Autrice: McLachland
Traduttrice: LittleFanny
Beta: NonnaMinerva
Pairing: Artù/Merlino
Rating: PG
Disclaimer: in una
terra di slash e in un'era dove tutto e possibile, il destino di questa
splendida coppia si posa sulle spalle della BBC (che il Drago slash ce ne
scampi!). Quindi con mio sommo dispiacere non ne tengo i diritti.
Link alla storia originale: http://mclachland.livejournal.com/13434.html
Dedica: Questa storia è
dedicata a una donna speciale, un'amica unica, peccato solo la distanza che ci
separa da giornate di assoluta pazzia!
Slayer, questo
lavoraccio è tutto per te, pazza donna che mi ha fatto scoprire questo Fandom
meraviglioso e mi ha letteralmente lanciato nella folle idea di scriverti qualcosa
per il compleanno! Beh, non proprio scrivere di mio pugno, ma sappi che ci ho
lavorato con il cuore
“A thing”
“C’è una cosa
nelle mie stanze.”
Tentando invano di ricadere tra le accoglienti braccia di Morfeo, Merlino aprì
un occhio e fissò il suo signore e padrone con un’occhiata gelida. Era un sogno
piuttosto piacevole, in cui Merlino era addormentato nel suo letto. Trovava
ironico che sognasse di sognare, ma era il solo posto in cui riuscisse a
ritrovare un po’ di pace, anche se Artù sembrava avesse la dannata tendenza a
negargliela.
“Una cosa?”
sbadigliò e si passò una mano tra i capelli, lisciando con le dita i ciuffi
ribelli, modellati da una notte passata a rivoltarsi nel letto.
“Potresti
usarlo come metodo di seduzione e sembrerebbe lo stesso ridicolo,”
ringhiò Artù, procurandosi uno sgabello per sedersi, situato convenientemente a
portata di mano. “E sì, pigrone, una cosa.”
Merlino non riuscirà mai a dormire, mai e poi mai, fintanto che Artù Pendragon
continuerà a essere il più grande e sadico idiota del mondo intero.
Rassegnatosi a una vita di insonnia, puntellò la testa con una mano e guardò
Artù seriamente.
“Questa
cosa vi ha per caso ferito?” Nell’evenienza che Artù non stesse semplicemente
esercitando il proprio diritto di rendere la vita di Merlino un inferno, scrutò
velocemente il suo padrone alla ricerca di ferite. Non notò nulla di strano,
anche se Artù stava indossando solo delle strette braghe e una maglia larga.
Merlino diede un’altra lunga occhiata. Solo per essere sicuro.
Contraendo le labbra in una smorfia petulante Artù scrollò le spalle. “Non
sembrerebbe.”
“Lo state
dicendo per sembrare forte e virile, o mi state raccontando la verità?” Pausa.
“Sire.”
“Il principe è sempre forte e virile,” rispose alzando gli occhi al cielo. “Sto bene. Ma questo non nega il fatto che vi sia una cosa nelle mie stanze di cui ti devi liberare.”
Merlino annuì. “Com’è questa cosa?”
Le mani regali si sollevarono e disegnarono una figura senza forma nell’aria.
“È circa della larghezza e della lunghezza del mio letto,” quindi è inutilmente
grande “ed ha il colore dell’ebano più seducente.”
“Quindi, è grande e… di aspetto
gradevole?”
“Ho la sensazione che tu ti stia allontanando da me, Merlino,” piagnucolò Artù,
quasi attraente quanto la cosa nera grande quanto il suo letto quando lo
minacciava così. Con un gesto aggraziato Artù si alzò e strappò via le
lenzuola dal letto. “Ora alzati, stupido idiota, e occupatene!”
Brontolando si alzò dal letto e localizzò una maglia pulita, arrossendo furiosamente
sotto l’intenso sguardo del suo principe, prima di girarsi e indicare la porta
con un ampio e veloce movimento delle braccia. “Sua altezza.”
Al loro arrivo davanti alle porte della stanza di Artù, questi si girò verso
Merlino. “Sei pronto, Merlino?”
Lui annuì, respirando profondamente, reprimendo un brivido all’intensa carica
di magia che si dispiegava nel diaframma e si aggirava tutt’intorno, scalciando
e scalpitando per poter uscire. Al suo fianco, fortunatamente nascosta, la sua
mano si strinse in un pugno.
“Uno.”
Merlino espirò e puntò gli occhi sulla porta e a qualsiasi cosa li stesse
aspettando dietro di essa.
“Due.”
La sue dita si allentarono attorno
al nucleo di energia che aveva evocato sul suo palmo.
“Tre.”
Le porte si spalancarono teatralmente, e la voglia di combattere nelle vene di Merlino fu immediatamente spazzata via alla vista del loro nemico. O, piuttosto, dalla sua assenza.
“Non c’è
nulla qui, Artù.”
“Oh, povero
me,” trillò Artù, portando una mano delicata alla sua guancia e spalancando
comicamente gli occhi. “Sarà scappato via.”
“Non c’è mai stato nulla, o sbaglio?”
“Ma certo
che no. Pensi veramente che sarei venuto da te perché mi salvassi quando qui
intorno ci sono ottimi cavalieri? Come pensi l’avrei sconfitto, Merlino?
Addormentandomici sopra? Onestamente.”
Merlino gemette quando Artù lo sfiorò passandogli accanto e si gettò sul suo enorme letto con le sue sorprendentemente attraenti lenzuola nere. “Le parole per descrivere la mia immensa avversione per te in questo momento non sono ancora state scritte.”
Artù sbuffò scalciando i suoi stivali e scivolando sotto le lenzuola. “Bene, vedi di farmi sapere quando lo saranno.” Lanciò a Merlino un sorriso voglioso nel togliersi la maglia larga esponendo il petto all’aria della notte. “Vieni a letto, Merlino.”
“Tu vuoi
solo che io resti sveglio. È tutto un complotto per uccidermi.” Merlino si
infilò comunque a letto, togliendosi stivali e maglia, imprecando piano quando
i suoi piedi nudi si posarono sulla pietra fredda. Artù sorrise malizioso e si
rigirò nelle lenzuola.
“Sì, hai scoperto il mio piano malvagio di impedirti di dormire così che tu
possa riparare la mia armatura e occuparti di me peggio di quello che fai
quando sei completamente sveglio. Sono stato scoperto. Guardie, catturatemi. Vuoi semplicemente venire sotto
le coperte?”
Merlino scivolò tra le lenzuola assicurandosi di strofinare i suoi piedi congelate contro quelli di Artù. “Sta zitto.”
Artù immediatamente si rannicchiò contro la schiena di Merlino, stringendosi a lui quanto due corpi possano star vicini senza fondersi l’uno con l’altro, e fece scivolare un braccio sopra di lui accarezzando distrattamente col pollice la sua pelle nuda. La vicinanza e il calore di Artù lo cullarono in un sonno profondo e riusciva a sentire le fila del sonno sfiorare i suoi occhi, facendoli chiudere, attirandolo, fino al punto in cui il mondo si riduce a immagini mezze formate e ombre.
“Te n’eri
andato.”
Merlino mugugnò e strofinò la guancia nel lussuoso cuscino. “Mm hmm…”
“Non farlo.” Le parole erano sommesse, trasportate dal tepore che lo stava
portando al sospirato oblio. “La prossima volta, non farlo.”
“Vorresti smetterla di dare aria alla bocca e metterti a dormire?” Ma in realtà voleva dire, rimarrò. La prossima volta, e per tutto il tempo che mi vorrai, rimarrò.