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Autore: Maledetta    18/05/2017    0 recensioni
Chester Bennington ha diciassette anni ed è probabilmente il perdente più perdente degli Stati Uniti: i suoi genitori si sono lasciati quando era piccolo e da allora gliene sono successe di tutti i colori.
Si droga, si taglia ed è il bersaglio preferito dei bulli di mezza città. L'unico alleato che ha è probabilmente la musica: l'unica amica che non lo abbandonerà mai.
Mike Shinoda ha sedici anni e si è appena trasferito in Lincoln Street assieme alla sua famiglia. È un ragazzo piuttosto normale: simpatico, con la passione per il disegno e per la musica, forse solo un po' troppo emotivo.
Cosa succederebbe se Mike e Chester diventassero amici?
Cosa succederebbe se la loro amicizia diventasse qualcosa di più?
Genere: Introspettivo, Malinconico, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Chester Bennington, Mike Shinoda, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate
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[Chester]

 

Chester si portò alle labbra l'ennesimo drink.

Non sapeva nemmeno di che cazzo di colore fosse.

 

D'altronde non era mica facile.

 

Luci da crisi epilettica.

Fumo artificiale.

Niente occhiali.

 

Capire di che colore fosse un fottuto drink dentro una maledetta discoteca non era mica facile.

 

Sono leggermente andato.

Solo un pochino.

 

Andato quel tanto che bastava da non avere la più pallida idea di che cazzo stesse bevendo.

Andato quel tanto che bastava da non sapere praticamente nemmeno che ora fosse.

O che giorno fosse.

Andato quel tanto che bastava da ricordarsi a mala pena il nome di quella maledetta discoteca.

 

Minutes to...

Minutes to Midnight?

Qualcosa del genere.

 

Un posto relativamente tranquillo.

Più o meno.

Persino la Domenica sera.

 

Notte.

Domenica notte.

É Dominica notte, Chester.

Non sera.

Forse è addirittura Lunedì.

Quasi sicuramente è Lunedì.

Odio i Lunedì.

 

Comunque era un posto relativamente tranquillo.

 

Ragazze che te la davano come se niente fosse.

Come in qualunque discoteca.

 

Spacciatori in ogni angolo buio.

Come in qualunque discoteca.

 

Niente risse.

Un po' meno comune.

 

Suonava un gruppo.

Un po' meno comune.

 

Non sembravano male.

Non che lui avesse sentito granché di quello che avevano suonato.

 

D'altronde non era mica facile.

 

Casino assurdo di adolescenti.

Idioti che ascoltavano musica house da casse portatili.

Alcool a fiumi e due canne nel sangue.

 

Ascoltare un gruppo che si esibiva in una maledetta discoteca non era mica facile.

 

30...

30 Seconds to...

To...

To Venus?

Era qualcosa con la s in fondo.

Cristo, un nome più idiota no, vero?

 

Il concerto era finito da circa dieci minuti.

I tre ragazzi che si erano esibiti erano spariti.

La gente che affolava il Minutes li aveva già dimenticati.

Probabilmente.

 

Lui non sapeva di che cazzo di colore fosse il suo drink.

Gli stava venendo un mal di testa dannato.

Uno di quelli di dimensioni storiche.

 

Meglio di così non può andare.

 

Sbatté il bicchiere sul tavolo.

Non aveva idea di che cazzo stesse bevendo.

Non gli piaceva.

 

-Hey bellissimo, posso offrirti qualcosa?-

 

Qualcuno rise e gli si sedette a fianco.

Un qualcuno magro.

Un qualcuno con i capelli lunghi.

Un qualcuno con una voce abbastanza alta

 

Non troppo alta.

A dire il vero.

 

che gli sembrava di conoscere.

Un qualcuno che non lui riusciva a vedere.

 

I suoi cazzo di occhiali erano rimasti a casa.

Dove era improbabile che si rompessero più di quanto non fossero già rotti.

 

Qualcuno rise di nuovo.

Un qualcuno che lui non riusciva a vedere.

 

Si rifiutava di portare delle fottutissime lenti a contatto.

Gli davano fastidio.

 

Forse quel qualcuno era una ragazza.

Forse no.

 

Chester si strofinò gli occhi.

Cercò con tutto sé stesso di farsi un'idea di chi diavolo avesse davanti.

 

Forse quel qualcuno non era una ragazza.

 

Aveva i capelli lunghi.

Una voce abbastanza acuta.

Non troppo.

Aveva una figura piuttosto sottile.

 

Probabilmente era una ragazza.

 

Tanto vale divertirsi almeno un po'.

 

-Di certo non sarò io a impedirtelo, dolcezza.-

 

Cercò di sorriderle.

Cercò di non pensare alla possibilità che potesse non essere una ragazza.

 

Tanto valeva divertirsi almeno un po'.

 

[...]

 

Una stanza.

Vuota. 

Squallida.

 

Le pareti ricoperte di muffa.

Un materasso macchiato abbandonato per terra.

Un vecchio orologio bloccato sulle due e venti di chissà quando.

Non esattamente la fottuta immagine della pulizia.

 

La ragazza si chiuse la porta alle spalle.

 

Chester sorrise.

 

Tanto vale divertirsi almeno un po'.

 

La ragazza praticamente gli saltò addosso.

Praticamente gli ficcò la lingua in gola.

 

Non perde tempo...

 

Chester passò le dita sui suoi capelli lunghi e morbidi.

Le sfiorò i fianchi stranamente stretti.

Afferrò l'orlo della sua maglietta.

Fece per sfilargliela, ma cambiò idea.

Ci infilò sotto le mani.

Esplorando il suo addome duro e caldo.

 

Qui c'é qualcosa che non va.

 

Chester ignorò quel pensiero.

Continuò a baciarla.

 

Magari è solo molto magra.

Tanto vale divertirsi almeno un po'.

 

Baciare qualcuno era decisamente più divertente che pensare.

 

Fece scorrere i polpastrelli lungo gli addominali della ragazza.

Parecchio scolpiti.

 

Magari va in palestra.

 

Risalì con le dita fino al petto di lei.

Piatto.

Completamente piatto.

 

Fermi tutti.

Cazzo.

Qui manca qualcosa.

Qualcosa di fottutamente importante.

E la cosa non mi piace nemmeno un pochino.

 

Chester si staccò appena da lei.

Cercò di riprendere fiato.

Strizzò gli occhi per vederla meglio.

 

Perché così da vicino sembra che abbia la barba?

Cazzo, non ha la barba, vero?

Calma, Chester, calma.

Se avesse la barba l'avresti sentita.

Ora che ci penso però...

 

-Che c'è? Tutto bene, bellissimo?-

 

Perché adesso la sua voce sembra così tanto poco da femmina?

 

Chester prese un respiro profondo.

 

Andiamo.

Ha un timbro di voce alto.

Non può essere un fottutissimo ragazzo.

 

Chiuse gli occhi.

Cercò di riordinare i pensieri.

 

La sua voce...

Anche tu hai la voce alta, coglione.

 

-Come hai detto che ti chiami?-

 

La ragazza ridacchiò.

La sua risata sembrava dannatamente poco femminile adesso.

 

-Jared. Jared Leto.-

 

Chester sbuffò.

 

No, Cristo.

Non di nuovo.

 

Si tirò un pugno su una gamba.

Frustrato.

 

Fantastico.

Decisamente non è una cazzo di ragazza.

 

-Cazzo.-

 

Sbuffò di nuovo.

Si buttò a sedere sul materasso.

Si coprì la faccia con le mani.

 

Avrebbe potuto sembrare che tutta quella situazione gli facesse schifo.

O che se ne vergognasse.

In realtà era soltanto fottutamente frustrato.

Forse anche un po' incazzato.

 

Non aveva niente contro i gay.

Ma, Cristo, non potevano capitare sempre a lui.

Era maledettamente colpa sua, certo.

 

Vaffanculo.

Sempre a me.

Cazzo.

Karma di merda.

 

Incolpare l'universo era decisamente più comodo.

 

Devo smetterla di bere.

 

Jared lo guardò.

Poi guardò il cavallo dei propri pantaloni.

All'improvviso Chester si accorse che sembrava decisamente troppo stretto.

 

-Già. Cazzo.-

 

Si sedette accanto a lui.

Sospirò.

Si spostò una ciocca di capelli dal viso.

 

Chester si tolse una mano dalla faccia.

 

-Potevi anche dirmelo sai?-

 

Si sfregò gli occhi.

 

Porca puttana.

 

-Scusa. Te l'avrei detto, ma pensavo che giocassi nella mia squadra.-

 

-Mi stai dicendo che ho la faccia da frocio?-

 

-Onestamente?-

 

Jared rise.

Tirò fuori un pacchetto di sigarette consumato dalla tasca posteriore dei pantaloni.

Se ne mise in bocca una.

 

-Sì.-

 

-Vaffanculo.-

 

Perfetto. 

L'ultima possibilità di divertimento della serata è andata a farsi fottere.

Più o meno.

Cristo. 

Gioco di parole di merda.

Almeno però sembra sincero...

 

-Peccato però: mi piacevi. Hai dei bei capelli.-

 

Che cazzo c'entrano ora i capelli?

 

-Seriamente?-

 

Jared gli offrì una sigaretta.

 

Sorrideva.

Per quello che Chester riusciva a vedere.

 

Rifiutò.

Non aveva voglia nemmeno voglia di fumare.

 

-Non fare così: sto solo cercando di fare conversazione. Tanto non credo che riuscirò a portarti a letto stanotte, o no?-

 

Era strano.

Nessuno faceva conversazione in una situazione del genere.

 

Cazzo: erano due maschi.

Erano quasi finiti a letto insieme.

Nessuno faceva conversazione in una situazione del genere.

Nemmeno se uno dei due era gay.

 

Era strano.

 

Assurdo.

Più che altro.

 

-Be', grazie...-

 

Non era poi così tardi.

 

Poteva tornare in discoteca a cercare una distrazione.

Magari una distrazione con un bel paio di tette.

Non ne aveva voglia.

Gli era passato il fottutissimo stimolo.

 

-Allora, hai un nome?-

 

Jared aveva una bella voce.

 

-Chester Bennington.-

 

-Uhm... fa molto vecchio inglese isterico.-

 

Jared ridacchiò.

 

Che ha da ridere? 

Non fa ridere.

 

-E non ti ho detto il secondo...- 

 

Quello sì che fa maledettamente troppo "vecchio inglese isterico".

 

-Perché? Qual è il tuo secondo nome?-

 

-Non te lo dirò mai-

 

-Ok. E cosa fai per vivere Chaz?-

 

Non Chaz.

Per pietà di Dio.

 

-Studio. O meglio faccio finta di studiare.- 

 

Tanto valeva essere sincero.

Tanto non lo avrebbe più rivisto.

Tanto valeva essere sincero.

 

-Ah... e quanti anni hai?- 

 

Jared borbottava.

 

Chester era mezzo andato.

A mala pena riusciva a capirlo.

 

-Diciassette.-

 

Sbuffò.

Odiava il suono di quella parola.

 

Diaciassette.

Di-cias-set-te.

Età di merda.

 

-Wow, sei piccolo... ti facevo più grande. Pensavo avessi circa la mia età.-

 

Cazzo.

 

-Perché, tu quanti ne hai?-

 

-A Dicembre ventidue.- 

 

Chester era cieco come una talpa, in quel momento.

Chester non era mai stato bravo a dare un'età alle persone.

Chester a quel Jared non avrebbe mai dato più di diciannove anni.

 

-Ok... e tu cosa fai nella vita?- 

 

-Canto. Non mi hai sentito prima?-

 

Ah.

Ecco perché mi piaceva la sua voce.

 

-Già. Giusto, i 30 Seconds to... Venus. No?-

 

-30 Second to Mars. Comunque sì, quelli.-

 

Jared suonava dannatamente orgoglioso.

Doveva essere dannatamente bello.

 

Avere un gruppo decente.

Suonare con i propri amici.

Avere degli amici.

 

Doveva essere dannatamente bello.

 

-Posso farti una critica?-

 

-Assolutamente no.-

 

Gli venne da ridere.

In fondo Jared non era male.

Forse era semplicemente troppo fottutamente ubriaco.

 

-Ho bevuto parecchio. Le orecchie mi tradiscono. Quindi non so effettivamente quanto siate bravi, ma mi piacicchiate. Tu hai una bella voce, ma non sai proprio screammare. E il vostro nome fa schifo.- 

 

Borbottava anche lui, Cristo Santo.

 

Chester era mezzo andato.

A mala pena riusciva a capirsi...

 

-E tu invece sai screammare Chaz?-

 

-Circa.-

 

Chester sorrise fra sé e sé.

 

Nessuno lo sapeva.

Soltanto lui.

Soltanto suo fratello.

 

Gli piaceva cantare.

 

La musica è meglio della droga, a volte.

Lo sfogo perfetto quando la marijuana finisce.

 

-Ma davvero? E mi faresti anche sentire?-

 

Jared non ci credeva.

Chester non riusciva a credere di averlo detto.

 

-Non adesso. Sono ubriaco.- 

 

-Ma va, sono sicuro che sarai comunque bravissimo.-

 

Jared era sarcastico.

Chester cercava una scusa.

 

Trovò una canzone.

 

-Wake in a sweat again: another day's been laid to waste in my desgrace.-

 

Perché stava cantando?

 

Mai fatto in pubblico.

Mai lo avrebbe fatto.

 

Ma stava cantando.

Stava cantando una canzone che non cantava da una vita.

Stava cantando una canzone che aveva scritto con suo fratello.

Poco prima che lui se ne andasse.

Come facevano sempre tutti.

 

Stava cantando una canzone che si chiamava Given Up.

 

Perché stava cantando?

 

-Stuck in my head again, feel like I'll never leave this place: there's no escape!- 

 

Chester non ricordava quando cazzo l'avessero scritta.

Ricordava che era inverno.

Epoche prima.

 

-I'm my own worst enemy! I given up! I'm sick feeling... is there nothing you can say?- 

 

Chester si ricordava che stava male quel giorno.

 

Suo fratello era in città per lavoro.

Suo fratello aveva tentato di consolarlo.

Suo fratello aveva preso la chitarra e aveva cominciato a suonare.

 

Chester si ricordava che stava male quel giorno.

 

-Take this all away! I'm suffocating. Tell me what the fuck is wrong with me!- 

 

Non avevano scritto molto assieme, Chester e Brian.

Più che altro strimpellavano.

 

A Chester piaceva scrivere.

Anche se non era in grado.

Più che altro metteva parole a cazzo una dietro l'altra.

 

-I don't know what to take... thought I was focused but I'm scared: I'm not prepared!- 

 

Chester aveva voluto bene a suo fratello.

 

Suo fratello era stato l'unico della famiglia che gli avesse voluto bene.

Suo fratello era stato l'unico della famiglia a cui fosse mai piaciuto.

 

Chester aveva voluto bene a suo fratello.

 

Suo fratello gli aveva insegnato che la musica era meglio della droga, a volte.

Suo fratello gli aveva anche messo in mano la prima canna.

E poi...

Dettagli.

 

-I hyperventilate, looking for help somehow somewhere and no one cares!- 

 

Chester aveva voluto bene a suo fratello.

 

Ma poi suo fratello se n'era andato.

Aveva seguito la sua strada.

Lo aveva abbandonato quando aveva bisogno di lui.

Lo aveva abbandonato quando cercava aiuto da qualcuno, chiunque.

Se n'era fregato.

 

Come tutti gli altri.

 

Chester aveva voluto bene a suo fratello.

Ma poi suo fratello se n'era andato.

 

-I'm my own worst enemy! I've given up, I'm sick of feeling Is there nothing you can say?- 

 

Aveva sofferto come un cane quando suo fratello se n'era andato. 

 

Era già da un po' che si faceva.

Aveva cominciato quando aveva circa undici anni.

 

In quel periodo era peggiorato. 

 

Non riusciva a tenersi lontano dai guai.

Finiva in una rissa dietro l'altra.

Si faceva come un disperato.

 

Era disperato.

 

Chester aveva voluto bene a suo fratello.

Ma poi suo fratello se n'era andato.

 

-Take this all away! I'm suffocating. Tell me what the fuck is wrong with me!- 

 

Chester si era incazzato da morire.

Cosa cazzo c'era di così fottutamente sbagliato in lui?

 

Perché tutti se ne andavano via da lui? 

 

Sua madre.

Suo padre era come se non fosse...

Le sue sorelle.

Suo fratello.

 

Perché? 

 

Cosa aveva fatto di così male?

Cosa cazzo c'era di così fottutamente sbagliato in lui?

 

-God!- 

 

Stava cantando una canzone che non cantava da una vita.

Non la cantava da una vita perché cantarla faceva male.

 

La rabbia tornava.

Il dolore tornava.

La voglia di urlare e di spaccare tutto tornava.

Brian che se ne andava tornava.

 

Chester aveva voluto bene a suo fratello.

Ma poi suo fratello se n'era andato.

 

-Put me out of my misery!Put me out of my misery! Put me out of my...! Put me out of my fucking misery!- 

 

Si fermò a riprendere fiato.

Avrebbe dovuto ripetere il ritornello.

 

I polmoni bruciavano.

Fumava fottutamente troppo.

 

Si fotta il ritornello.

 

Fumava fottutamente troppo.

 

-Cazzo... sì, direi che sai screammare.- 

 

Jared sorrideva.

Stupito.

 

Potrei offendermi.

 

-Perché, avevi dubbi?- 

 

Chester si buttò all'indietro sul materasso.

Respirò a pieni polmoni.

 

Fumava fottutamente troppo.

 

È stato Brian a darmi la prima sigaretta...

E la prima canna.

E poi...

Dettagli.

 

Chester aveva voluto bene a suo fratello.

Ma poi suo fratello se n'era andato.

 

-Caro, hai davanti il miglior screamer dell'Arizona.- 

 

-Sì, e anche il più modesto a quanto pare, eh ragazzino?-

 

Jared rise.

Gli sfiorò il braccio con le dita.

In un modo che non aveva niente di...

 

Romantico?

 

Niente di qualunque cosa fosse.

 

-Comunque qui non siamo in Arizona, bellissimo.-

 

-Lo so. Ma io ci sono nato. In Arizona. Mi sembra giusto riferirmi alla mia dannatissima patria. No?- 

 

Era una vita che non si apriva così tanto con qualcuno.

 

Non in quel senso.

 

Una vita, cazzo.

Davvero.

Tanto quel ragazzo con i capelli alla Gesù Cristo non lo avrebbe più rivisto.

 

Tanto valeva essere sincero.

 

Tanto quel ragazzo con i capelli alla Gesù Cristo non lo avrebbe più rivisto.

 

[Joe]

 

-secondo me ha più occhiaie del solito stamattina, a te non sembra?-

 

joe represse il desiderio di spaccare la testa di mike contro il finestrino per la quinta volta nel giro di undici minuti. voleva bene a quello stupido giappo-americano-qualunque-altra-cosa-fosse, ma nell'ultima settimana aveva decisamente rotto le palle.

 

-no, però mi sembra che tu stia diventando leggermente ossessionato da quel ragazzo. non è che sei dell'altra sponda e non me l'hai detto, vero?- 

 

cercò di non pensare al fatto che doveva stare seduto su quel maledetto autobus scassato a sentire mike che fantasticava su quello sfigato di chester bennington per almeno altri venti minuti. non capiva perché mike se lo fosse preso tanto a cuore.

 

-e poi scusa, come fai a vedergli le occhiaie, se è seduto più avanti di noi?-

 

-gli ho dato un'occhiata quando è salito... comunque no: non sono gay, sono solo empatico da far schifo.-

 

joe evitò accuratamente di badare a quanto quella cosa sembrasse da stalker. in effetti, aveva notato che in mike l'innata capacità di capire lo stato emotivo degli altri, oltre a quella di fracassargli irrimediabilmente le scatole: era arrivato in città da esattamente un mese e conosceva già praticamente tutti... senza contare che in meno di due settimane di scuola era riuscito a diventare pappa e ciccia con metà corpo studentesco, perché sembrava sapere sempre esattamente come si sentiva la persona davanti a lui e aveva sempre la parola giusta da dire a tutti. era riuscito a ingraziarsi subito persino dave... 

 

"phoenix. joe, cristo, sai benissimo quanto farrel sia attaccato al suo nome d'arte."

 

...insomma, piaceva persino a dave, quel cretino del suo amico ossessionato dai bassi, e a dave non piaceva mai nessuno. non al primo colpo. 

 

lui ci aveva messo mesi, all'epoca del primo anno, per riuscire a farsi rivolgere la parola da quel rosso irritabile. mesi. dannatissimi, lunghissimi mesi. mike ci aveva messo meno di un'ora.

 

era un tipo davvero espansivo: si capiva che gli piacevano le persone. a volte era fastidioso e dio: era decisamente iperattivo, o qualcosa del genere, ma ci si abituava.

 

spesso aveva delle gran belle idee: quando aveva tirato fuori la storia della band, ad esempio, a joe era venuta voglia di fargli una statua da qualche parte. 

 

se solo a qualcuno fosse venuta in mente anche un'idea geniale per il cantante che non avevano...

 

-che vuoi che ti dica: è lunedì. da quanto ne so fa spesso casino la domenica sera. magari ieri si è solo dato da fare più del solito... ma cristo, mike: stiamo parlando di chester bennington. ci hai parlato solo una volta e ti ha pure mandato a fanculo: mi spieghi che diavolo te ne frega?- 

 

non riusciva proprio a spiegarsi il perché di tutto... quello. mike era un bravo ragazzo: che gliene fregava di uno come quello là?

 

chester bennington era il peggio del peggio, e in un buco di città come la loro arrivare ad essere definiti tali era praticamente un'impresa, dato che non c'erano banche da rapinare, attori o politici da ammazzare e che c'erano soltanto due discoteche ufficiali.

 

-niente, credo, ma... non lo so: ogni volta che lo guardo ho come l'impressione che abbia bisogno di qualcuno che non lo ignori.-

 

mike guardava fisso la nuca ossigenata del tizio.

 

-però quando hai provato a non ignorarlo non ha reagito poi così bene, no mickey?- 

 

-magari ha solo bisogno di prendersi un po' di confidenza e...-

 

-sì, sì ho capito.-

 

joe si affrettò a interromperlo

 

-povero il mio piccolo ingenuo mickey shinoda. qualcuno qui si sta innamorando di quello sfigato di bennington, eh?- 

 

gli venne da ridere mentre gli metteva un braccio attorno alle spalle.

 

-ma non dire cazzate.- 

 

mike cercò di liberarsi.

 

-sono solo un bravo ragazzo che si preoccupa per gli altri.-

 

-un bravo ragazzo preoccupato che arriva a notare le occhiaie. se proprio non sei innamorato, come minimo sei ossessionato.- 

 

-la smetti di prendermi in giro?- 

 

mike lo guardava male, ma a joe veniva soltanto da ridere: quel ragazzo era buffo (e a volte dolce, ma joe non lo avrebbe mai detto ad alta voce) oltre il limite della decenza.

 

-fammici pensare... no, non credo. non finché non confessi.-

 

[Mike]

 

-Io non confesso proprio un bel niente, falla finita.- ripeté Mike per l'ennesima volta.

-Cos'é che dovrebbe confessare il nostro Mickey?- si intromise Brad dal

sedile dietro.

-Niente.- soffiò Mike esasperato.

-Il suo profondo amore per Chester Bennington.- disse Joe contemporaneamente.

-Joe, se non la fai finita giuro che ti do fuoco all'album da disegno.- 

Mike a volte si chiedeva davvero per quale diavolo di motivo se cercava di aiutare un'altra persona tutti dovevano pensare male. Insomma, cos'era? Un modo per non annoiarsi in autobus?

-Dai, Joe: lascialo stare. Sono affari suoi in fondo, vero Mikey?- 

Mike ebbe per un attimo la seria tentazione di cambiare religione e abbracciare il Delsonesimo. 

O quanto meno di proporre Brad per la santificazione.

-Ma dai Brad: oggi ha notato che lo sfigato ha più occhiaie del solito. Le occhiaie, ti rendi conto? Questo è amore!-

-No: questo è spirito di osservazione. E in ogni caso Mike ha il diritto di amare chi vuole, quindi se anche gli piacesse Chester tu dovresti smetterla di fare il bambino e lasciarlo in pace. Hai  sedici anni Joe, smettila di comportarti come se ne avessi due.-

Fanculo a Bennington: era Bradford Delson l'unico uomo che  avrebbe mai potuto volere. Mike adorava quel ragazzo, punto.

-Comunque non si pone il problema, perché io sono etero. Capito Joe? Devo farti lo spelling?- sbuffò abbandonando la schiena al sedile.

Forse voleva un briciolo di bene anche a Joe. Forse. Però era decisamente un cretino. O quanto meno faceva parecchio il cretino...

-Sì, grazie. Sai, tanto per essere sicuro che tu sappia almeno come si scrive...-

...ma forse, in fondo, cretino lo era per davvero.

Brad dietro sbuffò sconsolato.

 

 

 

ANGOLINO NERO PER UN'ANIMA NERA

Ehm... Hi guys? Are you there? Are you still alive? Wait... Why do I am talking in this strage sort of pseudo English? Oh God... The trasducer matrix is gone again... *noise of a sonic screwdriver* どのようにあなたは今、それは動作しますか ?無... (Dono yō ni anata wa ima, soreha dōsa shimasu ka? Mu...) *ソニックドライバーの新しいサウンド  (Sonikkudoraibā no atarashī saundo)* ОК теперь должны... прекратить все: русский? но что, черт возьми ... (OK teper' dolzhny... prekratit' vse: russkiy? no chto, chert voz'mi ...) *даже отвертка (dazhe otvertka)* ci siamo? Sto parlando nella lingua giusta? Niente giapponese, russo o cose strane? Ok, mi confermano dalla console che sto parlando in italiano. Scusate: la matrice di traduzione del TARDIS ogni tanto parte per conto suo (sapete com'é: è un modello 40, dovrebbe stare in un museo...). Comunque, torniamo a noi: eccoci qui, puntuali e precisi con una nuova copertina e con il capitolo quattro. Stavolta la canzone è Given Up, che per la prima volta appare proprio come canzone. Abbiamo tra l'altro anche la prima, e forse anche l'unica, scena vagamente rossa della fanfiction... e sì: so che potevo sprecarmi anche un po' di più, ma sono una brava ragazza e non sono abituata a scrivere queste cose, ok?😉🙃 Il punto è che mi sono divertita talmente tanto a scrivere di Chester che scambiava Jared per una ragazza (cosa ci trovassi di divertente quando l'ho scritto la prima volta ancora non l'ho capito, ma continua a sembrarmi divertente per motivi non meglio specificati) che ho badato veramente poco al punto di vista rosso della cosa. Tutte le volte che ho risistemato il capitolo ho provato ad aggiungere qualcosa, ma il grosso è stato anche tolto perché mi sembrava che stonasse.

Personalmente io credo che i capitoli migliori inizino dal prossimo, anche perché di qui in poi le dinamiche fra i nostri due ragazzi si faranno più interessanti, ma spero che anche questo non sia poi così male, dato tutto l'impegno che ci ho messo per sistemarlo (l'ho anche allungato di quasi mille parole e mi sento potente!).

Vorrei chiarire che non penso né che Jared Leto non sappia screammare (anche se a dire il vero ascolto poco i 30 Seconds to Mars e non sono nemmeno così sicura che usino più di tanto lo scream... o magari lo usano un sacco? So soltanto che in una canzone che ho ascoltato c'era...) né che il nome della band faccia schifo, ma ho voluto scrivere il capitolo così per rispecchiare Chester ubriaco fradicio e un Jared sicuramente più giovane e inesperto nel canto. Come ho scritto sopra, non sono una fan dei 30 Seconds: ho implicato Jared nella storia per motivi di trama, quindi mi scuso per eventuali puttanate scritte sul suo conto.

Dopo questo Angolino nero che più che altro è un angolo giro, io mi dileguo.

Buona notte,

 

Cursed_Soldier

   
 
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