Libri > 13 - Th1rteen R3asons Why
Segui la storia  |       
Autore: Pixel    22/05/2017    7 recensioni
"Il profumo di Tony era ancora la cosa più bella del mondo."
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Nome forum/efp: Sarabi./Pixel
Lista Het o Slash: Lista Het
Fandom: 13 reason why
Coppia: Tony Padilla/nuovo personaggio
Pacchetto scelto da indicare per intero: Pacchetto Anita & Garibaldi: Si narra che l’usignolo amasse la rosa da abbracciarla così tanto che le spine gli trafissero il cuore.(Oscar Wilde) Stay with me – Sam Smith.
Contesto (se avete scelto un telefilm, indicate l'ep e la stagione): Post 13x1 con accenni all'infanzia dei personaggi, con unica modifica che le cassette sono rimaste alla sola conoscenza dei ragazzi coinvolti e Tony.
Note: In fondo.




 

"L'usignolo e la rosa"


"Ti avevo detto di non arrampicarti,estúpidai!" l'ammonì il più grande.
"Ma io volevo venire con te." Riuscì a dire tra un singhiozzo e l'altro.
"Finirai per farti veramente male se continuerai a seguirmi sempre."
Lei incrociò le braccia esili e prese a singhiozzare molto più forte di prima "vattene via allora, visto che non vuoi più essere mio amico."
Lui scosse la testa e non riuscì a trattenere una piccola risata "ma cosa stai dicendo, Jaz?"

"Che ormai hai già dieci anni, e stai sempre con i tuoi fratelli, non vuoi più giocare con me. Allora nemmeno io voglio più stare con te, vattene via."
"E lasciarti con quel ginocchio che sanguina? Non se ne parla, sai quanto mi sgriderebbe tua mamma." disse prima di prendere la piccola in braccio.
"Lasciami, lasciami, cabrónii!" cercava di protestare colpendo il braccio dell'amico.
"Non ti libererai mai di me, saremo amici per sempre. Solo, cerca di non farti male cadendo dagli alberi ogni volta che vuoi arrampicarti, Pajaritoiii. "


~


"No, maledizione." Imprecò la ragazza vedendo il grande autobus giallo allontanarsi. Erano veramente rare le piogge in quel periodo dell'anno ma quel giorno il tumulto del cielo pareva non volersi placare. L'acquazzone li aveva colti tutti alla sprovvista e l'autista aveva deciso di non aspettare i soliti ritardatari come lei. Si affrettò a cercare tra la folla qualcuno a cui poter chiedere un passaggio, ma non c'era più l'ombra nè di Sheri, nè di Zach o Justin.
I lunghi capelli corvini erano quasi completamente molli, se avesse dovuto percorrere il tragitto fino a casa sua a piedi avrebbe sicuramente preso qualche malanno, e non poteva permettersi di stare a casa col raffreddore quella settimana o la coach l’avrebbe lasciata in panchina durante la partita di venerdì.


“Sali?” L’auto era ferma davanti a lei, e pareva essere stata inviata direttamente dalla provvidenza per risolvere i suoi problemi.
“No, grazie. Penso che andrò a piedi oggi.”
“Tu sei pazza, sta diluviando.”
“Non vorrei bagnarti i sedili e poi...”
Prima che finisse di completare la frase con una scusa a cui non aveva ancora nemmeno pensato il ragazzo spalancò lo sportello del conducente e scese dalla macchina. La pioggia, che nel frattempo si era fatta ancora più violenta, ci mise pochi secondi ad inzupparlo completamente, lui spalancò le braccia come per voler raccogliere più acqua possibile “sono bagnato anch'io, adesso non hai più scuse. Sali in macchina, Jaz.”


Nello stesso momento in cui i due sportelli si richiusero all'unisono la ragazza sentì il bisogno di scappare.
Rimasero diversi minuti in silenzio, e così sarebbero rimasti per tutto il tempo se lui non avesse rotto il ghiaccio.
“Non posso crederci, Jazmine Suarez nella mia auto. L’ultima volta che hai accettato un passaggio da me era su una vecchia bicicletta.”
Sul volto di lei si dipinse l’accenno di un sorriso.
“Pensi che per tutto il tragitto fino a casa mi rivolgerai una parola o continuerai ad evitarmi anche se mi sei accanto?”
Lei sospirò “Pensavo volessi offrirmi un passaggio, non farmi un processo.”
“Hai ragione, scusami. Non volevo essere aggressivo. Ma sai, con tutte le cose che stanno succedendo in questo periodo, Hannah, Alex...” fece una pausa, parlarne non era mai semplice “io mi sono ripromesso di non lasciare più situazioni in sospeso con le persone. E tu, Jazmine, sei il più grande punto interrogativo della mia vita. Io voglio capire, capire se è per qualcosa che ho fatto io...”
“Di cosa stai parlando, cosa c’è da capire?”
“Veramente vuoi far finta di non sapere di cosa sto parlando? Ti prego, puoi fare la stupida con le tue amiche cheerleaders per far credere a tutta la scuola che sei come loro, ma non con me.”
“Non ci sono questioni in sospeso tra noi, siamo semplicemente cresciuti e abbiamo preso due strade diverse. Non c’è bisogno di farne un dramma.”
“Non siamo semplicemente cresciuti, noi siamo cresciuti insieme, Jazmine. Eri come una sorella, eri la mia migliore amica. E adesso? Sono forse anni ormai che non scambiamo una parola, pensi che non noti che quando ci incrociamo per i corridoi a scuola cambi strada? Pensi che sia normale il fatto che abitiamo uno di fronte all'altra e ti ho dovuto costringere ad accettare un passaggio?”
La ragazza alzò le esili spalle in segno di indifferenza.
“Mi dispiace che tu soffra questa situazione, ma ho preferito dedicarmi ad altre amicizie, ad altre persone...”
“E magari io non sono abbastanza per queste tue nuove amicizie, giusto?”
“Forse è così.”
Il ragazzo frenò bruscamente l’auto, non si era accorta di trovarsi già nel loro quartiere.
“Ho davvero sperato che fosse colpa mia, per anni ho preferito pensare di averti fatto qualcosa di male per arrivare a comportarti così, piuttosto che accettare che sei diventata esattamente quella che appari, una snob arrogante.”
“Grazie per il passaggio.” disse solo algida, prima di chiudere bruscamente lo sportello dell’auto e correre dentro casa.


Scostò leggermente la tenda, e vide la Mustang rossa sparire all’interno del garage di fronte. Prese un lungo respiro, giusto il tempo sufficiente perché gli occhi potessero riempirsi di lacrime.
Scappò in camera sua e si buttò sul letto, le lacrime bagnarono in un attimo il cuscino e il pianto quasi le impediva di respirare. O forse a bloccarle il respiro era stato quel profumo che aveva cercato di evitare per anni. Il profumo di Tony, che l’aveva pervasa per tutto il tempo del tragitto fino a casa, aveva rischiato di farla impazzire.
Il profumo di Tony era ancora la cosa più bella del mondo. Le era entrato in circolo, lo sentiva nel sangue, proprio come una dose che distrugge anni di disintossicazione. Ne era di nuovo dipendente.


~


Sapeva perfettamente che se ne sarebbe pentita, si stava avvicinando a passo svelto verso il baratro dell’autolesionismo consapevole.


Tony era intento a scegliere una delle sue cassette, completamente assorbito nella sua selezione non si era ancora accorto della sua presenza, pensò che era ancora in tempo per girare i tacchi e sparire, ma la mano si mosse quasi contro la sua volontà.


Quando sentì picchiare leggermente contro il vetro il ragazzo alzò lo sguardo e il viso tradì subito il suo stupore.
“Jazmine?” chiese retorico mentre abbassava il finestrino.
“Posso entrare?”
“Cosa vuoi?” domandò con un modo sgarbato che non gli era mai appartenuto, Jazmine sapeva di averlo ferito, era un ragazzo dalla sensibilità sconvolgente.
“Scusarmi.”
“Guarda che lì ci sono ancora i tuoi amici, non ti vergogni di farti vedere insieme a me?”
“Vado via?”
Lui alzò gli occhi al cielo, ma subito dopo le fece cenno di salire in macchina.


Di nuovo il suo profumo, come aveva fatto a vivere senza sentirlo durante quegli anni?


Si rese conto di non aver pensato realmente a cosa dire, il giorno prima aveva solo capito di non poter più semplicemente evitarlo per poi trovarsi a spiarlo dalla finestra di camera sua ogni volta che il ragazzo passava le giornate a sistemare la Mustang col padre.


“Aspetta.” disse non appena lo vide inserire la chiave nel quadro. Lui la guardò interrogativo ma si fermò ugualmente.
“Fai guidare me.”
“Sei fuori di testa.”
“Per favore, voglio portarti in un posto.”
“Non faccio guidare mai la mia macchina a nessuno...”
“Lo so, facevi così anche con la bicicletta, una volta picchiasti uno dei tuoi fratelli perché l’aveva presa in prestito.”
“Appunto.”
“Ma a me la facevi guidare.”
Ci pensò su qualche attimo, poi allungò le chiavi verso di lei “falle un graffio e potrei ucciderti.”


~


“Non posso crederci. Quest’albero è quell'albero?” chiese puntando il dito verso l’alto. Lei annuì. “Sei tu che mi portavi qui quando eravamo bambini, e ora non lo riconosci?”
Nella sua mente riaffiorarono i ricordi di tutte le volte che avevano giocato in quel posto, era l’unica cosa che aveva deciso di non cancellare dalla sua vita, ogni volta che aveva bisogno di isolarsi dal mondo andava lì. Ma mai avrebbe pensato di tornarci insieme a lui.


“Ti ricordi fin dove riuscivamo ad arrampicarci?”
“Fin dove io riuscivo ad arrampicarmi vuoi dire, tu cadevi sempre.” Entrambi risero ed entrambi si resero conto di quanto gli fosse mancato sentire la risata dell’altro.
“Ricordo benissimo che arrivavo fino al quarto ramo là sopra, e sarei arrivato ancora più in alto se non avessi avuto paura che nel seguirmi saresti caduta.”
“Bene, vediamo che sai fare adesso, Padilla.” disse lei prima di prendere la rincorsa e con un piccolo salto aggrapparsi alla prima sporgenza. In poche mosse arrivò al ramo che poco prima aveva indicato Tony e lo superò. “Sei pazza, Jazmine.”
Arrivarono entrambi in cima all'albero e si sistemarono sul ramo più spesso, uno di fronte all'altro e con le gambe lasciate a penzoloni nel vuoto, come se il tempo fosse tornato indietro agli anni della loro infanzia spensierata.


“Sono contento che finalmente hai imparato a scalare senza cadere e farti male, Pajarito. Vuol dire che potrò portati con me a scalare un giorno.”
“Quel soprannome… incredibile che lo ricordi ancora.”
“Io ricordo tutto di te, di noi due.”
Lei sospirò “Tony...”
“Sì?”
“Avevi ragione tu. Sono una snob arrogante. Quando mi hanno presa in squadra al secondo anno io sono stata travolta da mille cose nuove e...” prese tempo per cercare qualche altra scusa, il discorso risuonava molto meno patetico mentre lo ripeteva nella sua mente.
“E non importa. Ricordi cosa diceva mia mamma?”
“Mmm… Primero comemos, entonces los demasiv?”
Tony rise “Si diceva anche quello, effettivamente dice sempre un sacco di cose. Ma tra tutte quella che preferisco è: El pasado, pasado estáv."
"Amavo tua mamma."
"E lei amava te, sperava ci sposassimo, credo."
Passò qualche secondo di silenzio prima che Jazmine si convinse a parlare di nuovo.


"Ricordi quella storiella che ci raccontava sempre?"
Lui scosse la testa.
"Quella dell'usignolo e della rosa."
"Si narra che l’usignolo amasse la rosa da abbracciarla così tanto che le spine gli trafissero il cuore."
"Esatto. Non l'ho mai dimenticata e mai la dimenticherò." disse l'usignolo guardando la sua rosa.


~


Tony controllò l'orario, da un mese a quella parte Jazmine non era mai mancata ad uno dei loro appuntamenti, di contro, arrivava sempre in ritardo. Quando si incontravano da Monet il ragazzo aveva preso l'abitudine di ordinare il caffè lungo alla cannella di Jazmine ancora prima che lei arrivasse, sapeva che l'amica non riusciva nemmeno a posare le labbra sul bicchiere finché la bevanda era bollente, e apprezzava il fatto di trovare il suo caffè sul tavolo pronto ad essere sorseggiato.


"Perdonami, gli allenamenti si sono prolungati." disse la ragazza arrivata di corsa.
Lui riguardò l'orologio "questa volta stavo per andarmene."
"Scusami, sono pessima." assaggiò il suo caffè e fece una smorfia di disgusto "mi correggo, questo caffè è pessimo."
"Succede quando lo lasci raffreddare un'ora."
"Oh mamma, ho tardato di un'ora?"
"Ultimamente sei più distatta del solito, tutto bene?"
Lei annuì "Sì, sono molto presa dagli allenamenti e tu sei stato troppo buono ad aspettarmi."
"Sicura? Inizio a sospettare che sia qualche ragazzo la causa di questi ritardi."
"Ma che dici? Non ti farei mai aspettare per un ragazzo, e sopratutto non sprecherei mai un caffè alla cannella."
"Che razza di opportunista!" disse dandole un buffetto affettuoso sulla guancia. Nonostante il tempo passato insieme ancora non era abituata al contatto della pelle di Tony con la sua, quel gesto la fece sussultare.
"Non mi convinci, tu sei troppo strana. Davvero non c'è nessun ragazzo in questo periodo?"
"Forse c'è."
"Lo sapevo, è quel running back che è entrato da poco in squadra, vero?"
"Forse, o forse non c'è nessuno e ti sto solo prendendo in giro."
"Ti ho già detto altre volte che penso tu sia pazza?"
"Diverse volte."
"Me lo diresti se ci fosse qualcuno?"
"È così importante?"
"Forse ti sembrerà stupido, ma sono abbastanza geloso di te." disse con la voce bassa di chi confessa un segreto.
"Geloso?"
"Sì, come fossi un sorella, ovviamente."
"Certo." Sapeva che non poteva essere diversamente, ma le aveva fatto male comunque.
"Va bene, adesso devo andare, ci sei stasera alla festa?"
"Lo sai che non vengo alle feste dei tuoi amici ricchi."
"Scommetto che non sai nemmeno chi l'ha organizzata."
"Lo ammetto."
"E poi sarei io la snob arrogante. Ciao, hermano.vi"


~


“È carino questo posto. Molto vintage, ovviamente.”
“Ti ci dovrai abituare.”
“Un giorno capirò questa tua fissazione.”
“Non c’è molto da capire, mi piace e basta.”
“E a me piace che tu sia così.” Si sorrisero.


“Ehi Tony!” Si sentì chiamare da una voce fin troppo famigliare.
“Ryan!” Lo salutò gentilmente.
“Questo è Tom.” Gli presentò il ragazzo che era entrato con lui nel locale “Il mio ragazzo.” Specificò.
“Lui è Brad.” lo vide storcere il naso per un secondo, ma la sua espressione tornò subito placida e salutò i due ragazzi.
“Anche tu non sei andato alla festa di stasera.”
“Non ne avevo voglia.”
“Capisco, poi, dopo tutto quello che è successo non penso andrò più a casa di Bryce.”
In un attimo Tony venne pervaso da una sensazione innaturale di panico. “Scusate, devo fare una telefonata urgente.”
Appena fuori dal locale compose il numero di Jazmine, aveva bisogno di sapere che stava bene, che era lucida, voleva supplicarla di stare attenta e tornare a casa il prima possibile.


“Pronto, Tony?” La risposta che avrebbe dovuto rassicurarlo lo allarmò ancora di più, non era la sua voce.
“Chi sei?”
“Montgomery, amico.”
“Perché rispondi al posto di Jazmine, le è successo qualcosa?”
“No, Jaz si sta divertendo parecchio. Si è buttata in piscina e ha lasciato il suo cellulare in giro, vuoi che le dica qualcosa da parte tua? Anche se è così ubriaca che non credo capisca molto...”


Tony riagganciò il telefono prima che il suo interlocutore potesse finire la frase. Rimase qualche secondo col cuore in gola provando con tutte le forze a razionalizzare la situazione inutilmente, non riusciva a togliersi di dosso la sensazione di turbamento che lo aveva aggredito nell'istante in cui aveva pensato a Jazmine a casa di Bryce.

“Cosa significa che devi andare?”
“Che una persona a cui tengo ha bisogno di me.”
“Ancora quel Clay?”
“No, tranquillo. È una ragazza...”
“Una ragazzo, una ragazza, capisci che non è diverso? Stai andando via per qualcun altro.”
“Brad, ti prego cerca di capire.”
“Non ho più voglia di capirti. Se te ne vai adesso non credo che mi troverai più.”

Il viso di Tony si contorse in una smorfia di dolore. Esitò per un attimo, poi afferrò le chiavi della macchina posate sul tavolo e andò via senza dire nulla.


~


Il volume della musica era quasi assordante, l’odore di fumo e alcol pregnante e disgustoso.
La casa era grande e sfarzosa, non ce n’erano di così nel loro quartiere. Tony provava una certa avversione per quel genere di ambienti, per quel genere di persone, persone come Bryce e quelli pronti a seguirlo pedissequamente. Ma in quel momento non gli importava né del posto, né della gente, era lì solo per Jazmine. La vide subito, era impossibile non notarla. I lunghi capelli neri che solitamente portava sciolti lungo la schiena erano raccolti in una coda alta che ondeggiava a suono di musica, la pelle scura bagnata dall'acqua dell’idromassaggio e il viso arrossato dall'alcol. Rideva insieme ad altri ragazzi, sembrava spensierata per tutti, tranne che per lui. Era come se tanta oscurità soffocasse la sua luce. Più la guardava lì in mezzo e più si rendeva conto di quanto Jazmine fosse bella e triste.
Si avvicinò al bordo vasca, piegandosi in equilibrio sulle ginocchia le poggiò una mano sulla spalla per richiamare la sua attenzione.
“Tony, sei tu?” aveva la voce impastata dall’alcol.
“Sì, vieni con me, andiamo via...”
“Ma io non voglio andare via.” disse piagnucolando come una bambina. Lui sorrise “si è fatto tardi. Esci, che ti porto a casa.”
“No, vai via tu, ci stavamo divertendo prima che arrivassi.”
Sospirò e le strattonò leggermente la spalla per destarla “Non fare i capricci” disse prima di sollevarla di peso e tirarla fuori dall'acqua .


“Lasciami, lasciami, cabrón!" protestava lei scalciando leggermente mentre Tony la trasportava verso la macchina. L'adagiò sul sedile, porgendole il suo cellulare, i vestiti e un asciugamano che aveva recuperato da Montgomery, lei si sciolse i capelli e Tony l'aiutò ad avvolgersi nell'asciugamano vedendola in difficoltà nel compiere anche i movimenti più semplici a causa dello stordimento. Quando l'ebbe sistemata richiuse lo sportello e si apprestò a fare il giro della macchina.


"Sei appena arrivato e vai già via?" Un fremito di rabbia lo pervase nel riconoscere la voce alle sue spalle. Si girò e nonostante il buio riuscì a vedere distintamente il ragazzo che stava in piedi davanti a lui, petto in fuori, sguardo carico di fierezza e strafottenza “era da tanto tempo che non si vedeva un Padilla da queste parti.” disse come a marcare il territorio.
“Ti conviene sperare di non vedermi più qui, Bryce.”
Tony aveva la capacità di essere tanto laconico quanto minaccioso. Il suo temperamento pacato e gentile non gli impediva di incutere un certo timore che tutti avevano di lui, persino Bryce, che evitò di rispondere col suo solito fare sprezzante.


~


Jazmine si era addormentata dopo pochi minuti, cullata dalla macchina e dall'effetto inebriante dell’alcol. Arrivarono a casa velocemente, le lancette dell' orologio segnavano le due di notte. Tony osservò la ragazza stordita e avvolta in un asciugamano, non gli sembrava il caso di riportala dai suoi genitori così, decise che per quella notte l’avrebbe fatta dormire da lui.
La prese nuovamente in braccio, questa volta lei non protestò, si limitò a mugolare leggermente per essere stata svegliata ma presto si adagiò tra le forti braccia di Tony.
Quando arrivarono in camera la sdraiò sul suo letto, sedendosi accanto a lei per sistemarla, la coprì col lenzuolo e le spostò una ciocca di capelli dal volto rilassato. Non si era mai spiegato l’innato senso di protezione che provava per quella ragazza, ma saperla serena lo rendeva felice.
Sorrise, nella penombra di camera sua non era più bella e triste, con gli occhi socchiusi, le lunghe ciglia nere a fare da cornice, Jazmine era solo bella.


“Stai con me.” sussurrò lei senza nemmeno aprire gli occhi.
“Cosa?”
“Stai con me, stanotte.”
“Jazmine, sei ubriaca...” fece per alzarsi ma la ragazza lo tirò a sé e contro ogni razionalità lui si lasciò accompagnare dalla fragile forza che lo spingeva verso di lei. Tony non aveva mai dormito con nessuno, ebbe quasi timore nel distendersi accanto all'amica per condividere quell'intimità. L’aderenza dei loro corpi gli provocò un fremito, una sensazione strana e gradevole, non era abituato a sentirsi in quel modo. Ingenuo, intimidito da un corpo vicino al suo.
I morbidi capelli gli solleticarono la pelle quando lei appoggiò la testa al suo petto, avevano un carezzevole profumo di more. Non si era mai reso conto di quanto fosse inebriante.
L’abbracciò. Gli pareva la cosa più giusta da fare, gli era sempre sembrata la cosa più giusta da fare. Stringerla, proteggerla, respirarla, stare con lei. Anche senza spiegarsi il perché.


Dulce noche, nenavii.




 

Won't you stay with me?
Cause you're all I need
This ain't love it's clear to see
But darling, stay with me.”



NOTE:


 
iStupida
iiCaprone
iii Uccelino
ivPrima mangiamo e poi facciamo il resto

 
v Il passato è passato
viFratello
viiDolce notte, piccola.


So che potrebbe essere abbastanza folle come idea, ma non riuscivo a togliermi dalla testa questa
storia, sarà perchè sono stata io la prima ad innamorarmi del personaggio di Tony, quidni mi sono
subito immedesimata nel personaggio di Jazmine, una ragazza che prova un amore viscerale per il
suo amico di infanzia, un amore che, ad un certo punto le diventa chiaro, non potrà mai essere
corrisposto. Per questo motivo decide di allontanarsi drasticamente da lui, ma come abbiamo
imparato a conoscere, Tony è un ragazzo che tiene all'amicizia e non si da per vinto, fa di tutto per
riavvicinare a se l'amica, completamente ignaro del suo amore. Nella storia è chiaro che l'affinità tra
i due è fortissima, tanto che gli basta poco per ricostruire quel rapporto intenso che avevano fin da
bambini. Il finale lascia aperta all'idea che quel legame viscerale forse comincia a non lasciare
indifferente nemmeno Tony che inizia a provare sensazione che vanno al di là della semplice
amicizia. La storia potrebbe finire così, con la consapevolezza di nuove emozioni a cui però
non sappiamo dare un vero nome e che aprono una serie di nuovo direzioni che potrebbe prendere
quest'amicizia, oppure potrebbe continuare con un paio di capitoli che diano una conclusione alla storia di Tony e Jazmine.
Ancora non ho deciso sul da farsi, ma mi piacerebbe tantissimo avere un vostro parere! 
  
Leggi le 7 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > 13 - Th1rteen R3asons Why / Vai alla pagina dell'autore: Pixel