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Autore: Generale Capo di Urano    15/05/2017    1 recensioni
[KazuBisha Week 2017] [Day Two: School Days AU] [May 15th]
Come facesse Kazuma, debole e magrolino, che aveva due anni in meno di lei, portava gli occhiali e aveva sul volto un’espressione fin troppo matura per la sua età, a starle sempre accanto e dirle ciò che pensava senza alcun timore era ancora un mistero per tutti.
***
Bishamon agitò il capo per allontanare i lunghi capelli dal volto, stringendo i pugni e digrignando i denti in direzione del giovanotto a cui aveva tirato un pugno, che si stava rialzando con lo sguardo più irato che mai.
Genere: Generale, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bishamon, Kazuma, Yato
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'F o r e v e r '
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KazuBisha Week 2017
Day Two (May 15th): School Days AU


 
Ogni volta che avrai bisogno di me


«Brucerà un po’...»
«Kazuma, per l’amor del cielo, non è la prima volta che uso l’acqua ossigenata.»
«Se continui così non sarà neanche l’ultima... smettila di guardarmi con quella faccia!»
Bishamon, le sopracciglia aggrottate e le labbra piegate in una smorfia spazientita, si rifiutò di rispondere ai rimproveri del giovane amico intento a strofinarle il cotone impregnato di disinfettante sullo zigomo ferito. Bruciava appena, ma era perfettamente sopportabile.
Come facesse Kazuma, debole e magrolino, che aveva due anni in meno di lei, portava gli occhiali e aveva sul volto un’espressione fin troppo matura per la sua età, a starle sempre accanto e dirle ciò che pensava senza alcun timore era ancora un mistero per tutti.
«Perché tu e Yato dovete sempre finire per litigare? Non ne avete motivo...»
La ragazza fece schioccare la lingua sul palato con fare stizzito, in qualche modo riuscendo ad evitare di sollevare anche gli occhi al cielo.
«Anzi...» cercò di continuare l’altro, prima di essere prontamente interrotto da un’occhiataccia fulminea.
«“Anzi” un corno.»
«Non c’è nulla di male a non voler fare tutto da soli...»
«Non so a che cosa ti stai riferendo.»
Kazuma tacque, preferendo evitare di continuare quella questione; non gli piaceva discutere con lei. Non gli piaceva discutere in generale – perché non risolvere ogni disputa con un diplomatico accordo? – e neppure amava vedere gli altri litigare. Per Bishamon, però, avrebbe fatto di tutto – glielo doveva, come doveva molto anche a Yato. La faccenda lo confondeva fin troppo.
Sospirò appena, cercando di non farsi sentire.

 
Un ragazzotto alto e bruno di quelli che l’avevano accerchiato cadde all’indietro, colpito da un pugno improvviso e inaspettatamente forte, considerato il fatto che proveniva da una semplice ragazzina.
«Prenditela con uno della tua taglia, vigliacco!»
«Viina, no! Viina!»
Il bambino dai capelli rossi le afferrò la vita, cercando di allontanarla dalla combriccola di ragazzi che in quel momento parevano più infuriati che mai. Piagnucolava, tentando di trattenere le lacrime e chiamando il suo nome con tono implorante.
«Viina, ti faranno male!»
«Stai indietro, Kazuma, a questi ci penso io.»
Bishamon agitò il capo per allontanare i lunghi capelli dal volto, stringendo i pugni e digrignando i denti in direzione del giovanotto a cui aveva tirato un pugno, che si stava rialzando con lo sguardo più irato che mai.
«E tu che vuoi, femmina? Stanne fuori!»
Non l’avesse mai detto – quella gli saltò addosso, con la precisa intenzione di cambiargli per bene i connotati, ignorando gli strilli preoccupati di Kazuma. Gli altri ragazzi, dopo un primo momento di perplessità, si affrettarono ad accorrere in aiuto del compare.
«Viina! Viina!»
Le urla e i lamenti del bambino si fecero sempre più fievoli, nel constatare che non servivano a nulla contro l’azzuffarsi di quell’accozzaglia di adolescenti. Era spaventato, ed era perfettamente consapevole del fatto che se anche si fosse lanciato anch’egli nella mischia non sarebbe servito a nulla.
Corse via, nel panico, cercando qualcuno. Se avesse chiamato un adulto, anche Viina sarebbe finita nei guai; aveva bisogno di un aiuto, di qualcuno che non sarebbe andato a spifferare tutto ai quattro venti.
Il ragazzo moro, dagli occhi azzurri e freddi come il ghiaccio, stava come sempre seduto su una panchina ai margini del parco accanto all’istituto scolastico. Accanto a lui c’era solo la sorella, silenziosa e tranquilla.
«Yato-san!»
Non cercò neppure più di trattenere le lacrime. Se avesse dovuto, l’avrebbe pure supplicato in ginocchio – era un bambino, un bambino spaventato che della dignità non se ne faceva proprio nulla.
«Yato-san, devi aiutare Viina! Ti prego, Yato-san!»
«Chi?»
Ma Kazuma non rispose, continuando a tirargli la stoffa della manica e a implorare, gli occhi offuscati e il labbro che tremava. «Ti prego, ti prego, Yato-san!»
E il giovane, che aveva uno sguardo da duro e il cuore buono come il pane, l’aveva seguito correndo e cercando di calmarlo – con scarsi risultati. Aveva capito ciò che stava accadendo appena arrivato sul posto, e per quanto Bishamon continuasse fieramente a lottare come una belva e a urlare di non avere bisogno di aiuto, si gettò nello scontro come in un’antica battaglia.
Ne uscirono tutti distrutti ed esausti – e il piccolo Kazuma, tra l’ammirato e lo spaventato, aveva giurato a se stesso di fare di tutto per ripagare il debito che aveva nei confronti di entrambi.

 
«Credo che ora sia abbastanza disinfettato, Kazuma.»
Bishamon ridacchiava, osservando il giovane amico tornare all’improvviso alla realtà dai suoi astrusi pensieri. Era strano, il ragazzo, ma tanto dolce e disponibile che gli si perdonava qualsiasi cosa.
«Eh? Ah, sì... scusa.»


 
   
 
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