Ho rubato lo spettro di me stessa, vendendo l’anima al diavolo. Lontano da ciò che ho sempre compreso, scrivo su muri fatti di carta. Ho visto i fantasmi del passato che mi hanno sorriso in un crepito di freddo. Mille occhi osservano la mia mente, accanto ad un lama affilata.

Ho dormito col clown dai denti affilati, e gli occhi di vetro. Il suo costume tinto di un rosso cresimi, mentre nascondeva le sue membra sotto alle coperte. Nel buio respiro il lento sibilo delle bambole di ceramica in attesa del mio sonno. Fra il rumore della pioggia e i silenziosi passi un assassino dalle ossa cave e un sorriso sempre felice ad uno sguardo privo di emozioni. Tra le grida di un gioco, di un destino in bilico su una lama affilata o dell’acido gettato nel cuore di una vittima e carnefice. Indipendentemente da come finisca, loro strisceranno sempre sotto la pelle pronti a manipolare la tua mente. Piccoli e fastidiosi insetti, come mille voci che ordinano al tuo corpo che cosa deve fare.

Vie di fuga non ce ne sono e la partita è appena iniziata. Sputare sangue e pregare di sopravvivere è solo un assaggio. Barattare se stessi con la salvezza non fa parte delle regole. Adottare una speranza fa solo sanguinare già il cuore messo in un piatto d’argento fra le sue mani.

Ho rubato la chiave che risiedeva fra i suoi occhi per vedere la luce. Una luce accecante, che sapeva d’estate e vita. Rinchiusa e rinnegata al buio, nel perenne tormento di un’angoscia che scioglie questa pelle morta.