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Autore: Vago    23/05/2017    3 recensioni
Questo mondo è impazzito ed io non posso farci nulla.
Non so cos'hanno visto in me, ma non sono in grado di salvare chi mi sta vicino, figurarsi le centinaia di persone che stanno rischiando la vita in questo momento.
Sono un allenatore, un normale allenatore, non uno di quegli eroi di cui si parla nelle storie sui Pokémon leggendari.
Ed ora, isolato dal mondo, posso contare solo sulla mia squadra e sulle mie capacità, nulla di più.
Sono nella merda fino al collo. No, peggio, sono completamente fottuto.
Non so perchè stia succedendo tutto questo, se c'entrino davvero i leggendari o sia qualcosa di diverso a generare tutto questo, ma, sicuramente, è tutto troppo più grande di me.
Hoenn, Sinnoh, due regioni in ginocchio, migliaia di persone sfollate a Johto dove, almeno per ora, pare che il caos non sia ancora arrivato.
Non ho idea di come potrò uscirne, soprattutto ora che sono solo.
Genere: Avventura, Introspettivo, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Rocco Petri
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Videogioco
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 Un altro sfidante, anzi, lo stesso sfidante delle ultime tre lotte. Non ha ancora capito che non può battermi con quei pokémon, adesso?
Può anche aver sconfitto gli altri quattro allenatori, ma io sono l’ultimo muro prima della sfida finale e mi sono meritato questo posto.
Mi sono allenato con i miei compagni da quando ero bambino, da quando il professor Birch mi aveva convocato nel suo laboratorio per affidarmi il mio primo pokémon. Non mi ero mai risparmiato, avevo studiato tutte le tattiche, le combinazioni di mosse, gli effetti secondari, le abilità, i tipi con le diverse debolezze… e finalmente avevo raggiunto il mio obiettivo. Adriano era crollato sotto le mie mosse, il suo Milotic si era rivelato inutile. Finalmente anch’io, come mio padre, ero entrato nell’albo dei campioni della lega.
Ma la mia avventura non era finita, anzi. Ero intenzionato a migliorarmi, ad imparare dai miei errori e a farmi guidare dai migliori.
Per questo ero diventato allenatore in una palestra, così, magari, un giorno ne avrei potuta aprire una mia… magari riconosciuta dalla lega come palestra ufficiale… Ma non è il momento, questo, per sognare. Devo svolgere il mio lavoro.
- Sei di nuovo qui per sfidarmi?- chiesi al ragazzino che mi si parò davanti.
- Si. Questa è la volta buona! Ti sconfiggerò e potrò lottare contro il capopalestra di questa città!-
- Va bene… vediamo cosa t’inventerai questa volta…- Mi alzai dalla sedia pieghevole su cui facevo scorrere le mie giornate e passai le dita sulle due lucide pokèball che pendevano dalla mia cintura.
Come al solito…
Tolsi la prima sfera dal supporto e la lanciai sul campo.
Ne uscì il Meditite che la palestra mi aveva affidato.
Un buon esemplare, dopotutto. Difesa elevata, proprio quello di cui avevo bisogno per la mia strategia.
- Questa volta non mi sconfiggerai! Un mio amico mi ha mandato un pokémon uccello direttamente da Johto, non avrai possibilità contro di lui! Pidgey, tocca a te!- urlò il ragazzino.
Anch’io, una volta, mi entusiasmavo così durante le lotte.
- Non ti sei allenato molto, dal nostro ultimo incontro. Come credi di battermi se non migliori con i tuoi compagni?-
- Non ho bisogno di allenarli tanto! Pidgey ha imparato a usare raffica, che come saprai è fortissima contro i tuoi tipi lotta!-
- Vedremo.- gli risposi con sufficienza. - Voglio solo dirti che è giusto combattere con i propri pokémon preferiti e fare attenzione alle debolezze. Ma questo non basta.-
- Non è vero! Adesso guarda! Pidgey, usa raffica!-
Il mio Meditite resse benissimo il colpo, nonostante non ne fosse uscito del tutto illeso. Ma era su questo che si basava la mia tecnica.
- Meditite, usa Contatore.-
Il mio compagno restituì tutto il danno subito con gli interessi al povero avversario, che cadde a terra esausto.
Contatore… una delle mosse che possono ribaltare totalmente una lotta… come flagello, insomma.
- Come…- balbettò il ragazzino. - Non importa! Marill, scelgo te!-
Un altro pokémon mal allenato. Così come il Kakuna, il Geodude, il Mudkip e l’Aron che lo seguirono.
Non dovetti nemmeno scomodare il mio secondo pokémon… un Makuhita.
- La palestra sta per chiudere. Se ascolti il mio consiglio, ti conviene usare questo tempo per allenare i tuoi compagni, capire i loro veri punti di forza e migliorare il tuo rapporto con loro.-
Il ragazzino non mi rispose. Fece solo rientrare il suo ultimo pokémon nella sfera e se ne andò con la testa bassa verso il centro pokémon della città.
Chissà se seguirà il mio consiglio…
Un’altra giornata è andata. Ad ogni modo.
Feci rientrare il Meditite nella sfera e m’incamminai verso il fondo della palestra, da dove si poteva accedere alla stanza riservata agli allenatori. Non era un granché, ma dopotutto doveva solo servire a custodire le sfere personali e quelle comuni della palestra.
Lasciai i miei due pokémon “di servizio” all’infermiera di turno dietro il bancone, in modo da rimetterli in sesto per il giorno dopo.
Era una nuova, sicuramente appena uscita dall’università. Con l’uniforme bianca troppo larga e i capelli bruni raccolti disordinatamente sotto la cuffia. Mi scappò un sorriso mentre i miei gomiti si andavano ad appoggiare sul piano in marmo del bancone.
- Mi può dare il suo nome?- mi chiese rigida, prendendomi di mano le due pokèball.
- Nail. N, A, I, L.- scandii. Il mio non era uno dei nomi più comuni di Hoenn, in fondo. - Sei nuova, è la tua prima esperienza da infermiera?-
- Beh, in realtà si…- mi rispose riponendo le due sfere che aveva in mano sul transfer. - Si capisce così tanto?-
- Giusto un po’.-
Che strumento incredibile, il transfer, una macchina in grado di scomporre una pokèball e inviarla tramite l’etere al ricovero pokémon a cui è collegata, in questo caso al ricovero della palestra. Avevo sentito che il primo prototipo fu di un certo Bill di Kanto, anche se, all'epoca, lui si stava concentrando maggiormente sul sistema dei Box.
- Nail, hai detto?-
- Si.-
La neo-infermiera digitò il mio nome sul tastierino. In un lampo le due sfere che riposavano sulla piastra scomparvero, per lasciare il posto a sei pokèball consumate. La vernice si era opacizzata con il tempo, ma non avevo intenzione di cambiarle. Dopotutto ognuna di quelle sfere raccontava una storia.
L’infermiera me le restituì, salutandomi.
Ricambiai sorridendo e, infilata ogni sfera nel supporto attaccato alla cintura, feci per uscire dalla porta.
Una mano callosa mi fermò.
Merda. Adesso non ho voglia di sentire la paternale di Rudi. Ma tanto so già che non avrò nessuna via di fuga.
- Nail. Dobbiamo parlare.-
- Dimmi Rudi. Cosa c’è?- che domanda imbecille. Indovina, come mai il capopalestra mi ha fermato?
Mi voltai con un movimento rigido verso il mio interlocutore.
- Quel ragazzino di oggi, non ti sembra di aver esagerato con lui?-
- No. Per niente. Non ho infierito, non l’ho deriso. Gli ho dato addirittura dei consigli su come battermi.-
- Ricordati che quando tu arrivasti in questa palestra per la prima volta eri esattamente come lui. Ne più ne meno. Ora va, che domani dovrai di nuovo scontrarti con lui. E cerca di riposare questa notte.-
Mi girai di spalle e uscii dalla porta sul retro della palestra.
Non ero per niente così. Avrò accumulato decine di ore all’interno della Grotta Pietrosa, prima di osare avvicinarmi alle porte della palestra.
Però… Ah, l’aria di mare!
Penso che essere stato mandato come allenatore per la palestra di Bluruvia  sia stato il più grande favore che la commissione della lega potesse farmi.
Ero su un’isola! Cosa potevo volere di più? La gente era solare, l’albergo che mi ospitava era addirittura in riva la mare. Certo, ci sono quei fissati del Circolo di Bluruvia, ma basta non avvicinarsi alla loro sede e non sono poi così fastidiosi.
Le onde si  tinsero di rosso quando il sole cominciò a scendere sul mare, gettando lunghe ombre verso la lontana isola di Orocea.
Come d’abitudine feci uscire i miei compagni di avventure dalle rispettive sfere. Il mio impiego alla palestra aveva un unico difetto, non mi lasciava molto tempo per i miei veri pokémon, quelli che ho allenato con fatica e con cui sono ritratto nella foto sul comodino di mia madre, scattata il giorno in cui battei il campione.
Blaziken, Mightyena, Swellow, Gardevoir, Absol e, ultimo ma non per importanza, Umbreon.
Erano stati miei compagni per tutto il mio viaggio, eravamo una squadra. Io mi fidavo di loro come loro di me. Sapevo che con quella squadra avrei potuto fare qualsiasi cosa.
Chissà se questa notte sarei riuscito a dormire in pace. Avevo fatto la cazzata di andare a vedere il film horror dell’anno, l’incubo, e da quella sera non passava notte che l’immagine di Darkrai non mi perseguitasse. Quel film mi aveva decisamente segnato. Forse avrei dovuto prenotare una seduta da un bravo psicologo…
Accarezzai la testa di Umbreon, che mi si era seduto in grembo. Mi era stato regalato da mia madre per aver conquistato la mia prima medaglia quando era solo un uovo. Poi, dopo tanto lavoro, proprio per la palestra di Verdeazzupoli, si era evoluto da Eevee. Lui, in coppia prima con Absol, poi con Mightyena, mi aveva assicurato la vittoria.
Lo squillo del pokèNav ruppe la calma magica del momento.
- Pronto?- dissi alzandomi in piedi e togliendomi la sabbia dai pantaloni.
- Nail, sono Rudi. Cambio di programma. Dovrai rimandare il tuo incontro con quel ragazzino. Riunione plenaria tra un’ora a Iridopoli.-
Il capopalestra riattaccò bruscamente.
Doveva essere qualcosa di serio. Le riunioni plenarie dei capipalestra erano rare, e ancor più rare, quasi uniche,  quelle a cui erano convocati anche gli allenatori come me. L’ultima di questo genere era stata indetta quando i leggendari Groudon e Kyogre erano stati risvegliati e la regione rischiava di scomparire.
All’epoca erano riusciti a far fronte all’emergenza grazie all’intervento del terzo leggendario, il signore dei cieli Rayquaza.
- Swellow, ho bisogno di te. Dobbiamo volare fino a Iridopoli. Tutti gli altri nelle sfere.-
Il pokémon volante mi fece accomodare sul dorso e con un possente colpo d’ali si librò in aria.
Volare, forse, è una delle cose più belle del mondo. Quando si è in cielo, soli con il proprio pokémon,  si può non pensare ai problemi di tutti i giorni.
Il mare sotto di noi scorreva veloce. Il mio Swellow non aveva nulla da invidiare in quanto velocità in volo a un Pidgeot.
La sede della Lega era in gran fermento. La polizia aveva interdetto il passaggio a tutti gli aspiranti sfidanti, che non ne sembravano entusiasti. Atterrai davanti all’ingresso, mostrando il documento che mi qualificava come allenatore impiegato in una palestra all’omone che bloccava la porta.
Non fece parole e mi lasciò entrare spostandosi quel tanto che bastava per farmi passare.
Gli inconfondibili schizzi di un pistolacqua mi raggiunsero. Mi dispiacque per quei poveri agenti che si ritrovavano a dover fronteggiare un gruppo di allenatori incazzati appena usciti dalla via vittoria…
- Per la riunione?- chiesi all’infermiera di turno.
- Da questa parte, prego.-
Mi accompagnò fino a una porta dietro il bancone dell’infermeria. Un cartello appeso recitava: “Sala riunioni centrale”.
Qualcosa di serio… Doveva essere successo qualcosa di veramente serio…

   
 
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