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Autore: ClaireOwen    18/05/2017    2 recensioni
'This Cold' o di quando Riley è in stato di fermo per possesso di stupefacenti al dipartimento di Polizia di Chicago ed incontra Will, poliziotto dal cuore tenero e sul quale la vigilia di Natale ha uno strano ascendente. • Nota Bene: No, il legame Sense8 non appartiene a questa AU ma chissà se non sia rimasto un qualche 'alone' capace di causare un colpo di fulmine.
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Riley Blue, Will Gorski
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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This Cold

 
 
Riley Blue sente freddo, è un freddo umido che le penetra fin dentro le ossa, che la fa tremare; sente i brividi correrle lungo tutto il corpo stretto in una troppo leggera blusa verde smeraldo.
Si guarda intorno, è l’unica cosa che può fare dopo tutto le sue mani strette nelle gelide manette di acciaio le impediscono di fare pressoché qualsiasi movimento.
Così se ne sta seduta all’angolo di quella cella spoglia, lurida e umida e si guarda intorno cercando di non pensare a quel freddo che continua a torturarle anima e corpo.
Già perché c’è solo un momento nella sua vita in cui ha sentito così freddo, lo ha percepito fin dentro il cuore e non vuole ricordarlo, non ora, non in quella maledettissima cella.
Stringe i denti, sul punto di battere uno contro l’altro, li digrigna.
Irrigidisce ogni muscolo, cerca di muovere inutilmente le sue mani legate dietro la schiena.
Non può far nulla, è inerme proprio come quella notte di tanto tempo fa, è sola.
E una lacrima le riga il volto, avverte il calore sprigionato da quella goccia salata che le segna il profilo, il trucco nero pesante ora le brucia sugli occhi chiarissimi ma probabilmente arrossati, è quasi sicura che il suo viso sia un pasticcio di occhiaie, pallore e make-up colato.
Se non fosse chiusa in quel dannato luogo, avrebbe la forza di ricomporsi, di respirare profondamente, guardarsi allo specchio ed andare avanti.
 
*
 
“Cosa abbiamo?”
“Possesso di stupefacenti, organizzazione di un rave in un luogo abbandonato e…”
“Fammi indovinare, presunto spaccio?”
“Già, è possibile... Voglio dire non mi stupirebbe, date le circostanze.”
“Buongiorno Chicago!”
Will Gorski stringe il suo caffelatte mentre il suo partner sul lavoro, il suo migliore amico nonché l’unica persona di cui sia in grado di fidarsi: Diego, gli comunica che anche oggi, nonostante sia la vigilia di Natale c’è ancora qualcosa da fare.
“Se vuoi posso occuparmene io”
E Will non può fare a meno di alzare un sopracciglio e guardarlo di traverso.
“Non dire stronzate, okay? Tu hai una dolce mogliettina e una splendida bimba che ti aspettano, sono quasi sicuro invece che il mio vecchio non si dispererà se farò un po’ di ritardo.”
Diego lo abbraccia istintivamente, quel Will Gorski è troppo buono, lo ha pensato fin dalla prima volta che lo ha visto, tanto che ancora si chiede come faccia ad essere diventato un poliziotto.
Non devi essere buono per esserlo, non devi essere uno dei cattivi certo, ma di sicuro non c’è posto per i puri d’animo e di buon cuore come lui.
“Almeno è carina ed ha un accento buffo.”
“Ti sono grato per queste così utili informazioni, Diego.”
L’altro fa spallucce ed esce dall’ufficio con poche falcate.
 
Il dipartimento è quasi vuoto, il bello del Natale è che persino i criminali sembrano volersi prendere una vacanza o perlomeno la maggior parte di loro.
Will stringe il fascicolo della ragazza fermata la scorsa notte: Riley Blue nata l’8 Agosto del 1989 a Reykjavík, Islanda.
Il poliziotto sorride quando nota che le loro date di nascita coincidono e percependo un’insolita curiosità abbandona il suo caffè e si avvia verso la cella temporanea.
 
*
 
Sente una serratura scattare in lontananza e sussulta, non ha chiuso occhio per tutto il tempo e percepisce i muscoli indolenziti, trattiene a stento i gemiti di dolore ormai ma ancora non vi si arrende.
Una luce lungo lo stretto corridoio da cui non ha tolto occhio per tutto il tempo le ricorda che è ancora al mondo.
Passi veloci, l’inconfondibile tacchettio di quelle strambe scarpe che indossano i piedipiatti sembra coincidere in maniera quasi inquietante con il battito accelerato del suo cuore.
Sente delle chiavi tintinnare poi una figura in controluce le appare al di là delle sbarre.
Un rumore secco e la serratura scatta, un forte odore di profumo al Vetiver invade la cella, la inebria e la porta lontana a quando si sedeva al pianoforte a coda, accanto a suo padre per ascoltarlo suonare e per un millesimo di secondo Riley si sente a casa, percepisce un’insolita serenità, poi repentinamente ricorda che i polsi le fanno ancora male e che ha passato la nottata in prigione.
 
“Riley Blue?”
E’ una voce dolce e calda, vorrebbe rispondere, ma la sua lingua è maledettamente secca: annuisce appena.
“Se me lo permetti, vorrei interrogarti.”
Cos’è quell’accortezza? Quella dannatissima gentilezza? Come se avesse davvero scelta.
Annuisce di nuovo senza nemmeno rendersene conto, meccanicamente.
Il poliziotto allora entra, lei è ancora seduta in un angolo e l’uomo si accuccia di fronte a lei, ora riesce a distinguere i lineamenti del suo volto.
Gli occhi chiari, la barba millimetrica, ordinata ed i capelli corti castano chiaro o forse biondo cenere, chissà qual è poi la differenza, non è mai riuscita a coglierla davvero la sottile sfumatura.
E’ giovane, incredibilmente giovane, tanto che potrebbe avere la sua età.
Ma c’è qualcosa in lui che le dona una strana sensazione, le sembra di conoscerlo, quel ragazzo le appare come un ricordo sfocato appartenente ad una vita passata.
Scuote la testa, stenta a riconoscersi, ma che le prende?
“Posso alzarmi da sola.”
Riesce a dire con un tono distaccato, quasi sprezzante eppure esageratamente debole.
Il poliziotto allora si rialza, fa qualche passo indietro.
“D’accordo.”
Dice dolcemente e quella dolcezza le sfiora appena il cuore che ha ripreso un battito regolare.
 
*
 
Sono cinque minuti buoni che la ragazza è in quella stanza, cinque minuti di silenzio assordante.
E’ stretta in una coperta di lana, chiunque l’abbia arrestata è stato un sadico pazzo, non dovrebbe ma proprio non può esimersi dal pensarlo.
Riley Blue aveva indosso una camicia leggerissima e solo un paio di shorts, un abbigliamento decisamente poco raccomandabile a Chicago in pieno inverno, non importa se fosse abituata al clima nordico islandese, chiunque al suo posto sarebbe morto di freddo ed è una sorta di miracolo se la ragazza sia ancora cosciente.
Solo ora ha smesso di tremare ed il suo viso ha ripreso un seppur tenue colorito, le sue labbra sono pallide, non più viola e l’unica impronta del freddo sembra essere rimasta solamente nei suoi occhi glaciali.
Will Gorski avverte un’inspiegabile stretta allo stomaco quando il suo sguardo s’incatena a quello di lei ed una strana sensazione s’impossessa di lui:
sente di conoscerla da sempre, di averla aspettata da una vita.
Prova a distogliere i suoi occhi dal suo viso ma con scarsi risultati e si chiede se anche lei avverta quell’assurda impressione o se è solo del tutto impazzito.
 
“Allora?”
Il ragazzo come stordito scuote la testa e le riserva un’occhiata crucciata.
“Non dovresti interrogarmi?”
Will si schiarisce la voce ed apre il fascicolo, è ancora in tempo, non riesce a credere che quella creatura possa aver fatto del male a qualcuno se non a sé stessa, lo può leggere nei suoi occhi limpidi come la rugiada e sa che è la verità, lo sente.
Ci deve essere un errore, devono aver preso la persona sbagliata durante quella retata, ora se ne convince.
E lui può ancora donarle la libertà, può ancora salvare la vita a qualcuno proprio come con quel ragazzino del ghetto.
Allora lascia che i suoi occhi si concentrino ancora un po’ sulla figura di lei: è rannicchiata sulla sedia, stretta in quella coperta e tutto ciò che scorge è il suo viso stanco eppure così familiare, rassicurante e quando le iridi di lei lo intrappolano sente di appartenere a quello sguardo.
“No. Puoi andare.”
Sussurra, sbattendo le palpebre velocemente.
“Come sarebbe a dire che posso andare?”
Un’espressione incredula ed un sorriso incerto si fanno largo sul candido volto di Riley Blue.
“Sei libera.”
“Ma…”
Will Gorski le prende delicatamente la mano, che la ragazza tiene stretta al legno rugoso della scrivania, tra le sue, poi le si avvicina sporgendosi in avanti, c’è qualcosa in lei che riesce a sentire anche suo.
Riconosce l’insicurezza, lo stupore, una felicità torpida.
Un calore primitivo lo avvolge, non importa se fuori stia nevicando, non importa se sta per commettere l’ennesima infrazione.
Potrebbe dirsi sicuro che in quel momento la giovane donna sia arrossita di fronte a quel gesto così spontaneo che sembra celare molto più di quanto non sia loro concesso comprendere.
Le sorride.
“Buon Natale Riley Blue.”
E il ghiaccio nei suoi occhi si scioglie d’improvviso.

 

Angolo autrice: Heilà!
Grazie a chiunque sia arrivato qui in fondo, sono nuova di questo fandom ma ho dato vita a questo maldestro e personalissimo tentativo scritto di getto dopo una vera e propria maratona durata qualche giorno che mi ha ammaliato e lasciato con il fiato sospeso!
Perché l'AU?
Perché non me la sentivo di competere con la perfezione stupenda che è questa serie, almeno non ora, un giorno chissà...
Riley e Will mi hanno colpito da subito, non li preferisco agli altri ma sicuramente occupano un posto speciale nel mio cuoricino e questo vuole essere una sorta di tributo a questa coppia formidabile.
Inutile dire che se qualcuno avesse voglia di lasciare un pensiero non potrei che esserne felicissima!
Un abbraccio,
Chiara.

 
   
 
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