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Autore: JEANPAGET    16/05/2017    3 recensioni
Mini raccolta ispirata al compleanno del nostro amato Oliver
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Felicity Smoak, Oliver Queen, Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: Spoiler!
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Ciao! Questa settimana ho deciso di stressavi. Una mini raccolta sul compleanno del nostro amato Oliver.

Come l’avevo immaginato prima dell’uscita del trailer e delle stils

Come l’ho immaginato dopo l’uscita del trailer e delle stills (QUANTO sono belli gli Olicity nelle foto??)

Spero mi verra’ ispirazione dopo l’episodio per commentare e sclerare...

Sopportatemi... J

 

La festa era in corso al Municipio. Non se l’aspettava. Davvero. Era cosi’ tanto tempo che non festeggiava il suo compleanno. Da 10 anni. Forse perche’ non si era piu’ sentito di farlo. Non si era piu’ sentito di celebrare la sua nascita perche’ non si era piu’ sentito  … vivo?

Chi lo sa. Ma adesso era diverso. Si sentiva diverso. Dopo quel che era riuscito a confessare a lei. La sua paura piu’ grande. Il timore che lei se ne andasse. Ma no. Lei era rimasta. Lei si fidava. Lei si era scusata. E lui? Il perdono di Felicity era stato un balsamo al suo cuore ferito. Ma il perdono rendeva quel che aveva fatto comprensibile. Non piu’ giusto. Non scusabile a priori. Ma lei non glielo aveva fatto pesare. Come sempre. Sempre con lui. Anche se non era d’accordo. Le cose potevano tornare come prima? Forse si. Forse no. Ma non poteva stare senza di lei. Questo aveva capito, una volta di piu’. La sua presenza nella sua vita. La sua comprensione. La sua luce. Non poteva farne a meno.

Doveva lottare per riconquistarla? Lo avrebbe fatto. Ma lei? Lei cosa provava?

A questo pensava mentre arrivava al suo ufficio in Municipio. A lei. Il loro rapporto era sensibilmente migliorato dopo tanto gelo. Parlavano come un tempo. Di tutto. Pure di William, che prima era un argomento tabu’. Si era fatto aiutare nel cercarlo. Avevano parlato di suo padre. Lei aveva visto il video. Lo aveva rincuorato con le sue parole. Come prima. Come sempre. La sua forza. Ed era tornato a indossare il costume. Quello che non si si sentiva piu’ degno di portare, prima. Dopo di Chase. Ma lei. Lei ci sapeva fare con le parole. Lo aveva toccato. Ancora una volta. Come con le sue mani. Quanto gli era mancato il suo delicate e confortante tocco.

Era talmente preso dai suoi pensieri che fu una vera sopresa quando entro nella sala antistante il suo ufficio.

Una festa. Una festa di compleanno. Il suo compleanno.

Palloncini, festoni colorati ovunque. Coriandoli e stelle filanti. Un bel buffet, calici di vino. E gente. Tanta gente. Pure una piacevole musica di sottofondo si diffondenva dagli autoparlanti in alto sul soffitto. Uno striscione nel mezzo della sala antistante il suo ufficio “Buon compleanno Sindaco Queen”.

Tutti che gli facevano gli auguri. Lo staff. Amici e conoscenti. C’erano Curtis, Dig, Rene’ e Dinah. Lance. Gente comune. Imbucati. E loro. Le donne della sua vita

Thea e Felicity. Le due congiurate.

Al taglio della torta si era pure commosso, ringraziando tutti. Non ci era piu’ abituato. I mega party a Villa Queen con i suoi scatenati amici a far casino, ubriacarsi e tirar tardi con le ragazze che ci volevano stare...sembravano lontani anni luce. Tommy. Un piccolo momento di malinconia e rimpianto.

Spazzato via dall’abbraccio caloroso di Thea “Buon compleanno fratellone!”

“Grazie, sorellina. Grazie. Sei stata fantastica. Questa festa e’…”

“Tutto merito di Felicity.”

“Felicity?”

“Si, era stata lei a organizzare tutto.” Ne avevano parlato fra loro, era venuto fuori per caso che il 17 maggio fosse il suo compleanno. E Felicity aveva proposto di fare una festa. Con Chase in galera, le cose piu’ tranquille. Era il momento giusto. E si chiedeva come mai in tanti anni non le fosse mai venuto in mente. Troppo impegnati con la loro lotta. E dopo troppo felici, quasi in una bolla fuori della realta’. E dopo troppo lontani.

La cerco’ con gli occhi in mezzo alla gente. Stava parlando con Lance. Ma fu distratto da una segretaria che gli fece gli auguri. E dopo un attimo lei non c’era piu’.

Cerco’ piu’ volte di avvicinarsi ma per un motivo o per un altro non ci riusciva. E cominciava a innervosirsi. Voleva parlarle. Aveva bisogno di parlarle.

Stava bevendo un sorso di champagne dopo essersi intrattenuto con il capo del servizio di pubbliche relazioni del Municipio quando entro’ nella sala una persona che non si aspettava. Susan.

“Ciao, signor Sindaco.” Composta. Seria.

“Ciao.” Era un po’.. non imbarazzato, ma non a suo agio. Ma non sapeva bene come comportarsi. L’aveva lasciata. Piuttosto bruscamente, dopo le torture di Chase. E lei se n’era andata da Star City. Si era allontanata, per la sua sicurezza. L’ aveva Saputo dopo.

“Buon Compleanno.”

“Grazie”

“Bella festa.”

“Stai.. stai bene?”

“Sto.. come vedi.” Era molto bella, elegante in quell’abito scuro. I lunghi capelli ondulati che le accarezzavano le spalle.

Ma aveva un’aria diversa. Meno dura. Piu’ malinconica.

“Susan mi spiace, io..”

“Oliver” il tono calmo, lo interruppe. Ma lui non si fermo’

“Quando ti ho detto che non potevo stare con te, che non era cosi’ che volevo che la mia vita toccasse la tua”

“Sei stato molto chiaro.”

“Quello che intendo dire... sono stato brusco, sbrigativo”

“Eri in uno stato particolare di prostrazione, si vedeva. Dopo quel che avevi passato con Chase. Ma non toglieva niente alla tua decisione. Quello lo avevo capito.”

“Dovevo dirlo meglio.”

“Meglio o peggio cosa avrebbe cambiato?”

“Susan, non poteva funzionare tra noi. Non ero, non sono.. innamorato.”

“Lo sei.”

Oliver la guardo’ stranito

“Solo non di me.” Susan fece un mesto sorriso.

Oliver distolse lo sguardo per un secondo. La risata argentina di Felicity risuono’ poco lontano. Stava parlando animatamente con Thea. Il suo sguardo si fisso’ su di lei.

Era la verita’. Lui era innamorato. Aveva solo una donna nel cuore. E la voleva esattamente come quando aveva capito che lei era importante per lui, dalla faccia delusa che aveva visto in Russia quando lo aveva beccato con Isabel Rochev. Quel che le aveva detto. Per la vita che conduco meglio non stare con qualcuno al quale potrei tenere veramente. E dopo 3 anni ancora ci girava attorno. Era ora di finirla.

“Decisamente non di me. Non l’hai mai dimenticata, vero?”

Oliver guardo’ Susan con senso di rispetto nuovo. Si morse leggermente le labbra.

“Ho parlato solo una volta con lei. Ma deve essere speciale. E non solo a hackerare PC, a quanto pare”

Allora aveva immaginato... 

“Ero di passaggio. Volevo salutarti prima di partire.”

“Partire? Di nuovo? “

“Si, non c’e’ niente che mi trattenga qui. Il mio capo mi ha trasferito a Hub city e quindi.. nuova vita. Nuova ripartenza”.

“Mi spiace Susan. Davvero.”

Quel che e’ stato e’ stato. Evidentemente non era destino. Vado, prima che tua sorella mi incenerisca con lo sguardo. Non le sono mai piaciuta”

In effetti Thea la stava guardando piuttosto male, in lontananza. Felicity non era piu’ con lei.

“Addio Oliver.”

“Addio Susan.”

Un leggero bacio sulla guancia. Un attimo dopo non c’era piu’. Un’ altra persona che aveva incrociato nella sua vita. Una donna con la quale si era illuso potesse andare avanti.

Felicity. Dove si era cacciata? La trovo’ nel suo ufficio, aveva posato dei pacchetti per lui sulla sua scrivania. Stava mettendosi addosso un cappottino. Rosato. Gli ricordava quello che portava quando se n’era andata.

“Ciao”

Lei sobbalzo’.: “Ehi, avvisa prima di entrare cosi di sorpresa!”

Oliver la guardava, serio.

“Tutto bene?” chiese lei

“Volevo…volevo ringraziarti.”

“Di cosa?”

“Della festa. Thea mi ha detto..”

“Beh, non ho fatto tutto io. Anche Thea si e’ data da fare”

Lui allungo’ una mano, la tocco’ sul braccio “Grazie, Felicity”

“Si.. beh, ecco… prego.” Sembrava imbarazzata.

“Adesso devo.. devo andare.”. balbettava. Era nervosa.

“Perche’?” fece lui allarmato “La festa non e’ finita!”

“Lo e’ per me. Ho da fare.. si, insomma .. a casa ho del lavoro da fare..”

“Felicity...”

“E’ tornata, vedo”

“Scusa?”

“Susan Williams. E’ tornata.”

“No. Se n’e’ andata.”

“Mi vi ho visto prima, di la’.”

“Se ne va.”

“Se ne va?”

“A Hub City”

“A Hub City”

Continuava a ripetere le parole di lui come un pappagallo. Si diede della sciocca. Eppure..

“Ma tornera’, no? State insieme.”

“Non piu’”

“Come?”

“Ci siamo lasciati.”

“Davvero? Quando?”

“Ha importanza?”

“Beh, si. Avrai sofferto. Sembravi avere una relazione seria con.. con quella donna.”

“Non lo era.”

“Oh?”

“Non avrebbe mai funzionato.”

“Perche’?”

 

Si sentiva in lontanza, ovattata, una musica. Una canzone. Etta James “At last”

At last
my love has come along
my lonely days over
and life is like
a song


Finalmente il mio amore è arrivato
I miei giorni di solitudine sono finiti
e la vita è come una canzone

Si, finalmente ... la sua speranza. Sperava che lei tornasse da lui.  Ma lei non sembrava intenzionata a fare quel passo. E lui invece voleva con tutta l’anima che tornasse da lui.

“Perche’ no. Ma basta parlare di Susan.”

Lei lo guardava attenta

“Vuoi ballare con me Felicity?”

“Ballare?” Fece lei incredula

“Si, ballare.”

Felicity annui’. Non riusciva a parlare. Si stavano guardando. Come solo loro sapevano guardarsi. Quasi non riuscivano a muoversi.

In quell’ufficio inondato di luce. Dove si erano parlati un po’.  Dopo che lui le aveva detto che era giusto darsi delle opportunita’ al di fuori di loro. Dove sembrava che l’amore fosse finito. Dove sembrava di poter dimenticare quella notte al covo. L’incendio dei sensi. Il tumulto del cuore. L’unione delle anime.

Dove sembrava che nuove strade potessero aprirsi. Strade che si erano rivelate senza uscita. Ci avevano provato. Non aveva funzionato. Nessuno di loro due era riuscito ad andare avanti. Nessuno dei due si era mosso da quello che c’era tra di loro.



well
You smile
you smile
oh and then the spell was cast
and here we are in heaven
for you are mine at last
oh, finalmente

beh, tu hai sorriso, tu hai sorriso
e dopo l'incantesimo è stato lanciato
Ed eccoci qui in paradiso
perchè tu sei mio... finalmente

Quel legame fortissimo, inscindibile, che non era morto.

Quelle parole ancora sospeso nell’ufficio. Io tengo a te. Io terro’sempre a te. 

La mano di lui timidamente a stringerle le spalle, un passo verso di lei. Un passo verso di lui, quel suo sguardo scintillante pieno di promesse.


I found a dream
that I could speak to
a dream that I
could call my own
I found a thrill
to press my cheek to
a thrill that I have never known

Ho trovato un sogno a cui potevo parlare
un sogno che posso chiamare mio
ho trovato un brivido contro il quale premere la mia guancia
un brivido che non ho mai provato prima

Con delicatezza la prese tra le braccia. Lei si abbandono’ tra quelle braccia forti e protettive. Le era mancato stare nelle sue braccia. Era mancato a lui stringere quella piccola donna a se’, trarne forza e calore. Sentire le braccia non piu’ vuote. Sentire il cuore non piu’ vuoto.

Si muovevano leggermente al ritmo attutito della musica. Lei aveva appoggiato la testa sul suo petto, il risvolto della giacca sotto la guancia.

ooo yea
you are mine
you are mine
at last
at last
at last
at last

 

ooo si

tu sei mio

tu sei mio

finalmente

finalmente

finalmente

finalmente

La musica fini’. Smisero di ballare. Rimasero fermi, lei ancora stratta nelle forti braccia di lui.  Alzo’ la testa per guardarlo, lentissimamente. Quasi al rallentatore.

Annego’ ancora una volta nello sguardo di lui. Nel sorriso appena accennato di lui. Uno sguardo d’amore. Uno sguardo che non poteva cambiare.

Le appoggio’ la fronte sulla sua. Le mani risalirono a circondarle il viso, accarezzandole il collo, i capelli.

“Felicity..”  mormoro’ lui sommessamente

“Oliver...” rispose lei sussurrando

“Lo so che non ho nessun diritto su di te”

Il respiro caldo di lui sulle labbra. Lei che fu percorsa da un brivido

“Abbiamo bisogno di... tempo” disse lei

“Felicity... Felicity...” il suo nome pronunciato come una preghiera.

Fu lei ad accostarsi a lui. Lo bacio’ quasi titubante... lui rispose con cautela. Si controllo’. Assaporava quelle labbra dolci dopo tanto tempo. Quelle labbra cedevoli che gli dicevano che anche lei lo voleva. Si impose calma. Anche se voleva solo stringerla forte e soffocarla di baci. Ma era troppo preziosa. Non voleva forzarla. Aveva paura che scappasse via. E non voleva. Non voleva perderla. Non voleva sentire di nuovo quella sensazione, sentirla sua e poi perderla. Non l’avrebbe sopportato stavolta.

“Ho.. bisogno... di te” ansimo’ lui interrompendo brevemente il bacio

“Amore...”

Oliver quasi non credeva alle sue orecchie. La passione repressa fu troppo forte. A quelle parole ruppe gli argini. Le loro bocche si schiusero, affamate. Assetate. E i baci divennero piu’ profondi. Intensi. Ardenti.

Si strinsero forte l’uno all’altra. D’impeto lui la sollevo’ e la fece sedere sulla scrivania, insinuandosi fra le sue gambe.

E continuarono a baciarsi, abbracciandosi stretti. Come se non ci fosse nient’altro al mondo. Nessun altro al mondo. Niente di piu’ importante.

Thea li vide passando davanti alla porta. Fece un sorriso. Finalmente. Era ora che quei due testoni tornassero sui loro passi.

Silenziosamente ando’ a chiudere quella porta, celando al mondo esterno la vista di quei due innamorati che si baciavano appassionatamente. L’amore meritava un po’ di privacy. Il regalo piu’ bello del mondo. L’emozione piu’ potente del mondo.

Buon compleanno Oliver, penso’ Thea. Meriti un po’ di pace e di felicita’.

“Ho avuto un istante di grande pace. Forse e’ questa la felicita’” Virginia Woolf

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Ecco: per quanto odiosa fossa la cavalla meritava un “congedo” un po’ meglio articolato.

Con una chiara scelta da parte del nostro Oliver. E un’altrettanto chiara ripartenza con Felicity.

Io l’ho vista cosi.’ Spero vi sia piaciuta. Se ce la faccio domani vi posto capitolo 2. Bacio!
   
 
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