Quando
aprì gli occhi, la prima cosa che Shikamaru vide fu un letto ad una piazza, e
la cosa lo insospettì parecchio. Si era coricato insieme a Temari, quindi
perché adesso si trovava in un letto non suo, in una stanza non sua?
Si alzò,
incerto, per poi prendersi a schiaffi da solo. Dov’era la sua famiglia? I suoi
figli? Ad interrompere il flusso dei suoi pensieri fu la suoneria del suo
cellulare.
“Pronto,
Choji?”
“Cosa ci
fai sveglio a quest’ora? Io pensavo che ti avrei dovuto chiamare più volte.”
“Dove sono
i bambini? E Temari?”
Sentì il
silenzio dall’altra parte del telefono, e la cosa lo allarmò.
“Shikamaru…
Tu hai lasciato Temari anni fa, non ricordi?”
Cosa aveva fatto?
“Choji,
cosa stai dicendo? Mi sono coricato ieri insieme a Temari.”
“Hai di
nuovo bevuto.”
Sentì la
chiamata chiudersi, ed un senso di panico e incertezza lo pervase, tanto da
farlo camminare in giro per la stanza, fino a quando l’occhio non gli cadde su
un biglietto.
Il futuro è sempre davanti a noi,
invisibile. Getta la sua ombra ai nostri piedi, inavvertita.
Lui era
certo, sicuro che si fosse coricato con Temari, ma l’incertezza stava smontando
tutte le sue sicurezze.
“Non lo
voglio questo futuro! Non voglio una vita senza Temari!”
“Shika…
Shika, svegliati.”
Quando aprì
gli occhi, vide un paio d’occhi verdi che lo guardavano preoccupati. L’unica
cosa che riuscì a fare, fu abbracciarla, nascondendo il viso nell’incavo del
suo collo.
“Non
lasciamoci mai, Temari, promettimelo!”
E pianse.
Pianse come un bambino impaurito. Aveva avuto davvero paura, perché quel sogno
sembrava così reale che lo aveva distrutto.
Ma il
tocco delicato di Temari lo calmò, come un balsamo.
“Non ti
lascerò mai, Shika. Te lo prometto.”
Avrebbe
fatto di tutto affinché quel sogno non si avverasse.