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Autore: Walt96    14/05/2017    7 recensioni
Seguito della storia "Kingdom Hearts W".
Dopo una serie di peripezie nella regione di Sinnoh, fortunatamente i Referenti risultarono vincitori: Malefica era scomparsa, Voldemort aveva abbandonato tutti ancor prima di venire sconfitto, Doflamingo volò in un'altra dimensione ancora in groppa al Pokemon leggendario e Magneto intraprese una fuga che durò quelle due settimane; furono Walt e Sora la più grande perdita, scomparsi in un tunnel oscuro.
Troppe persone in differenti mondi erano venute a conoscenza delle molteplici realtà e la lotta per il potere sembrava imminente.
I Referenti non sapevano dove si trovava Doflamingo, cosa stesse tramando ora l’Oscuro Signore, quale fosse la prossima mossa di Malefica, se stesse succedendo qualcosa di oscuro negli altri mondi e nemmeno a chi appartenesse la voce che aveva attratto in trappola il giovane Referente e il prescelto del Keyblade.
La partenza alla ricerca di Walt era imminente.
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro Personaggio, Re Topolino, Sora
Note: Cross-over, Movieverse | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun gioco, Contesto generale/vago
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Kingdom Hearts W'
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Capitolo 1
 
The Ghost Station
  
 
 
 
 
 Lo sferragliare dei convogli era una cosa rara nella vecchia stazione di Brixworth, una piccola cittadina nel cuore dell’Inghilterra meridionale, dimenticata da tutti, quasi abbandonata a se stessa.
L’unico binario rimasto tutt’ora operativo veniva utilizzato solo poche volte al giorno: al mattino con il solito carico di minerali che viaggiava verso Southampton, deviato per Brixworth a causa dell’eccessivo peso per i nuovi ponti sul fiume, e con i classici treni per i pendolari; poi si ravvivava due volte di seguito alle sei di sera, con un treno passeggeri, prima in un senso e poi nell’altro, raramente però c’era il viavai tipico delle stazioni ferroviarie, al massimo scendevano tre o quattro persone, lavoratori che attendevano con ansia l’arrivo dell’età pensionabile.
Se non fosse stato per loro sarebbe stata una stazione fantasma.
Negli anni Settanta la cittadina iniziò a subire un forte fenomeno di spopolamento dovuto al sempre più scarso lavoro che costrinse i giovani a lasciare il paese, e pian piano chiusero anche la maggior parte delle attività produttive della zona.
La stazione rispecchiava perfettamente lo stile del resto della cittadina, era un bel fabbricato con cancellate in ferro battuto e il tetto in tegole scure in perfetto stile inglese, ma tutto quanto era vecchio e usurato dagli anni trascorsi, così come gli abitanti ormai principalmente anziani.
Dietro l’edificio ferroviario si poteva vedere un piccolo lago che si estendeva per un paio di chilometri, meta fissa nella stagione calda per gli appassionati di pesca della zona.
Quel giorno in piedi sulla banchina c’era un signore alto sulla sessantina d’anni, i capelli grigi erano nascosti da un borsalino nero, aveva un lungo cappotto e un paio di guanti di pelle altrettanto neri.
Alle diciotto esatte si iniziarono a sentire le prime vibrazioni nelle vecchie rotaie instabili, che annunciavano l’imminente arrivo del treno diretto verso sud.
La locomotiva spuntò sferragliando dalla galleria frenando rumorosamente e si andò ad arrestare poco più avanti lasciando lo spazio della banchina ai quattro vagoni da cui scesero le solite persone.
La curiosità verso l’uomo col cappotto nero fu evidenziata dagli sguardi storti dei passeggeri appena arrivati a destinazione che evidentemente si aspettavano di trovare la stazione deserta come al solito; ma nulla turbò l’atmosfera e i lavoratori si diressero verso l’uscita senza rivolgere la parola al curioso viaggiatore e il treno ripartì con un fischio.
Era questione di pochi minuti che l’altro convoglio in direzione nord passasse dalla stazione, una volta ottenuto il via libera per intraprendere l’unica strada ferrata disponibile.
Passarono alcuni momenti di silenzio assoluto, in città nulla si muoveva e il sole iniziava a dipingere il cielo di un rosa caratteristico dell’estate.
L’uomo non mosse un muscolo quando nuovamente le rotaie tornarono a vibrare, però percepì un’anomalia: le vibrazioni aumentarono considerevolmente invece che diminuire man mano che la locomotiva si avvicinava, in vista dell’imminente sosta.
L’uomo alzò lo sguardo verso la curva dalla quale era appena comparso il treno che non accennava a rallentare, che si fossero dimenticati della vecchia stazione di Brixworth?
Sempre col capo voltato assistette al passaggio dei vagoni a tutta velocità che sembrarono ignorare completamente la sua presenza, anzi quella di tutta la stazione e scomparvero altrettanto velocemente.
Ma qualcosa era cambiato.
Nella banchina opposta a quella utilizzabile ora c’era in piedi un uomo, era molto anziano e con la barba argentata che gli arrivava fino alla vita, indossava una mantella turchese con qualche perlina e aveva un’aria molto saggia e capace. Teneva le mani unite nascoste nelle grandi maniche del mantello, probabilmente era apparso proprio mentre il treno scivolava davanti a lui coprendogli la vista dell’altra banchina; lo aveva già incontrato un paio di settimane prima e aveva dato parecchio filo da torcere…
Albus Silente l’aveva trovato.
«Sarebbe davvero un peccato rovinare questa ben conservata stazione, amico mio, non vorrei disturbare troppo la quiete nei dintorni, sai sono affezionato ai luoghi di riposo come questo» disse Silente facendo un passo avanti sulla banchina; le maniche e la base del suo mantello oscillarono consequenzialmente al movimento.
«È stato imprudente venire qui da solo, come sapevi che non ero insieme a Voldemort?» chiese Magneto, in quel momento le rotaie ricominciarono a vibrare, che stesse passando un altro treno?
«Sarò anche un vecchio, ma non sono uno sprovveduto. Voldemort non nutre rispetto o ammirazione verso nessuno al di fuori di sé stesso, infatti l’altra sera non ha esitato ad abbandonarvi quando la battaglia stava volgendo al termine, se credevi che fosse una persona magnanima che aiuta i suoi alleati deve avervi ingannati bene» rispose Silente.
Magneto si sfregò lentamente le mani tra loro e si tolse i guanti di pelle, le vibrazioni alle rotaie ora erano davvero elevate, quasi si notavano alla vista.
«Vedo che hai subito gravi danni per una persona della tua età, non vorrei sforzarti troppo» ribatté Magneto riferendosi alla mano mezza annerita di Silente, consapevole che un danno del genere era legato al colpo infertogli da Dialga durante la loro ultima battaglia.
 «Oh hai ragione, sono solo un vecchio» rispose Silente facendo scivolare velocissima la bacchetta proprio nella mano annerita, in segno di sfida, «ma ho ancora qualcosa da dire in proposito» e così dicendo la fece roteare e lanciò un incantesimo bianco e splendente di luce proprio nel momento in cui le due rotaie si liberarono dai bulloni e si sollevarono in aria.
Magneto portò una mano in avanti e fece roteare la rotaia più vicina a Silente in modo che l’incantesimo ci si schiantasse contro esaurendosi.
Sia l’immenso movimento compiuto dal binario sia l’energia sprigionata dall’incantesimo causarono un forte spostamento d’aria verso l’esterno che fece indietreggiare Silente di qualche passo durante lo scontro.
Una volta compreso che non aveva ottenuto l’effetto desiderato, il preside si preparò a compiere un’altra magia, ma Magneto fu più rapido e, con un movimento delle mani, ruotò le rotaie e le scagliò come proiettili contro il preside.
L’anziano mago pronunciò il primo incantesimo utile che gli venne alla mente: «Impacto Evanesca!» e le due rotaie che si dirigevano a tutta velocità verso Silente e che gli avrebbero facilmente rotto le ossa scomparvero consumate da una parete invisibile.
Magneto strappò via le inferriate in ferro battuto dal muretto che chiudeva la banchina, erano particolarmente appuntite, e le scagliò come mille frecce verso Silente.
Questa volta fu la sua abilità di trasfigurazione a salvarlo egregiamente, perché al momento giusto tutte le inferriate si tramutarono in colombe, che volarono via innocenti.
Fu allora che Silente riconobbe l’unico elemento che Magneto aveva già utilizzato nella scorsa battaglia, ovvero la piccola sacca contenente il pulviscolo di ferro.
L’uomo infatti tirò fuori dal cappotto il piccolo sacchetto e, manipolandolo con le mani, ne estrasse un’enorme nube nera e lucida che andò a oscurare la luce del tramonto che prima irradiava la stazione.
Silente capì che un solo frammento metallico ingerito o inalato sarebbe potuto divenire fatale, perciò si preparò all’impatto.
Magneto spinse la nube verso la banchina opposta alla sua causando un enorme turbine di ferro.
Silente scagliò un colpo di bacchetta davanti a lui e la polvere iniziò a bloccarsi formando uno spesso strato e chiudendolo in una area sempre più ristretta.
Il pulviscolo era talmente sottile e opprimente che la luce non riusciva più a entrare nella bolla in cui era rinchiuso Silente che senza la luminescenza dell’incantesimo sarebbe rimasta buia.
Il preside era in preda allo sforzo e intanto studiava la prossima mossa, in quanto quello era un incantesimo di espulsione, perciò a breve avrebbe scaraventato tutta quella densa ferrite verso l’esterno, distraendo l’avversario.
Dopo qualche secondo infatti l’incantesimo ebbe la meglio, e dopo l’attimo in cui tutto il pulviscolo si immobilizzò, venne scaraventato via con un’enorme forza che investì anche Magneto facendolo cadere a terra.
In quel momento la bacchetta di Silente si illuminò di un rosso intenso sulla punta, rifletteva quasi di nero, assorbendo l’energia circostante. La fece volteggiare lentamente davanti al viso, aveva gli occhi chiusi e labbra serrate dallo sforzo di quell’incantesimo così impegnativo.
L’avversario si rialzò, era arrabbiato, deluso e un po’ avvilito dalla situazione, ma per un momento si fermò a contemplare l’incantesimo del preside davanti a lui, ammirava la magia e ne aveva la giusta dose di paura, però non poteva fermarsi.
Si risollevò leggermente in aria e iniziò a contorcere e piegare tutti gli elementi metallici che percepiva e iniziò a scagliarli addosso al preside con tutta la forza che aveva.
«Omni Pulsus!» formulò Silente e dalla punta della bacchetta si formò un piccolo vortice di luce rossa e nera che assorbì i colpi di Magneto, che si infuriò ancora di più.
Scardinò tutti i bulloni che si svitarono via dalle assi di legno e li scaraventò contro l’incantesimo che li assorbì.
Il fragore metallico iniziò a essere preoccupante, tutto il pulviscolo di prima venne richiamato dai metri di distanza in cui era stato disperso, i tombini si sollevarono, le viti schizzarono via dappertutto e vennero sparati come proiettili, le ultime inferriate rimaste agganciate alle pareti della stazione strapparono via il cemento per venire fuori ed essere scaraventate contro il flusso di magia che divorava ogni cosa.
L’unica macchina parcheggiata nella piccola piazzola della stazione venne sollevata e divorata dall’incantesimo di Silente, insieme alle grondaie in rame, alle vetrate a piombo delle finestre e ai pali della luce in acciaio.
Il vortice rosso risucchiò tutto quanto, allargandosi di volume come se crescesse man mano che gli oggetti venivano gettati al suo interno, ma quando Silente intuì che era arrivato il momento giusto lo richiuse muovendo la bacchetta verso sinistra e la magia rossa e nera si compresse in un sol punto.
Un attimo di silenzio.
Il mago liberò tutta l’energia assorbita dagli elementi metallici in un’onda d’urto che spaccò tutti i vetri della stazione all’unisono e crepò significativamente la parete esterna, Magneto venne scaraventato contro il muro perdendo i sensi e anche Silente sbalzò all’indietro contro la parete della galleria ricoperta di edera.
Si rialzò con fatica, ammirando dispiaciuto la stazione di Brixworth distrutta e dilaniata dal loro scontro. Non vi era più nulla di metallico nel giro di cinquecento metri, tutto tramutato nel colpo finale.
Silente si diresse cautamente nella banchina opposta a quella in cui si trovava e si avvicinò a Magneto, lo guardò con dispiacere, capiva che lui era stato trascinato in quella guerra unicamente per le sue abilità e non perché lo volesse davvero, in fondo il maestro Yoda aveva detto che Magneto aveva un immenso potere.
Gli passò la bacchetta sopra il volto addormentandolo profondamente anche se era già svenuto, poi lo prese per un braccio e si smaterializzò.
 
 
 
 
 Ricomparve nell’infermeria di Hogwarts dove Madama Chips, a cui gli erano temporaneamente state sospese le ferie estive, accorse subito per dare una mano al preside a mettere Magneto su una brandina.
«Ha subito incantesimi gravi?» chiese preoccupata.
«No Poppy, sta benone, ha solo bisogno di dormire parecchio, dormire finché non sarò io a svegliarlo, siamo intesi?».
«Ho capito preside, intanto gli farò un’iniezione per rinvigorirlo, o è meglio lasciarlo così com’è?» chiese lei nel dubbio che fosse un temibile nemico e che rimetterlo in sesto forse sarebbe stato uno sbaglio.
«Procedi pure, ma ti consiglio di evitare gli aghi con lui, perché non invece qualche caramella solubile?».
«Capito, e lei preside? Una bella pozione rigenerante alla linfa di radigorda non gliela leva nessuno» disse Madama Chips e senza neanche aspettare una risposta camminò svelta nella dispensa a prendere una bottiglina verde scuro.
Silente la bevve in un sol sorso e, nonostante il sapore che ricordava molto del succo di cipolla, sentì il fluido scendergli per la gola e riscaldargli tutto il corpo restituendogli pian piano le forze.
«Grazie Chips, tienimi aggiornato se dovesse succedere qualcosa».
«Ma certo, signor preside».
Silente si diresse verso il suo studio, la professoressa McGranitt era lì ad attenderlo preoccupata, sapeva che era partito per la cattura di Magneto ma non aveva mai visto di cosa fosse capace e l’attesa la snervava.
Silente aprì la porta ed entrò.
«Albus! L’hai trovato?» chiese subito senza lasciare che il preside glielo annunciasse.
«Sì Minerva, è in infermeria, l’ho addormentato permanentemente, aspetteremo Topolino per interrogarlo e farci dire quello che sa, d’altronde sono trascorse due settimane dall’incidente con Dialga, se Malefica l’avesse voluto trovare l’avrebbe già fatto, ora è irraggiungibile per lei» spiegò Silente e continuò «Devo scrivere una lettera al Ministero, devo denunciare la distruzione della stazione ferroviaria di Brixworth, daranno la colpa ai Mangiamorte, credo che non sia una cattiva idea.
Inoltre devo scrivere immediatamente a Topolino, ci raggiungerà il prima possibile e dovrò partire con lui per riportare indietro Magneto e, se me lo concederà, alla ricerca del nostro caro amico Walt».
«Chiedigli se ha notizie Albus, sono molto preoccupata per lui, è così giovane…».
«Ma certo Minerva non preoccuparti, per quanto incerto il futuro sia, se quello che ci ha riferito Topolino è vero, Walt ha tutte le capacità per sopravvivere nelle situazioni più critiche» disse Silente mentre estrasse dalla scrivania una pergamena e una meravigliosa piuma rosso fiammante.
 
 
Gentile, neoeletto, Ministro della Magia, Rufus Scrimgeour,
vorrei sottoporre alla sua attenzione, e a quella dell’Ufficio Auror,
la tragica fine della stazione di Brixworth,
nella mia modesta opinione credo che sia opera dei Mangiamorte,
suggerisco di indagare ulteriormente per scoprire quali crimini siano stati consumati
in quel luogo di pace e tranquillità.
 
 
                                                                                                     Albus Silente
 
 
 
«Quante false lacrime, Albus, non è da te» commentò la professoressa McGranitt leggendo la lettera dall’altro lato della scrivania; Silente si limitò a sorriderle mentre consegnava la lettera nel becco di Fannie, la fenice rossa e oro appollaiata su un trespolo affianco alla sua scrivania.
Lei spiegò le ali pronta a partire «È per il Ministro della Magia» gli disse mentre le accarezzava delicatamente il becco, lei fece un cenno d’intesa e si lanciò verso la porta spalancata dello studio, sparendo nella scala a chiocciola.
Silente la guardò sparire poi prese un’altra pergamena, molto più importante.
 
 
 
Caro Topolino, ti comunico ufficialmente che ho rintracciato e
catturato Magneto, ora in custodia nell’infermeria di Hogwarts
sotto un incantesimo del sonno che dovrebbe mantenerlo innocuo fino al tuo arrivo.
Ti prego di raggiungerci il prima possibile, Magneto potrebbe avere
informazioni utili per trovare gli altri.
 
 
                                                P.S.
                                               Hai notizie di Walt e Sora? Minerva ed io siamo molto preoccupati.
 
 
                                                                                                   Albus Silente
 
 
Il preside finì di scrivere la lettera con cura e la chiuse in una busta, la sigillò con la ceralacca rossa e vi impresse sopra il simbolo di Hogwarts: uno stemma con un leone, un serpente, un corvo e un tasso con una grande H in centro.
La lettera in quel momento iniziò a fremere e tremare prendendo quasi vita, Minerva guardava questo fenomeno con diffidenza anche se si aspettava che la lettera per Topolino non potesse essere consegnata con un semplice gufo.
La base della busta iniziò ad emettere uno strano luccichio e piano piano fluttuò in aria, poi prese una specie di rincorsa e andò a sfondare nuovamente la finestra in alto nello studio di Silente, spargendo il vetro in tutta la stanza, e scomparendo nel cielo notturno.
Silente sbuffò e con un movimento pigro della bacchetta andò a riparare la vetrata per l’ennesima volta, poi si voltò verso i quadri dei vecchi presidi di Hogwarts appesi dietro la sua scrivania e si rivolse verso un ritratto rettangolare in cui era rappresentato solo un’antica poltrona verde smeraldo e qualche drappo sullo sfondo: «Phineas? Phineas, ci sei?» chiese rivolto al quadro.
Dopo un attimo di attesa un ometto comparve dalla cornice e si mise a sedere nella poltrona: indossava un’elegante veste verde e argento, aveva una curata barbetta nera, indossava un paio di anelli lussuosi alle dita e aveva un’aria assonnata, come se il Preside lo avesse appena svegliato.
«Oh Phineas, ho bisogno di sapere chi c’è a Grimmauld Place, per favore» chiese cortesemente Silente all’uomo raffigurato nel ritratto.
«Chi sta occupando ingiustamente la mia casa, intendi? Mpf! Ricordati che non sono il tuo fattorino, Silente» rispose lui con aria infastidita ma poi si diresse nuovamente fuori dalla cornice e ne rientrò dopo qualche minuto.
«Ci sono l’auror Moody e Remus Lupin, che ti serve sapere?».
«Chiedigli come sta procedendo la sorveglianza di Harry, per cortesia».
Phineas Nigellius scomparve nuovamente a riferire il messaggio dall’altro lato del ritratto.
I ritratti magici avevano la particolarità di donare uno stato di coscienza alle persone raffigurate, e quest’ultime erano libere di viaggiare tra i riquadri adiacenti a loro o nelle copie del proprio ritratto, come in questo caso.
Phineas Nigellius fu un preside di Hogwarts di casata Serpeverde e apparteneva alla antica famiglia Black, per questo le copie del suo ritratto si trovavano sia nell’Ufficio di Silente sia nella casa dei Black a Grimmauld Place n°12.
L’antico preside ricomparve nuovamente nello studio e riferì quanto appena detto dai due auror «Harry passa la maggior parte del tempo a seguire i telegiornali babbani alla ricerca di segni riconducibili ai Mangiamorte, ogni tanto di notte spedisce qualche lettera agli amici, di nascosto alla famiglia di Babbani che lo ospita e a volte passeggia per la via alla ricerca di qualche giornale recente dimenticato» rapportò Phineas.
«La sua sete di notizie è comprensibile, è logico aspettarsi qualche malefatta dei Mangiamorte nel mondo babbano ora che sono stati smascherati… riferisci loro di dargli una mano ogni tanto a trovare qualche giornale nel vialetto senza farsi notare e digli che manderò l’elfo domestico Dobby a sorvegliarlo per il resto delle vacanze e che loro sono liberi di concentrarsi di più sulle calunnie del Ministero e sulla ricerca dei Mangiamorte, grazie mille Phineas».
Il preside nel ritratto scomparve nuovamente a riferire il messaggio senza più ricomparire.
«Credi sia saggio affidare la sicurezza del giovane Potter ad un elfo domestico?» chiese la McGranitt.
«Vedi Minerva, finché Harry vive in quella casa con i suoi consanguinei, gode di una protezione magica invalicabile anche da Lord Voldemort in persona, perciò Dobby sarà più che sufficiente per sorvegliare Harry e potrà smaterializzarlo altrove se dovesse essere in pericolo» spiegò Silente.
«Capito, vado subito a chiamarlo, allora» disse la professoressa alzandosi e uscendo dall’ufficio del preside dirigendosi verso le cucine, dove lavorano gli elfi domestici della scuola di Hogwarts, tra cui Dobby.
Scese dalla scala a chiocciola e intraprese la via che conduceva verso la Sala Comune dei Tassorosso, in un piano seminterrato, poi però si fermò davanti ad un enorme quadro che rappresentava della frutta su un tavolo, si trovava direttamente sotto la Sala Grande.
Con estrema naturalezza la McGranitt si mise a solleticare con il dito la grossa pera sul tavolo nel dipinto, quest’ultima sembrò soffrire il solletico e, con qualche movimento dei fianchi, si trasformò in una grossa porta di legno alla base della cornice.
Convinta che ad accoglierla si sarebbe presentato il solito marasma di un centinaio di elfi domestici indaffarati a preparare leccornie di ogni genere e dimensione, Minerva si sistemò i capelli e prese un respiro prima di entrare nel enorme cucina di Hogwarts, poi aprì la porta.
Tutto il fiato venne tossito fuori dallo stupore, infatti all’interno non c’era nulla di ciò che si aspettava, oltre al centinaio di elfi che correvano di corsa da una parte all’altra; il pavimento era ricoperto di una decina di centimetri di acqua e agli angoli delle pareti si erano accumulate delle montagnole di schiuma candida.
Bolle di sapone volteggiavano nell’aria e decine di elfi correvano per le gradi cucine con degli scopettoni in mano per pulire il pavimento.
Altri erano indaffarati ad entrare dentro i forni armati di spugne e detersivi e altri si stavano lanciando, avvolti da stracci impregnati di sapone, lungo i quattro grandi tavoli identici a quelli nella sala grande.
Il caos era totale ma apparentemente quel sistema di pulizia doveva funzionare, in pochi si accorsero che la McGranitt era rimasta a bocca spalancata sulla soglia della porta.
Dopo qualche secondo si riprese, si tirò su la gonna con le mani in modo da non bagnarsela e scese i due gradini che la separavano dalle ondine che si erano formate in quella piccola piscina, si puntò la bacchetta alla gola e con la voce magicamente amplificata chiamò: «Dobby?»
Tutto si fermò in quel istante in cui il nome dell’elfo domestico venne rimbombato in tutti gli angoli dell’enorme cucina.
In un punto distante da lei vide scomparire una piccola figura lasciando cadere uno scopettone nell’acqua con un ploff, e ricomparve materializzandosi davanti a lei.
Aveva due enormi occhi verdi, grossi come due palline da tennis, le orecchie che penzolavano e il vestito solito degli elfi domestici ma, in più, indossava un paio di calzini neri ai piedi, zuppi di acqua.
«Ha chiesto di Dobby professoressa, signora?» chiese l’elfo domestico con la sua voce acuta.
«Si, sei richiesto dal preside, ti assegna un incarico speciale» riferì la McGranitt «Seguimi».
Dobby si voltò a guardare i suoi colleghi prima di seguire la professoressa verso l’ufficio del preside, lasciando le orme di acqua dappertutto con i calzini.
Arrivarono allo studio di Silente e la McGranitt annunciò formalmente l’elfo domestico quando entrò.
«Oh Dobby, mi fa piacere vedere che stai bene, come va il lavoro nelle cucine?» chiese Silente garbatamente.
«Anche per me è un piacere vedervi signor preside, signore. Siamo indaffarati nelle pulizie annuali della cucina, signore» rispose Dobby anche se era evidentemente emozionato nel parlare con il preside.
«Non continuerai a svolgere il tuo lavoro nelle cucine per quest’estate Dobby, ho bisogno che svolgi un altro compito, devi andare a Privet Drive a tenere d’occhio Harry Potter ed aiutarlo in caso di bisogno» spiegò Silente in tono pratico.
«Oh che bello! Sono onorato di ricevere questo incarico speciale, signore, non vedo l’ora di rivedere il mio amico Harry Potter, signore» disse Dobby in tono allegro.
«Mi raccomando, però, è necessario che tu ti nasconda e non ti faccia vedere, Harry non dovrebbe correre pericoli, questa è solo una precauzione Dobby, devi lasciargli la sua libertà» disse Silente e in quel momento una piccola dose di entusiasmo si spense immediatamente sul viso dell’elfo domestico ma era comunque contento di eseguire quell’incarico speciale, «È tutto Dobby, puoi andare» lo congedò Silente.
«Grazie signore» disse lui alzandosi in piedi, poi schioccò le dita e si dissolse nel nulla.
La McGranitt mosse la bacchetta con cui asciugò la pozzanghera che si era formata ai piedi dell’elfo e poi si mise a sedere su una delle due poltrone di fronte a Silente.
«Avevi finito di studiare quell’enciclopedia che ti ha dato il professor Rowan?» chiese Minerva notando la presenza del volume al bordo della scrivania.
«È un’enciclopedia molto esaustiva, analizza con cura le creature mitologiche e leggendarie delle varie regioni dei Pokemon, le ho studiate con cura e ci sono diverse nozioni importanti da riferire a Topolino, alcune di queste mi preoccupano».
«Cioè?».
 «Ogni regione ha come minimo quattro o cinque specie di Pokemon chiamate “leggendari”, Pokemon che appunto posseggono poteri straordinari oltre alla normalità, poteri che trascendono la natura. Nella regione che ho visitato, ovvero Sinnoh, ad esempio c’è Dialga, che abbiamo affrontato, che ha il pieno controllo del Tempo; Palkia invece, ha il pieno controllo dello Spazio; e solo ora riesco a comprendere appieno il marchingegno in possesso del Consiglio dei Jedi in cui era misurato l’andamento dello Spazio-Tempo: era raffigurata anche una terza entità, che dev’essere Giratina, confinato in una realtà distorta, controllore dell’antimateria. Sono a tutti gli effetti delle divinità e sarebbe da sciocchi mettersi contro di loro se fossero in pieno controllo delle loro facoltà. Malefica doveva fare molto affidamento sul suo piano per decidere di dominarne una» spiegò Silente pensieroso.
«Aspetta un secondo Albus, come faceva Malefica a…» il vetro della finestra si infranse nuovamente, lasciando entrare una lettera simile a quella inviata precedentemente.
«Oh, Topolino ha già risposto, speriamo che ci raggiunga presto» commentò Silente.
La busta volteggiò teatralmente nella stanza consumando fino all’ultimo scintillio della misteriosa forza motrice che l’aveva condotta fino allo studio del preside di Hogwarts.
Silente l’afferrò al volo e proprio in quel momento anche la sua fidata fenice oltrepassò la finestra infranta e volteggiò nella stanza fino ad appollaiarsi sul suo trespolo, una volta atterrata notò che né il preside né la professoressa McGranitt avevano ammirato il suo volo elegante e vermiglio, rapiti dalla lettera ancora chiusa, così sbuffò e ritirò la testa sotto l’ala decisa a riposarsi dopo il viaggio.
La McGranitt si accovacciò accanto alla poltrona del preside per assistere all’apertura e alla lettura della lettera di Topolino; Silente spezzò delicatamente la ceralacca con il simbolo del re e estrasse la pergamena:
 
 
Caro Albus, sono felice di ricevere questa lieta notizia,
sospetto che Walt e Sora siano da qualche parte nel Regno dell’Oscurità
ma è solo un’intuizione.
Arriverò domani sera a Hogwarts per prelevare Magneto,
sarò felice se tu volessi accompagnarmi a riportarlo a casa
e andare a cercare i nostri due amici.
 
 
                                                                                               R.T.
 
 
«Domani sera! Ma che bella notizia! Sono davvero contenta che partiate insieme subito alla ricerca di Walt e Sora» disse la McGranitt con entusiasmo riandandosi a sedere sulla sua poltrona.
«Non interpretare male la lettera Minerva, il fatto che partiamo subito non esclude che ci vorranno mesi per trovarlo, e io ho anche i miei incarichi da svolgere qui. Devo convincere Horace a tornare come professore di Pozioni, ricordi? Non dobbiamo trascurare la nostra guerra con Voldemort, anche se apparentemente sembra traslata in secondo piano» rifletté Silente.
«Ma certo… hai ragione, non intendevo questo» si chiarì la McGranitt in colpa per aver pensato di trascurare la sicurezza del suo mondo.
«Anche tu sei una Referente Minerva, ed è giusto che finché siamo in due, sia tu ad occuparti della sicurezza di questo mondo durante la mia assenza».
«Ma certo, farò del mio meglio».
«Non voglio in alcun modo che tu corra i rischi che hai corso l’ultima volta con Doflamingo, chiaro?» chiese il preside in evidente preoccupazione.
«Ma certo, Albus, non ti deluderò».
«Perfetto, convengo allora che durante questa giornata prima dell’arrivo di Topolino, gli incantesimi di difesa di Hogwarts vengano potenziati, anche dai nemici provenienti dagli altri mondi» assegnò l’incarico il preside.
«Farò del mio meglio, Albus».
«Perfetto, poi preparati all’arrivo di Topolino, non sappiamo se sarà solo, credo che il primo passo dopo esserci assicurati che Magneto torni a casa sia quello di andare a trovare Sengoku e raccontargli quello che è successo, forse si unirà a noi per trovare Doflamingo» spiegò Silente.
«Ho capito, mi do subito da fare allora» disse la McGranitt e uscì dalla porta del ufficio del preside, carica di energia.
Erano passate due settimane dalla battaglia che vide protagonisti metà dei Referenti contro la squinternata alleanza messa in piedi da Malefica: Doflamingo, Voldemort, Magneto che controllavano Dialga, contro Silente, Topolino, Yoda, Walt e Sora, Paperino e Pippo.
Dopo una serie di peripezie nella regione di Sinnoh, fortunatamente i Referenti risultarono vincitori, Malefica era scomparsa, Voldemort aveva abbandonato tutti ancor prima di venire sconfitto, Doflamingo volò in un'altra dimensione ancora in groppa al Pokemon leggendario e Magneto intraprese una fuga che durò quelle due settimane; furono Walt e Sora la più grande perdita, scomparsi in un tunnel oscuro.
Troppe persone in differenti mondi erano venute a conoscenza delle molteplici realtà e la lotta per il potere sembrava inevitabile.
I Referenti non sapevano dove fosse Doflamingo, cosa stesse tramando ora l’Oscuro Signore, quale fosse la prossima mossa di Malefica, se stesse succedendo qualcosa di oscuro negli altri mondi e nemmeno a chi appartenesse la voce che aveva attratto in trappola il giovane Referente e il prescelto del Keyblade.
La partenza alla ricerca di Walt era imminente.
 









Angolo dell'autore:
Questo è il primo capitolo della nuova storia! Per chi non lo avesse fatto e fosse interessato all'argomento, consiglio di leggere la storia precedente a questa, che si trova comodamente sul mio profilo con il titolo "Kingdom Hearts W"
Cercherò di aggiornare spesso, circa ogni due settimane, però a volte potrebbe capitare di aver bisogno di più tempo, in tal caso non preoccupatevi che arriverà comunque.
Commenti, idee, critiche e recensioni sono sempre ben accette!
See you nex time!
 
 
 
   
 
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