Il mio nemico č il mio amore pił grande

Il suonare di un campanello lo portó in semi coscienza.
Gli occhi chiusi, il respiro lento e cadenzato, in parte trattenuto dalle labbra, le ciglia lunghe e curve, segnate da cristalli intrappolati tra di esse, i capelli bianchi che si sparpagliano sul cuscino.
Sulle guance morbide, rosate, vi erano segni di lacrime, scese una serie di ore prima, soffocate dall'ammasso di piume sotto il suo capo in cui aveva nascosto il volto.
Un secondo scampanellio al piano di sotto, breve, che quasi tirava un gemito frustrato.
Si rigiró, mettendo quasi all'aria le coperte gią sfatte, in parte scivolate ad un lato del letto.
Non si mosse, non volle muoversi di un muscolo.
Voleva dormire, voleva pensare, di certo non andare gił ad aprire a quello che -poco ma sicuro- stava continuando a suonare.