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Autore: Dominil    09/06/2009    6 recensioni
“Bert.” disse freddamente Quinn, come se volesse rimproverarlo.
“Ok, ok.” tagliò corto l’altro. “Voglio parlare con Frank.”
“Eh?!”
“Quinn non fingere di essere sordo, Cristo. Voglio fare pace con lui, infondo non c’entra.”
Diede quella risposta mentre le immagini di Frank e Gerard che amoreggiavano per strada gli riempivano la testa, stordendolo e facendogli battere il cuore così forte da sentirselo nelle orecchie.
“Bert, non fare cazzate.”
“Tranquillo Quinnino bello, Robert si comporterà magnificamente.” esclamò con un largo sorriso, e fu proprio ciò che spaventò il giovane chitarrista.
Bert non si comportava mai bene, soprattutto quando prometteva di farlo.
So angst.
Genere: Triste, Dark, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: My Chemical Romance, The Used
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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N.B. i personaggi non mi appartengono e non scrivo a scopo di lucro

Kiss my goodnight riding the wings of death



“Frank vieni qui.” sussurrò Gerard, da uno dei divanetti del tour bus dei My Chemical Romance, picchiettando una mano sul feltro rosso.
Il minore uscì dalla cucina con un asciugamano intorno al collo e una lattina di birra in mano. Sorrise al cantante e si avvicinò, per poi sedersi al suo fianco.
Gerard gli passò un braccio intorno e lo strinse a sé, cominciando a baciarlo sul collo. Sentì la risatina di Frank riempire la porzione di aria intorno a lui e un leggero brivido lo scosse. Era stanco e quasi non aveva più voce per via dell’esibizione appena conclusa su uno dei palchi del Taste of Chaos Tour, ma aveva bisogno del suo ragazzo ancora per un po’.
“Ragazzi dai…” protestò Mik entrando in quel momento. “Troppe smancerie in questo bus.” aggiunse poi sottovoce, sparendo nella zona notte.
I due ridacchiarono all’unisono, guardandosi per qualche istante negli occhi. Si baciarono a fior di labbra e poi, appena si divisero, si congiunsero di nuovo e più appassionatamente.
“Gee…” soffiò il chitarrista con voce grave, nel bel mezzo di quell’idillio.
“Dimmi.” replicò l’altro con una punta di fastidio, preparandosi alle quotidiane paranoie del suo ragazzo. Si chiedeva solo perché scegliesse sempre i momenti meno opportuni.
“Hai parlato con Bert?”
Gerard sospirò, lasciando cadere il braccio che prima avvolgeva la vita di Frank.
“No, l’ho visto di sfuggita nel backstage ma sono praticamente scappato via appena l’ho notato.” confessò cercando con una mano il suo pacchetto di sigarette nella tasca dei pantaloni.
“Gerard, dovete chiarirvi.”
“Cosa c’è da chiarire?” scattò il cantante balzando in piedi. “Non lo amo più e l’ho lasciato, discorso chiuso. Se Bert non vuole accettare la realtà, sono problemi suoi.”
Frank incrociò le braccia intorno al petto, guardandosi le scarpe.
“Quinn non mi parla più.”
“Patetico.” asserì Gerard cercando ora un posacenere con lo sguardo.
“Ti sbagli, ha ragione. Abbiamo distrutto la vita del suo migliore amico infondo.”
Il suo ragazzo spense la sigaretta appena accesa e con qualche passo fu su di lui, con le ginocchia sulle sue cosce. I suoi occhi verdi brillarono, inchiodandolo.
“Tu non devi sentirti minimamente in colpa.” sentenziò. “Avrei lasciato Bert in ogni caso.”
“Sì ma…” provò a ribattere Frank, che si bloccò quando le braccia di Gerard cinsero il suo collo.
“Se proprio vogliono incazzarsi con qualcuno, dovrebbero prendersela con me.”
Il chitarrista non rispose ma, l’ombra che oscurò i suoi occhi per un istante, fece capire a Gerard che non era assolutamente d’accordo. Nascose il viso nel suo collo, baciandolo dolcemente.
“Non voglio vederti triste.” bisbigliò con le labbra ancora sulla sua pelle. “E farò di tutto per farti sorridere.”
Frank ridacchiò socchiudendo gli occhi. Forse Gerard non aveva tutti i torti, forse davvero non c’era nulla di cui preoccuparsi. Nel frattempo, a una decina di metri e in un altro tour bus, Quinn fissava Bert che dormiva nella sua cuccetta. Aveva le gambe rannicchiate e il braccio destro ciondolava fuori. Di certo non doveva stare comodo.
Emise un rantolo nel sonno e qualche ruga gli si formò sulla fronte.
Quinn si avvicinò e sistemò il braccio penzolante vicino al petto, per poi accarezzargli i capelli lunghi e unticci.
“Ehi.” mormorò il cantante, con gli occhi ancora chiusi.
“S-Scusa, non volevo svegliarti.” rispose il biondino, piuttosto imbarazzato. Si piegò sulle ginocchia, arrivando all’altezza del suo viso.
“Non fa nulla, non dormivo sul serio.” sentenziò guardandolo finalmente, per poi togliersi le cuffie dell’ipod, prima di mettersi a sedere.
“Dove vai?” chiese Quinn mentre il cantante si alzava stiracchiandosi.
“A fumare una sigaretta.”
Si stropicciò il viso, trattenendo uno sbadiglio.
“Vengo anch’io.”
“No Quinn, vado da solo.”
Il minore spalancò gli occhi, come se non avesse capito bene.
“Dov’è che vai?” ripeté.
“A fumare una sigaretta.” disse ancora una volta, sfilandosi la t-shirt, per poi cercarne un’altra tra i panni ammucchiati.
“Bert.” disse freddamente Quinn, come se volesse rimproverarlo.
“Ok, ok.” tagliò corto l’altro. “Voglio parlare con Frank.”
“Eh?!”
“Quinn non fingere di essere sordo, Cristo. Voglio fare pace con lui, infondo non c’entra.”
Diede quella risposta mentre le immagini di Frank e Gerard che amoreggiavano per strada gli riempivano la testa, stordendolo e facendogli battere il cuore così forte da sentirselo nelle orecchie.
“Bert, non fare cazzate.”
“Tranquillo Quinnino bello, Robert si comporterà magnificamente.” esclamò con un largo sorriso, e fu proprio ciò che spaventò il giovane chitarrista.
Bert non si comportava mai bene, soprattutto quando prometteva di farlo.
Scansò Quinn e andò nella zona giorno, salutando Jeph che poltriva davanti alla tv con un cenno della mano. Sembrava che fossero diventati tutti improvvisamente vecchi… e per colpa sua. Per colpa sua che non li trascinava più a cazzeggiare in giro, che aveva deciso di chiudersi in sé stesso senza fare più i conti con il mondo reale.
A passo deciso entrò in cucina e aprì il cassetto delle posate. Le passò tutte in rassegna con lo sguardo, soffermandosi sulle lame dei coltelli. Prese quello che gli sembrava più affilato e lo nascose sotto la maglietta.
“Torno subito.” disse a Jeph, che annuì stancamente, senza distogliere lo sguardo dallo schermo.
Ecco l’effetto domino che avrebbe voluto evitare.
Gerard ha fatto soffrire Bert, che ha fatto soffrire Quinn, che ha fatto soffrire Jeph.
Ma quanto siamo felici.
Uscì nell’aria frizzante, rabbrividendo lievemente. Sentiva il coltello solleticargli la pelle del petto e camminò facendo attenzione a non farsi male.
Non era lui quello che doveva farsi male, stasera.
Frank era appoggiato alla fiancata del suo tourbus e fumava. Grandioso, non doveva nemmeno attirarlo fuori.
“Buonasera Frank.”
Il chitarrista non rispose, limitandosi ad un lieve cenno della testa.
“Senti, che ne dici di fare due chiacchiere?” aggiunse subito, senza troppi giri di paure.
Non voleva metterci troppo, non aveva mica tutta la notte.
Frank spalancò i suoi occhi nocciola, assumendo uno sguardo che assomigliava molto ad uno di Quinn.
Non doveva lasciarsi abbindolare dal suo sguardo da agnellino cazzo, era pur sempre Bert McCracken infondo!
“Allora, ti sei ingoiato la lingua?!”
“No, no.” si affrettò a rispondere l’altro, buttando la cicca a terra. “Andiamo.”
Arrivò al suo fianco, e cominciarono a camminare fuori dal parcheggio, entrando poi in un boschetto.
“Frank non sono arrabbiato con te, non più almeno.” iniziò Bert. “Ho capito che tenervi il muso a vita non sarebbe servito a nulla.”
Il chitarrista indietreggiò quando il cantante cominciò a camminare verso di lui, fino a poggiare la schiena contro il tronco di un albero.
Gerard gli aveva rovinato la vita, tutto ciò in cui aveva creduto, il loro amore. E adesso Frank era l’unica cosa che gli importava e doveva toglierla di mezzo. Frank si era immischiato in un gioco pericoloso, aveva deciso di diventare la nuova troietta di Gee. Beh, ne avrebbe pagato presto le conseguenze.
Gerard Way era suo, e di nessun altro.
“Allora, siamo di nuovo amici?” concluse facendo un sorriso effimero.
Frank era stordito da tutte quelle parole, non ci stava capendo più nulla. Non disse nulla, cercava almeno una parola che avesse senso, ma Bert lo precedette.
Si avvicinò fino ad annullare le distanze, e lo abbracciò. Il chitarrista rimase immobile tra quelle braccia traditrici, quasi senza nemmeno respirare.
Si sentiva solo strano, uno strano presentimento lo aveva colto all’improvviso, scuotendolo fino alla cima dei capelli.
Fu troppo tardi però quando se ne accorse.
Nel frattempo Bert aveva lasciato scivolare lungo il petto dell’altro la mano destra, fino ad estrarre il coltello. Con un gesto repentino l’aveva conficcato nel petto di Frank, senza dargli nemmeno il tempo di urlare.
Un paio di istanti dopo, quello che ormai era solo il cadavere di Frank Iero, gli si riversò addosso, pesando sulle sue braccia. Il coltello gli scivolò di mano e si macchiò le dita di rosso.
Ora doveva solo nascondere il corpo.

   
 
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