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Autore: Soren Targaryen    20/05/2017    2 recensioni
Leggendo i libri originali, ci siamo affezionati tutti alla storia d'amore tra Maxon e America e alle mura familiari del Palazzo reale che sembravano accogliere anche noi mentre leggevamo delle avventure di Lady Singer.
(SPOILER PER CHI NON AVESSE LETTO THE ONE)
Ebbene, mi sono divertita ad immaginare la vita dei nostri sovrani preferiti dopo il loro matrimonio e mettere quasi tutto per iscritto. (Non serve che vi spieghi quel "quasi").
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: America Singer, Maxon Schreave, Un po' tutti
Note: Lime | Avvertimenti: Spoiler!
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La sala delle donne era ancora un tabù per me. Ogni volta che vi entravo sentivo il peso delle perdite sulle spalle e dovevo scappare subito.
Celeste.
La Regina Amberly.
Tutte le altre ragazze della selezione.
Il Palazzo era terribilmente vuoto senza di loro.
La regina aveva avuto assolutamente ragione quel giorno..La prescelta avrebbe avuto bisogno delle sue ex rivali una volta che se ne fossero andate e ne avrebbe sentito la mancanza.
Era maledettamente vero. Cosa non avrei dato in quel momento per sentire i borbottii stizzati di Celeste o per ascoltare tutti i sogni ad occhi aperti di Kriss.
«Tesoro..Che hai?»
La voce di Maxon mi riscosse dai pensieri e mi accorsi di star fissando il muro di fronte a noi con la tazza del thè ancora a mezz'aria.
La sua mano si posò sulla mia e la strinse con tenerezza. Spostai lo sguardo ancora distante su di lui ed accennai un sorriso.
«Mi mancano..Mi mancano le ragazze. E..Sinceramente mi sento persa senza la regina.»
Abbassai lo sguardo sulla mia tazza.
Non mi sentivo degna di poter piangere la regina quando avevo di fronte suo figlio.
Lo consideravo un gesto egocentrico. E invece lui annuì, come se mi avesse compreso.
«Mia madre lo aveva capito, sai? Sapeva che avevo un debole per te..E ti voleva bene..Ti difendeva contro mio padre qualche volta..»
Lo vidi accennare un triste sorriso e tornare a mangiare il dolce che aveva nel piatto.
Nonostante fossimo solo lui ed io, manteneva sempre un comportamento elegante e signorile anche a tavola. Io, invece, sembravo un elefante che beve con la proboscide.
«Maxon..Pensi che potremmo invitarle? Le ragazze dell'Elite, intendo..La sala delle donne è così vuota senza di loro..Non riesco a starci.»
Vidi un lampo di delusione nei suoi occhi, ma lo camuffa subito con un sorriso gentile che non mi negava mai.
«Ma certo che possiamo..America, te l'ho detto. Questo Palazzo è anche tuo adesso..E sarei molto felice di vederti impegnata in qualcosa di bello.»
Lo ringraziai con un sorriso e allungai una mano sul tavolo per poter prendere una delle sue.
«Max..Sto davvero bene qui con te..Anzi, starei bene ovunque con te.
Ma questo posto mi ricorda troppo la Selezione. E so che prima forse la odiavo, ma adesso mi manca da morire..E vorrei che fosse sempre pieno di gente, qui..Con le musiche, i balli..
Ecco...Vorrei solo avere qualcosa da fare mentre tu lavori. E visto che non posso uscire da qui..»
«America..Sarebbe un'idea davvero grandiosa! Perché non lo fai? Non dovevi aspettare a chiedermelo.»
Diceva così, ma era evidente che fosse contento che gliene avessi parlato.
«Assicurati di spronare parecchio le guardie di sicurezza, va bene? Hai l'intero Palazzo a tua disposizione. Fai ciò che vuoi.»
Prese la mia mano e la baciò sulle nocche prima di alzarsi in piedi.
«Per qualsiasi cosa non esitare a venire da me, va bene? Ci vediamo a pranzo.»
Mi diede un casto bacio sulle labbra e si avviò verso il suo ufficio. Lo stavo ancora guardando quando si girò verso di me e alzò un braccio come a volersi correggere.
«Ripensandoci..Vediamoci a metà mattinata ..Ti aspetterò in biblioteca.»
Annuii e gli mandai un bacio che lui afferrò con una mano e se lo mise sulle labbra.
Ridacchiai e tornai a mangiare.
Bene. A quanto pare avevo qualcosa da fare.


Parlai con Marlee della mia idea e mi sembrò molto entusiasta ed emozionata. La invitai a portare anche Carter con lei e mi ringraziò con un abbraccio.
Abbracciarla stava diventando un po' difficile per via del pancione che cresceva giorno per giorno e cominciava a tirarle un po' le vesti. Le ripetevo continuamente di riposarsi e farsi dei nuovi vestiti, ma la sua lealtà era più di quanta mi aspettassi.
Lavorava tutti i giorni in cucina e spesso aiutava Mary a sistemare la mia stanza. Erano le uniche di cui mi fidavo davvero e per le quali provavo meno imbarazzo.
Avevo insistito nel voler cambiare io il letto ogni mattina, ma loro non vollero sentire storie.
Ad ogni modo...Dovevo ancora parlare con Maxon di quella gravidanza..Ero sicura che l'avrebbe presa bene.
Aveva appena emanato il decreto che eliminava la casta degli Otto e dei Sette, integrandoli tutti ai Sei. E molti erano accorsi per poter servire lì a Palazzo di loro spontanea volontà e per cogliere l'occasione di ringraziare me e Maxon delle opportunità che gli avevamo dato. Maxon era stato molto impegnato, ma ero certa che gli avrebbe fatto molto piacere.
Salutai Marlee e la lasciai ad accarezzarsi la pancia con quel sorriso affettuoso che aveva un qualcosa di inspiegabilmente rassicurante.
Sembrava essere nata per fare la mamma.
Dovetti reprimere un briciolo d'invidia.
Come mi aspettavo, i corridoi che conducevano alla sala delle donne erano deserti. Ma mi sentii stranamente euforica quando afferrai le eleganti maniglie e le abbassai per poter spalancare completamente la porta a due ante che conduceva all'enorme salone un tempo pieno di vita.
Mi voltai verso il mio seguito di cameriere quasi emozionate quanto me e mi torturai le mani un po' a disagio. Dare ordini non era ancora il mio forte. Ma a quanto pare dovevo farci l'abitudine.
«Signorine..Voglio vedere questo posto tornare a splendere come il giorno in cui sono arrivata qui per la prima volta. So che è molto lavoro, ma avete tutto il tempo che volete!»
Fui rincuorata quando le vidi ridacchiare felici e catapultarsi a pulire e spolverare quella bellissima stanza ornata di specchi, divani ed eleganti tavoli per il thè.
Non vedevo l'ora di rifugiarmi nuovamente lì.
Mentre aspettavo l'arrivo di Silvia, continuavo a gironzolare per il salotto, sfogliando i libri che qualcuno aveva lasciato lì e che erano stati sistemati in un angoletto.
Canticchiavo qualcosa di classico, accompagnando la lettura alla melodia della mia voce. Beh, non che si abbinasse molto bene con l'economia.
«Altezza..Visto che è qui, le dispiacerebbe scegliere quale servizio da thè gradisce mettere sulle mensole e quale sul tavolo?»
Mi voltai e accennai un sorriso alle due giovani cameriere che avevano tra le mani dei vassoio d'argento. Guardai le teiere e le tazzine di porcellana molto simili tra loro e chiesi alle due qualche consiglio su quale servizio scegliere. Dopo aver ascoltato le loro opinioni, optammo per tenere in uso le tazzine decorate con deliziose foglie d'edera di un verde brillante.
Presi i libri abbandonati lì nell'angolino e lanciai un'occhiata all'orologio. Erano già le undici..Sarei andata in biblioteca ad aspettare Maxon.
Il ticchettio dei miei tacchi risuonava tra le mura silenziose e mi rendeva quasi euforica al pensiero di raccontare a Maxon tutte le idee che mi stavano frullando per la testa.
Entrai nella biblioteca silenziosa e sistemai con calma tutti i libri, dovendomi arrampicare su parecchie scalette.
"Sai, Max..Silvia aveva ragione. Ogni sua parola era davvero preziosa. Senza di lei non avrei saputo cosa fare per questo ricevimento. L'ho chiamata comunque, vorrei la sua approvazione. Che dici, ho fatto bene?"
Lanciai un'altra occhiata all'orologio. Erano passati venti minuti.
Presi dei libri dai tavolini e dalle scrivanie, decidendo di rimetterli al loro posto mentre aspettavo.
"Oh e indovina un po'! Oggi ho preso la mia prima decisione da regina! Ho scelto quale servizio da thè tenere in uso."
Sorrisi al pensiero della faccia che avrebbe fatto e continuai a fantasticare sulle nostre conversazioni, finché un cameriere non entrò nella biblioteca e mi chiamò.
Rimasi perplessa per qualche secondo e lasciai i libri sul davanzale di una bifora, superando le immense librerie che mi separavano dall'uscita.
Presi il biglietto che mi stava porgendo l'uomo e gli feci cenno di andare. Aprii il foglietto e lessi velocemente la calligrafia curata, ma frettolosa di Maxon.

_Mia cara moglie, ti chiedo di perdonare la mia assenza, ma il lavoro sembra moltiplicarsi e non scendere mai. Confido di poter recuperare questo tempo a pranzo._
_Tuo per sempre, Maxon._

Mi morsi le labbra e la delusione pesò parecchio sulle mie spalle. Non tanto per il mancato appuntamento, quanto per il pensiero di saperlo curvo su una scrivania, da solo a leggere e compilare documenti e a pensare velocemente a soluzione per problemi impossibili.
In quei momenti avrei voluto essere come Elise e poterlo aiutare negli affari del Regno.
Ma ero una frana in questo quando non mi saltavano in mente idee così stupide da sembrare possibili.
Mi scrollai dall'attesa inappagata e tornai ai preparativi con lo stesso sorriso col quale me n'ero andata.
Silvia arrivò per l'ora di pranzo e fui lieta di accoglierla con un abbraccio.
Il nostro rapporto era cambiato, ma non troppo da farlo sembrare completamente nuovo.
La pregavo ancora di darmi lezioni e sapeva quanto la rendesse orgogliosa insegnare alla regina. Ma durante le sue lezioni, io ero semplicemente un'allieva e lei l'insegnante. Non potevo chiederle di meglio.
Tutti mi trattavano con i guanti di seta, mentre lei era ancora severa e sincera con me. Era una qualità che le avevo riferito di apprezzare molto.
La invitai a pranzare con noi e dissi alle cameriere di aggiungere un posto in più a tavola.
Ma non ce ne fu bisogno. Maxon mandò una guardia a riferire che non si sarebbe presentato.
   
 
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