Storie originali > Introspettivo
Ricorda la storia  |      
Autore: 09Chia    20/05/2017    1 recensioni
Una piazza quasi deserta, una ragazzina e un anziano, strano giocoliere che parla per metafore...
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Cascata a tre palline

 

L’esibizione del pomeriggio era finita, la piazza si svuotava alla luce del tramonto, mentre i bambini rientravano in casa per cena. Sarebbero usciti di nuovo più tardi, a giocare a nascondino tra le statue della fontana e della cattedrale che si stagliava imponente su un lato nella piazza, fino all’ora di andare a letto.

L’anziano giocoliere si accese una sigaretta tra le labbra, socchiudendo gli occhi di un azzurro slavato per osservare meglio una figura rimasta sui gradini di pietra che portavano all’ingresso della chiesa.

Era una ragazzina che aveva già visto qualche volta, probabilmente la sorella maggiore di uno dei tanti bambini che assistevano meravigliati ai suoi spettacoli.

L’uomo le si avvicinò, portandosi di fronte a lei e restando in piedi.

«Stai piangendo» costatò.

Lei tirò su con il naso e si passò una mano sugli occhi «Mi lasci in pace» sbottò. Le labbra del giocoliere si tesero in un sorriso appena accennato, mentre lui soffiava una boccata di fumo dalla sigaretta e si sedeva vicino a lei.

«Ho detto di lasciarmi in pace!»

«Io in questa piazza ci passo le giornate da inizio estate, ragazzina. Se non ti va, puoi andartene»

Lei gli rifilò un’occhiata risentita, ma il giocoliere non si era nemmeno girato a guardarla. Continuava a fumare, tenendo gli occhi fissi sulla fontana al centro della piazza, le cui statue di marmo erano tinte di arancione dalla luce del tramonto.

La sigaretta finì e il giocoliere si sistemò meglio sullo scalino, sciogliendosi le spalle e alzando il viso per godersi gli ultimi raggi di sole. La ragazzina aveva smesso di piangere, anche se continuava a tirare profondi respiri spezzati. Lo osservava di sottecchi, un po’ a disagio per la sua immobilità.

«Dove va a dormire?»

«Ragazzina, ti prego, dammi del tu. Potrei essere tuo nonno, ma l’ultima persona che mi ha dato del lei è stato il mio professore il giorno della laurea»

«Lei ha…» la ragazza si fermò di fronte alla sua occhiata esasperata «scusi… scusa!» arrossì, imbarazzata «hai fatto l’università?»

«Tanti anni fa» rispose il giocoliere «Comunque dormo al motel davanti allo stadio. Almeno per un paio di settimane ancora»

«E poi?»

«Poi andrò a Roma. D’inverno si sta un po’ meglio che in questa vostra città che si riempie di neve».

Lei annuì distrattamente.

Passò ancora qualche minuto di silenzio.

«Mi chiamo Giulia»

«Mh» fece lui, senza guardarla.

Giulia fece per aprire la bocca, probabilmente infastidita dalla sua indifferenza.

«E perché piangevi, Giulia?» la anticipò.

Lei alzò le spalle «E’ stata una brutta giornata»

«C’entra un ragazzo?»

Giulia aggrottò le sopracciglia e lo guardò male «Perché dovrebbe per forza entrarci un ragazzo?»

«Alla tua età c’entra sempre un ragazzo. E’ così?»

Lei si strinse le ginocchia al petto, riportando lo sguardo sulla piazza «Sì» soffiò poi, notando con la coda dell’occhio un sorriso leggero sfiorare le labbra del giocoliere.

Le ombre delle case si stavano allungando sulla piazza e le statue della fontana spenta erano arancioni solo per metà.

«Però non è il mio ragazzo» disse dopo qualche momento Giulia «E’ solo un ragazzo»

«E non è questo il problema?»

Giulia annuì «E’ che siamo solo un ragazzo e una ragazza, e non una coppia»

Il giocoliere spostò finalmente lo sguardo su di lei «Non c’è nulla di male a essere solo un ragazzo… o solo una ragazza» osservò, studiandola attentamente.

Giulia fece una smorfia «A volte essere un “solo” è un po’ triste. Sa un po’ di solitudine»

«Il problema è che questo ragazzo non è il tuo ragazzo, o solo che tu sei solo una ragazza sola?»

Giulia fece scattare verso il giocoliere uno sguardo irritato «Come poni la domanda è indifferente, la situazione è la stessa!»

Lui scosse la testa, con un sorriso gentile. Raddrizzò la schiena e frugò per qualche istante nella tasca della giacca, per poi estrarne tre palline colorate.

Cominciò a lanciarle in aria una dopo l’altra, facendole girare e mantenendole in aria tutte e tre, senza apparente sforzo.

«Si chiama cascata» disse dopo un po’ «E’ l’esercizio base con cui si comincia a fare giocoleria. Una cosa semplice, ma se ti alleni un po’ puoi farci qualche giochetto»

Giulia lo osservò, ammirata ma non troppo stupita, mentre lui variava leggermente l’inclinazione dei lanci e la frequenza, faceva passare una pallina dietro la schiena o la faceva rimbalzare sul braccio. A un tratto si fermò e appoggiò le palline per terra. La ragazza le fissò per qualche momento.

«E quindi?»

«Questo gioco si può fare anche in due» disse il giocoliere, come se stesse spiegando a un bambino piccolo le regole di un gioco «L’effetto è un po’ più bello e ci vuole un pochino di abilità in più, ma se prendi due capaci di fare la cascata da soli, in un’oretta impareranno anche a farla in coppia».

«E quindi?»

Il giocoliere recuperò da terra due palline e cominciò a farle andare su e giù in colonna con una mano sola.

«E quindi» disse, senza fermarsi «cosa credi che uscirebbe se provassimo a fare una cascata in coppia io e te?»

«Un disastro» rispose Giulia senza esitazione.

«Perché?»

«Be’… perché io non sono capace di farla nemmeno da sola, in due sarebbe ancora peggiore»

«Quindi il problema non è che io non voglio o non riesco a fare un numero con te, è che tu non sei in grado di fare qualcosa di bello da sola»

«Io… sì, credo di sì».

«Solo se riesci a tenere in equilibrio il tuo numero da sola puoi pensare di farlo anche insieme a un altro. E più sei abile nel fare il tuo numero da sola, più bello sarà il numero in coppia, quando troverai qualcuno con cui farlo. A patto che, certo, anche lui sia abbastanza bravo»

Giulia rifletté qualche istante, osservando il giocoliere che continuava a fare la colonna con due palline.

«Di cosa stai parlando?»

«Di relazioni, ragazzina. Non puoi costruire nulla con qualcun altro, se non sei in grado prima di essere felice da sola. Solo quando starai bene con te, allora potrai provare a stare bene anche con un altro.»

«Ma se io imparassi direttamente a fare una cascata a due? Senza passare dal numero da sola?»

Il giocoliere scosse la testa divertito, fermò le palline e riportò lo sguardo su di lei.

«Oh, puoi provarci» disse «Ma se per caso il numero non funziona o l’altro giocoliere si stanca e decide di provare qualche trucco nuovo per i fatti suoi, tu poi non sarai più in grado di tenere in equilibrio neanche una singola pallina» Giulia aveva abbassato gli occhi, ma lui teneva lo sguardo fisso su di lei «Tu lo sai fare un numero da sola?» le chiese.  

Giulia sollevò lo sguardo, gli occhi leggermente umidi «No» rispose, la voce sottile e tremante «Non sono capace».

Il sole era ormai tramontato del tutto e la piazza era avvolta dall’ombra. I primi bambini che avevano finito la cena stavano uscendo di nuovo dalle case e osservavano impazienti il giocoliere, chiedendosi perché non si unisse a loro come faceva tutte le sere.

«Devo scappare» disse il giocoliere, alzandosi e appoggiando una mano sulla testa di Giulia, in una carezza leggera e discreta. Appoggiò le tre palline a fianco della ragazza e le regalò un ultimo sorriso «Queste sono tue, bambina» disse «così puoi imparare a fare la cascata» aggiunse, prima di girarsi e allontanarsi verso la fontana.

 

 

 

 

 

Hei, eccomi qui J

Non so bene cosa sia questa cosa, era da un po’ che mi frullava in testa l’idea della giocoleria e della metafora delle palline, ma mi serviva un personaggio credibile che ne parlasse e non riuscivo a trovarlo.

Spero vi sia piaciuta… se lasciate una recensione mi fate suuuuuper felice.

Un abbraccio

 

Chia

 

   
 
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Introspettivo / Vai alla pagina dell'autore: 09Chia