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Autore: Mclachland    10/06/2009    8 recensioni
C'è una cosa nelle stanze di Artù.
Dedicata a Slayer87.
Genere: Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Slash | Personaggi: Merlino, Principe Artù
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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a thing

Autrice: McLachland
Traduttrice: LittleFanny
Beta: NonnaMinerva

Pairing: Artù/Merlino
Rating: PG
Disclaimer: in una terra di slash e in un'era dove tutto e possibile, il destino di questa splendida coppia si posa sulle spalle della BBC (che il Drago slash ce ne scampi!). Quindi con mio sommo dispiacere non ne tengo i diritti. 

Link alla storia originale: http://mclachland.livejournal.com/13434.html 

Dedica: Questa storia è dedicata a una donna speciale, un'amica unica, peccato solo la distanza che ci separa da giornate di assoluta pazzia!
Slayer, questo lavoraccio è tutto per te, pazza donna che mi ha fatto scoprire questo Fandom meraviglioso e mi ha letteralmente lanciato nella folle idea di scriverti qualcosa per il compleanno! Beh, non proprio scrivere di mio pugno, ma sappi che ci ho lavorato con il cuore

 

 

“A thing”

 

“C’è una cosa nelle mie stanze.”

Tentando invano di ricadere tra le accoglienti braccia di Morfeo, Merlino aprì un occhio e fissò il suo signore e padrone con un’occhiata gelida. Era un sogno piuttosto piacevole, in cui Merlino era addormentato nel suo letto. Trovava ironico che sognasse di sognare, ma era il solo posto in cui riuscisse a ritrovare un po’ di pace, anche se Artù sembrava avesse la dannata tendenza a negargliela.

“Una cosa?” sbadigliò e si passò una mano tra i capelli, lisciando con le dita i ciuffi ribelli, modellati da una notte passata a rivoltarsi nel letto.

“Potresti usarlo come metodo di seduzione e sembrerebbe lo stesso ridicolo,” ringhiò Artù, procurandosi uno sgabello per sedersi, situato convenientemente a portata di mano. “E sì, pigrone, una cosa.”

Merlino non riuscirà mai a dormire, mai e poi mai, fintanto che Artù Pendragon continuerà a essere il più grande e sadico idiota del mondo intero. Rassegnatosi a una vita di insonnia, puntellò la testa con una mano e guardò Artù seriamente.

 

“Questa cosa vi ha per caso ferito?” Nell’evenienza che Artù non stesse semplicemente esercitando il proprio diritto di rendere la vita di Merlino un inferno, scrutò velocemente il suo padrone alla ricerca di ferite. Non notò nulla di strano, anche se Artù stava indossando solo delle strette braghe e una maglia larga. Merlino diede un’altra lunga occhiata. Solo per essere sicuro.

Contraendo le labbra in una smorfia petulante Artù scrollò le spalle. “Non sembrerebbe.”

 

“Lo state dicendo per sembrare forte e virile, o mi state raccontando la verità?” Pausa. “Sire.”

 “Il principe è sempre forte e virile,” rispose alzando gli occhi al cielo. “Sto bene. Ma questo non nega il fatto che vi sia una cosa nelle mie stanze di cui ti devi liberare.”


Merlino annuì. “Com’è questa cosa?”


Le mani regali si sollevarono e disegnarono una figura senza forma nell’aria. “È circa della larghezza e della lunghezza del mio letto,” quindi è inutilmente grande “ed ha il colore dell’ebano più seducente.”

 

“Quindi, è grande e… di aspetto gradevole?”

“Ho la sensazione che tu ti stia allontanando da me, Merlino,” piagnucolò Artù, quasi attraente quanto la cosa nera grande quanto il suo letto quando lo minacciava così.  Con un gesto aggraziato Artù si alzò e strappò via le lenzuola dal letto. “Ora alzati, stupido idiota, e occupatene!”


Brontolando si alzò dal letto e localizzò una maglia pulita, arrossendo furiosamente sotto l’intenso sguardo del suo principe, prima di girarsi e indicare la porta con un ampio e veloce movimento delle braccia. “Sua altezza.”

Al loro arrivo davanti alle porte della stanza di Artù, questi si girò verso Merlino. “Sei pronto, Merlino?”

Lui annuì, respirando profondamente, reprimendo un brivido all’intensa carica di magia che si dispiegava nel diaframma e si aggirava tutt’intorno, scalciando e scalpitando per poter uscire. Al suo fianco, fortunatamente nascosta, la sua mano si strinse in un pugno.

“Uno.”

Merlino espirò e puntò gli occhi sulla porta e a qualsiasi cosa li stesse aspettando dietro di essa.

 

“Due.”

 

La sue dita si allentarono attorno al nucleo di energia che aveva evocato sul suo palmo.

“Tre.”

Le porte si spalancarono teatralmente, e la voglia di combattere nelle vene di Merlino fu immediatamente spazzata via alla vista del loro nemico. O, piuttosto, dalla sua assenza.

 

“Non c’è nulla qui, Artù.”

“Oh, povero me,” trillò Artù, portando una mano delicata alla sua guancia e spalancando comicamente gli occhi. “Sarà scappato via.”

“Non c’è mai stato nulla, o sbaglio?”

“Ma certo che no. Pensi veramente che sarei venuto da te perché mi salvassi quando qui intorno ci sono ottimi cavalieri? Come pensi l’avrei sconfitto, Merlino? Addormentandomici sopra? Onestamente.”

Merlino gemette quando Artù lo sfiorò passandogli accanto e si gettò sul suo enorme letto con le sue sorprendentemente attraenti lenzuola nere. “Le parole per descrivere la mia immensa avversione per te in questo momento non sono ancora state scritte.”

 

Artù sbuffò scalciando i suoi stivali e scivolando sotto le lenzuola. “Bene, vedi di farmi sapere quando lo saranno.” Lanciò a Merlino un sorriso voglioso nel togliersi la maglia larga esponendo il petto all’aria della notte. “Vieni a letto, Merlino.”

 

“Tu vuoi solo che io resti sveglio. È tutto un complotto per uccidermi.” Merlino si infilò comunque a letto, togliendosi stivali e maglia, imprecando piano quando i suoi piedi nudi si posarono sulla pietra fredda. Artù sorrise malizioso e si rigirò nelle lenzuola.

“Sì, hai scoperto il mio piano malvagio di impedirti di dormire così che tu possa riparare la mia armatura e occuparti di me peggio di quello che fai quando sei completamente sveglio. Sono stato scoperto
. Guardie, catturatemi. Vuoi semplicemente venire sotto le coperte?”

Merlino scivolò tra le lenzuola assicurandosi di strofinare i suoi piedi congelate contro quelli di Artù. “Sta zitto.”

 

Artù immediatamente si rannicchiò contro la schiena di Merlino, stringendosi a lui quanto due corpi possano star vicini senza fondersi l’uno con l’altro, e fece scivolare un braccio sopra di lui accarezzando distrattamente col pollice la sua pelle nuda. La vicinanza e il calore di Artù lo cullarono in un sonno profondo e riusciva a sentire le fila del sonno sfiorare i suoi occhi, facendoli chiudere, attirandolo, fino al punto in cui il mondo si riduce a immagini mezze formate e ombre.

 

“Te n’eri andato.”

Merlino mugugnò e strofinò la guancia nel lussuoso cuscino. “Mm hmm…”

“Non farlo.” Le parole erano sommesse, trasportate dal tepore che lo stava portando al sospirato oblio. “La prossima volta, non farlo.”

 

“Vorresti smetterla di dare aria alla bocca e metterti a dormire?” Ma in realtà voleva dire, rimarrò. La prossima volta, e per tutto il tempo che mi vorrai, rimarrò.

  
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