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Autore: Angelika_Morgenstern    21/05/2017    3 recensioni
È la seconda volta che ci provo, cosa credono, che lo faccia per hobby?
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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È colpa del sole?
Quando frequentavo – come tutti – le elementari, sentii dire che è grazie al sole se c’è vita sul nostro pianeta, grazie ai suoi raggi noi viviamo, specie animali e vegetali.
Ma questa luce è davvero fastidiosa! Si ostina a far capolino dagli occhiali da sole mentre sto guidando, anzi, correndo in macchina.
Odio trovarmi davanti dei veri e propri incapaci alla guida, per non parlare dei nonnetti che non hanno nulla da fare, o dei ciclisti, come dimenticare!
Devo andare a lavoro e sono sempre in ritardo per colpa di questi soggetti, ma temo che stamattina non mi beccherò nessuna ramanzina.
Conosco la gente, la loro stupida pietas: non ti comprendono finché non fai qualcosa di grosso, poi scatta la reazione, la compassione o l’odio a seconda di chi colpisci.
Se colpisci loro, egoisticamente ti odiano e non provano neanche a chiedersi perché.
Se colpisci te stesso, provano compassione e si sentono migliori.
Perché tutti sono insoddisfatti da qualcosa, nessuno è mai contento di ciò che ha, vorremmo tutti sempre di più e piacerebbe a chiunque essere migliore degli altri.
Per questo sono tutti così carini nei confronti altrui quando si tratta di ascoltare i problemi.
Stanno lì, ti aiutano, danno consigli anche non richiesti, e così nutrono il loro ego, le loro insicurezze. Pensano di fare una buona azione, si sentono utili a qualcosa e questo funge da balsamo per il loro stupido ego ferito dagli altri loro simili.
Perché la vita è questo: una battaglia continua.
Non puoi mai riposarti, bisogna sempre stare ad occhi aperti, attento a chi vuole metterti con le spalle al muro, non ci sono vie d’uscite, nulla di piacevole, solo fatica, tanta.
E quel poco di bello è sfuggente, passa subito, non hai tempo di realizzarlo che già ti ritrovi nella merda.
Toh.
Guarda, ho trovato subito parcheggio.
Una gioia, ogni tanto.
Ho scelto di tornare subito a lavoro perché gli psicologi dell’ospedale me l’hanno consigliato.
Come se io dovessi riprendermi da qualcosa.
Non hanno ancora compreso quanto mi stanchi vivere, come consideri inutile questo tempo sprecato a faticare e basta.
Nasci, cresci, muori.
A cosa serve tutto ciò che fai?
Ho appena passato i trent’anni e non ho nulla di certo.
Ho studiato per costruirmi un futuro, eppure questo non si vede nonostante tutti i miei sforzi atroci per guadagnarmi una posizione e sbaragliare la concorrenza.
Sono intelligente, molto più della norma, così diceva il test psicoattitudinale, e forse è per questo che mi rendo conto di cosa sia davvero la vita.
Una merda.
Scendo dall’auto e mi chiudo la portiera alle spalle, voltandomi e guardando Genni venire verso di me.
Fantastico. Altre domande a cui rispondere. Non vedevo l’ora.
— Lu! – dice, storpiando il mio nome col suo accento salernitano – Come stai?
Come vuoi che stia?
Mi mordo la lingua per non rispondere e reprimo l’istinto di alzare gli occhi al cielo, maledicendo le convenzioni sociali che impongono di essere politically correct a tutti i costi al fine di non ledere l’umana sensibilità.
Mammolette.
— Bene. – rispondo.
Non c’è cascato.
Da uomo del sud, Gennaro – Genni, appunto – ha uno spiccato acume che gli fa capire subito come mi senta.
Se solo avesse avuto gli occhi chiari, avrei anche potuto considerarlo fattibile.
— Non dire minchiate a me che non ci casco. – mi rimprovera, aspettandosi che io abbassi lo sguardo.
Illuso.
Perché cazzo direi delle bugie se poi mi sentissi in colpa? Mica sono masochista.
— Ma non ti vergogni per quello che hai fatto? – incalza.
— No.
— Lu! – esclama – Potevi morire!
— Oh, potevo morire! – gli faccio il verso – Forse era proprio quello che volevo. Non ti sfiora l’idea?
Genni resta allibito.
Ma è un problema suo, la sua sensibilità non mi tocca: io l’ho persa tempo addietro e lo mollo lì, immerso nel suo stupore come un cucchiaio nel semolino.
Evito di guardarmi attorno mentre procedo verso l’entrata del grigio palazzo ospitante gli uffici dove lavoro, ma tanto è inutile: sento i loro sguardi pungenti su di me, mi sembra di sentire già i commenti, le parole di compassione, di comprensione, di qualsiasi cosa possa esprimere opinioni mai richieste.
Nell’ufficio l’atmosfera non è migliore: decine d’occhi sui miei avambracci, intuisco che le garze sporgano dalla manica della giacca ma sinceramente poco importa.
Tanto lo sanno tutti, cosa dovrei fingere?
E poi non ne ho neanche voglia.
Chissà Genni come reagirà alle mie brusche risposte?
Quasi quasi il pensiero mi diverte, e nel momento stesso in cui la mia mente lo partorisce, un sorriso accenna a farsi strada sul mio volto, interrotto inesorabilmente dalla presenza del capo nella mia stanza.
 
Se la luce non esistesse, probabilmente adesso non sarei qui a sorbirmi una sorta di ramanzina del mio superiore. La luce è vita, no? Non vivendo, non avrei problemi.
Invece no, parole, parole e parole.
Bla bla bla.
Cosa pensa di essere, un prete? Uno psicologo?
A cosa servono le sue chiacchiere?
Hanno un senso?
— Quello che hai fatto potrebbe essere dannoso per l’immagine della nostra azienda.
— Allora cacciami. – rispondo, spogliandolo dell’ossequioso Lei del quale finora anch’io avevo fatto uso abituale.
Ma in fondo ho mancato di rispetto a me, per quale motivo dovrei portarne ad altri?
E loro nei miei confronti ne hanno mai usato?
Il capo sembra irrigidirsi, probabilmente perché nessuno gli ha mai parlato in questo modo.
È uno dei cosiddetti piani alti lui, abituato a farsi rispettare, una persona che detiene un potere dettato dal denaro e al quale tutti leccano i piedi, sperando di mantenere il posto di lavoro.
Chissà quanti miei colleghi hanno intimamente esultato per il mio gesto, sperando di prendere il mio posto in sede. Un bel posto, fisso, ben pagato, orario ottimo… certo.
E io dovrei dedicare altro mio tempo a convivere con questa feccia?
— Sei un ottimo elemento, Lu. Non possiamo permetterci di abbandonarti in questo delicato momento della tua vita.
Rieccolo la.
Il delicato momento della mia vita, che non hanno ancora capito trattarsi della fine.
Ma perché cazzo devono costringermi a vivere a tutti i costi?
In fondo non l’ho chiesto io.
Sorrido, o sarebbe meglio dire che faccio una smorfia — Non è un momento. – preciso – Ma uno status.
— Non importa, noi ti siamo vicini.
Fanculo.
Mi alzo — Bene, grazie mille. Alè. Halleluja. – dico, fingendo di esultare – Ora posso tornare nella mia stanza?
Il capo mi guarda, batte le palpebre una volta. Si toglie gli occhiali, portando le dita all’incrocio tra naso e occhi, come se qualche pensiero lo stesse opprimendo.
Una volta avrei perso la pazienza per la sua lentezza, adesso mi limito a incrociare le braccia e attendere: tanto che mi costa perdere cinque minuti?
Per quel che conta ormai il tempo.
Sospira — Buon lavoro.
Soddisfatto, esco dal suo ufficio, dirigendomi al mio, dove finalmente potrò avere un po’ di sacrosantissima pace.
Ah.
La solitudine è una cosa meravigliosa.
 


Ciao a tutti, bentornati!
Non sapevo sinceramente come chiamare il protagonista della storia, soprattutto perché non avevo voglia di farlo essere né maschio, né femmina. Non volevo limitare la fantasia del lettore, credo che il non detto sia più stimolante ai fini della creatività ^^
Comunque gli ho affibbiato la prima cosa che mi è venuta in mente.
Non si sa nulla di Lu, solamente il suo pensiero altamente distruttivo nei confronti della società.
Adotta comportamenti e risposte totalmente sincere, perché effettivamente la domanda è: quanto saremmo gentili noi con i nostri simili?
Dovessimo calare le maschere che il politically correct e la società c'impongono, l'educazione, le influenze, il perbenismo e tutto quanto, cosa emergerebbe delle nostre personalità?
Le regole ci portano a vivere bene, in pace, ma quanto siamo noi stessi?
Questo è quanto ^^ 
Riprendo l'abitudine di ringraziare tutti coloro che sono passati a lasciarmi una recensione: Megara X, Aven90, Juliet Leben22, Martirios, Crateide, Ormhaxan, Himenoshirotsuki. Grazie mille!
Grazie anche a tutti coloro che sono passati senza lasciare traccia.
Bene, domani è lunedì quindi buon inizio settimana a tutti!
Have fun

- A.


 
   
 
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