invano di ricacciare indietro tutti quei brutti pensieri.

« Ma se stai piangendo anche tu!»

« È colpa tua!»

In quel momento, molto probabilmente richiamato da quei lamenti strazianti, entrò in cucina il diretto interessato, seguito dal ragazzo che prima era in accappatoio.

« Si può sapere che diavolo avete entrambi? È finito Sherlock o avete visto il Titanic per ridurvi in quello stato?» domandò sarcastico, nascondendo così la sua reale preoccupazione.

Come Viktor sentì la sua voce, si alzò in piedi e spiccò un balzo, avvinghiandosi stretto stretto a suo figlio che, spaesato, non sapeva cosa fare. Non passarono dieci secondi che si unì anche l’altro padre.

« Amoree~! Non ci lasciare mai!»

« Ti vogliamo tanto tanto bene!»

« Sai che puoi dirci tutto!»

Il biondino percepì le guance infiammarsi rapidamente, ma non avrebbe saputo dire se fosse per quella scena, alquanto stucchevole ma adorabile, o per la mancanza di fiato.

« Pa’! Tousan(*)! Staccatevi! Se fate così, come pretendete che non vi lasci mai? Mi stavate asfissiando!» pronunciò quando si furono finalmente staccati.

« Sentite, non so che vi sia preso e non ci ho capito molto. Riguardo al non nascondervi nulla, beh, lui è Otabek, un mio compagno di pattinaggio. Frequentiamo scuole vicine, perciò ci vediamo spesso e facciamo la strada assieme. Se vi domandate perché è qui, semplicemente le docce al palazzetto di ghiaccio non avevano più acqua calda e quindi gli ho proposto di venire da noi, anche perché siamo più vicini» spiegò lui, sperando di aver acquietato tutti i loro tumulti interiori.

Nel frattempo Otabek si era fatto avanti e aveva salutato con un inchino i genitori lacrimanti del ragazzino.

« Buonasera signori. Piacere di conoscervi» allungò anche una mano al russo senior.

Yuri lo aveva informato delle varie origini della sua famiglia e il ragazzo sapeva quanto i giapponesi apprezzassero certe tradizioni.

« S-Sembri un bravo ragazzo, ma non ti conviene farlo soffrire» Viktor lo scrutava negli occhi con sguardo serio e penetrante, poi, come se nulla fosse successo, sfoderò un’espressione mite e tranquilla, coronata dal suo dolce sorriso a cuore e gli propose di rimanere a mangiare da loro.

« C’è una tempesta dell’accidenti lì fuori! Vuoi forse spezzarti l’osso del collo, andando in moto con questo tempaccio?» sopraggiunse il biondino, celando in quel modo l’entusiasmo dell’idea di suo padre. A volte -ma solo a volte, sottolineiamo- aveva della trovate fantastiche.

Durante la cena, Yuuri tenne d’occhio suo figlio e notò l’espressione felice e gioiosa che aveva sul volto. Se fosse solo amico o qualcosa di più, non ne aveva idea, ma di sicuro quel ragazzo lo rendeva più spensierato e sorridente e ciò non poté non riscaldargli il cuore. Viktor, dal canto suo, cercava di scoprire il più possibile su Otabek e sul rapporto con Yuri, che era arrossito come minimo dieci volte e aveva iniziato a balbettare improperi altrettante.
Verso le dieci la forte nevicata era rallentata notevolmente, permettendo una discreta visibilità. Al momento dei saluti, il giapponese riuscì a trattenere il marito in cucina con la scusa di dover lavare i piatti, ma non potè impedirgli di sbirciare fuori dalla finestra la scena tra i due giovani.
Otabek era già in sella alla sua Harley Davidson quando stava scambiando le ultime parole con Yuri, poi entrambi alzarono il pollice e lui sfrecciò via per le strade innevate di San Pietroburgo.

Una volta rientrato, il biondino si trovò due zaffiri scrutatori puntati addosso.

« Che c’è?» domandò dubbioso.

« Ma tra te e Otabek… è successo qualcosa pomeriggio?» gli afferrò il mento tra due dita e gli fece voltare la faccia da una parte all’altra alla ricerca di qualche segno incriminato.

« CHE DIAVOLO TI SALTA IN MENTE?!» scattò lui rossissimo, liberandosi della presa morbida del genitore e correndo verso la sua stanza.

Fu così che Yuri non gli parlò per due giorni di fila.
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(*)Tousan: papà in giapponese informale

Angolo autrice:
Holaaa~!
Spero vi sia piaciuta. L’ho scritta più o meno di getto, ma ho avuto molti dubbi sulla scena delle mutande (^-^’).
L’Otayuri è una ship che apprezzo da poco, preferisco vederli solo come grandi amici, ma nulla di più, però ammetto che non sono niente male.
Abbiate pietà, è la seconda FF che scrivo in questo Fandom e dovete capire che Dario il neurone solitario è colui che partorisce queste idee disagiateh. È scritta per ridere e ironizzare un po’ sul mio immaginario di Viktor padre apprensivo e in pensiero che il suo tigrottino cresca troppo in fretta, abbandonandolo. Ho sempre adorato pensare ai Viktuuri genitori del nostro micetto rabbioso ♥-♥
Disagioh a parte, è una storiella leggera, forse un po’ fluffosa.
E niente, sono convinta di avervi fracassato le balle abbastanza per oggi.
Ci si senteee~

Nono23.
   
 
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