Videogiochi > Final Fantasy VIII
Segui la storia  |       
Autore: black dalia    15/05/2017    1 recensioni
(Storia ad OC, iscrizioni chiuse!)
30 anni fà, Artemisia è stata sconfitta ma ora un nuovo
nemico è apparso ed una nuova squadra è stata formata per fermarlo.
Ma cosa sucederebbe se questo nemico decidesse di tornare indietro
nel tempo per eliminare i genitori di questi nuovi eroi?
E se i futuri genitori fossero proprio Squall e i suoi amici?
Scopritelo leggendo!
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo Personaggio, Squall Leonheart, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

PER SALVARE IL FUTURO

 

Cap.7) Finiti nei guai

 

-Così, hai fallito la tua missione... mi hai profondamente deluso, Lucrezia-.
Le parole, piene di rabbia, che Darkar stava “sputando” addosso alla mora le facevano più male di una pugnalata al petto; odiava deludere il suo signore, l'uomo che l'aveva salvata da quel disgustoso scienziato e le aveva dato uno scopo nella vita.
-Le chiedo perdono, non succederà mai più- disse la donna, inginocchiata hai suoi piedi, con un tono di voce rotto.
Darkar le lanciò una occhiata gelida, seduto sul suo trono, mantenendo un'espressione glaciale nonostante la rabbia che provava.
-Certo che non succederà mai più- disse alzandosi ed avvicinandosi a lei, piegandosi per prenderle il mento con una mano e farle alzare il viso in modo che i loro sguardi s'incontrassero: Lucrezia trattenne il respiro in soggezione quando fissò le iridi dorate del suo signore; le trovava splendide, tutto di lui le incuteva rispetto, soggezione ed adorazione.
-Perché se succedesse ancora...- disse l'uomo spostando la sua mano fino a circondare il collo della mora, iniziando a stringerlo -ti ucciderò senza alcun ripensamento- sibilò Darkar continuando a stringere, sempre più forte, facendole ampliare gli occhi ma non facendo nulla per fermarlo.
-Sei la mia sottoposta più valente e fedele, sarebbe un vero peccato se dovessi ucciderti così, non trovi?- gli chiese Darkar con un tono di voce mellifluo e Lucrezia non poté far altro che annuire perché la presa dell'uomo era così forte da non permetterle di fare un suono.
-Bene- disse Darkar prima di lasciare la presa, permettendole così di tornare a respirare -d'ora in avanti vedi di fare più attenzione quando ti affido un incarico, specie se così importante, sono stato chiaro?- e Lucrezia rispose tossendo mentre rispendeva fiato -certo, mio signore... come le ho detto... non accadrà mai più-
-lo spero per te- disse l'uomo dandogli le spalle, dirigendosi verso il suo trono e sedendosi con posatezza -ed ora va a controllare come si stanno svolgendo le cose alla prigione del deserto... Silver non dovrebbe aver avuto problemi nel prendere il controllo di quel posto ma non voglio che ci siano altre sorprese, chiaro?- gli chiese scrutandola con occhi critico -certo, mio signore... vado subito a controllare- rispose Lucrezia chinando il capo: si alzò, evocò un portale oscuro e vi entrò, sparendo alla vista.
Quando il portale si chiuse una voce si propagò nella stanza -non la passerai liscia, Darkar!- l'uomo si voltò per guardare la sua prigioniera che era incatenata ad una parete, con dei braccialetti di Odino legati hai polsi, e senza possibilità di fuga.
La ragazza si agitò tentando, per l'ennesima volta da quando aveva ripreso conoscenza, di liberarsi da quelle catene facendole tintinnare tra loro.
-Non so quale sia il tuo piano ma sta pur certo che i miei compagni ti fermeranno! Non riuscirai a sfuggirgli!- esclamò la castana con un'espressione decisa.
A quelle parole, il Signore del Caos iniziò a ridere mentre le ombre che oscuravano la stanza si mossero andando ad accerchiare la giovane che cercò di rannicchiarsi più vicino alla parete per allontanarsi dal potere oscuro che la circondava.
-Ah ah ah ah, sciocca ragazzina! Pensi davvero che mi possano fermare?!- gli chiese l'albino alzandosi dal suo trono ed avvicinandosi a lei: le afferrò il mento con la mano destra e la costrinse a fissarlo negli occhi cosa che la ragazza non si rifiutò di fare; lo odiava con tutta se stessa per aver cercato di danneggiare la sua famiglia ed i suoi amici più di una volta e, anche se ora era sua prigioniera, non aveva paura di lui.
-Fin'ora i tuoi compagni sono stati fortunati ma la loro fine è vicina- disse sorridendole lascivo -non credo proprio!- ribatté la castana scostando il viso per allontanare la mano -appena scopriranno che mi hai catturata verranno a cercarmi e, quando ti troveranno, non potrai più scappare da Leon, così avrai quel che meriti!-.
A quelle parole, l'espressione di Darkar mutò in una smorfia di rabbia -come osi pronunciare quel nome davanti a me!- esclamò per poi alzare una mano pronto a darle uno schiaffo ma, nel momento in cui stava per abbassarla, si bloccò ed il suo viso cambiò espressione: la ragazza lo guardò con occhi sgranati quando si mise a ridere.
-Ah ah ah ah, ma certo! E' così semplice!- disse l'albino continuando a ridere -perché affannarsi a cercare di prendere quello che voglio quando possono portarlo loro da me!- detto questo tornò a guardare la castana che lo osservava con un'espressione scioccata: allungò la mano verso di lei e le strappò dal collo il ciondolo d'argento che portava.
-Grazie per avermi dato l'idea, ragazzina- gli disse mostrandole il pendaglio che le aveva appena tolto -sono sicuro che tua sorella ed i tuoi amici farebbero di tutto per riaverti, giusto? Anche entrare nella tana del lupo di loro spontanea volontà- e si girò, ridacchiando tra se, tornandosene a sedere sul suo trono per ordire chissà quali trame.
Un'espressione di orrore si dipinse sul viso della castana mentre lo guardava allontanarsi “no! Che cosa ho fatto?! Ros, sorella mia… amici... mi dispiace… vi ho messi in un grosso guaio” pensò piegando lentamente la testa in avanti, chiudendo gli occhi mentre una lacrima solitaria le scivolò lungo la guancia.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

-Santuario delle Streghe, Estar

 

Miriam gemette, aprendo lentamente gli occhi: all'inizio la sua visuale risultò sfuocata ma, lentamente, iniziò via via a farsi sempre più nitida fino a quando non si accorse di stare fissando un soffitto a volta di colore bianco.
Appena tentò di alzare la testa percepì un forte dolore che si irradiava da dietro la nuca e delle forti vertigini la colpirono facendola gemere dal dolore.
Subito dopo, un paio di mani la bloccarono mentre una voce gentile le parlò.
-Ferma, non devi alzarti! Hai preso un brutto colpo alla testa e potresti avere un trauma cranico, quindi è meglio che stai giù!-.
La mora riconobbe immediatamente il possessore della voce -Alexander, sei tu?- chiese, ancora un po' stordita, girando lo sguardo verso la sua destra per vedere il giovane ragazzo che le sorrideva pacatamente.
-Chi altri, nel nostro gruppo, ha tali conoscenze in medicina da sapere cos'è un trauma cranico?- gli chiese lui, ironico.
Miriam ridacchiò tranquillamente ma si bloccò quando ricordò come si era procurata quella ferita: immediatamente, cercò di nuovo di alzarsi ma Ale la spinse di nuovo giù, guardandola preoccupato.
-Che cosa credi di fare?! Ti ho appena detto di non muoverti...- ma venne interrotto dalla donna che esclamò disperata -Silver ha rapito Helen! Dobbiamo avvisare gli altri! Non c'è tempo da perdere!-.
A quelle parole il ragazzo sgranò gli occhi, impallidendo.
-Come: Silver ha rapito Helly?! Ma non è possibile! Lui non è qui... non può essere...- farneticò il ragazzo iniziando a farsi prendere dal panico.
-Ed invece è qui! Eravamo appena uscite dal tunnel temporale quando è apparso dietro di me, mi ha colpito facendomi finire contro una parete e poi si è avventato contro Helen!- esclamò Miriam mettendosi una mano sulla fronte imperlata di sudore mentre il dolore alla testa le faceva salire la nausea.
-L'ultima cosa che ricordo prima di perdere i sensi è lui che la portava via in un tunnel oscuro- tolse la mano da davanti agli occhi, guardando Ale che sembrava un fantasma -dobbiamo avvisare gli altri!- esclamò la mora, per poi guardarsi attorno in cerca di una figura familiare -dov'è Amarant? E Ros? So che si preoccuperà da morire quando...-
-non ci sono- la risposta tranquilla di Ale bloccò la mora peggio di un pugno nello stomaco: guardò il ragazzo con un'espressione di shock.
-Cosa vuoi dire che non ci sono?- gli chiese con voce traballante -vuol dire che non so dove si trovino- rispose lui -nel tunnel siamo stati tutti divisi e quando siamo usciti... io mi sono trovato con Max ma...- si passò una mano sul viso nel tentativo di calmarsi -diciamo che abbiamo avuto dei problemi e siamo stati separati-
-allora come hai fatto a trovarmi?- gli chiese Miriam guardandolo confusa: il ragazzo prese un respiro profondo ed indicò il bracciale che la donna portava al polso destro.
La mora alzò il braccio, guardando il piccolo gingillo che gli era stato dato in dotazione all'inizio di quella missione.
-Pensavo che si fosse rotto nel tunnel- dichiarò sorpresa, Ale annuì in accordo -lo pensavo pure io visto che non riuscivo a rintracciare i segnali degli altri ma, a quanto pare, il tuo funziona ancora... oppure è una questione di distanze: non riesco a tracciare i segnali degli altri bracciali perché sono troppo lontani da dove mi trovo io-.
Miriam sospirò, delusa -in entrambi i casi... noi, qui, siamo soli-
-già, e con te in queste condizioni non possiamo fare molto... a meno che...- s'interruppe Ale, alzando gli occhi al cielo e poggiando un dito sul mento.
La mora conosceva bene il significato di quella posa: al genio del loro gruppo stava per venire un'idea.
-Se non sbaglio in questo santuario ci venivano congelate le streghe, giusto?- chiese il ragazzo alla donna che annuì facendo una smorfia -sì, ma questo come ci può aiutare?- gli chiese confusa ma Ale non le rispose dandogli le spalle ed iniziando ad armeggiare con lo zaino che aveva li affianco, tirando fuori il suo cellulare ed aprendolo.
-Forse, nella sala d’ibernazione, c'è qualche macchinario da cui posso prendere i pezzi che mi servono per aumentare la portata del segnale della radiotrasmittente... in questo modo potrei essere in grado di mettermi in contatto con qualcuno degli altri tramite il bracciale!- esclamò mentre iniziava a scollegare e ricollegare vari circuiti del suo telefono.
-aspetta, ma... pensavo che quei bracciali servissero solo per segnalare la propria posizione e stato di salute alla centrale operativa- disse Miriam guardandolo confusa -sì, ma non quello che ho dato a Leon!- esclamò Ale agitato estraendo dallo zaino un set di piccoli attrezzi. -Vedi, quando Amarant è riuscito a convincere Leon ad entrare in squadra ho dovuto apportare delle modifiche al suo bracciale: siccome non voleva far sapere a nessuno i suoi spostamenti ho dovuto togliere la funzione di rintracciabilità ma visto che Amarant non era d'accordo con questo, e dato che quei due quando litigano sono peggio di Ros e Rinoa, ho fatto da intermediario proponendo che nel bracciale di Leon ci fosse una ricetrasmittente… in questo modo, nel caso ci fossero stati problemi, lei avrebbe potuto avvisarci dandoci la sua posizione o, in caso contrario, noi chiamarla e chiederle dove si trovava-.
Miriam guardò sorpresa il ragazzo -e sei riuscito a convincerla?-
-beh... diciamo che ha accettato solo se poteva decidere lei quando accendere la ricetrasmittente- rispose lui -quindi, può anche darsi che sia spenta- disse Miriam preoccupata ma Ale scosse la testa -no, Amarant le ha fatto promettere che avrebbe tenuto la ricetrasmittente accesa in ogni missione e tu sai che Leon mantiene sempre le promesse-.
La mora sorrise lievemente a quel pensiero veritiero; la ragazza, nonostante il suo carattere per certi versi freddo e distaccato, teneva molto alla propria parola.
Ale si alzò, voltandosi verso Miriam -tu rimani qui mentre vado a controllare le altre stanze-
-come se potessi andare da qualche parte- ribatté la donna con una lieve punta di sarcasmo nella voce che fece arrossire lievemente il ragazzo.
-Spero di trovare quello che cerco, dopo di che, cercherò di mettermi in contatto con Leon- disse Ale iniziando a dirigersi verso la porta che conduceva al corridoio: si girò quando vi arrivò e guardò Miriam con indecisione -se succede qualcosa urla ed io arriverò subito, ok?- la mora annuì e con questa ultima rassicurazione il ragazzo aprì la porta ed uscì dalla sala.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

-Centrale di polizia, Estar City

 

Max stava camminando, più che altro trascinato, da due degli agenti che lo avevano arrestato, in uno dei corridoi della centrale di polizia.
-Certo che siete proprio degli stronzi! E' questo il ringraziamento che mi date per aver evitato che la vostra città venisse distrutta da un mostro?! Certo che avete un bel modo di ringraziare la gente!- gridò il moro, dimenandosi, cercando di sgusciare via dalla presa ferrea delle due guardie.
-No! Questo è il nostro modo di punire chi prende a pugni dei nostri colleghi, delinquente!- lo rimbeccò uno dei due agenti strattonandogli il braccio nel tentativo di farlo smettere di contorcersi -e per quel che ne sappiamo potresti aver fatto entrare tu quel mostro in città, quindi non pensare di uscire da qui tanto presto!- gli disse l'altra guardia che aveva un occhio nero, segno che il moro si era degnamente difeso dall'assalto della polizia quando avevano provato ad ammanettarlo.
-Ugh! Maledetti! Lasciatemi! Ho una missione da compiere! Non sapete con chi avete a che fare!- gridò Max divincolandosi maggiormente: all'improvviso, una scarica di corrente attraversò il suo corpo ed il ragazzo si trovò, in un attimo, a terra con la sensazione di avere decine di aghi che lo pungevano in varie parti del corpo.
-Bastardo- ansimò quando, alzando leggermente la testa, si rese conto che il terzo poliziotto che li stava scortando aveva un teaser in mano e lo aveva appena usato su di lui.
-Ump, così impari a stare buono- disse la guardia, poi si rivolse hai suoi due colleghi -mettetelo con gli altri, sono sicuro che il ragazzo si divertirà molto nella cella comune- disse ridacchiando sadicamente mentre gli altri due poliziotti presero Max e, rialzandolo, lo condussero verso una grande cella.
Quando questa venne aperta, il moro vi fu spinto dentro con poco garbo, rischiando quasi di cadere di nuovo a terra, dopo di che la porta venne richiusa ma non prima che una delle due guardie gli augurasse un -buona fortuna- grondante di sarcasmo.
Max si massaggiò il fianco destro, dov'era stato colpito dal teaser, ed alzò lo sguardo verso gli altri occupanti della cella.
“Ce né davvero per tutti i gusti” pensò il moro squadrando con lo sguardo tutte le brutte facce che, ora, lo stavano fissando in un modo che non gli piaceva per niente.
Fece una smorfia quando vide il più grosso di loro, che era circa il doppio della sua corporatura, alzarsi e dirigersi verso di lui.
-Bene, bene, cosa abbiamo qui?- disse l’uomo osservando attentamente il moro -un ragazzino che vuole fare la parte del duro?- disse l’uomo sghignazzando -dimmi, bambino, dov’è la tua mamma?- e si mise a ridere seguito a ruota dagli altri ma la risata gli morì in gola quando Max gli mollò un pugno alla bocca dello stomaco che lo fece piegare in due dal dolore.
Il ragazzo gli sorrise malizioso come gli afferrò i corti capelli neri tenuti indietro da un chilo di gel -vedi…- gli disse scuotendo la testa, guardandolo come fosse un’idiota -questo è un errore che quelli come te fanno in continuazione…- poi gli rivolse uno sguardo che avrebbe potuto bruciare un buco nel suo cranio -prendermi per il culo quando sono di cattivo umore- e, detto questo, gli mollò un gancio destro, sorridendo sadicamente al suono della rottura di un osso.
L’omone cadde indietro con un grido di dolore ed i suoi compagni lo circondarono subito chiedendogli come stava.
Appena l’altro riuscì a rimettersi seduto, Max poté ammirare il suo lavoro: il naso sanguinava e così la bocca, spostata in uno strano angolo, mentre un paio di denti giacevano per terra.
Il ragazzo sorrise sadicamente; doveva ammettere che si sentiva meglio ora.
-Ammazzate quel bastardo!- gridò l’uomo che aveva colpito, sputando un po’ di sangue nel processo, mentre gli altri teppisti iniziarono ad avvicinarsi a lui con il chiaro intento di vendicarsi dell’affronto subito dal loro capo.
Max sbuffò, sgranchendosi le spalle e facendo schioccare le mani si mise in posizione di guardia.
-Vi avverto ragazzi: se iniziate una lotta con me non ne uscirete interi-
-vaffanculo, moccioso!- gridò uno di loro lanciandosi verso di lui e come Max lo schivò, colpendolo di seguito con una serie di pugni ben assestati pensò, sorridendo cinicamente, che, almeno, avrebbe avuto l’opportunità di scaricare un po’ di rabbia.

 

 

 

 

 

 

 

Ciao a tutti!
Scusate la lunga assenza ma ho un brutto caso di blocco dello scrittore e questo capitolo non mi ha facilitato le cose.
All’inizio lo aveva pensato in maniera diversa (infatti doveva contenere anche il risveglio di Squall e Rinoa e l’arrivo di Amarant e Leon al Garden) ma dato che dopo tutto questo tempo non riuscivo a cavarne un ragno dal buco ho deciso di tagliare l’ultima parte (che proprio non mi veniva) e di pubblicarlo così.
Non so proprio quando riuscirò a pubblicare il nuovo capitolo anche se spero di fare prima di questo; mi odio quando non sono in grado di mantenere le scadenze che mi prefiggo.
Comunque, abbiamo visto come se la passano gli altri ragazzi e, direi, che alcuni se la stanno vedendo brutta (vedi Helen) mentre altri cercano un modo per mettersi in contatto tra di loro (vedi Ale).
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto e vi chiedo ancora scusa per tutto il tempo che ci ho messo per pubblicarlo T_T
Ci sentiamo il più presto possibile!
Saluti e baci da black dalia

  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Videogiochi > Final Fantasy VIII / Vai alla pagina dell'autore: black dalia