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Autore: SellyLuna    12/05/2017    5 recensioni
«Ed ecco qui mia sorella con il suo fidanzato!» una nuova voce s’intromise nella loro conversazione.
Il sorriso compiaciuto scomparve dal muso della volpe per lasciare il posto a un’espressione di puro terrore, abbassò automaticamente le orecchie sul cranio.
Sentì il sangue gelare, mentre per un brevissimo istante gli parve che tutti si fossero zittiti e avessero diretto almeno una delle proprie orecchie nella loro direzione.

[Judy/Nick♥]
Genere: Fluff, Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Judy Hopps, Nick Wilde
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Equivoco

 

 

 

 

C’erano molti conigli, forse anche troppi per i suoi gusti. In tutti i suoi trentadue anni di vita Nick non aveva mai visto una quantità simile di conigli tutta riunita insieme; in città non si aveva la possibilità di scorgerne molti, pochi conigli vivevano a Zootropolis e solo una di questi poteva definirsi sua amica.

Ce ne erano di tutti i tipi: giovani, anziani, alti, bassi, in carne, più snelli, chi aveva le orecchie più lunghe e chi più corte, vi era una miriade di tonalità delle pellicce, da quelle a tinta unita, a quelle a macchie, ma quello che li accomunava tutti era lo sguardo che gli indirizzavano.

La sua vecchia antenata si sarebbe leccata i baffi, pregustandosi la scorpacciata che si sarebbe fatta.

Ma non erano i suoi stessi sentimenti; a essere onesti, tutti quei conigli che lo fissavano gli mettevano ansia.

Sentiva la cravatta farsi stretta, l’allentò; aveva bisogno di più aria. Deglutì a vuoto.

«Rilassati, Nick!» gli giunse la dolce voce di Judy.

Come poteva?

Li sentiva anche lei mormorare, chiedendosi cosa centrasse una volpe con loro, che diritto aveva a stare lì, in mezzo a loro?

Se avesse voltato la testa verso di lei – sapeva che sarebbe stato osservato da molte paia di occhi – era sicuro di trovarla serena, divertita dal suo comportamento, per lei esagerato.

Ma proprio perché era consapevole di tutti quegli occhi puntati addosso – e iniziava a sentirsi colpevole di un crimine che non aveva commesso – non lo fece, tenne ostinatamente lo sguardo fisso davanti a sé, con le orecchie appiattite sulla testa, anche se forse in quel momento incontrare gli occhi rassicuranti di Judy sarebbe stato tutto quello che gli serviva.

Non aveva la minima idea, se lei lo stesse guardando o se, semplicemente, avesse captato il suo disagio ascoltando con le sue lunghe orecchie sensibili.

«Non sei tu quello che si sta sposando!» lo prese affettuosamente in giro.

Una vera fortuna.

Altrimenti sarebbe stato letteralmente mangiato da una folla inferocita di conigli.

Come già altre volte prima di allora, Nick si chiese come aveva fatto a cacciarsi in una tale situazione, come aveva fatto Carotina a convincerlo e, soprattutto, lui come aveva potuto anche solo credere alle sue parole?

La risposta si trovava in quei suoi splendidi occhi ametista, così ammaglianti, avevano il potere di fargli fare qualsiasi cosa lei gli chiedesse e Judy nemmeno conosceva l’ascendente che esercitava su di lui.

Un giorno o l’altro, questa coniglietta mi manderà in rovina.

 Ma l’effetto collaterale era che lo faceva sentire felice come mai si era sentito in tutta la sua vita e non era sicuro di volersi privare di una sensazione come quella; per certi aspetti, si riteneva un egoista.

Sentì una zampa piccola e calda raggiungere la sua, tesa, che stringeva con forza il tessuto dei pantaloni e dargli una leggera carezza.

Quel contatto lo indusse a fermare il movimento continuo della sua coda per il dispiacere del piccolo coniglio dietro di lui, che cercava in tutti i modi di afferrarla, incantato dal colore e dalla morbidezza.

Questa volta Nick sentì l’urgenza di trovare i suoi occhi e, una volta che incatenò il suo sguardo a quello della coniglietta, si dimenticò di essere perennemente osservato dagli altri astanti.

Ricambiò la stretta di Judy e le rivolse il primo e vero sorriso da quando erano entrati in chiesa e Nick aveva scoperto davvero quanto numerose potevano essere le famiglie di conigli in un’occasione così importante.

Se le sue azioni fossero state considerate inappropriate dalla maggior parte dei presenti, Nick non lo seppe mai, perché proprio in quel momento risuonò nella grande sala l’inno nuziale e la sposa fece finalmente la sua entrata in scena, lasciando tutti di stucco.

Durante il suo passaggio, commosse molte coniglie e, con la coda dell’occhio, Nick notò che anche Judy era emozionata, non riusciva a trattenere una lacrima di gioia, mentre il suo piccolo nasino non riusciva a smettere di tremare.

Anche Stu Hopps, nonostante cercasse di darsi un contegno, era preda delle proprie emozioni.

Era naturale, visto che stava – metaforicamente e letteralmente – accompagnando la figlia nella vita di un altro coniglio.

I suoi occhi furono catturati dalla sposa: era proprio bella nel suo classico vestito bianco, sorrideva radiosa.

Per un istante, si immaginò la sua collega ammantata di bianco, con il velo a celarne i luminosi occhi viola – sentì un pizzicore alla zampa, doveva alzare quel velo – e pensò che nessuna sposa sarebbe stata più bella di lei.

Nel tempo dei suoi pensieri, la sorella di Judy aveva raggiunto l’altare, affiancando quel coniglio che sarebbe diventato suo marito, e il prete iniziò a parlare.

 

 

 

***

 

 

 

Finita la cerimonia, tutti gli invitati furono condotti all’aperto, dove si tenne un ricco buffet.

La tensione della volpe volò via in un attimo, quando registrò le bontà ai tavoli, in particolare adocchiò una gustosa torta ai mirtilli – fatta da Bonnie, ne sono certo! – e gli venne l’acquolina alla bocca, pensando a quel sapore che mandava le sue papille gustative in visibilio.

Nella sua mente non c’era più spazio per conigli curiosi, diffidenti e ostili.

Non si era accorto che Judy era andata a parlare con i suoi parenti o con quelli dello sposo – per lui era uguale, erano davvero in troppi, era impossibile memorizzare i loro volti. A lui bastava riconoscere i genitori di Judy e i suoi fratelli e sorelle, anche se non aveva avuto la fortuna di conoscerli proprio tutti e duecentosettantacinque.

Per fortuna non mi ha fatto imparare i nomi dei nonni, degli zii e delle zie, dei cugini e delle cugine!

La vide camminare verso di lui e si prese del tempo per osservarla.

Era carina – anzi no bella, bellissima – in quel vestito color lavanda, che le risaltava gli occhi, con quel fiore bianco all’orecchio sinistro.

Erano poche le occasioni in cui poteva vederla indossare un vestito – la prima volta era rimasto sorpreso, perché si era reso conto di quanto potesse essere femminile – e lo lasciava sempre senza parole, meravigliato.

La coniglietta si fermò a qualche passo da lui e gli dedicò uno sguardo serio e indagatore.

Avrò qualcosa fuori posto?

Mi sarò macchiato con la torta di mirtilli?

«Devo proprio dirtelo, agente Wilde. Non sei niente male vestito così» gli sorrise, avvicinandosi.

Non c’era traccia nel suo tono di presa in giro, era pura sincerità e dolcezza, un suono così piacevole per le sue orecchie – ora concentrate interamente su di lei, come tutti gli altri sensi – ma avrebbe dovuto sentirlo, il campanello d’allarme.

«Però quella cravatta…» storse il nasino, contrariata.

«Cos’ha che non va?»

«Si vede che non sai allacciarti una cravatta come si deve.»

Era pronto a ribattere, quando percepì le sue zampine aggiustargli il nodo della cravatta e avvertì un lieve sfioramento del pelo della sua zampa con quello del suo collo; le parole gli morirono in gola.

«Ecco fatto. Ora va molto meglio» constatò, soddisfatta.

Solo quando Judy portò le zampe lungo i fianchi, la volpe ritornò a respirare normalmente e a riprendere il controllo delle proprie facoltà mentali.

«Mi stai dicendo che non ti piace il mio stile?»

«Beh… non è esattamente il mio genere» ammise lei, figurandosi alla mente i suoi abiti casual.

Non capiva perché Nick si ostinasse a abbinare la cravatta a una semplice maglia a maniche corte. Se pensava che così facendo otteneva una certa eleganza, doveva ricredersi, perché il risultato finale era lungi dall’esserlo. Però, doveva ammetterlo, era un suo tratto distintivo. 

«Ma è quello che ti ha colpito di me. Ammettilo, dai» la stuzzicò la volpe. 

«Io non ho mai detto una cosa del genere. Come ti viene in mente?» sembrava oltraggiata.

Non le era mai piaciuto che le si mettessero in bocca parole che non aveva mai pronunciato e che non aveva mai neppure lontanamente pensato.

E lui si stava divertendo un mondo a vedere le espressioni che faceva, era troppo buffa; un attimo sembrava imbarazzata, l’attimo dopo incollerita – aveva dalla sua il fatto che si trovavano a una celebrazione pubblica, così lei non gli avrebbe rifilato i suoi pugni punitivi, perché doveva comportarsi rispettabilmente.

Era certo, tuttavia, che uno solo, di quei pugni, non sarebbe stato abbastanza.

«Ed ecco qui mia sorella con il suo fidanzato!» una nuova voce s’intromise nella loro conversazione.

Il sorriso compiaciuto scomparve dal muso della volpe per lasciare il posto a un’espressione di puro terrore, abbassò automaticamente le orecchie sul cranio.

Sentì il sangue gelare, mentre per un brevissimo istante gli parve che tutti si fossero zittiti e avessero diretto almeno una delle proprie orecchie nella loro direzione.

Poteva sopportare – più o meno – le occhiatacce e i bisbigli di tutti quei conigli, ma era diverso sentire, a chiare lettere e in modo così definitivo, quello che tutti si stavano chiedendo e che loro avevano evitato di specificare.

Anche Judy era allibita.

«Non siamo fidanzati. Io e Nick siamo amici. E colleghi.»

Aveva perso il conto, ormai, di tutte le volte che aveva dato quella spiegazione.

Iniziava a sentirla così fredda, atona, seppure fosse la verità. Era stufa di dover sempre chiarire cosa erano loro due, perché gli altri non ci arrivavano da soli.

Nonostante la pronta risposta di Judy, quella strana sensazione serpeggiava ancora tra loro.

«Ah sì, la mamma ha detto qualcosa del tipo che siete amici, ma che vi comportate come due fidanzati» precisò l’altra, come se nulla fosse.

Quell’affermazione colpì la coniglietta.

Non era sicura se le facesse più male il fatto che sua sorella l’avesse detto con noncuranza o il fatto che sua madre non le avesse mai confidato le sue impressioni riguardo al loro rapporto.

«La mamma ha detto questo?» s’incupì Judy.

Non la turbava troppo se erano degli sconosciuti a credere che fossero una coppia, ma se le persone a loro più vicine ne erano convinte, iniziava a dubitare. Aveva notato come, ogni volta che affermava con convinzione che lei e Nick erano soltanto amici, i colleghi le sorridessero accondiscendenti, ma in realtà non credevano affatto alle sue parole.

E se avessero ragione loro? Se io e Nick fossimo più di amici?

E lui, cosa ne pensava di tutta quella faccenda?

Non ne avevano mai discusso; passato il momentaneo senso di imbarazzo, tornavano a comportarsi come sempre, come se nulla avesse intaccato la loro quotidianità.

Forse sbagliavano, forse avrebbero dovuto fare più attenzione a quei piccoli segnali e analizzare meglio la situazione.

«Non vorrai rovinare il giorno più bello della mia vita, vero?» le domandò, leggermente preoccupata, la sorella, resasi conto dell’espressione seria di Judy.

La conosceva: se c’era qualcosa che la turbava, non aspettava per risolvere il problema, andava dritta al nocciolo della questione.

«No, certo che no.»

Non avrebbe mai fatto una scenata al matrimonio della sorella. Se l’aveva ventilata come ipotesi, allora non la conosceva così bene.

Nick si sentì di troppo, avrebbe preferito trovarsi altrove; lo scambio di battute intercorso tra le due sorelle lo aveva messo a disagio più di quanto già non fosse.  

Glielo aveva detto, a Carotina, che non sarebbe stata una buona idea, ma lei aveva cercato di convincerlo che non ci sarebbero stati problemi, che si sarebbero divertiti, avrebbero festeggiato e sarebbe stata una bella giornata da ricordare.

Carotina, devi imparare a darmi ascolto, ogni tanto.   

«Ehm congratulazioni! E figli maschi» augurò Nick ai neo sposini, con un sorriso tirato, protendendo una zampa al compagno della sorella di Judy, che gliela strinse con qualche esitazione.

Così come erano apparsi, i due sposi si dileguarono, approcciandosi ad altri parenti, lasciando aleggiare un imbarazzante silenzio tra i due amici.

«Carotina, la prossima volta ti conviene portarci davvero il tuo fidanzato a questi eventi  di famiglia.»

La sua doveva essere una battuta per alleggerire l’atmosfera, ma uscì più come un’affermazione, quasi un consiglio.

«Sì, mi sa che farò così» convenne lei, ancora scossa.

 

 

 

***

 

 

 

Arrivò il tanto atteso momento del lancio del bouquet e, seppur controvoglia, anche Judy venne trascinata tra le partecipanti. Era l’unica a starsene ferma, annoiata, mentre le altre erano in trepidazione e pronte a saltare, se era necessario, e con sgomento delle altre conigliette il mazzo di fiori atterrò proprio tra le zampe di Judy.

La coniglietta lo guardò, stupita. Non se l’aspettava, in realtà non l’avrebbe nemmeno voluto; non ci teneva come le altre giovani conigliette, perché non credeva alle dicerie e poi non aveva nessuna fretta di sposarsi.

Eppure i suoi occhi cercarono la figura snella di Nick, che le sorrise, con quel suo modo tipico di prenderla in giro, che all’inizio le aveva dato sui nervi, ma che aveva imparato ad amare, perché sapeva riconoscervi l’affetto che Nick provava nei suoi confronti, ma che voleva mascherare.

Forse non doveva cercare poi troppo lontano quel fantomatico fidanzato.

Almeno che la prossima volta non sia proprio quella che lo porti all’altare.

Scosse la testa per allontanare quei pensieri così estranei, probabilmente suggestionati dal momento.

Non doveva preoccuparsi troppo: quelle conclusioni non significavano nulla, erano irrealizzabili, erano nate e morte in quell’istante, non avrebbero avuto seguito; le avrebbe dimenticate molto presto.

Il suo sguardo indugiò ancora sull’unica volpe tra i presenti, mentre stringeva tra le zampe quel piccolo presagio del futuro.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ehilà! C:

Che posso dire?

Si nota che voglio vedere questi due sposarsi e che siano (finalmente!) marito e moglie, vero? :D

Direi solo un filino. XD

Io non ne ho colpa, datela all’ispirazione! ù.ù  

Ho semplicemente immaginato che Judy e Nick andassero al matrimonio della sorella e che lei li presenti come fidanzati. E loro non lo sono, almeno non ancora. ;)

Forse non è nulla di troppo originale, ma io mi sono divertita a scrivere di loro due. Sono troppo pucci. *^*

Semplicemente adoro. :3

Spero possiate perdonare la mancanza di originalità, augurandomi che possa comunque risultare una lettura semplice e piacevole. ;)

Grazie.

Come sempre pareri, consigli e critiche costruttive sono ben accetti.^^  

Alla prossima! ;)

Selly

 

 

 

   
 
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