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Autore: canepucciop    20/05/2017    3 recensioni
Eccomi a scrivere di un grande mostro interiore la cui ferocia distrugge l'esistenza di molti.
Su questo foglio bianco le tenebre verranno messe a nudo, alcuni di voi si ritroveranno nel testo, altri invece lo comprenderanno poco.
Spero di riuscir a colpire, con questo mio primo testo, il vostro più intimo lato.
Buona lettura...
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La vita scorreva davanti a me, la finestra da cui la guardavo era perennemente appannata per via dell’inverno che avevo dentro.
Le stagioni, quelle della natura, si susseguivano secondo il loro eterno ciclo e, quando arrivava il periodo più buio e freddo, la mia anima riusciva a tirare un sospiro di sollievo.
Era come una congiungenza astrale, tutto quello che esisteva in me si univa in amore con la natura depressa nel talamo dell’inverno.
Tutto il resto dell’anno, oltre al peso di una vita vuota, dovevo gestire un senso di oppressione e di disagio.
L’esistenza era la mia gabbia, il bicchiere il mio compagno, la biro la mia amante e la fotografia l’espressione del mio io.
Ogni passo in quel mondo non era mio, un prigioniero condotto con un carro al patibolo, ecco come mi sentivo.
Io ero il buio e tutto quello che si trovava sul mio cammino si trasformava in un vortice polveroso, ero capace di infondere morte intorno a me e nulla era in grado di risollevarmi.
In tutto questo vi era solamente il silenzio di un’anima imbrigliata in un contenitore non suo, tentava di urlare ma il bavaglio stringeva lacerando la carne delle guance e soffocando ogni gemito.
Tutti hanno avuto un periodo no nella propria vita ma, quando è l’esistenza stessa il tremendo dolore, la codardia è l’unica cosa che ti trattenga dalla lama o dal cappio.
Ecco come trascorreva il mio tempo, la monotonia era il condimento a tutto.
Ero oramai perso, al limite dell’essere definito ancora organismo vivente, certamente le funzioni vitali le continuavo a portare a termine e biologicamente lo ero a tutti gli effetti ma, tutto il resto non esisteva, io non esistevo.
Eppure un giorno tutto questo stava prendendo un senso o forse glielo cercavo di imporre, ero qui per soffrire.
Potrà sembrare uno scopo banale ma in realtà il senso che gli diedi era il più profondo possibile.
Questo era quello che oramai mi portava a mettere un piede davanti all’altro, la depressione era diventata la risposta al perché della mia vita.
Tutto questo ovviamente non bastava e presto perse valore.
La voglia di consacrarmi una volta per tutte alle morte era davvero forte.
In tutto questo esistere qualcosa stava cambiando, un’altra anima buia mi venne messa al fianco ma, lei era diversa.
Dentro aveva l’inverno ma, a differenza mia, irradiava semplicemente vita e con una forza tremenda.
Avevo finalmente trovato l’appiglio giusto ma, il buio continuava a farsi strada con la forza.
Oramai siamo qua, uno ad aiutare l’altra tentando di sconfiggere le tenebre.
   
 
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