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Autore: AndreMCPro    11/05/2017    4 recensioni
Quando la Luna si ribellerà al Sole e i morti risorgeranno dalla polvere.
Quando le Stelle cadranno e il Sangue tingerà il mare.
Quando il Grande Occhio tornerà ad oscurare il Cielo.
La voce di Yharim dichiarerà guerra al nostro mondo.
Genere: Avventura, Azione, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Terraria Heroes – The Wrath of the Tyrant
Cap.6 The Desert Scourge
 
Dopo l’urlo spaventato Andrew si ritrovò a varcare la soglia di casa, diretto verso lo spiazzo libero più largo possibile, trascinando un paralizzato Litios per il braccio. Gli occhi dell’androide erano fissi sul Flagello del Deserto, la cui bocca piena di enormi spine puntava inesorabile verso i due, mentre il corpo pieno di punte si trascinava sul terreno lasciando profondi solchi e devastando, al suo passaggio, gli ingressi dell’edificio. Andrew sperava la costruzione lo avrebbe almeno rallentato, e invece non fece neppure quello. Il verme sembrava inarrestabile.
«SVEGLIATI IDIOTA, USA LE TUE GAMBE E CORRI!» Gridò scuotendo con forza il braccio di Litios. Al che quello fece un sorriso sempre più largo, senza togliere gli occhi di dosso dal mostro, e disse tre sole parole.
«Posso farlo esplodere?»
Andrew si bloccò «Ehm… certo, dopotutto dobbiamo ucciderlo»
Il Flagello del deserto ricordò ai due la sua presenza facendo un forte ruggito e sollevando da terra la parte anteriore del corpo. I due compagni si divisero un attimo prima che il verme si piantasse a terra nell’esatto punto in cui si trovavano un istante prima, sparendo nel sottosuolo.
«Okay, Litios, io cerco di distrarlo in qualche modo, tu… tu fatti venire in mente qualcosa per farlo esplodere!»
«Subito!» Rispose l’androide al settimo cielo, per poi fiondarsi dentro casa.
 
 
 
La superficie del laghetto fu scossa improvvisamente da delle onde. Korgznarch aprì gli occhi di colpo e si guardò intorno, giusto in tempo per sentire l’eco di un ruggito in lontananza, in una direzione che non riuscì a identificare.
«Che diamine sta succedendo…?»
Prese a guardare il cielo, aspettandosi di vedere qualcosa, ma niente. Poi un altro ruggito e una forte scossa alla superficie del laghetto, che stavolta però si sentì anche sul terreno. Ma stavolta capì subito che il rumore arrivava da casa.
«Cosa CAZZO HANNO COMBINATO, ORA?»
Fece per afferrare la canna da pesca ma sentì uno strattone alla lenza. Tirò su, e scoprì di aver pescato una carpa dorata.
Il lizhard rimase lì per un momento: la carpa in una mano, lo sguardo che passava dal pesce a direzione casa. Alla fine fece spallucce e si sedette di nuovo, riprendendo a pescare.
«Sapranno cavarsela» Si disse, più interessato alle ricchezze che potevano celarsi nel lago.
 
Il terreno si crepò al di sotto di Andrew, così il ragazzo saltò all’indietro. Giusto in tempo per evitare il Flagello che usciva dal sottosuolo. La creatura lo puntò con rabbia, cercando di schiacciarlo con il suo corpo, ma Andrew scattò di lato, schivandolo ancora, e portò mano alla sua spada d’argento, trafiggendo il mostro. La ferita sembrò non andare affatto in profondità, al confronto della tozza mole del verme, ma quello scattò subito via e ritornò sottoterra, per poi caricare ancora una volta il ragazzo. Stavolta però quello fece un backflip e afferrò una delle spine del nemico, cercando si arrampicarcisi. Quello però se ne accorse e prese a dimenarsi e a schiantarsi contro gli alberi per liberarsi di lui, ma Andrew mise a segno altri colpi e dall’ultima ferita prese a sgorgare un liquido verdognolo.
Il verme ruggì di dolore e si rifugiò ancora una volta sottoterra.
«Litios, datti una mossa!»
«Un attimo di pazienz-ah, eccole qui. Arrivo!»
«Sbriga-»
La parola fu mozzata dal Flagello del Deserto, che caricò Andrew dal sottosuolo a tutta velocità. Il ragazzo si aggrappò a malapena ai bordi della bocca per non essere dilaniato dai denti, più interni, ma appena provò ad alzare lo sguardo notò che il mostro stava puntando nuovamente sottoterra. Reagì in fretta. Usando tutte le sue forze si tirò su e trafisse la membrana interna del Flagello con la sua spada. La creatura ruggì ancora, rallentando la discesa, e il ragazzo ebbe occasione di lanciarsi via da quella trappola mortale. Tuttavia, il castano venne precipitato per inerzia verso il basso e si schiantò violentemente a terra. L’elmo rotolò, distrutto, lontano da lui, mentre il ragazzo perdeva sangue da un braccio e dalla fronte, e lottava per rialzarsi.
«DÌ LE TUE ULTIME PREGHIERE, VERME BLU!» Gridò Litios scagliando una bomba contro il Flagello. Quello subì il colpo, ma subito si voltò rabbioso verso di lui e ruggì forte.
«Oh merda…»
L’essere si lanciò al suo inseguimento, dilaniando il terreno con le sue spine. Litios lasciava bombe in giro sperando di colpirlo, ma quello spesso e volentieri o andava sottoterra prima di arrivare all’esplosivo o lo evitava senza nemmeno accorgersene. Tuttavia, quando all’androide cadde un candelotto di dinamite, la più larga area di esplosione investì una delle ferite causate da Andrew, facendo passare il verme improvvisamente sulla difensiva.
Intanto il ragazzo si era con molta fatica messo in piedi. Si reggeva a stento e il braccio sinistro era abbandonato lungo il corpo, ma la mano destra stringeva con determinazione la spada ed era pronta a vibrare un terzo colpo alla creatura.
«Litios!» Gridò barcollando. «All’interno! Devi colpirlo… all’interno! Dammi della dinamite!»
L’androide lanciò al ragazzo un candelotto, provocando uo scatto del Flagello che si arrotolò su se stesso ruggendo. Vedendo però che l’esplosivo non saltava in aria, si tuffò verso di esso cercando di prenderlo. Andrew lo afferrò appena in empo per lanciarsi via dalla traiettoria del mostro. Atterrò con il baccio destro, evitando di farsi ancora più male, e lanciò il candelotto mirando alla bocca del verme. Sfortunatamente, quello esplose troppo presto e semplicemente fece raggomitolare di nuovo la creatura.
«Okay… hai capito ora? Dobbiamo cercare di fargliene ingoiare… huh?»
Un leggero tremore da sottoterra, e poi un’orda di piccoli Flagelli del Deserto saltarono fuori dal sottosuolo. Andrew indietreggiò fendendo all’impazzata mentre i piccoli vermi blu cercava nodi morderlo. Un altro gruppo si fiondò contro Litios ma quello si protesse a pugni e granate, senza grosse difficoltà. Uno gli si appiccicò come una sanguisuga contro il braccio non robotico, ma l’androide non ci mise molto a strapparselo dalla carne e a schiacciarlo sotto il suo piede metallico.
Di colpo, il Flagello scattò di nuovo sottoterra, per poi riemergere a pochi metri da Litios e cercare di divorarlo. L’androide fece per spostarsi ma una delle spine del mostro saltò via dalla sua carne, rivelandosi essere la punta di uno di quei vermini, e si appiccicò alla sua gamba. Quello barcollò ma riuscì a spostarsi dalla zona di impatto. Poi si prese il tempo di staccarsi quella sottospecie di sanguisuga dal polpaccio e poi estrasse degli arigli metallici dalla mano robotica, conficcandoli nella carne del Flagello e lasciando una lunga riga sanguinante a causa del movimento. La creatura ruggì ancora mentre un altro assalto di vermi attaccava l’androide. Ma stavolta questo rinforzò la sua pelle e fece saltare in aria una bomba, uccidendoli tutti e ferendo per l’ennesima volta il verme gigante, che si rifugiò sottoterra. Che avesse deciso di ritirarsi?
«Andrew!» Gridò Litios vedendolo crollare in ginocchio. A quanto pare era solo l’adrenalina della battaglia a tenerlo ancora in piedi. «Tieni, bevi…» Gli disse passandogli una pozione di guarigione.
«Non basta per il braccio… lo sai, vero…?» Rispose quello gemendo poi per il dolore. Quello fissò il braccio ferito per un istante… c’era una frattura.
«Meglio di niente…» E gli fece bere la pozione. Varie ferite si rimarginarono… la frattura no.
«Beh… grazie…» Fece rialzandosi. «Spero che quell’essere abbia capito con chi ha a che fare…»
E in quel momento una luce azzurra annunciò il ritorno di Mirrus. Aveva trovato uno specchio magico, a quanto pare.
Il mago rimase a fissare il terreno, pieno di buche piccole e grandi dove il Flagello e i suoi piccoli vermiciattoli erano passati sottoterra. Poi si girò verso casa e vide le porte sfondate. Aprì la bocca come per dire qualcosa, ma…
«Tu non vuoi sapere» Disse immediatamente Litios.
«Ok» Rispose quello. Poi si guardò di nuovo intorno. «Io… non riparo nulla. Sappiatelo» E se ne andò in casa.
«Ehm… okay?» Fece Andrew, ma all’improvviso il Flagello del Deserto riemerse da sottoterra e finì di devastare l’edificio. La guida era fortunata… il piano di sopra era all’interno dell’albero. Ma Mirrus?
La casa crollò, l’enorme verme che spuntava come una colonna blu dalle macerie. Dal suo corpo esplose una pioggia di vermi che si fiondarono contro Litios e Andrew. L’androide scagliò varie bombe contro l’ondata, ma il mare di vermi sembrava inarrestabile.
Poi dalla base dell’albero uscì Mirrus con un tramezzino al tonno in una mano e uno scettro di smeraldo nell’altra che guardava l’orda con aria quasi indifferente. Scagliò dei fasci di energia magica contro il mare di vermi, costringendolo a dividersi in due parti per attaccare anche lui, e la situazione divenne per tutti improvvisamente più gestibile. Tuttavia uno dei vermi più piccoli cercò di colpirlo al braccio e nello schivare del mago finì per colpire nientemeno che il suo ramezzino, strappandoglielo di mano. Il mago non se ne accorse subito, ma quando ebbe decimato le creature fece per dargli un morso e si accorse di non averlo più. La sua faccia stoica e quasi annoiata si trasformò di colpo in una maschera di rabbia pura.
«Il mio tramezzino!»
Iniziò non solo a sparare con lo scettro come se fosse una mitragliatrice, ma quando un verme si avvicinava troppo non si faceva scrupoli e lo prendeva anche a bastonate. Liberata poi l’area da tutti i vermi puntò al Flagello e sparò l’ennesimo fascio, ma la creatura si lanciò di nuovo sottoterra prima che potesse colpirlo più di una volta.
«Litios! Dinami-»
«DALLA A ME» Gridò furioso il mago. Litios lanciò il candelotto a quest’ultimo, che lo prese al volo e lo srinse con forza. Sparò un raggio magico a terra, sperando di attirare l’atenzione della creatura, e corse lontano da casa. Infine, quando sentì la terra tremare sotto i suoi piedi, si lanciò via tirando il candelotto acceso in aria, gridando: «Muori verme!»
Andò proprio come i tre speravano: Il Flagello riemerse ingoiando la dinamite e il candelotto esplose dentro di lui, triturandolo in centinaia di migliaia di pezzi di viscida carne azzurra e riversando ovunque nella radura il suo sangue verde.
…a ben pensarci però forse quell’ultima parte non era fra le loro speranze.
 
Al sentire quell’ultima esplosione Korg ritirò subito la lenza, chiedendosi nuovamente che diamine stesse succedendo. Andò verso la base, arco incoccato e pronto all’uso, ma non trovò nemici né per la strada, ne’ davanti casa. Non trovò neppure la casa, in realtà… Litios si era già disfato delle macerie e aveva ricominciato a costruire l’edificio da zero, mentre Andrew e Mirrus erano seduti su una panchina fatta alla bell’e meglio… Il mago stava fasciando e seccando il braccio del giovane come meglio poteva.
La carne del Flagello era ancora disseminata per tutta la radura.
A quella vista il Lizhard posò arco e freccia e andò a raccogliere uno di quegli enormi filetti di pesce che erano sparsi per tutta l’area e si rivolse agli altri: «Wow… Potevate dirlo che oggi facevate caccia grossa… Abbiamo cibo per mesi, ora!» Concluse contento. Andrew reagì vomitando dietro la panchina. Il solo pensiero lo disgustava a morte.
  
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