Fanfic su artisti musicali > EXO
Ricorda la storia  |      
Autore: Il_Genio_del_Male    18/05/2017    7 recensioni
La retta S e la retta J, benché parallele, si incontrano in un punto detto A(more).
Genere: Angst, Generale, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Baekhyun, Baekhyun, Kai, Kai, Kris, Kris, Sehun, Sehun, Xiumin, Xiumin
Note: AU | Avvertimenti: Gender Bender, Tematiche delicate
- Questa storia fa parte della serie 'Quei fagiani maledetti'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

(I’ve got a lot of resentment for old friends -for letting me go without a fight. I just want someone to call and say, "I miss you, how are you?". I just want to call someone and say, "I miss you, I’m sorry".)

 

 

 

 

 

 

Quando è morta sua madre, Sehun aveva otto anni. Anche adesso, ad un passo dal compierne ventisei, ricorda perfettamente l’odore di disinfettante che permeava la suite 18 della costosissima ed esclusiva clinica privata dove era stata ricoverata.

La sua stanza. Sehun era abbastanza grande da capire che la mamma era gravemente malata -cancro, gli aveva spiegato dolorosamente sbrigativo Baekhyun, suo padre- e che i medici che le si affaccendavano intorno stavano cercando una cura per salvarle la vita.  Era abbastanza grande da capire che gli occhi del papà erano perennemente arrossati e gonfi perché non dormiva mai abbastanza, preferendo restare al capezzale della moglie ore ed ore ed ore ogni giorno, e perché piangeva quando pensava di non essere visto. Piangeva di rabbia, di impotenza. Sommessamente, trattenendo il più a lungo possibile i singhiozzi e asciugandosi velocemente le lacrime che rotolavano sulle sue guance.

Sehun lo sapeva perché faceva esattamente lo stesso. Di notte, sotto le coperte e al riparo dagli occhi impietosi del mondo, stringeva forte i pugni e soffocava i lamenti contro il cuscino, che al risveglio trovava umido e spiacevolmente freddo.



 



 

 

Hello, hello
Anybody out there?
'Cause I don't hear a sound
Alone, alone
I don't really know where the world is, but I miss it now.

 

 

 

Minseon è morta alle 2:27 di un diciotto aprile che né lui né suo padre riescono a dimenticare.
Era stata una giornata stressante, tra scuola, lezione di scherma e di pianoforte (perché Baekhyun, forse nel tentativo di trasmettere una parvenza di normalità al figlio, gli aveva imposto di continuare con la vita e gli impegni di tutti i giorni). Sehun era così stanco. Per quanto si fosse ripromesso di comportarsi da bravo ometto coraggioso, semplicemente ad un certo punto non era più riuscito a tenere le palpebre alzate e si era addormentato, poggiando la guancia sinistra accanto alla mano della mamma, che gli accarezzava piano l’arruffata chioma scura.

Quando si era svegliato, neanche un’ora dopo, un urlo disumano da animale ferito gli aveva ferito i timpani. La voce era quella del papà, l’aveva riconosciuta subito. Spaesato, aveva cercato conforto nella mano della mamma. Ma era fredda, freddissima e bianca come un pezzo di ghiaccio. Prima che potesse realizzarne il motivo un paio di braccia accoglienti e ferme l’avevano circondato e lui si era sentito tirare via. Poi il cielo si era oscurato di nuovo.

L’ironia del destino ha voluto che il decesso della donna che l’aveva messo al mondo e amato più di se stessa per sette anni avvenisse proprio il giorno del suo compleanno. Il diciotto aprile, stanza numero diciotto. Sono quasi diciotto anni che Sehun non dorme più.

 

 






I'm out on the edge and I'm screaming my name
Like a fool at the top of my lungs
Sometimes when I close my eyes I pretend I'm alright
But it's never enough
‘Cause my echo, echo
Is the only voice coming back
My shadow, shadow
Is the only friend that I have.

 

 

 

“Sehun, non puoi ignorare il problema sperando che prima o poi passi” esordisce, seccamente.

Byun Baekhyun, presidente e fondatore delle EXO Industries, ha sempre voluto un gran bene al figlio ma è alquanto maldestro nel dimostrarglielo. I suoi modi sono bruschi, impacciati. Era Minseon quella brava a rapportarsi con le persone, non lui.

“Papà. Mi hai davvero convocato nel tuo ufficio, mentre ero nel bel mezzo di una videoconferenza con i soci giapponesi, per parlare della mia insonnia?” è la replica, pacata ma venata di esasperazione, di Sehun. “Sono l’amministratore delegato, ho degli obblighi a cui assolvere”.

“Questo lo so meglio di te, figliolo. E’ appunto per via del ruolo che ricopri che  ti chiedo di prendere il toro per le corna, una volta per tutte” insiste il padre. “La dottoressa Choi-”

“Ti prego, ancora con questa storia?” Sehun alza gli occhi al cielo, sbuffando. “Te l’ho già detto, dalla dottoressa Choi non ci torno più! Sono adulto, vaccinato e perfettamente autosufficiente. Non ho bisogno dell’aiuto di nessuno, specialmente di una strizzacervelli”.

“Sarà anche come dici tu, ma levati dalla testa la convinzione di essere infallibile. Sei mio figlio, Sehun, e ti conosco. Sei testardo, certo, ma io lo sono di più: ho deciso per il tuo bene che seguirai il mio consiglio e lo farai” il tono di voce è perentorio, impossibile contraddirlo.

“Posso almeno sapere di che si tratta?” indaga Sehun, passandosi una mano sugli occhi. Discutere con suo padre lo riduce sempre in pessime condizioni.

“E’ un gruppo di sostegno per persone che hanno problemi di emotività. Una specie di Emotivi Anonimi, se vogliamo chiamarlo in qualche modo. Quando ancora andavi in cura da lei, la dottoressa aveva appurato che la tua insonnia è di natura traumatica. In questi ultimi cinque anni lei ed una equipe di psicologi hanno condotto degli studi al riguardo, e sono giunti alla conclusione che una gamma molto vasta di disturbi comportamentali sono riconducibili ad un’origine comune, ovvero una spiccata emotività. Hanno avuto degli ottimi riscontri e, sebbene tutti i posti per i prossimi sei mesi fossero prenotati, la dottoressa è stata così gentile da riservarne uno per te. Cominci domani sera”.

“Hai organizzato tutto fin nel minimo dettaglio, vedo. Quando pensavi di dirmelo?” prova a ribellarsi.

“Non fare il ragazzino viziato. Se sei indipendente e autonomo come sostieni, dimostramelo. Partecipa alle sedute del gruppo, impegnati e cerca di stare meglio”.

“Ti vergogni di me, non è vero? Ti vergogni perché sono strambo; è così, papa?” lo accusa Sehun, ferito.

“Non pensarlo nemmeno per un attimo” lo fulmina con uno sguardo duro, di pietra. “Tu sei la sola cosa bella che mi sia rimasta e non voglio perderti. Sono diciassette anni che prego perché tu ti lasci la morte della mamma alle spalle, ma il tuo dolore è andato in cancrena. E’ diventata una malattia, un parassita che ti sta rodendo piano, dall’interno. Non posso perdere anche te per colpa di un cancro, figliolo, lo capisci? Fatti aiutare. Datti pace. Uccidi la bestia, Sehun” lo supplica Baekhyun con un tremore nella voce che rivela l’abisso di tristezza sepolto nel profondo del suo cuore sanguinante.

 

 

 

 

 



Listen, listen
I would take a whisper if
That's all you have to give
But it isn't, isn't
You could come and save me
Try to chase it crazy right out of my head.

 

 

 

“Uhm, salve a tutti. Il mio nome è Sehun”.

“Ciao, Sehun” gli rispondono in coro gli altri Emotivi Anonimi, una decina in tutto.

Le sedie sono disposte a cerchio. Su una di queste è seduto un medico che sembra un modello capitato lì per sbaglio. Il badge appeso al bavero del suo camice lo identifica come il dottor Wu Yifan. Si presenta, gli parla gentilmente cercando di metterlo a suo agio. Lo osserva con espressione neutrale e scribacchia qualcosa su un blocco di appunti.

“Vuoi parlarci del perché sei qui, Sehun? Sempre se te la senti, beninteso” ci tiene a precisare.

“Certo, nessun problema” scrolla le spalle con noncuranza. Non nutre più alcuna fiducia in questo genere di cose (non dopo dieci anni dall’analista senza alcun risultato) ma ha promesso di fare un ultimo tentativo. In fondo, che gli costa? Magari l’ostinazione paterna, di fronte all’ennesimo buco nell’acqua, si placherà definitivamente.

“In realtà non sono venuto qui di mia volontà: è stato il mio vecchio, mi ha praticamente costretto” e sorride, per smorzare la tensione che gli attanaglia lo stomaco. Uno scroscio di risatine sommesse gli conferma di non essere il solo in quella situazione. “Mia madre è morta diciassette anni fa. Era la mamma migliore del mondo, ancora giovane. Papà ed io la adoravamo. Un cancro ce l’ha portata via. Stavo nella sua stanza quando è successo. Mi ero addormentato, era molto tardi e il giorno dopo sarei dovuto andare a scuola. Ma lei se ne è andata mentre dormivo e-” un groppo in gola gli impedisce di terminare la frase. “Da allora soffro di insonnia. Il mio subconscio teme il sonno. Io… io temo di non riuscire a svegliarmi in tempo”.

“Uhm” commenta il dottor Wu, prendendo appunti. Il suo tono di voce non riesce ad essere distaccato come vorrebbe. La storia del ragazzo lo ha scosso. Sembra giovane, troppo giovane ed empatico per potersi accollare il dolore dei suoi pazienti. “D’accordo, Sehun. Credo che per oggi sia abbastanza. A chi tocca, adesso?”

“A me” risponde una bella voce vellutata proveniente dalla sinistra di Sehun. Lui si volta e cazzo-

E’ un uomo, è giovane, al posto degli occhi ha due gioielli di ossidiana che brillano. Un profilo dolce, labbra soffici, l’incarnato color biscotto e ciuffi di capelli corvini che gli ombreggiano delicatamente la fronte. Sembra un elfo; lungo, flessuoso, con una grazia goffa ed eterea nel modo in cui tiene larghe le spalle e le mani dietro la schiena, nascoste dai polsini della camicia. Ha la bellezza di un’eclissi, di un tramonto infuocato di rosa e d’arancio, delle cascate. Non se ne vedono molti come lui, a Seoul.

Sehun è sopraffatto e si perde la presentazione dell’altro. Il quale, rimessosi a sedere, si volta verso di lui. Si guardano. Non fanno altro per il resto della seduta.

 

 

 

 

 

 

 

I'm out on the edge and I'm screaming my name
Like a fool at the top of my lungs
Sometimes when I close my eyes I pretend I'm alright
But it's never enough
‘Cause my echo, echo
Is the only voice coming back
My shadow, shadow
Is the only friend that I have.

 

 

 

Il ragazzo, viene a sapere Sehun durante il secondo incontro, si chiama Jongin. Soffre di onicofagia (sfoga il nervosismo rosicchiandosi le unghie fino a farle sanguinare) e ha qualche problema a gestire la sua castrante timidezza.  

Mano a mano che gli incontri si susseguono, scopre anche che è vegetariano ed intollerante alle fragole e ai latticini; che è figlio unico ma ha una cugino, Jongdae, che adora e che considera il fratello di cui sente la mancanza; che il suo disturbo è insorto in seguito alla perdita del padre in un incidente d’auto cinque anni prima. Scopre anche che è un mezzo genio. Frequenta solo il terzo anno di ingegneria aerospaziale, eppure conta di laurearsi di lì a sei mesi. Ha tre cani e due tartarughe d’acqua, il suo colore preferito è il blu e la sua passione segreta sono i vecchi film europei in bianco e nero. E’ sensibile, spiritoso, totalmente ignaro del fascino che esercita sugli altri.


(Tre mesi dopo, Sehun è innamorato perso e ha una paura fottuta.)




 

 

 

I don't wanna be down and
I just wanna feel alive and
Get to see your face again once again.
Just my echo, my shadow
You’re my only friend

 

 


Mancano diciotto giorni al diciottesimo anniversario della sua morte. Quel numero lo perseguita.

“Terra-chiama-Sehun. Terra-chiama-Sehun” lo pungola Jongin, le mani a coppa davanti alla bocca a mo’ di megafono pericolosamente vicine al suo orecchio.

“Scemo” sorride, colpendolo affettuosamente sulla spalla. “Sono qui. Ero solo un po’ soprappensiero”.

“Stavi pensando a tua mamma, vero?” indovina, con un intuito ed una delicatezza che lasciano Sehun a bocca aperta.
“Un giorno di questi dovrai spiegarmi come diamine fai a leggermi nella mente”.

“Oh, non ci vuole chissà quale potere magico. Semplicemente, quando pensi a lei ti si scava una ruga tra le sopracciglia, proprio qui” e gli tocca il volto per indicare il punto preciso, lisciando la pelle corrugata con i polpastrelli.

“Sei un grande osservatore” replica Sehun, turbato e ammirato al tempo stesso.

Jongin gli regala un sorriso quasi triste. “I timidi notano tutto, ma sono molto bravi a non farsene accorgere”.





 

 

 

 

I'm out on the edge and I'm screaming my name
Like a fool at the top of my lungs
Sometimes when I close my eyes I pretend I'm alright
But it's never enough…
‘Cause my echo, echo
Oh my shadow, shadow.

 

 


E’ tutto talmente paradossale ed assurdo. Una qualsiasi altra persona, una persona sana di mente, trascorrerebbe quel giorno di lutto e di festa insieme, di morte e celebrazione della vita, rintanato in camera da letto avvolto in un plaid di lana e rifiutando qualsiasi contatto con il mondo esterno. Invece lui è lì, davanti alla tomba di sua madre. E’ il diciotto aprile, lui compie ventisei anni ed è al cimitero. Con Jongin. E si sta dichiarando.

“Ascolta” balbetta, rosso in faccia e afferrandogli la manica del giubbotto. “So che è il luogo sbagliato, il momento sbagliato, il giorno sbagliato. E so di essere sbagliato io. Sono fatto male, ho un sacco di turbe e sono complessato da morire-”

“Perché io invece ti sembro una persona perfettamente equilibrata?” lo interrompe Jongin, ridacchiando di gusto.

“Non- fammi finire, ok? Dicevo: sono abbastanza patetico -però con un bel lavoro e l’avvenire assicurato, almeno questa gioia- e testardo come un mulo. Sono perseguitato dai miei fantasmi e forse non me ne libererò mai. Ma tu… Tu mi hai aiutato. Ieri notte ho dormito, sai? Per cinque ore di fila. Senza usare sonniferi o gocce o calmanti. Niente di niente, capisci? E ti ho sognato. Ti ho sognato, Jongin. Eri lì, nella mia testa, ed ero così felice perché tu sei ovunque, in realtà. Nel mio cuore, nel mio cervello bacato, nella bocca dello stomaco. Ok, detta così fa schifo, ma quello che intendo dire è-” una mano privata del suo guanto gli sigilla la bocca.

“Guarda le mie unghie”.

Sehun obbedisce e sorpresa: le dita di Jongin sono meno martoriate del solito. Le unghie stanno ricrescendo, millimetro per millimetro, e la carne viva non sanguina più.

Si guardano.

“Non me le mangio da una settimana” spiega con dolcezza. “Siamo entrambi sbagliati, Sehun. Abbiamo i nostri traumi, le nostre manie, e siamo ancora ben lontani dal poterci considerare normali o guariti. Ma sai che ti dico? Me ne frego. Tu ed io, insieme, siamo giusti. Siamo perfetti. Nient’altro conta, per quanto mi riguarda” sorride, con le stelle negli occhi.

Sehun fissa quelle stelle combattendo l’istinto di piangere. “Nient’altro conta, in effetti” e lo bacia.

 

 




 

Hello, hello
Anybody out there?

 

 

 

 

Una cliccatina è sempre gradita: https://www.facebook.com/IlGeniodelMaleEFP/?ref=bookmarks.

 

   
 
Leggi le 7 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > EXO / Vai alla pagina dell'autore: Il_Genio_del_Male