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Autore: Razu    21/05/2017    1 recensioni
Un piccolo episodio dove ho immaginato Manwe e Melkor bambini, anche se non lo sono mai stati.
Genere: Commedia, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Manwë, Melkor
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Premessa
Questa OS è una AU, ovvero una Alternative Universe, poiché nessun Valar è mai stato bambino. Le fanart su Pinterest su due piccoli Manwë e Melkor mi ispiravano troppo, perciò ho voluto scrivere un breve episodio su loro due.
NON è, ripeto, NON è una Manwë x Melkor (anche perché questa ship mi fa sinceramente schifo e secondo me non ha senso. E poi shippo Angbang XD).
Detto questo vi lascio alla storia e spero vi piaccia.





 

Il sole sorse lentamente. I suoi raggi scivolavano lentamente sui muri, passando sulle finestre e penetrando nelle stanze.


Uno di essi finì sul viso paffuto di un bambino, ancora addormentato nel suo letto. Il piccolo sorrise nel percepire il calore sul suo viso.


Aveva due belle guanciotte rotonde, rosee e piene di vita. La boccuccia era stirata in un sorriso. Il nasino era piccolo e appuntito, lievemente all'insù. I suoi occhi erano chiusi, ma nonostante questo donavano al suo visino un'aria dolce e serena. I lunghi capelli lisci gli ricadevano sulla base del collo, alcuni passavano per le sue guance morbide. Erano bianchi come le nuvole nel cielo sereno.


Il piccolo aprì gli occhi, senza smettere di sorridere. Erano azzurri e limpidi come il cielo terso, e profondi come l'oceano.


Il ragazzino scese dal letto. Aveva le dimensioni e la corporatura di un bambino di sei anni, e quella era, probabilmente, l'età che aveva.


Senza neanche mettersi le pantofole, andò dritto al suo armadio, dove sopra erano incise due parole: Manwë Súlimo, il suo nome.


Spalancò le ante, e prese una tunica bianca e azzurra, con decori argentati. O meglio, ne prese un lembo e iniziò a tirare per riuscire a staccarla dall'appendiabiti, poiché era troppo basso per poter arrivare alla gruccia e sganciare la tunica dall'asta come tutte le persone normali.


Finalmente, dopo un bel po' di strattoni, riuscì a tirare giù la tunica, che gli crollò in testa, avvolgendolo completamente.


Manwë si dibatté un po' prima di riuscire a liberarsi, ma dopo svariate contorsioni e pose assurde riuscì finalmente a uscire dall'avviluppante abbraccio della sua veste.


Quando si fu finalmente liberato, si levò la camicia da notte e si infilò i vestiti da giorno. Buttò senza tante cerimonie la camicia da notte sul letto, nonostante tenesse molto all'ordine, come testimoniava la sua pulitissima e ordinatissima stanza, ma era ora di andare a svegliare Melkor, il suo fratello maggiore.


Scalzo, corse fuori dalla sua cameretta, saltellando silenziosamente per i grandi corridoi del palazzo dove viveva con gli altri Ainur. Non si sentiva alcun rumore, quindi Manwë dedusse che fossero ancora tutti a letto.


Sempre saltellando, giunse alla porta dove c'era scritto Melkor. Sorrise, e la aprì piano. L'interno della stanza era buio, non si vedeva un palmo di naso. Solo un lieve spiraglio di luce filtrava nella camera da letto, che non ci sarebbe mai stato se Manwë non avesse deciso di entrare.


Manwë spalancò del tutto la porta, rivelando un disordine incredibile: archi, frecce, spade nei loro foderi, tuniche, vestiti, martelli, attrezzi vari e oggetti di qualsiasi tipo giacevano sparsi sul pavimento, senza lasciare un centimetro di spazio libero. Nemmeno la scrivania, l'armadio e il letto erano in ordine: il letto, oltre a ospitare in quel momento il padrone della stanza, aveva in fondo una montagna di casacche e vestiti vari, alcuni rotti e sporchi, altri puliti e aggiustati. La scrivania, posta accanto al letto e contro il muro, era ingombra di fogli di pergamena, penne, calamai, mappe e perfino di calzini sporchi. Un paio di scarpe erano appese per i lacci alla sedia posta di fronte allo scrittoio. L'armadio, che si trovava dalla parte opposta del tavolo, aveva le ante aperte, e dentro aveva tutto meno che vestiti, oltre ad essere pieno di disegni e incisioni.


Melkor era nel suo letto, ancora addormentato, dando le spalle alla porta. Aveva le coperte talmente tirate su che si vedeva solo la sua liscia chioma corvina spuntare dalle lenzuola.


Manwë sorrise. Chiuse gli occhi e mormorò qualche lieve parola. Subito, dei grumi di cirro si raccolsero sotto i piedi del piccolo Ainu, formando una nuvoletta. Essa sollevò il ragazzino, facendogli superare senza problemi il caotico pavimento. Lo portò poco sopra il fratello, svanendo non appena Manwë le diede il comando di farlo.


Il ragazzino cadde su Melkor gridando: -SVEGLIA!-


Melkor non fece neanche in tempo a capire di chi fosse la voce che si ritrovò il fiato mozzato dal corpo di un bambino. Cominciò ad annaspare in mezzo alle coperte, cercando di liberarsi del fratello minore. Manwë rideva.


Peccato che, nel tentativo di scrollarselo di dosso, Melkor buttò il fratello minore per terra, facendogli battere la testa. -Ahi!- Esclamò Manwë, premendosi una mano sul punto dolorante, mentre piccole lacrime di dolore gli rigavano le guance.


-Oh, Manwë!- Esclamò Melkor esasperato, gettando via le coperte e scendendo dal letto. Prese il fratellino fra le braccia e lo fece sedere sul suo giaciglio. Prese dell'acqua fresca da una borraccia semi sepolta dalle scartoffie presenti sulla scrivania, e ne versò un po' su un panno. -Dov'è che ti fa male?- Sbuffò lui. -Qui- disse il piccolo Manwë indicandosi un punto sulla testolina. Melkor ci premette sopra il panno.


-Quante volte ti ho detto che non devi svegliarmi in questo modo? Rischi di farti male sul serio! È già la trentesima volta che succede nell'arco di un mese, su trentuno che mi hai svegliato. Possibile che non impari mai?- Lo rimproverò Melkor. Manwë abbassò lo sguardo. Il fratello aveva ragione, ma a lui piaceva così tanto andarlo a svegliare in quella maniera...


-Ti fa ancora male?- Chiese Melkor con un tono lievemente più premuroso. Manwë scosse la testa. Il fratello gli diede un fugace bacino sul punto non più dolorante. -Andiamo a fare colazione?- Manwë sorrise e annuì -in braccio!- Esclamò. Melkor sbuffò divertito -e va bene, puzzetta pestifera-


-Non sono una puzzetta!-


-Sì, invece, sei il Re dei Venticelli!-


-Non è vero! Solo dei venti!-


-E invece sì!- Lo prese in giro Melkor -e allora tu hai le stesse conoscenze di un ciocco di legno!-


-Ah sì? Adesso te la faccio vedere io!- Melkor mise le mani sui fianchi di Manwë e prese a fargli il solletico, mentre lui rideva. -Basta! Basta! Mi arrendo!-


-Oh, non credere che te la dia vinta così facilmente!-


-Ti prego!-


-Uff, e va bene- Melkor smise di fare il solletico al fratellino. Poi lo prese in braccio. -E ora, a far colazione!- Disse sollevandolo in aria, fra le risate di Manwë.


Sempre ridendo, i due fratelli si diressero verso la sala dove tutti gli Ainur facevano colazione, pranzavano e cenavano, dove erano sicuri di essere attesi.
















































































 

Spazio autrice
Volevo solo precisare alcune cose:
1) Melkor non è OOC (almeno dal mio punto di vista), ovvero fuori dal personaggio, perché a quanto ho capito, all'inizio Melkor non era cattivo, lo è diventato durante la Musica per le idee divergenti e bla bla bla.

2) L'ambientazione. Va bene, mi hanno già detto che devo specificarla e migliorare questo aspetto, ma il punto è che prima della Musica c'era solo il Vuoto, e quindi non ho potuto mettere "il palazzo degli Ainur" su Taniquetil, perciò ho immaginato questo posto senza tener conto del Vuoto e tutte quelle cose lì, ma dopotutto è una ff AU per di più, quindi ci sta.

3) Il fatto che Manwë sia fratello minore di Melkor. È un mio headcanon, non credo sia scritto da nessuna parte che Melkor è il più vecchio e Manwë è il più giovane (magari è addirittura il contrario), però io Melkor ce lo vedo troppo come fratello maggiore.

E niente, spero vi sia piaciuta e forse farò un sequel.
The Crazy Lindir's Wife

   
 
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