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Autore: Lor616    21/05/2017    0 recensioni
Un breve racconto ispirato dal brano "Over the hills and far away", uno zoom sulle prime strofe della canzone.
Genere: Drammatico, Storico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La porta, divelta dai cardini, crollò al pavimento con uno schianto. Gary, disteso nel letto accanto alla moglie, si svegliò di soprassalto. Dall’uscio ormai sfondato entrava un’aria gelida e il vento sospingeva la neve all’interno della piccola casa.
Tre uomini vestiti di casacche nere entrarono di corsa nella stanza e si avventarono verso il letto nello stesso momento in cui Gary, dopo aver disteso un braccio verso la donna al suo fianco con fare protettivo, balzava in piedi. Indossava solamente dei calzoni e una camicia di cotone, e le uniche fonti di luce che illuminavano la stanza erano date dalla piccola stufa in ghisa e dalla luna che filtrava attraverso la finestra appannata.
Gary si scagliò contro il primo uomo ferendolo al volto, ma fu subito atterrato dal secondo, che lo colpì alla nuca col calcio del fucile. Mezzo stordito per la botta, cadde in ginocchio.
Mentre l’uomo che aveva picchiato si portava le mani al naso sanguinante, il secondo lo afferrò per la camicia e il terzo gli puntò contro la propria arma.
Gary si trovò così carponi, con la testa ciondolante e la vista annebbiata. Adesso scorgeva gli stivali di un quarto uomo in piedi davanti a lui, che nella concitazione del momento non aveva sentito entrare.
Solo ora che le grida erano cessate riuscì a distinguere in quelle casacche nere la divisa della polizia locale. Si sentì stringere un nodo allo stomaco.
“Ma che cosa significa?”, domandò con voce incerta. Il quarto uomo, che indossava una giubba da ufficiale, si rivolse prima a quello che imbracciava il fucile.
“Setaccia la casa. Controlla sotto le assi del pavimento.”, ordinò. Poi si chinò sulle gambe, portandosi faccia a faccia con Gary.
“Dov’eri ieri notte?”, chiese. L’espressione di Gary si fece dapprima cupa, poi confusa e stranita. Esitò. Sentiva gli occhi della moglie Christine su di sé, mentre il soldato rovistava fra i mobili e tastava le assi.
“Ero qui, a casa mia. A dormire.”, rispose infine, con voce titubante. L’ufficiale lo scrutò a fondo e lui, che subito aveva cercato di reggerne lo sguardo, abbassò gli occhi sul pavimento.
“E voi, signora? Confermate che vostro marito fosse qui?”, chiese rivolgendosi direttamente a Christine che, in camicia da notte, si era tirata in un angolo della stanza con la coperta di lana fino al mento.
“Io… io non metto in dubbio la parola di mio marito.”, disse dopo un attimo di esitazione. Esitazione che l’ufficiale non ebbe difficoltà a cogliere, così come non ne ebbe a cogliere la menzogna negli occhi di Gary.
“Non eravate con lui?”, incalzò rialzandosi. I tacchi dei suoi stivali, alti fin sotto al ginocchio, rimbombavano nella stanza ormai gelida.
Christine si mostrò palesemente a disagio sia per l’incedere di quella figura, sia per le domande che poneva.
"
Come?”, temporeggiò.
“Ho chiesto se eravate con lui, ieri notte.”
“Stia lontano da mia moglie!”, intervenne Gary. Ma un pugno da parte del soldato che lo tratteneva lo zittì immediatamente. Christine guardò il marito con occhi pieni di lacrime e li chiuse istintivamente quando venne colpito.
“Allora?”
“No, per Dio! Ho passato la notte fuori città, da mia sorella. Ma che cosa volete?”, la voce di Christine era acuta, quasi isterica. Il trambusto causato dal soldato intento a rovistare la casa cessò all’improvviso, e lui si avvicinò reggendo in mano una pistola.
“Eccola, signore.”
L’ufficiale agguantò l’arma e la osservò, soppesandola.
“L’arma del delitto in casa e nessun alibi”, disse a voce bassa mentre tornava con passi lenti di fronte a Gary. Di nuovo si chinò di fronte a lui. “Sei accusato di aver rapinato la gioielleria dei Burlington e di aver assassinato James Burlington, Gary. C’è qualcosa che desideri confessare? Ti faciliteresti le cose.” La voce dell’ufficiale, adesso, era poco più che un sussurro. Un dialogo a tu per tu, in confidenza. Una confidenza allettante.
Gary, con i suoi ventitré anni, il labbro spaccato e i capelli spettinati, osservò il volto asciutto e baffuto dell’uomo davanti a sé. Avrebbe potuto parlare, confessare. Avrebbe potuto rivelare il suo alibi. Rivelare la verità. Rivelare che non era solo quella notte. Rivelare che era con Mary, la moglie del suo più vecchio e caro amico. Lo stesso amico che era stato testimone al suo matrimonio, e al cui matrimonio lui era stato testimone. Avrebbe potuto rivelare che aveva tradito non solo sua moglie, ma anche il suo amico più fidato. Ma era davvero preferibile quella confessione alla prigionia? Che senso avrebbe avuto la libertà, se i suoi affetti più cari lo avrebbero abbandonato? O forse che la pena, seppure gli sarebbe stata affibbiata per una ragione ingiusta, fosse in realtà giusta?
Se l’ufficiale riuscì a leggere questi pensieri nel suo sguardo, Gary non lo seppe mai. Né confessò mai.
“D’accordo”, sospirò l’ufficiale lanciando un’occhiata a Christine, ancora in lacrime.
“Portatelo via. Domani sarà processato.”

 
   
 
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