Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: helly    14/05/2017    2 recensioni
E infatti, per un motivo o per un altro si torna sempre a casa. Spesso le ragioni non ci sono ben chiare, ma sentiamo il bisogno di farlo e magari nemmeno ci interroghiamo sui perché…semplicemente attendiamo che le cose accadano, forse non siamo pronti ad assumerci le responsabilità di ciò che scopriremmo se solo scavassimo un po’ più a fondo in noi stessi.
Genere: Mistero, Sentimentale, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Incest, Tematiche delicate, Triangolo
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

___________________________________________________


NdA:

Ringraziamo tutti i lettori che decideranno di dedicarci un po' del loro tempo nel seguire questa storia scritta a quattro mani, sebbene questo sia solo un prologo, nato dalla voglia di metterci alla prova su un campo nuovo come quello del mistero e dell'avventura seppur mantenendo sempre un pizzico di amore che è il motore della nostra vita, speriamo possiate restare sorpresi dai risvolti inattesi e dagli scheletri negli armadi dei nostri personaggi, che vi attendono all'orizzonte.
Vi auguriamo intanto... buona lettura.






- The set.


        prologue:






Le mattine erano sempre fredde a Solda,
seppur fosse ormai primavera inoltrata gli ultimi schizzi di neve sulle cime delle montagne e sui prati non sembravano voler cedere il posto ai più colorati fiori di campo.
Era la prima stagione per Giada in quel posto che non era mai riuscita a sentire casa sua; ma l’ amore ti cambia, e così era cambiata lei…adeguata ad un modello di casalinga perfetta, o quasi, in una società in cui i colletti delle camicie andavano abbottonati fin su, i tacchi non più alti di qualche centimetro e un sorriso sempre stampato sulle labbra anche se alle spalle nascondevi una catastrofe. Nei primi mesi di abitudine si era occupata di lei Maddalena. La simpatica e amorevole collaboratrice domestica di Riccardo, conosciuta mesi prima a Napoli. Di ritorno nel suo paese di origine, Maddi si era mostrata piuttosto diversa…dittatrice, ligia ai doveri, alla disciplina e in particolar modo all’educazione della nuova Giada.
Quella mattina Maddalena era perfettamente sintonizzata sulla macedonia di frutta, poiché con tanta passione il giorno prima aveva colto delle primizie che curava ormai da mesi; era così fiera del suo piccolo raccolto a km 0 che non aveva altro desiderio che quello di far assaggiare tutto al suo adorato Riccardo, per lei quasi un figlioccio, e cogliere i suoi consensi.
“Buongiorno signorina Giada, stamattina ho ritirato la posta in cassetta e l’ho appoggiata lì sul marmo” indicò “sto preparando della frutta fresca per colazione all’ingegnere, lei ne vuole? Sono sicura che le farebbe bene, ultimamente la vedo particolarmente pallida.”
Giada aveva percorso le scale silenziosamente a piedi scalzi sperando di non essere udita da nessuno, dato che avrebbe volentieri voluto tornarsene a letto dopo la sosta al bagno “Maddalena Buongiorno” esclamò con  voce ancora roca dal sonno accennando un sorriso d’abitudine “pensavo di andare a fare un giro stamattina e magari fermarmi poi ad un bar per fare colazione”, Maddalena sospirò “della frutta prima della passeggiata non le farà di certo male, è anche già pronta, suvvia, si accomodi” annuì spostando la sedia in segno di intesa.
“Buongiorno a tutte!” i passi svelti di Riccardo risuonavano sulle scale; lui sempre bello ed elegante, curato nel minimo dettaglio dai capelli alle scarpe di pelle lucida mostrava un sorriso fiero e gioioso “ciao amore” sospirò all’orecchio della mora, cingendole la vita da dietro e schioccandole un docile bacio sulla guancia. Gli occhi di lei, assonati, si chiusero in un tenero momento di rilassamento “ciao”.
Riccardo, prese posto al solito punto del tavolo bianco della cucina, ordinato e ricco di pietanze fresche dal profumo casereccio “Buona colazione!” sorrise emozionata la donna bionda, porgendo ai due il piatto con la frutta “Grazie Maddi, questi frutti hanno un aspetto ottimo” addentò curioso un tocco di fragola “mmmh…sono quelli che hai coltivato?” annuì lei andando velocemente, per quanto le sue dimensioni accoglienti glielo permettessero, a recuperare la posta rimasta sul marmetto all’ingresso. Uno sguardo in direzione di Giada che ormai arresa aveva iniziato a mangiare e poi pose tutte le carte accanto al tovagliolo di Riccardo, che con fare distratto iniziò a sfogliarle.
Utenze, pubblicità... lavoro “questa è per te!” allungo la lettera a Giada mentre con noia apriva quella indirizzata a lui; rapidamente la sua espressione mutò, stropicciò e gettò la lettera sul tavolo lasciando che Maddalena sobbalzasse “Non esiste questa cosa!” non era un tipo irascibile ma stavolta qualcosa doveva essere andato storto, Giada tolse interesse alla sua posta e iniziò a guardarlo senza proferire parola “Non esiste che a soli tre giorni dalla partenza mi avvisino, per andare dove poi?” scosse la testa “in America, a Los Angeles…” sbuffò guardando fuori dalla finestra “non posso crederci” incrociò lo sguardo stanco di lei “vieni con me” disse addolcendo il tono e avvicinandosi “ehi no, tranquillo, lascia stare!” Giada sapeva di non poter partire. Maddalena le aveva prenotato un corso con due famose sorelle del luogo che si occupavano di trasmettere le tradizioni culinarie della cucina tirolese; erano mesi che non faceva altro che ripeterle quanto fosse importante, fondamentale e basilare imparare a cucinare per poter appagare nel miglior modo il suo compagno e gli eventuali figli che sarebbero arrivati dalla loro relazione, e anche se lei ne avrebbe volentieri fatto a meno sentiva di non poter deludere la donna che in questi mese l’aveva, in modo fin troppo asfissiante, aiutata ad integrarsi nella società. “Per quanto starai via sta volta?” gli mostrò un sorriso di conferma “Passerà…” Riccardo le posò un bacio sulla fronte “non so se riuscirò a stare tre settimane senza di te amore” Giada accennò una risatina “certo che ce la fai…” un altro bacio. “A te chi ha scritto invece?” chiese “niente di importante, la serie è stata revocata!” chiosò lei rimettendo il foglio di annuncio nella busta. Riccardo si soffermò a guardarla negli occhi “io vado a lavoro, ma tornerò per cena, andiamo fuori, mi farò perdonare amore” le dita di lui premevano sulle guancia fredde “ti amo!” sorrise “buon lavoro!” sorrise anche lei inchiodandogli un bacio sulle labbra.
Il freddo del tirolo però non sembrava aver colpito neanche un po' il calore delle terre del sud, in particolare quelle campane dove di primo mattino il sole era già alto e batteva sulle auto; Salvatore stava giocherellando sul sedile facendo roteare l'anello del portachiavi intorno al dito, finché dopo più o meno mezz'ora si decise a ripartire. L'autostrada lunga, vuota ancora del traffico che di lì a breve si sarebbe creato seguendo il ritmo quotidiano della vita...casa, lavoro, spesa. Salvatore continuava a ripesare a quella che un tempo era la sua vita, ricca di emozioni, esperienze… gli mancavano addirittura quelle negative dei mesi passati.
L'auto sfrecciava ai 120 orari, percorreva con lo sguardo verso il mare tutti i nomi dei paesi limitrofi che lo avevano visto da bambino, si allontanava da Napoli per ritornare nei suoi luoghi, di lì a poco avrebbe finalmente appoggiato la testa sul suo cuscino.
Silenziosamente fece scivolare la chiave nella serratura della porta, sperando di non svegliare nessuno, non voleva farsi sentire, non per l’orario, quanto perché non avrebbe saputo che spiegazione dare; da un po’ faticava a riconoscersi anche lui.
I tentativi rimasero vani, allo sguardo di sua madre seduta in soggiorno ad attenderlo. La donna con qualche ruga di troppo sulla fronte, forse per le ore di sonno perdute, gli si avvicinò scuotendo la testa “ma cosa ti sta succedendo? Non torni a dormire la notte e rientri a quest’ora…è assurdo!” un nodo alla gola si fece spazio e gli sembrò quasi di non riuscire a respirare, cosa gli stava succedendo? Bella domanda “niente mamma, sai come sono queste cose…” fece spallucce “sono impegni in cui non hai orari, è questa la carriera dell’attore!” la donna intenerì la sua espressione accarezzando il volto del suo bambino che non era poi in realtà così cresciuto come voleva far credere “non farmi preoccupare più!” Salvatore l’accarezzò anche lui “vado a riposare un po’ adesso!”.
Nel silenzio della sua stanza, ritrovò un attimo di serenità. Si adagiò sul letto comodamente dopo aver tolto le scarpe, appoggiò le mani giunte sul ventre e chiuse gli occhi, si sentiva rilassato, in corda per farsi un bel pisolino, ma tuttavia le immagini della notte prima continuavano a turbarlo. Si rivedeva mentre accarezzava i fianchi sinuosi, i seni turgidi, i baci sulla pelle di porcellana di lei…quella lei che sembrava averlo stregato.
Continuava quotidianamente ad interrogarsi sul loro rapporto, perdeva il sonno, la concentrazione, per lei; il loro rapporto era davvero così povero? Legato alla sola passione? Era tutto così sbagliato eppure non riusciva a non pensarla, a togliere gli occhi dai suoi capelli, a non ricordare il suo profumo e le sue mani esperte da donna vissuta e sicura di sé nell’accompagnarlo verso l’ardore più sfrenato che avesse mai vissuto.
Tirò un sospiro angoscioso d’ impotenza e si abbandonò ai ricordi brevi dei loro giorni insieme trascorsi a Napoli; rifletteva su come in quella città potevi trascorrerci giorni, settimane o una vita intera ma non finivi mai di scoprirla del tutto e amarla, e lei non finiva mai di regalarti momenti unici che ti si incollano sulla pelle, che anche senza esserci ti fanno però sentire a casa; e infatti per un motivo o per un altro si torna sempre a casa. Spesso le ragioni non ci sono ben chiare, ma sentiamo il bisogno di farlo e magari nemmeno ci interroghiamo sui perché…semplicemente attendiamo che le cose accadano, forse non siamo pronti ad assumerci le responsabilità di ciò che scopriremmo se solo scavassimo un po’ più a fondo in noi stessi.
“Madonna ma che freddo fa oh!” disse Ciro strofinando le mani sulla felpa per scaldarsi, “e cosa ti aspettavi di ritorno dal Messico? Qui è ancora primavera!” rise Salvatore “quindi non ci tocca che prenotare un nuovo viaggio!” sospirò l’amico indicando un taxi in lontananza “chiamalo, chiamalo!!”.
Salvatore afferrò il bagaglio da terra e iniziò a correre in direzione dell’auto bianca, seguito a ruota da Ciro; erano amici ormai da anni, e seppure tutti avessero preso strade diverse dopo i precedenti burrascosi e strani eventi, nessuno era stato in grado di separarli, ormai tra loro vigeva un legame fraterno ed erano diventati l’uno la forza dell’altro.
Dopo quasi un anno dalla separazione consensuale da Paola e l’allontanamento di Giada da Napoli, entrambi avevano cercato di ricostruire una vita diversa. Avevano preso casa insieme nei pressi di Caserta: un villino in pietra abbastanza distante dal centro, arredato in modo rustico ma con un ricco giardino, perfetto per feste, serate e piacevoli incontri, peccato che da quando l’avevano rimesso a nuovo non ce ne fosse stata mai occasione…e forse, neanche voglia.
“Sono dodici euro” asserì il tassista che aveva osservato a lungo i due dallo specchietto retrovisore. Li aveva guardati per tutto il tragitto, studiati, ed era arrivato alla conclusione che sì, aveva ragione, erano proprio loro…quei due attori venuti dal nulla, che per mesi avevano fatto sognare un intero popolo, e tanti altri successivamente “Sono dodici euro!” ripeté, notando che fossero sovrappensiero. “Oddio ci scusi!” entrambi iniziarono a frugare rovinosamente nelle tasche. Nella mente dell’autista si fece largo il pensiero che i due non avessero soldi per pagare. Riflettendo però gli era anche balenata un’idea sostitutiva nel caso. “Ci sono problemi?” disse continuando a guardarli, a quel punto poteva sperare in autografo e foto per i suoi figli, anche se tutto questo sarebbe andato contro le leggi morali del suo lavoro che per anni si era imposto, in primis non infastidire il cliente. “Assolutamente no, ecco a lei!” Salvatore gli lasciò tra le mani una banconota di venti euro “tenga il resto, e grazie per la discrezione!” sorrise scendendo dall’auto, “alla prossima amico!” Ciro chiuse la portiera e ritirò i bagagli dal cofano.
Entrambi soli, sulla soglia del cancelletto di casa sbuffarono. La realtà li stava attendendo, e la sorpresa era più triste di come se l’aspettassero.
Quelle tre settimane in Messico gli erano costate una casa in totale abbandono, alberi dai frutti incolti, fiori secchi ed erba rampicante; la posta accalcata in terra alla cassettina che strabordava di lettere “tutta pubblicità!” sbuffò ancora Salvatore, il più piccolo. “Mmmmh” si avvicinò l’amico riflessivo “dovremmo chiamare qualcuno per sistemare, guarda che roba!” in casa la situazione non era diversa; i muri bianchi ancora un po’ spogli, la polvere accumulata e un freddo glaciale che non rispecchiava le temperature esterne ma bensì quelle del loro cuore.
Ci volle poco per riattivare tutti gli elettrodomestici di ultima tecnologia. Ciro preparò un caffè…che era la cosa che più gli mancava della sua città, oltre il panorama, il cibo, i profumi, i colori. Guardava fuori dalla finestra, in lontananza la luminosa cornice della reggia di Caserta sotto un cielo azzurro Napoli, squadra che avrebbe continuato a tifare passionalmente fino alla morte. Sorrise ricordando le serate tutti insieme, sul divano di Adele trascorse a prendersi in giro, a tifare, ad essere felici, a fare l’amore… “oh hai visto che è arrivata in mezzo a tutta quella robaccia?” Ciro si voltò incrociando lo sguardo di disappunto di Salvatore “cosa?” incurvò la testa “hanno sospeso la serie, ma non esiste questa cosa, adesso mi incazzo, chiamo gli altri! Non possiamo permetterlo!” urlò correndo giù per le scale alla ricerca del telefono, mentre la macchinetta del caffè impazziva schizzando miscela sulle mattonelle “Ma che rientro del cazzo!”.






 
   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: helly