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Autore: Anna_96    19/05/2017    1 recensioni
[La vita è bella]
Sono trascorsi ormai quarant'anni dalla fine della seconda guerra mondiale e Guido Orefice fa una scoperta sensazionale.
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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Sono trascorsi ormai quarant’anni dalla fine della seconda guerra mondiale e Guido Orefice, dieci anni, occhi vispi e tanta voglia di conoscere il mondo, sta giocando ai supereroi in soffitta, quando però solleva il coperchio del baule che contiene i suoi vestiti di Carnevale, alla ricerca del mantello rosso per impersonare “Capitan America”, trova un vecchio album di cui non sapeva l’esistenza, curioso lo apre e quello che contiene lo spiazza, su ogni pagina c’è appiccicata almeno una dozzina di fotografie in bianco e nero che lo ritraggono. Guido spalanca gli occhi per la sorpresa, non ricordava di aver posato per quegli scatti, poi però, ad una seconda occhiata, si accorge di essersi sbagliato, il bambino ritratto non è lui anche se gli somiglia parecchio, sorride e si siede sul pavimento a gambe incrociate, poi inizia a sfogliare le pagine dell’album, interessato al passato di quello che ormai ha capito essere suo padre Giosuè. Ad ogni fotografia Guido ride, ammutolisce o si emoziona, sono davvero tantissime, in una Giosuè saluta, in piedi sui gradini di una serra, in un’altra è seduto sul dorso di un cavallo bianco e solleva il pollice all’indirizzo della macchina fotografica, in un’altra ancora è addormentato sul divano di quella che doveva essere casa sua, la testa affondata nei cuscini e le gambe rannicchiate contro il pancino, poi eccolo al mare, brandire una palettina in braccio alla sua mamma, i capelli e il costumino bagnati, e ancora Giosuè che gioca sul pavimento della sua stanza con un piccolo carro armato di legno, Giosuè che fa le boccacce nella vasca da bagno, Giosuè che salta sul lettone, Giosuè in bici con sua madre, seduto rigorosamente nel cestino, Giosuè che mangia cioccolato dietro il bancone di una libreria, Giosuè che disegna, Giosuè che ride. Mentre sfoglia, Guido si concentra sugli occhi di suo padre bambino, in alcune fotografie sono colmi di allegria, in altre pieni di dolore, si acciglia, non riesce a capire come sia possibile un tale cambiamento. Poi, concentrandosi meglio, si accorge che c’è differenza tra quelle in cui gli occhi gli brillano e quelle in cui invece sono spenti, nelle prime Giosuè è molto piccolo, quattro anni al massimo, e tutto in lui, dalla posa al modo di fissare l’obiettivo, richiamano la figura di un bambino che ama la vita. Nelle seconde Giosuè è più grande e Guido ha l’impressione che qualcosa di molto importante gli sia stato strappato anche se non sa cosa, i sorrisi non sono più così larghi, le ginocchia nodose sono le stesse ma le gambe un po’ più forti, i capelli cortissimi, ora lo si può vedere mentre studia, gioca a scacchi con la nonna, legge seduto in veranda, lucida le ruote di una bicicletta tutta sua, il carro armato è sparito, così come i calzoncini bianchi, i sandali di cuoio e i cappellini con la visiera. Guido ora non ha più dubbi che sia successo qualcosa di terribile ad un certo punto della vita di suo padre, e le sue teorie vengono confermate quando sfogliando l’ultima pagina dell’album, trova una fotografia ripiegata su se stessa, la apre scoprendo che ritrae un Giosuè di due anni, aggrappato alle spalle di un uomo magro e dai capelli nerissimi, l’uomo lo guarda mentre lui sta per dargli un bacio sul naso, alle loro spalle, la nonna Dora ride con le mani giunte, chi ha scattato quella fotografia? Che fine ha fatto l’uomo che stringeva Giosuè tra le braccia? Ma soprattutto…perché non ne ha mai sentito parlare? Con la mente piena di domande, Guido si alza dal pavimento e stringendo l’album sottobraccio corre di sotto, nello studio di suo padre, arrivato davanti alla porta bussa e subito una voce profonda gli dà il permesso di entrare. L’uomo seduto alla scrivania non ha davvero più nulla del bambino nelle foto, nemmeno gli occhi tristi, al contrario, è l’esempio di una persona soddisfatta dalla propria vita, sorride a suo figlio e apre le braccia –Guido, vieni qui! Dov’eri? La mamma ti cercava!- il bambino corre sulle gambe di suo padre e subito gli mostra l’oggetto che porta con sé, Giosuè lo fissa per qualche secondo, indeciso sul da farsi, poi sospira –Che c’è? Vuoi sapere qualcosa a proposito di queste foto?- Guido annuisce –Sì, voglio sapere chi è lui!- e va all’ultima pagina, impaziente –Chi scattava la foto, papà? E perché era piegata?- Giosuè tira su con il naso –Vedi, Guido, questo è il nonno, si chiamava come te, sai? Solo che la sua vita non è stata bella come la tua, perchè lui ad un certo punto è…è volato via e…- una lacrima scivola lungo la guancia di Giosuè –Ma non devi rattristarti amore, al contrario, devi essere orgoglioso di aver avuto un nonno come lui anche se non lo hai mai conosciuto, lui mi ha salvato la vita più di quanto tu non possa nemmeno immaginare! Non smetterò mai di amarlo, non smetterà mai di mancarmi e spero che un giorno tu possa incontrare sul tuo cammino una persona come lui, capace di amare senza riserve e capace di donare a tutti il suo amore, un giorno ti racconterò tutta la storia, promesso! Adesso però scusami, ma non ce la faccio!- Guido resta zitto, osserva suo padre piangere, confuso, non lo ha mai visto tanto fragile prima d’ora, poi lo abbraccia –Va bene!- sussurra, e chiude gli occhi sentendo di provare per lui tutto l’amore di questo mondo, dopo una lunga pausa Giosuè si asciuga le lacrime e sorride –Comunque la foto è stata scattata dallo zio Eliseo, un giorno ti parlerò anche di lui! Era una persona eccezionale, sai? Mi dispiace davvero che tu non abbia potuto fare tesoro dei suoi insegnamenti come me!- e gli fa una linguaccia, Guido salta su –Non è giusto, tu hai avuto due bei maestri di vita ed io perché devo sorbirmi la maestra Maria?- poi scoppia a ridere mentre suo padre prende a fargli il solletico –Cosa hai detto, testa dura?- le loro risate si mischiano e riecheggiano nel corridoio fino a raggiungere Dora che insieme a Silvia, la madre di Guido, sta tagliando delle carote in cucina. A quel suono Dora si ferma, poi le sfugge un piccolo sorriso e una lacrima le cade accanto al tagliere mentre nella sua testa prende improvvisamente vita una voce, una voce che non sente da quarant’anni, una voce che dice “Buongiorno Principessa!”.
   
 
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