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Autore: sangueoro    21/05/2017    4 recensioni
Le vicende si svolgono dopo il finale di The Vampire Diaries.
Nella scuola che Caroline decide di aprire, arriva una bambina speciale… che ha bisogno di “protezione e preparazione“…
Ma chi proteggerà e preparerà Caroline al ritorno di Klaus nella sua vita?
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Caroline Forbes, Klaus, Nuovo personaggio, Rebekah Mikaelson | Coppie: Damon/Elena
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Rebekah e Caroline stavano consumando la loro cena in silenzio, tutte e due perse nei loro pensieri. Stefan come al solito era nei boschi, era il suo momento preferito della giornata, cacciare animali notturni lo divertiva, cervi e volpi prediligevano quelle ore per gironzolare ed essendo animali grandi non aveva timore di ferirli troppo gravemente.

«Mi vuoi dire cosa hai?» chiese ad un tratto Caroline all’amica.

«Non è che tu sia molto più loquace» rispose Rebekah.

«Mi conosci oramai, da perfetta maniaca del controllo mi soffermo anche sulle piccolezze, sciocchezze insignificanti che nella mia testa diventano enormi, sai com’è? La vita matrimoniale all’inizio è un po' problematica e bisogna prendere le misure, sposarsi… rimanere vedova per un lungo periodo e riavere indietro il proprio marito non ha aiutato… credimi, parlarne… non ne vale neanche la pena, tu invece! Sei insolitamente silenziosa».

«Nostalgia… ogni tanto mi capita, siamo qui da mesi, mi manca casa… i miei fratelli, mia sorella…» Rebekah non stava mentendo, New Orleans le mancava davvero, ma non era quello il problema.

Aveva pensato e ripensato a quanto era successo il giorno prima con Oliver, a come aveva reagito quando aveva scoperto che aveva assunto la verbena, il terrore che la prendesse da molto tempo, che avesse solo finto di essere stato soggiogato.
Secoli con Nik l’avevano resa paranoica, come aveva potuto pensare che un avvocato, che fino a pochi mesi prima non sapeva neanche dell’esistenza dei vampiri, potesse mettere su un piano diabolico per fare del male alla famiglia Originale? 
Quando si erano salutati davanti alla dependance, Oliver era sconvolto, era silenzioso e non riusciva a guardarla negli occhi, le aveva augurato una buona serata in modo impacciato e sembrava non vedesse l’ora di allontanarsi da lei, come poteva biasimarlo? “L’ho spaventato a morte!“

Lo aveva evitato tutto il giorno, non era uscita dall’edificio neanche per un attimo, con una scusa non era andata a pranzo e nemmeno a cena per timore di incontrarlo, non solo era una pazza paranoica, era anche una codarda! Ma perdere l’amicizia di Oliver l’avrebbe distrutta “meglio lasciar passare un po' di tempo e magari quando smaltisce la verbena, gli faccio dimenticare tutto… si sono proprio una vigliacca!“

«Vuoi andare un po' a casa?» stava dicendo Caroline «ora che c’è anche Stefan, puoi allontanarti qualche giorno, Hope sarà al sicuro, te lo prometto».

Rebekah a quelle parole si destò dalle sue elucubrazioni, “A casa? E’ un’idea… “

«Forse, per qualche giorno non sarebbe una cattiva idea… per ricaricare un po' le pile…» stava rispondendo Rebekah quando la porta si spalancò ed entrò Bonnie, Felicity era dietro di lei insieme ad Hope e sembrava sconvolta.

«Non riusciamo a trovare Oliver» disse la strega senza preamboli «non lo vede nessuno da prima di pranzo»

«Come sarebbe a dire?» chiese Rebekah «non è venuto a mensa?»

«No… ed ad essere sincera abbiamo pensato che eravate insieme, visto che non c’eri neanche tu… ci abbiamo scherzato anche sopra!» disse Caroline «Quando ti ho visto così triste, ho pensato che aveste litigato»

«Abbiamo litigato ieri sera!» rispose Rebekah allarmata.

«Beh… allora forse vuole semplicemente rimanere un po' da solo» disse Bonnie.

«Si… per riordinare le idee» tentò Caroline.

«E sparire per un giorno intero, senza nemmeno avvertire la sorella? Vi ha dato di volta il cervello?» chiese Rebekah «Non lo farebbe mai! Inoltre era solo un piccolo litigio» sminuì.

«Talmente piccolo che stavi scappando a New Orleans» rispose Caroline.

«Quando hai finito di psicanalizzarmi, possiamo iniziare a cercare Oliver?» sbottò l’Originale nervosa.

Caroline si fece raccontare da Felicity cosa fosse successo.

La sorella non si era preoccupata quando il fratello non era venuto a mangiare a pranzo, succedeva molto spesso che aveva da fare e mangiava un panino tra una mansione e l’altra.
Nel pomeriggio era andata a trovare Niklaus con Hope e le gemelle e non lo aveva trovato nelle scuderie, ugualmente non aveva dato peso alla cosa, pensando che fosse nell’orto o a finire di costruire il pollaio, quando non l’ha visto neanche a cena, non si era preoccupata perché la dependance aveva una cucina ed Oliver qualche volta preferiva prepararsi qualcosa da solo e starsene tranquillo a leggere o a guardare la tv.
Dopo cena era andata a trovarlo ma la casetta era vuota, lo aveva chiamato al cellulare che risultava spento, così era andata a chiamare Hope ed insieme erano andate a cercarlo da Esposito e Ryan, i due braccianti che Caroline aveva assunto ancora prima che i due fratelli arrivassero alla scuola e che ora erano agli ordini di Oliver per gestire l’immenso giardino. I due uomini dissero che non vedevano Oliver dalla tarda mattinata, che lo avevano cercato più volte ma il cellulare aveva squillato a vuoto per ore e poi aveva smesso del tutto.
Mentre tornavano verso casa per avvertire, avevano incontrato anche Miss Young ed anche lei non lo vedeva dal pomeriggio del giorno prima.

Felicity tremava ed aveva gli occhi velati, Hope la teneva per mano e cercava di calmarla.

Bonnie, Caroline e Rebekah insieme alle due ragazze tornarono dai due operai per fare qualche altra domanda, ma li trovarono a metà strada che parlavano con Alaric e Jeremy per coordinare le ricerche. Stefan non era ancora tornato dalla sua caccia e a sentire i due braccianti forse era stato l’ultimo a parlarci.

Caroline si allontanò dal gruppo e subito fu raggiunta da Rebekah.

«Chiama… » ordinò l’Originale.

Care aveva già il cellulare in mano, dopo qualche minuto dall’altra parte qualcuno rispose.

«Avete visto qualcosa di strano? » iniziò a parlare la vampira «Non si riesce a trovare Oliver, lo avete visto uscire?» restò in silenzio qualche attimo, poi prese ad annuire ascoltando la risposta, «Ok ragazze, si… vi chiamo tra un po' per aggiornarvi e organizzarci… a dopo» alzò lo sguardo per vedere che Alaric la stava fissando e scosse la testa, Ric gli fece cenno che aveva capito il messaggio.

Poi Caroline si girò verso Rebekah «a parte il furgone del supermercato che ci ha portato la spesa è uscito solo Stefan con il pick up, erano circa le 10 e mezza, aveva del legname quando è partito e ne aveva ancora di più quando è ritornato due ore dopo e non hanno notato nessuno aggirarsi nella zona.

«Deve essere passato per i boschi…» ragionò Rebekah «dobbiamo fare qualcosa per quel confine, è il nostro punto debole».

«Sai perfettamente che è impossibile» ribatté Caroline «ed è anche la nostra via di fuga… inoltre» aggiunse a voce bassissima in modo che solo la ragazza di fronte potesse udirla, «Emma e Cristina ci fanno lunghe passeggiate».

Emma e Cristina, insieme alle sorelle Lucy e Donna, erano quattro vecchiette scorbutiche, vivevano nella casetta appena fuori l’entrata principale della scuola, odiavano i bambini… erano pettegole ed ficcanaso.
Non passava giorno che non venivano a lamentarsi di qualcosa, una volta perché i ragazzi giocavano a pallone troppo vicino al loro giardino, un’altra volta la siepe che delimitava le due proprietà aveva bisogno di essere tagliata… potevi passare a qualunque ora del giorno e della notte e potevi giurare che ne trovavi almeno una che scostava la tendina per impicciarsi o stava nel giardino a fare da sentinella! Sarebbero state delle ottime guardiane…

Ed erano esattamente quello! Erano la loro stravagante squadra di vigilanza in incognito.

 

Qualche mese dopo la morte di Katherine e il sacrificio di Stefan, Damon ed Elena si trasferirono a New York.

Un paio di settimane dopo l’inizio del tirocinio in ospedale, la ragazza aveva cominciato a notare quattro signore anziane con la divisa da volontarie, erano molto carine e simpatiche ed era uno spasso vederle all’opera.
Seppe che erano quattro sorelle, tutte e quattro nubili, che si presentavano puntuali in ospedale tutte le mattine da anni, perennemente in disaccordo tra di loro, i loro bisticci erano epici, ma potevi chiedere a chiunque, dal primario alla più giovane delle infermiere e tutti avrebbero risposto che il loro lavoro era essenziale, erano infaticabili nonostante l’età e rimanevano in servizio per delle ore.

Fu dopo un interminabile turno di notte che Elena cominciò ad avere dei sospetti, verso le cinque di mattina arrivarono numerose persone, c’era stata una rissa fuori un locale tra due bande molto pericolose, una signora che stava uscendo per andare al lavoro era rimasta coinvolta ed era stata portata con il codice rosso in ospedale.
Era incosciente e i medici erano molto scettici sulla sua ripresa, difficilmente si sarebbe risvegliata. Elena stava tornando con le risposte degli ultimi esami quando Donna le andò a sbattere contro con una tazza di caffè, che finì per intero sulla cartellina che aveva in mano, Cristina subito sbraitò contro la sorella dandole dell’imbranata, ma nel frattempo le aveva sottratto la cartellina dalle mani, mezz’ora dopo la signora era vigile e parlava con i medici.

Questi fatti più o meno miracolosi continuarono a capitare ed Elena ovviamente le tenne sott’occhio, le adorava ogni giorno di più!

Una mattina le seguì a distanza, era reduce da un altro turno di notte e le stava aspettando, le vide entrare proprio nella stanza dove si aspettava che entrassero e restò ad origliare

«E’ troppo grave!… questa volta ci beccano!» stava dicendo Emma «ma è solo un ragazzo…» stava dicendo Lucy accarezzando il malato «procedura di emergenza?» chiese Donna «Madonna di Lourdes?» domandò, rivolta alle sorelle «un giorno o l’altro viene ad indagare il Papa in persona, con tutte le apparizioni che ci sono in questo ospedale» ribatté Cristina.

Elena non riuscì a trattenersi e fece un rumore, nonostante la situazione grave del ragazzo disteso nel letto, lo scambio delle quattro signore era stato esilarante.

Le sorelle si girarono verso la porta, a quel punto Elena entrò e si richiuse la porta alle spalle

Cristina le si parò davanti e tentò di soggiogarla.

Elena indicò la sua collana e disse «verbena, non puoi… sbrigatevi a fare quello che dovete fare, a minuti arrivano a prenderlo per la tac, che è stata fuori uso per una mezz’ora» disse facendo l’occhiolino «il sangue che gli abbiamo prelevato ahimè… si è perso… se vi sbrigate glielo riprendo, prima che tornino gli infermieri…»

Emma aveva provveduto a iniettare il suo sangue al ragazzo, prima che Elena avesse finito di parlare, poi a bocca aperta la guardò togliere velocemente tubi, garze e bende facendo sparire tutto in un cestino che era li vicino, poi prese una siringa, la inserì nella farfallina che il ragazzo aveva al polso e prelevò del sangue che mise dentro a delle provette «Prima delle indagini ragazze! Dovete intervenire prima… non potete continuare a soggiogare i tecnici di laboratorio che devono cancellare i risultati, ne avete fatti licenziare troppi!» disse la ragazza mentre lavorava.

«Trovano un altro lavoro, una vita è più importate» ribatté Donna.

«Sta arrivando qualcuno» si allertò Lucy.

Elena fece un cenno con il capo, diede un calcio al cestino allontanandolo il più possibile, si mise in tasca le provette e coprì il corpo del ragazzo fino al collo con un lenzuolo, appena udì dei movimenti fuori dalla porta iniziò a parlare «Povero ragazzo, ma tranquille… sembra ridotto peggio di quel che sembra, ecco… ora andrà a fare la tac, buongiorno ragazzi…» salutò gli infermieri che erano entrati, attesero che portassero via il paziente, poi Elena chiuse la porta e si rivolse alle quattro donne che la guardavano come fosse un aliena, spiegò loro cosa dovevano fare in casi come questo.

C’erano altri tre medici oltre a lei in Pronto Soccorso, quando il ragazzo era arrivato due ore prima, e due infermieri… dette loro i nomi e spiegò quali procedure dovevano fargli ricordare di aver effettuato, cancellando dalla loro memoria le innumerevoli che avevano fatto realmente, il ragazzo era praticamente morto e serviva davvero un intervento divino per salvarlo… alla cartella clinica ci avrebbe pensato Elena, era ancora in Pronto Soccorso ed era un suo compito finire di completarla prima che lo spostassero in reparto «Che per inciso era l’obitorio, prima che arrivaste voi, ma io sapevo che stavate arrivando… quindi l’ho lasciata incompleta» finì rifacendogli l’occhiolino.

Quello fu l’inizio di una bella amicizia tra l’ex vampira e le quattro sorelle pazzerelle. Elena aveva sempre in tasca una piccola siringa con il sangue di una di loro ed interveniva per tempo solo nei casi di massima urgenza, le aveva rimproverate di aver guarito anche casi che non necessitavano del loro intervento.

La ragazza le portò anche al bar di Damon e le interazioni tra il ragazzo e le quattro arzille vecchiette erano presto diventate l’intrattenimento principale del locale.

Una sera, alla chiusura del locale, davanti ad una bottiglia di bourbon, i due giovani e le quattro vampire si raccontarono le loro vite.

Le quattro donne erano originarie della Pennsylvania ed erano nate all'inizio del 1800. Cristina ed Emma non si erano mai state sposate ed avevano sempre vissuto insieme alla loro sorella Donna che era rimasta vedova molto presto, Lucy invece era sposata e viveva vicino a loro con suo marito.

Nei primi di luglio del 1863, a Gettysburg la loro cittadina, imperversava una delle battaglie più sanguinose della guerra di secessione americana, qualche giorno dopo la fine della battaglia Lucy e suo marito stavano prestando soccorso ai feriti nell’ospedale da campo, anche il loro figliolo stava combattendo e in quel modo lo sentivano più vicino. 

C’era anche una ragazza che stava aiutando, molto bella, con dei lunghi capelli biondi, lei e Lucy stavano cercando di tenere fermo un soldato che doveva essere medicato, quando quest’ultimo con uno strattone fece perdere l’equilibrio alla donna che cadde andando a sbattere la testa, si riprese subito e continuò a lavorare, un paio d’ore più tardi lei, suo marito e un medico dell’ospedale da campo ebbero un incidente di carrozza mentre tornavano in città, morirono tutte e tre.

La bella ragazza bionda si chiamava Lexi ed era una vampira.

«Lexi?» chiese Damon stupito, prese il portafogli e tirò fuori una foto, era suo fratello con la sua più cara amica, la tese a Lucy.

«Si è lei… » disse la donna con le lacrime agli occhi «Mi sono risvegliata e sono corsa all’ospedale per chiedere aiuto, c’era ancora Lexi che mi ha accompagnato a casa, aveva già capito cosa fosse successo, io non lo sapevo ma erano passate ore dal momento dell’incidente ed era quasi l’alba, lei e le mie sorelle si occuparono di me. Lexi mi spiegò cosa fossi e come sarebbe diventata la mia vita, vivevo di notte e il giorno dormivo nella cantina, resistevo solo perché aspettavo il ritorno di mio figlio, fino a che un giorno non arrivò la notizia che non sarebbe tornato mai più, volevo morire, avevo deciso di uscire al sole e morire, non avevo più un marito, non avevo più mio figlio… avevo solo tre sorelle anziane che sarebbero morte presto, cosa dovevo fare?» stava raccontando Lucy.

«Ed invece di far morire lei, abbiamo deciso di non morire noi!» tagliò corto Cristina «lei una mattina ci ha dato un po' del suo sangue e la sera ci siamo fatte una bella zuppa con il veleno per i topi».

Damon scoppiò a ridere «Un colpo di pistola no?» chiese.

«E se questa mammalucca ci avesse spezzato il collo non facevamo ancora prima?» ribatté Emma.

«Non ne avevo il coraggio!» si giustificò Lucy.

«E ci hai fatto morire tra atroci sofferenze! Ci abbiamo messo ore!» sbottò Donna.

«Ci siamo trasferite lontano, in una casa in aperta campagna» continuò a raccontare Lucy «avevamo due domestici che avevamo soggiogato, si occupavano di noi e della casa di giorno perché continuavamo a vivere solo dal tramonto all’alba, Lexi ci veniva a trovare spesso, ma non era vita quella… poi un giorno venne con quattro anelli, ci disse di aver conosciuto un vampiro che poteva uscire anche di giorno, ed aveva dovuto cercare una strega particolare che poteva riprodurre lo stesso incantesimo…»

«Doveva trovare una strega Bennet» la interruppe Elena.

«Si…proprio così!» disse Donna.

«Con quegli anelli finalmente potevamo fare una vita quasi normale…» spiegò Emma «ed un giorno tanti anni dopo, ci presentò anche il ragazzo che è in quella foto con lei… Stefan»

«Avete conosciuto Stefan…» sussurrò Damon.

«Era suo fratello… » spiegò Elena alle sorelle «è morto pochi mesi fa…»

Nei mesi a seguire le quattro vampire diventarono una sorta di nonne per Elena e Damon e specialmente con quest’ultimo crearono un legame fortissimo. Una sera il ragazzo aveva confessato che era stato lui ad uccidere Lexi, Cristina lo abbracciò e gli confidò che lo sapevano dalla sera che si erano raccontati le loro storie.

Quando Lee, il fidanzato di Lexi, le aveva avvertite della morte della ragazza gli aveva raccontato che era stato il fratello di Stefan ad ucciderla e gli aveva anche riferito del suo tentativo di vendicarsi ad Atlanta e di come una ragazza, che lui aveva pensato essere la fidanzata dell’assassino, lo avesse convinto a desistere.

«Elena sa essere molto convincente… » disse Damon con un filo di voce.

«Meno male…» rispose Cristina dandogli un bacio in fronte.

Da quel momento la donna era diventata una presenza fissa dietro il bancone del bar «Ora che c’è Elena, non abbiamo niente da fare in ospedale» diceva passando davanti al ragazzo mettendosi il grembiule.

Quando Caroline chiamava Elena per raccontargli come proseguivano i lavori della scuola, molto spesso le quattro donne erano presenti, sapevano tutto del progetto e c’erano anche quando una sera i due fidanzati stavano discutendo in maniera animata.

Elena dava ragione a Caroline e Bonnie, Damon invece era della stessa idea di Alaric e Jeremy, il motivo del contendere era la sicurezza della scuola.

«Una scuola piena di streghette e stregoni?» stava dicendo Damon «servono delle guardie speciali! Vampiri e licantropi, Ric è andato a New Orleans e può reclutare qualcuno, 5/6 elementi possono bastare».

«Come no!» ribatteva Elena esasperata «gli mettiamo un bel vestito nero, auricolari alle orecchie e occhiali scuri… quale scuola oggigiorno non è protetta come la Casa Bianca! … guardate troppi film! Deve sembrare una normalissima scuola!»

«Non è una scuola normale!» stava urlando Damon.

«Ci sono Caroline e Bonnie, bastano loro» sosteneva Elena.

«Se è per questo ci sono anche Ric e Jeremy…» ribatté il ragazzo.

«Ha ragione Damon» intervenne Cristina «è una scuola speciale e i suoi studenti potenzialmente potrebbero avere nemici supernaturali, non puoi non avere una vigilanza adeguata»

«Si, ma se metti al cancello degli energumeni… è come mettere un insegna luminosa che dice -Attenzione questa non è una scuola normale- non si può fare» le rispose Donna.

«Sono solo dei bambini, di che nemici parli?» le rispose anche Lucy.

«Non sono dei “bambini“ sono il futuro della magia! Devono essere protetti!» prese le difese di Cristina sua sorella Emma.

Un secondo dopo le quattro sorelle stavano litigando di fronte allo sguardo allucinato di Damon ed Elena.

Fu Elena ad iniziare a parlare sottovoce al fidanzato che era al suo fianco, continuando però a fissare le quattro donne.

«Serve una vigilanza discreta, che non dia nell’occhio…»

«Servono dei vampiri che non sembrino dei vampiri…» le rispose il ragazzo, che stava anche lui guardando le quattro sorelle.

Si girarono a guardarsi nello stesso momento, poi di scatto si rigirarono a guardare le quattro vampire che avevano di fronte.

Inutile dire che le quattro sorelle accolsero l’idea all’istante, tutte eccitate di cominciare questa nuova avventura.

Jeremy ed Alaric andarono a New York per insegnargli delle tecniche di combattimento, furono dei mesi assurdi, Ric non aveva mai riso tanto in vita sua e Jeremy oramai per tutti era “bello di nonna“.

Addestrarle a combattere non fu tanto difficile, quanto lo fu insegnargli il sofisticato sistema di vigilanza, le “Salvatore’s Angels“, come le chiamava Damon, e l’informatica erano proprio due mondi a parte! 

Nel frattempo a Mystic Falls, Caroline aveva “convinto“ gli eredi della piccola proprietà confinante con Casa Salvatore, che era disabitata da anni, a vendere quel pezzo di terra alle quattro sorelle, e anche grazie all’aiuto economico che era arrivato come una manna da New Orleans, aveva assunto una ditta diversa da quella che stava lavorando alla scuola, per costruire un piccolo cottage, proprio al confine delle due proprietà, dal portico si vedeva benissimo il cancello della scuola, che non distanziava più di 100 metri.

Le Salvatore’s Angels si stabilirono nel cottage, molto tempo prima dell’apertura della scuola, ebbero il tempo di integrarsi nella cittadina e farsi conoscere dai suoi abitanti, nessuno aveva capito che erano correlate con loro.

«Dovete apparire come quattro zitelle acide, ficcanaso, pettegole e rompiscatole… non vi sarà difficile» le istruì Damon, le quattro sorelle lo guardarono minacciose.

«Ora sappiamo combattere, ti metto al tappeto…» lo sfidò Emma.

«Non potete interagire con i ragazzi» proseguì più conciliante Elena «alcuni di loro potrebbero capire che siete vampire solo toccandovi… mi spiace, ma ha ragione Damon, entrate in qualche comitato di Mystic Falls, fate vita sociale e fatevi delle amiche, fate sapere a tutti che la scuola vi dà fastidio e spettegolate dal parrucchiere, è il modo migliore per avere informazioni in una piccola cittadina»

Ed ora erano li, se passavi davanti al cottage, molto probabilmente trovavi Lucy che stava facendo giardinaggio, se non c’era lei era molto facile che Donna era sul portico a leggersi un libro, ma nel caso che non vedevi nessuno all’esterno, c’era qualcuno in casa davanti ai monitor, la scuola era vigilata 24 ore su 24…

Gli unici che sapevano dell’esistenza delle Salvatore’s Angels erano, oltre a Damon ed Elena, Caroline, Bonnie, Alaric e Jeremy… neanche Matt era stato messo al corrente.

E lo sapeva Klaus…

Quando Alaric era andato a New Orleans, chiamato dall’Ibrido per accordarsi sul trasferimento di Hope, Klaus voleva assolutamente spedire a Mystic Falls la famigerata squadra di Vampiri e Licantropi che piaceva tanto ai maschietti, Ric per convincerlo gli aveva dovuto raccontare delle quattro sorelle.

All’inizio l’Originale era stato molto scettico «devo affidare mia figlia a quattro vecchie rincoglionite?» tuonò.

«Sono vampiri di oltre 150 anni!» spiegò Alaric «credimi che sono molto forti, le ho addestrate e so di che parlo… ti basti sapere che abbiamo scavato un tunnel di collegamento tra il seminterrato del cottage e le segrete di Casa Salvatore, abbiamo dovuto farlo da soli, non ci fidavamo della ditta di costruzione, nessuno doveva saperne dell’esistenza»

«Bastava soggiogarli!» disse Klaus.

«Una compulsione può essere annullata… fidati… e la prudenza non è mai troppa» rispose Ric «lavoravamo di notte, loro quattro da una parte, io, Jeremy e Caroline dall’altra… lo hanno praticamente fatto tutto loro! Ci hanno annientato…» scoppiò a ridere Alaric.

«Caroline… si è fatta sconfiggere da delle vecchiette?… avrei voluto vederla» fece Klaus.

«Sono preparate, sono astute… e sono completamente assorbite dal loro compito, dedite alla causa 24 ore su 24, delle guerriere con l’istinto di protezione delle nonne… devi vederle, fanno spavento… non possiamo mettere delle guardie ai cancelli e a girare per il parco, attireremmo l’attenzione Klaus, fidati… è la scelta migliore…»

L’ibrido si era fatto convincere e non aveva detto a nessuno dell’esistenza delle Salvatore’s Angels. Klaus era preoccupato che sarebbe stato difficile convincere i fratelli ed in particolare Elijah ed Hayley, senza rivelare nulla, ma con molta probabilità furono troppo stupiti dalla sua ostentata tranquillità per ribattere ed accettarono senza troppe discussioni.

La sera prima della partenza di Rebekah ed Hope, Klaus chiamò la sorella e la mise a conoscenza della particolare squadra di vigilanza della scuola, aveva concordato con Alaric che l’avrebbe fatto, era stato irremovibile su questo.

La sera del loro arrivo, dopo la nascita del puledrino, Caroline ed Rebekah aspettarono che tutti si fossero addormentati, poi scesero nelle segrete e attraversarono il tunnel.

Le quattro sorelle le stavano aspettando nel seminterrato, le avevano viste arrivare dalle telecamere.

«E così tu saresti una dei Vampiri Originali…» la scrutò Cristina.

«I tuoi fratelli sono belli come te?» chiese Donna, poi rivolta alle sorelle continuò «Ragazze! io voglio essere della sua stirpe!»

« Alaric ha detto che sta facendo delle ricerche! Presto ci dirà chi è il nostro Originale! dovete avere pazienza…» sbuffò Emma.

«Per me siamo della stirpe di Elijah… vedrete se non ho ragione…» intervenne Lucy.

«Se proprio dobbiamo dire chi preferiremmo… io scelgo Klaus! E ci mancherebbe pure» chiarì Cristina.

Caroline si guardava i piedi, cercando di restare seria. 

Rebekah, invece era rimasta impalata letteralmente senza parole… poi improvvisamente Cristina la prese per mano e la trascinò su per le scale, «vieni ti facciamo vedere come siamo organizzate».

Nella mezz’ora successiva le quattro sorelle spiegarono tutto il sistema di sorveglianza, furono precise ed efficienti…

«Capito tutto?» chiese Emma alla fine «ora fila a dormire che sarai stanca»

«Qualunque cosa ti serva, sai come fare a parlare con noi, noi siamo qui e vegliamo su tutti voi… stanotte tocca a me» disse Donna.

«Caroline, il piccolo Charlie DuBois, l’ho visto un po' strano a mensa… per me ha qualche linea di febbre, chissà dove li hanno portati Ric e Jeremy! Devi chiedere ad April se gliela controlla per favore…» stava dicendo Lucy.

«Certo Lucy, vado a controllarlo io» promise Caroline «a quest’ora April starà dormendo…»

«Non dorme, sta chiacchierando con Matt fuori dai dormitori…» la informò Cristina. 

«E’ nato il puledro vero?» chiese Emma… «sono dovuta uscire per vedere cosa stava succedendo! Dobbiamo mettere le telecamere anche li…»

«Ve lo abbiamo già spiegato… non si può fino a laggiù!» le ricordò Caroline «noi andiamo… Buona notte Salvatore’s Angels» le salutò. 

«Sono delle pazze… » disse Rebekah sottovoce mentre risalivano dalle segrete di Casa Salvatore arrivando nel salone principale «Sicura che non ci possono sentire? » chiese spaventata.

«No solo immagini…» rise Caroline «e come hai visto, di sopra nel piano privato, non ci sono telecamere… e nel convitto solo nei corridoi e negli spazzi comuni, come la sala mensa ovviamente… fai ciao ciao con la manina, una telecamera è lì…» disse indicando un punto nella parete «gli piace tanto quando lo facciamo…» sbottò a ridere Caroline.

«Se non fossero tutti morti, avrei scommesso che sono della stirpe di Kol!» disse Rebekah muovendo la mano.

 

Felicity era sconvolta, guardava il fermento intorno a lei senza riuscire a dire nulla, troppo preoccupata per il fratello.

«Dobbiamo organizzare le squadre di ricerca» stava dicendo Jeremy.

«Tu e Ric cominciate, noi andiamo nella dependance, mi serve qualcosa per un incantesimo di localizzazione, ma Stefan dove è finito! Avete provato a contattarlo?» chiese Bonnie.

«Abbiamo tentato, ma il cellulare non gli prende, sarà in un punto del bosco senza ricezione» spiegò Ric.

«Oramai è uscito da più di due ore…» disse Caroline «dovrebbe essere sulla via del ritorno… riprovate».

Le ragazze seguite da Felicity ed Hope si allontanarono.

La dependance era in perfetto ordine.

«Un uomo ordinato!» esclamò Bonnie entrando «si rifà persino il letto prima di uscire, miracolo! » disse affacciandosi alla porta della stanza da letto.

Rebekah non era mai entrata nella dependance prima di allora, si muoveva cauta, le sembrava di invadere la privacy di Oliver a curiosare tra le sue cose, aveva un inspiegabile groppo alla gola ed aveva la sensazione di avere un macigno sullo stomaco.

Si avvicinò alla scrivania, c’era una foto di quattro persone sorridenti, erano in riva al mare e in lontananza si vedeva una scogliera, il cielo era di un azzurro stupendo ed Oliver rideva felice abbracciato ad un uomo che sembrava la sua versione con i capelli sale e pepe.

«L’abbiamo fatta prima della partenza di Oliver per l’America» disse Felicity alle sue spalle

«Bellissimi» commentò Rebekah mettendo giù la cornice.

Bonnie con al seguito Hope arrivò in quel momento con in mano una spazzola dei capelli ed una delle camice a quadri di Oliver “la tovaglia“ pensò Rebekah.

«Possiamo andare» stava dicendo la strega, «ma prima devo prendere un po' del tuo sangue Felicity».

Tornarono nel punto dove avevano lasciato gli altri e notarono che era tornato anche Stefan.

Con una piantina in mano Alaric spiegò come si erano suddivisi la zona, Jeremy e Stefan sarebbe andati da una parte, Caroline con Rebekah da un’altra, spiegò anche dove sarebbero andati lui e i due braccianti, Matt era stato avvertito e avrebbe controllato in città, Bonnie sarebbe rimasta a tentare l’incantesimo e in caso avrebbe avvertito su dove convogliare.

Stefan era perplesso «rimane scoperta quest’area…» disse indicandola sulla mappa «potrei andare io da solo qui… e quella potrebbe coprirla Jeremy» disse come se la cosa fosse ovvia.

«No, andiamo in coppia, è più sicuro di notte, in caso da questa parte ci andiamo più tardi» disse Ric lanciando uno sguardo a Caroline che annuì.

«Io vengo con voi» disse Felicity rivolta a Rebekah e Care.

«Ed io rimango con Bonnie» disse subito Hope.

Caroline stava obiettando, spiegando che era meglio che andassero a riposare, ma Rebekah la prese per un braccio e gli fece un no con la testa «Sarebbe inutile… lasciale partecipare» suggerì, Caroline acconsentì «Ok avviamoci» disse rivolta a tutti, prendendo la ricetrasmittente che Alaric le stava porgendo, il gruppo si sparpagliò muovendosi in più direzioni «datemi un minuto» si rivolse a Rebekah e Felicity.

Si allontanò un po' e fece la chiamata, spiegò dove dovevano andare di ronda Emma e Cristina, Donna e Lucy sarebbero dovute rimanere di guardia, poi tornò dalle due vampire che la stavano aspettando e cominciarono a camminare.

 

«Ora mi dici esattamente cosa è successo ieri tra te ed Oliver» chiese perentoria Caroline a Rebekah, poi vedendo che l’Originale aveva indicato con lo sguardo Felicity, aggiunse «hai deciso tu di portarla…»

Rebekah a malincuore, dovette spiegare l’accordo tra lei ed Oliver, spiegando che alcune volte si era nutrita del ragazzo, Felicity non fece una piega, continuando a camminare di fianco a lei in silenzio, anche Caroline non disse nulla, non sembrava né arrabbiata né turbata dalla cosa, Rebekah la guardò interrogativa, «siete tutte e due maggiorenni e vaccinati» disse l’amica con un alzata di spalle.

«Io già lo sapevo» disse Felicity «me lo ha detto Oliver molto tempo fa»

«Okkkkay… » disse Rebekah che si era aspettata un dramma epico «il giorno dell’arrivo di Stefan, ho dovuto raccontare della mia famiglia ad Oliver e poi gli ho DETTO» rimarcò questa parola a beneficio di Caroline «che NON POTEVA» altra occhiata all’amica «parlarne con nessuno…»

Caroline annuì.

«Ieri Oliver è andato a prendere un the con April, lo ha preparato lei con le sue manine” continuava a fare ammiccamenti all’amica che ora la guardava attenta, «poi siamo andati a fare una passeggiata nel bosco ed Oliver mi ha chiesto se avevo fame, così mi sono nutrita e mi sono accorta che il the gli aveva fatto MALE» Becca fece una pausa, Caroline sgranò gli occhi e l’Originale annuì «così gli ho chiesto da quanto tempo andava a prendere il the da April…»

«Ma tu non ti nutri con il sangue di Oliver tutti i giorni?» chiese Caroline continuando il gioco di sguardi.

«Nooooo… erano settimane che non succedeva» rispose Rebekah.

Felicity le stava osservando attenta.

«Vediamo se ho capito bene» cominciò la ragazza «Miss Young ha messo la verbena nel the, quando ti sei nutrita te ne sei accorta ed hai chiesto a mio fratello se quando gli hai raccontato la verità sulla tua famiglia e lo hai soggiogato per non farglielo raccontare in giro, aveva già cominciato a bere the insieme ad April… ti rispondo io, ieri all’ora di pranzo il suo sangue era buonissimo… e lo è stato sempre in questi giorni»

Caroline e Rebekah guardarono Felicity a bocca aperta.

«Divido la mia stanza con Hope Mikaelson da mesi! Voi mi trattate come una ragazzina, anche se ora sono un vampiro e non mi avete mai spiegato niente, ad Hope invece suo padre e i suoi zii hanno fatto delle interessanti lezioni! Ed Hope la sera ne fa a me… è la mia migliore amica!» sbottò la giovane vampira «la notte della mia trasformazione, Oliver ha dovuto fare una scelta molto difficile, ma mio fratello non me ne ha mai parlato! Sicuramente pensa che mi arrabbierei con lui, invece sono arrabbiata perché lui me lo ha nascosto! Se ci fosse stato Oliver al mio posto, anche io lo avrei fatto trasformare! Non avrei mai potuto vivere senza di lui, dopo che erano morti mamma e papà!» Felicity stava tremando ed aveva gli occhi pieni di lacrime.

Rebekah la prese tra le braccia e la strinse forte «Hai ragione…» le disse.

Poi guardò Caroline e continuò a raccontare.

«Mi sono spaventata Caroline» spiegò Rebekah all’amica «ho pensato che Oliver avesse solo finto di essere soggiogato…»

«Come hai potuto pensare una cosa del genere?» chiese Care all’amica «Oliver fino a pochi mesi fa faceva l’avvocato e non sapeva neanche che esistevamo!»

«Sono la sorella di Klaus!» disse Becca, come se quello spiegasse tutto

ed infatti Caroline scosse la testa sospirando «Hai fatto la Mikaelson!»

«Mikaelson al 100%…» ammise l’Originale.

«Si sarà spaventato a morte!» esclamò Care «forse è vero che è solo scappato…»

«Lasciando qui Felicity?… non dire idiozie Care… e poi» continuò Rebekah «quando mi sono calmata, ho capito che Oliver non sapeva neanche che esistesse la verbena e che era la prima volta che la prendeva… ne abbiamo parlato, lui si è infuriato perché ha capito che aveva rischiato di far del male anche a Felicity, abbiamo concordato di tenercelo per noi, per evitare di far scoppiare il finimondo… quando ci siamo salutati avevamo chiarito…»

«Non mi è sembrato… volevi scappare a New Orleans!» le ricordò l’amica.

«Te ne volevi andare?» chiese allarmata Felicity.

«Solo per qualche giorno… volevo andare a fare una visita!… Non stavo scappando!» disse poi rivolta a Caroline «Mi sentivo in colpa…» si giustificò.

 

Bonnie era nella sua aula insieme ad Hope, era seduta a terra, davanti a lei c’era una mappa e una grande candela accesa, a destra ed a sinistra della cartina aveva messo la spazzola e la camicia, una grande macchia rossa era sulla mappa, nel punto esatto dove era situata la scuola, era il sangue di Felicity e non si era mosso di un millimetro… ci stava provando e riprovando inutilmente…

Hope stava seduta su uno dei banchi e guardava la sua insegnante, poi scese e le si mise accanto, incrociò le gambe e le afferrò la mano con fermezza, Bonnie ebbe una forte scossa, vide che la candela aveva una fiamma altissima, Hope era ad occhi chiusi e molto concentrata, ripeteva le parole che Bonnie stava dicendo già da un bel pò, i suoi capelli svolazzavano come se fossero mossi da un tornato, il sangue di Felicity finalmente si era mosso, ma come se fosse impazzito faceva una parte di strada e poi ritornava al punto di partenza, ogni volta riuscivano a farlo procedere un po' di più, ma ritornava sempre sul punto della scuola…

Hope interruppe il contatto, si girò verso Bonnie «Oliver è con una strega» disse «sta bloccando il nostro incantesimo, sento che non è molto potente, sta usando un incantesimo molto semplice, ma non lo riesco a capire… e poi è come se le streghe fossero due, ma solo una ci sta fermando…»

«E’ un incantesimo della congrega degli Gemini!» realizzò Bonnie guardando Hope «Brava! Ci servono Lizzie e Josie, dobbiamo svegliarle…»

Qualche minuto dopo le due gemelle assonnate, stavano stropicciandosi gli occhi mentre si sedevano una a fianco di Hope, l’altra vicino Bonnie tutte e quattro si presero per mano e ricominciarono la loro litania, bastò un attimo, il sangue di Felicity si mosse all’istante e si fermò in un punto non troppo lontano da li, vicino al bosco fuori città, dove c’era un casolare abbandonato.

Bonnie non perse tempo, prese la ricetrasmittente e dette le coordinate.

«Jeremy, siete i più vicini, ci vediamo li» disse Caroline alla radio.

«Ok… » rispose il ragazzo.

«Dai Felicity, è arrivato il momento di mettere a frutto gli allenamenti sulla corsa… pronta?»

Le tre vampire cominciarono a correre tra gli alberi, la più giovane rimase un po' indietro ma se la stava cavando alla grande.

Quando arrivarono a destinazione, si fermarono poco prima della radura, il casolare era vicinissimo al bosco e da lì si vedeva chiaramente, Caroline e Rebekah stavano cercando di capire se Stefan e Jeremy fossero già arrivati, quando il cellulare di Care iniziò a vibrare.

«Che fine ha fatto tuo marito?» disse una voce appena rispose «siamo qui già da qualche minuto il casolare è vuoto, non c’è nessuno… ma Jeremy e Stefan ancora non sono arrivati!»

«Non vi muovete» rispose Caroline « ci pensiamo io e Rebekah… con noi c’è Felicity… lei rimane qui… »

«Lo vedo che c’è Felicity! Siamo alla vostra destra…» rispose Emma «la controlliamo noi …»

«Felicity…» stava dicendo Rebekah « io e Caroline adesso entriamo, tu rimani qui e nasconditi, hai ragione… ti dovevamo preparare meglio e ti giuro che lo faremo, lo farò io! Sarò l’insegnante migliore che esista, ma ora… devi stare qui, non posso entrare in quella casa senza sapere cosa ci troveremo ed essere preoccupata per te, appena ci sarà via libera, ti verrò a riprendere… promettimi che resterai buona qui e non ci seguirai…»

«Va bene» disse la ragazzina.

 

Caroline e Rebekah valutarono come avvicinarsi, si mossero velocemente, un attimo dopo stavano sbirciando dalle finestre dell’edificio, Emma aveva ragione sembrava che non ci fosse nessuno…

Entrarono e cominciarono a guardarsi intorno, di Oliver non c’era traccia, ma qualcuno li ci viveva, non c’erano dubbi e ci abitava anche da un bel po' di tempo, la casa era arredata e sembrava proprio vissuta, c’erano fiori… riviste sul divano, il frigorifero era pieno di provviste, c’erano dei piatti da lavare ordinatamente impilati nel lavabo.

Rebekah stava esaminando le camere da letto, quando Caroline urlò «Qui sotto Rebekah… è qui!»

Come un fulmine l’Originale scese le scale che portavano nel seminterrato, Caroline era in ginocchio vicino al corpo di Oliver che era a terra, circondato da candele spente.

«Respira! E’ vivo… stai tranquilla…» le disse l’amica che l’aveva vista immobilizzarsi a pochi metri da loro con la faccia sconvolta. 

«Vai a prendere Felicity» disse Becca avvicinandosi.

Caroline corse via.

Rebekah si accucciò vicino ad Oliver, lo prese tra le braccia, risalì le scale e lo adagiò sul divano, gli scostò i capelli dalla fronte, aveva una esortazione sulla tempia e le nocche delle mani sanguinanti, notò portandosele alla bocca per un lieve bacio.

«Ti sei difeso…» gli sussurrò accarezzandogli il viso, la sua attenzione fu attirata da un segno che aveva sul collo.

Felicity era appena entrata e si era catapultata sul fratello, Rebekah si rialzò per fargli spazio e rivolta a Caroline «Lo hanno drogato, ha una puntura sul collo» disse dirigendosi di nuovo verso le scale, qualche attimo dopo, tornò su con una fiala. «Propofol…» annunciò mostrando l’etichetta «Gliene hanno iniettato parecchio!»

«Sta arrivando Bonnie con un’auto, Ric sta cercando Stefan e Jeremy, non si trovano… dovremmo perquisire un po' questo posto… ci penseremo più tardi» disse Care con un piccolo cenno del capo.

«Certo… » comprese l’Originale.

Qualche minuto dopo sentirono il rumore di un motore, Caroline scostò la tendina della finestra «E’ Bonnie, andiamo…»

Rebekah mise un braccio intorno al collo di Oliver, l’altro sotto le sua ginocchia e lo sollevò portandoselo al petto.

Bonnie stava tenendo la portiera dell’auto aperta «Ric ha trovato Jeremy a neanche un chilometro da qui con il collo spezzato, li stanno andando a prendere» disse allusiva «ma tu Care devi raggiungerli perché Stefan non è con lui, tu e Ric dovete cercarlo, ma prima devi occuparti di Ryan ed Espo, devi soggiogarli Care, stanno fuori di testa, ovviamente pensano che “bello di nonna“ è morto…» ci scherzò un po' su, per allentare la tensione.

Hope era seduta sul sedile del passeggero «Tu che ci fai qui?» l’apostrofò la Zia sistemando Oliver nell’auto, poi fece il giro, aprì l’altra portiera ed entrò sollevando la testa ed il busto del ragazzo appoggiandoselo addosso, Felicity fece lo stesso dall’altra parte sistemandosi le gambe del fratello sulle sue.

«Non è voluta restare a casa da sola… » spiegò Bonnie mettendosi alla guida.

Non erano neanche uscite dal cancello della tenuta, che Emma e Cristina erano già all’interno del casale per perquisirlo, mentre Donna era già dal suo “nipotino” per occuparsi di lui, lo avrebbe portato nel loro cottage fino al suo risveglio.

 

«Ci penso io qui… » disse Rebekah adagiando Oliver sul letto «Voi occupatevi di Jeremy e cercate Stefan. »

Bonnie uscì dalla dependance per tornare nell’edificio principale, sarebbe passata per il tunnel ed avrebbe raggiunto Jeremy.

Hope rimase nella dependance, con la Zia e Felicity a vegliare su Oliver, le due ragazzine dopo un’ ora erano già addormentate, si erano sistemate al fianco del ragazzo sul letto matrimoniale, poi Hope era crollata e Felicity gli era andata dietro. Rebekah aveva avvicinato una poltroncina al bordo del letto ed aveva trovato un libro, stava cercando inutilmente di seguire la trama…

«Becca…» sussurrò Oliver con la bocca impastata.

«Buongiorno Bell’Addormentato…» esclamò Rebekah con un sorriso.

«Fingerò di non aver sentito che hai detto che sono bello» biascicò il ragazzo con gli occhi chiusi «Mi hai trovato…» disse poi in maniera più comprensibile.

«Sono una Principessa Vampira… avevi dubbi?» gli sorrise Rebekah.

«E’ stato Stefan… Mi ha rapito Stefan… » disse Oliver aprendo gli occhi.

 

   
 
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