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Autore: Manto    22/05/2017    3 recensioni
Prima classificata al "Fortune cookies... contest" indetto da Emanuela.Emy79 sul forum di Efp
Dal testo: "Il ragazzino che ora sto fissando non è lo stesso che terrorizza le nostre notti… eppure non riesco a vederlo diversamente.
È come se tutto il mondo si fosse fermato un istante prima del massacro, o in un’eterna illusione."
Un maestro alle prese con il malinconico ricordo del suo allievo, e con una battaglia a lungo rinviata.
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Bang/Silver Fang, Garou
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Solamente Umano


Partecipante al ‘Fortune cookies… contest’ indetto da Emanuela.Emy sul forum di efp



I personaggi qui presentati non mi appartengono; questa storia è stata scritta senza alcun scopo di lucro.



Solamente Umano





La saggezza appartiene alla vecchiaia: alle mani ruvide, a volte tremanti, che sfiorano il vento con garbo; agli occhi socchiusi che osservano il cielo, ogni giorno più sbiadito e vicino, e scorgono realtà che nessun altro può vedere. Calma, quasi un gemito, è la voce di chi tanto ha vissuto, sempre piena di suoni la sua mente…
moltitudini di voci: e fra queste una in particolare, forte e pericolosa come una fiera che non può essere affrontata.
L’energica impulsività, invece, deve scorrere nelle vene dei giovani, in quei visi che sostengono con il sorriso l’impeto della pioggia e il tormento del mezzogiorno, nei cuori che non sono mai sazi di sensazioni, negli animi ancora troppo affascinati dalla bellezza del mondo per riuscire a comprenderlo realmente…
Così dicono.
Seduto sulla soglia del
dojo, il volto privo di emozioni – ma, al di sotto della pelle e della volontà, una tempesta pronta a scatenarsi –, Bang ripensava a quelle parole udite per caso, e nel frattempo cercava di non guardare la figura che se ne andava nel mattino chiaro, con lo sconforto negli occhi e nel passo.
«Un problema in meno. Non sarà un grave danno.»
Solo un sussurro –
le bugie non vengono mai gridate –, che subito venne ingoiato dalle pareti della struttura; e infine rimase solo la voce dei ricordi, lei che non si faceva tacitare facilmente, arrivava e se ne andava quando voleva, per poi ritornare ancora, a guastare anche i pensieri più luminosi. Molti di questi stavano scomparendo proprio in quel momento insieme a Charanko, ormai solo un’ombra sospesa sul filo dell’orizzonte; un’altra, l’ennesima, tra quelle che sempre sfilavano davanti agli occhi dell’anziano eroe.
Poco importava che fosse stata una sua decisione allontanare il ragazzo: in realtà l’aveva perduto già da prima, rapito dall’
Onda che lui stesso aveva plasmato, ma che non era riuscito a controllare.
Non l’ho compreso. Sono rimasto immobile a guardare la marea salire e salire ancora, eccitata da una luna fredda come il ghiaccio, come la sua vendetta…
Impotente.
Vile.

A quel pensiero, la brezza che lo accarezzava si tramutò in bufera e lo investì con violenza, ululandogli in volto e spingendolo all
’indietro, lontano dal riverbero del Sole. «Sei in anticipo. Di solito giungi con il buio», disse allora con voce monocorde, ma chiara. «Avrei voluto passare almeno qualche ora da solo.»
Una risata sommessa e amara, mentre il vento si calmava. «
La solitudine non le gioverà, sensei
Voltando leggermente il capo a sinistra, Bang osservò l
angolo più oscuro del dojo; lì, seduto con la schiena contro il muro e il volto appena abbassato, il ricordo dellOnda dagli occhi ambrati e dai capelli pallidi [1] come i suoi lo fissava con espressione d’attesa.
Il ragazzino che ora sto fissando non è lo stesso che terrorizza le no
stre notti… eppure non riesco a vederlo diversamente.
È come se tutto il mondo si fosse fermato un istante prima del massacro, o in un’eterna illusione.
Impotente.
Incauto.

«Non mi guardi così: io dico solo la verità.»
L’eroe esitò ad alzarsi, una stretta al cuore:
ricordava distintamente il pomeriggio in cui aveva parlato per la prima volta con quello che sarebbe divenuto il suo migliore allievo e il suo peggiore avversario, e un’istantanea appartenente a tempi migliori – quando l’ombra dell’orrore non era ancora giunta – era ciò che lo accoglieva quando osservava quel muro. «Scegli sempre quel lato. Ripetitivo», borbottò. Non voleva emozionarsi; eppure, in quegli istanti era proprio il sentimento ad avere la meglio sulla ragione.
Se qualcuno mi dovesse vedere ora, a parlare con il nulla, e io dovessi rivelargli la verità, la voce che continuo a sentire
chissà se comprenderebbe, se giudicherebbe.
Impotente
.
Cieco.

«È lei che non vuole
mutarmi… se fosse il contrario, probabilmente non sarei qui», ribatté l’altro con naturalezza.
L’anziano si alzò finalmente in piedi, quindi entrò nella struttura e iniziò a camminare in tondo. «Hmm hai scelto proprio un brutto giorno per venire a trovarmi.»
«
Charanko se la caverà, anche se non sembr-»
«Perché
sei venuto?»
Il ricordo
esitò un attimo davanti al tono divenuto improvvisamente stridulo. «L’ho già detto: perché è lei a volerlo. Io me ne starei anche tranquillo nell’angolo più remoto della sua mente… ma lei continua a chiamarmi, a parlarmi.»
Bang rimase in silenzio, evitando di rispondere. «Non sono io a chiamarti», disse infine, socchiudendo gli occhi. Si impose la calma mentre, come evocato, l’odore del sangue scaturiva dalle pareti e macchiava l’aria, colando sul pavimento e sulle finestre, tingendo di scarlatto ogni frammento di cielo che penetrava nel dojo.
Quando lo percepiva, lui poteva pulire e ripulire la struttura, respirare con forza davanti all’alba o nel crepuscolo; ma il sentore del ferro, le grida erano impossibili da eliminare o ignorare.
Se solo quel giorno fossi rimasto con i ragazzi.
Se solo avessi agito diversamente.
Se solo… se solo…
Impotente.
Indegno. Come potrei descrivermi diversamente?

«Non sono io a chiamarti», riprese, «ma è il mio rimorso.»
Un
’altra pausa; quindi si andò a sedere al fianco di quel fantasma nato dalla colpa e dalla nostalgia. «Tu sei sempre qui perché non riesco ad accettare quanto io sia stato spietato.»
«Spietato?»
«Sai… mi chiamano saggio; ma la belva che era dentro il suo animo, io non l’ho combattuta, non l’ho placata, ho lasciato che gli ghermisse il cuore e lo divorasse. Quando l’ho vista liberarsi e prendere il completo possesso di lui, di nuovo sono rimasto immobile: non l’ho inseguita, non l’ho affrontata, ma l’ho allontanata, evitata, scacciata come qualcosa che si può dimenticare.
S
ono stato più ingenuo di un bambino, e superbo, spietato. A volte… a volte mi chiedo chi sia stato il vero mostro tra me e lui.
Avrei potuto evitare il dolore a tanti innocenti, evitarlo a lui; e non l
’ho fatto. Perché? Perché?»
Non avrebbe mai creduto di dirlo; invece lo stava davvero svelando, al mondo e a sé stesso.
L’allontanamento di Charanko era stato il punto di non ritorno che aveva messo in luce ogni stortura e ciò che era rimasto irrisolto, le menzogne, le debolezze.
Quante volte Garou ha gridato, nel silenzio del suo animo, tentando di farsi ascoltare? 
Quante volte ha interrogato la mia figura e io non ho risposto?
Quante volte gli ho fatto male, lasciando che le sue inquietudini si incancrenissero e intaccassero la sua luce?

«Quale durezza. Davvero crede che avrebbe potuto salvarlo da sé stesso? Questo sì che è superbo.»
«Se fossi stato un buon maestro, avrei potuto salvarlo
»
«Ormai era tardi: già allora, il bambino solitario era ormai divenuto un uomo che lavorava per distruggere la realtà
… e lei era parte di tutto quello che non funzionava, che odiava. Non avrebbe potuto fare niente per cambiare i suoi disegni.»
Gli occhi cerulei dell
’eroe si inumidirono appena, e tremarono le mani cariche di troppi pesi, che desideravano con ardore riavvolgere la trama del Tempo per sanarla e ricostruirla; faceva male il cuore, mentre nella mente si agitava un pensiero, una visione che andava costruendosi nelle notti insonni come nel giorno. Non era una soluzione al problema che Garou costituiva; o forse lo era, in parte.
È il passo che ho sempre evitato,
ma a cui non posso sottrarmi.
Il Tempo presenta sempre il conto delle azioni incompiute,
ed era già scritto, intrecciato nelle nostre Sorti, che ciò dovesse accadere: dovevo solo stancarmi di nascondermi per comprenderlo.
«La caccia agli eroi presto
lo porterà da me.»
«Non dovrebbe pensarci, aumenterà solo il dolore.»
«
Beh, se sarà così… credo che non lo farà per molto.»
Il ricordo spalancò gli occhi, fissò l’anziano. «Che cosa vuole dire? Sensei…»
La prima risposta fu solo un tenue sorriso. «Che, ragazzo mio… forse tu vieni costantemente a trovarmi perché lo voglio, come hai detto tu, oppure perché il nostro tempo sta per scadere.
Se fossimo sul punto di separarci per sempre, io avrei un motivo in più per
volerti vedere, non credi?»
Silenzio
. «Vuole scontrarsi con Garou.»
«È così.»
«
Non può dirlo con questa naturalezza. Mi chiedo se non sia improvvisamente impazzito.»
«Potrei prenderlo per un complimento.» Un sospiro.
«Se ciò non fosse giusto, lo eviterei; ma ci sono cose che devono essere spiegate, scuse da porre… devo incontrarlo prima che si scateni la più tremenda delle tempeste: fermarlo, o morire nel tentativo.
Non sarà nulla di straordinario: solo quello che per troppo tempo ho rimandato.»
Da quanto mi stai aspettando? Attendi ancora un poco, qualche istante: sto per venire da te.
«Non avrà alcuna pietà nei suoi confronti!
»
«No, di certo.»
«…
E non ha paura?»
«
Certo che ne ho!» Ma non vi era in quelle parole, troppo piene di consapevolezza per risultare esitanti: prendevano forza mano a mano che venivano formulate, traevano energia dai desideri e dalla necessità, dal bisogno di fermare la corsa di quegli oscuri avvenimenti. «Ho paura, sì: di vedere gli occhi di Garou e non riconoscerli nemmeno un poco, di fissare il suo volto euforico mentre tenta di uccidermi… ma ho ancora più paura di lasciare che un altro faccia ciò che io, io, devo fare. Non voglio più vedere un altro soffrire per errori non suoi.»
«E il coraggio di ucciderlo… dove lo troverà
Un velo di
triste consapevolezza tinse gli occhi di Bang, e il ricordo annuì al silenzio che seguì. «Non sarà lucido quando lo affronterà, tiene troppo a lui. Ciò la distruggerà.»
Senza replicare
, leroe si alzò e ritornò sulla soglia del dojo, a bagnarsi del chiarore del mattino, tra la realtà e il passato.
«Credo che qualunque sarà l’esito, non sarà comunque una vittoria. Vincere, per me, vorrebbe dire guardarlo e vedere un ragazzo incapace di odiare; annullare la distanza tra te e lui è ciò che desidero più di ogni altra cosa, e sebbene sia un sogno così lontano, non ho la forza di lasciarlo naufragare.
Forse ti sembreranno i deliri di un povero vecchio con troppi sbagli sulla coscienza, ma… ma
lui deve sapere tutto questo, e anche se questa fosse la mia ultima azione, la compirò.»
«Sarà davvero così? Vincerà il suo limite?»
«Questo, solo nel momento della battaglia lo potremo scoprire.»
Un lungo istante di silenzio seguì queste ultime parole.
«
Non riesci a capirmi, vero?»
«
Ci riesco, invece: ma non la considererò debole se non riuscirà a battersi con lui, e nemmeno lei deve farlo. È umano, con tutti i suoi errori e la capacità di perdono anche se il primo che dovrebbe perdonare è sé stesso. Forse non avrà davvero più bisogno di me; fino a quando non lo scoprirà, io tacerò. Sia forte, sensei; e non si perda.»
Bang
si voltò, il tempo di vedere l’immagine svanire lentamente.
«
Aspetta», sussurrò, tendendo una mano; afferrò solamente aria, ma gli sembrò che, per un attimo, una carezza avesse risposto al suo tentativo di contatto, come a sussurargli che no, non era solo, nemmeno in quella tempesta; e che era saggio.
Saggio
Umano.

Non ci sono limiti per chi li sa accettare
, sussurrò invece il suo cuore; e lui si ritrovò ad annuire. «Non ci sono ostacoli per chi li fa suoi e si prepara a superarli; non ci sono paure così profonde per chi ha desideri ancora più grandi.
A noi due, Garou; a ciò che i giochi della Vita ci porteranno a compiere.
»
Si ritrasse piano dalla luce, e in quello stesso momento seppe che la sua battaglia era già iniziata.

Siamo ormai legati da un vincolo forte come acciaio: ed entrambi cadremo per sempre, o insieme ci salveremo.
Sei pronto a scoprire la verità, ragazzo mio?
Lo sei quanto me?





NOTE

[1] Nel cameo presente nell’anime, Garou ha i capelli biondi; tuttavia, in qualche immagine – e se non sbaglio, in alcuni frame presenti in un OVA – è raffigurato come albino.
Personalmente lo preferisco così, come una “versione” più giovane del suo maestro.




ANGOLO AUTRICE

Cuuuu **
Vi dico la verità: non so sinceramente spiegarvi come è sorta l’idea di scrivere questa storia, e fino all’ultimo non sono stata certa su come si sarebbe svoltama ne sono soddisfatta. Sì, mi piace davvero.
Ringrazio con tutto il cuore il contest ed Emanuela.Emy per avermi dato la possibilità di dare forma ai miei pensieri e farmi fangirlare oscenamente su due dei personaggi di Opm che più amo *^* e vi lascio.
Se avete precisazioni, domande, o volete semplicemente fare due chiacchiere e sparare cuoricini everywhere insieme a me, io sono qui ^^

Manto

   
 
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