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Autore: g21    23/05/2017    2 recensioni
La missione quinquennale è ormai al suo epilogo e l'Enterprise sta per rientrare alla base, ma qualcosa, o qualcuno, non è d'accordo con gli ordini da Starfleet
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“Che rotta, capitano?”
“Seconda stella a destra, poi dritto fino al mattino”
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: James T. Kirk, Leonard H. Bones McCoy, Spock, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Seconda stella a destra


Stenti a crederlo, ma questo è un giorno diverso dagli altri. Non perché sia un giorno particolare, semplicemente l’infermeria non è mai stata così deserta. Dopo aver girato a vuoto un paio di volte senza la minima idea di cosa fare ti siedi ed appoggi le mani sulla scrivania. Ti lasci andare ad un sorriso liberatorio, non ti era mai successo, da quando sei salito su quella nave, di non avere niente da fare. Forse perché le tue minacce hanno fatto il loro effetto, un giorno libero l’hanno bisogno tutti, dannazione! O forse perché la missione è terminata, dopo cinque anni avranno capito quali possono essere i pericoli possibili in missioni di questo genere.

Sospiri chiudendo gli occhi. È già passato tutto quel tempo e tu non ti sei quasi accorto. Sembra ieri quando ti arruolavi nella flotta dopo la rottura con la tua ex moglie. Sorridi al pensiero di come descrivevi lo spazio prima di quella missione, malattia e pericolo. Eppure eccoti qui, anni dopo, alla conclusione di questa missione quinquennale nello spazio inesplorato. E, quasi ti rifiuti di crederlo, ma un po’ ti mancherà tutto questo. Diamine, ti mancherà troppo stare sull’Enterprise! È assurdo tutto questo. Ti sei arruolato solo per colpa di quella sanguisuga di tua moglie, quando non sopportavi spazio e tutto quello ad esso connesso, mentre ora vorresti urlare, continuando a vita quel viaggio infinito nello spazio più profondo.

È illogico.

Apri gli occhi e sbuffi, dandoti mentalmente dello stupido. Hai pure iniziato a parlare come quel dannato goblin dalle orecchie a punta. Lui e la sua amata logica. Adesso che ci pensi, un po’ ti mancheranno tutti i vostri piccoli battibecchi, quel sopracciglio perennemente alzato e quel suo talento nel mettersi sempre dopo gli altri. All’inizio lo odiavi. Lui, la sua logica perfetta, con quell’aria da sapientone e il dover sempre aver ragione. Col tempo, e anche per cause di forza maggiore, hai imparato, quantomeno, a sopportarlo. Tu e Spock siete gli opposti, lui la fredda e distante logica, tu la passione e il sentimento.

Uniti dal più giovane e, aggiungeresti, con un particolare talento nel cacciarsi nei guai capitano nella storia della Federazione, Jim Kirk. L’unico capitano ad aver passato il test della Kobaiashi Maru. Quanto avete riso per quella storia, alle spalle di Spock, s’intende. Istintivo, scapestrato e poco avvezzo alle regole, Jim è uno dei tuoi più cari amici, se non il migliore. Lo conosci dai tempi dell’accademia e sai che nessuno avrebbe potuto guidare quella missione meglio di lui. L’affascinante capitano che mette sempre tutti gli altri prima di sé stesso. Che quando perdeva un membro dell’equipaggio non si dava pace per giorni. Tu, Jim e Spock, trio ormai indissolubile. Sospiri e ti alzi. Visto che lì in infermeria sei totalmente inutile tanto vale raggiungere la plancia. Hai quasi raggiunto l’uscita, quando senti il suono di una comunicazione in arrivo. Ti avvicini svogliato al comunicatore. “McCoy” rispondi. Dall’altra parte è Jim. “Bones, manca mezzora all’attracco” spiega, con una nota di tristezza che non perdi. Lo conosci, sai che passerebbe la sua intera vita sull’Enterprise, se solo potesse. Ringrazi e chiudi, per poi avviarti verso la plancia.

Percorri quei corridoi in silenzio, pensando ad un modo per non far pesare al capitano questo addio.

Quando arrivi nel luogo desiderato, però, tutti i buoni proposito svaniscono. Noti un silenzio innaturale, nessuno parla e tutti sono concentrati sul lavoro da svolgere. Jim è seduto sulla sua poltrona e guarda la stazione spaziale avvicinarsi. Lo raggiungi e gli appoggi una mano sulla spalla. Il biondo si volta verso di te. “Bones, allora è finita davvero. Sarai contento” afferma, con gli occhi che tradiscono la voce. Cerchi di sorridere. “Già, non vedo l’ora di scendere da questa scatola infernale e rivedere Joanna” spieghi mentendo parzialmente, perché tua figlia ti manca sul serio.

Ti guardi intorno e cerchi di memorizzare ogni dettaglio della plancia, sai che, nonostante tutto, ti mancherà. Scott si avvicina al capitano lentamente, quasi temesse una sua reazione. Lo lasci passare e sorridi all’ingegnere, sai che Jim non potrebbe mai litigare in quelle condizioni, men che meno con chi, in cinque anni, ha mantenuto a pieno servizio ciò a cui il biondo tiene di più al mondo. “Capitano, voleva vedermi?” chiede cauto lo scozzese. Kirk sorride leggermente e questo fa suonare il campanello d’allarme onnipresente nella tua testa da quando sei a bordo di quella nave. Non ci fai caso, pronto a scommettere che, certamente, ne pagherai le conseguenze. “Volevo sapere come stava la nave” chiede il biondo.

Domanda più che legittima, lo ammetti, ma perché chiederlo adesso, quando state per lasciare per sempre l’Enterprise? Il suono nella tua testa si fa più insistente, ma continui ad ignorarlo. “Bhè, potrebbe sopportare un’altra missione” ammette il rosso confuso. Il tuo cervello inizia ad elaborare tutte le informazioni ricevute in quei minuti, sicuro che Jim se ne uscirà con un’ennesima idea delle sue. Infatti lo vedi sorridere come nelle migliori occasioni. “Grazie Scott” dice, congedando il ragazzo. Guardi il biondo come hai sempre fatto prima di qualche sua pazzia, sperando che non faccia niente di avventato, ma ormai è troppo tardi. “Signor Sulu, inverta la rotta” esclama infatti, rivolto al giapponese. Lo guardi leggermente sorpreso, sei abituato alle idee del ragazzo, ma anche come se fosse impazzito tutto in un attimo. “Jim, la stazione spaziale è davanti a noi” provi a suggerire, ma è come parlare con un muro. Tutti gli occhi dei presenti si puntano su Kirk. “Cosa?” chiede Uhura sorpresa. Il capitano sorride e tu capisci quello che ha in mente il ragazzo. “È un ordine” ammette poi, visto che nessuno intendeva muoversi. Ti avvicini di più al biondo e un leggero sorriso nasce sulle tue labbra.

“Capitano, vorrei dire la mia, essendo il primo ufficiale” afferma calmo Spock. Ti trattieni dallo sbuffare, ma alzi ugualmente gli occhi al cielo. Quel goblin è impossibile. Noti un sorriso divertito sul volto del biondo, pronto ad ascoltare le parole del vulcaniano. “Parli pure liberamente, la ascolto” acconsente il capitano. Ti prepari mentalmente alla solita solfa di logica vulcaniana e regolamento, sperando finisca in fretta. “Trovo che il suo ordine vada contro ogni logica e violi la decisione della flotta, essendoci stato imposto di concludere la missione” spiega Spock. Vedi Jim distendersi in un sorriso di chi la sa lunga, cosa che, molto probabilmente, è vera, trovandosi a discutere di decisioni illogiche con un vulcaniano. Sorridi, immaginando quello che dirà il tuo amico.

“Vede, Spock, è cinque anni che seguo le regole, ora ho voglia di infrangerne qualcuna. Senza contare che non riuscirei a vivere senza lo spazio da esplorare e che ci sono ancora tante domande a cui dare risposta” ammette il biondo, con una semplicità ed un sentimento tale da farti quasi commuovere. Jim sarà un ragazzo scapestrato, impulsivo, testardo, e altri aggettivi non proprio positivi, ma se c’è una cosa per cui farebbe di tutto, e tu lo sai, quello è lo spazio inesplorato e il suo amore per la ricerca. Per questo metti una mano sulla spalla del tuo amico, per fargli capire che sai che quello che ha detto è la verità. Vi guardate negli occhi e vi scambiate una promessa, la stessa che avete scambiato prima di salire per la prima volta sull’Enterprise, che ci sareste sempre stati, l’uno per l’altro.

“Disobbediamo agli ordini della federazione?” chiede innocentemente Chekov, il più giovane della nave. Senza che tu te ne renda conto, un altro sorriso nasce sulle tue labbra e ti ricorda di segnare quel giorno sul calendario, probabilmente l’unica volta che hai sorriso così tanto in così poco tempo. Resti quasi intenerito dal tono con cui il giovane guardiamarina ha posto quella domanda, come se volesse confermare tutto quello appena sentito. Vedi sorridere anche Kirk, ma non capisci che cosa stia provando, senso di colpa, forse, come se si sentisse colpevole di tenerli ancora tutti a bordo. “Se qualcuno vuole scendere non mi offendo. Siete voi che dovete decidere” spiega infatti. Guardi verso Jim e noti un leggero sconforto impossessarsi di lui. Sai che non vuole perdere nessuno dell’equipaggio, ma, allo stesso tempo, non vuole che si sentano costretti. Stai per dire qualcosa, quando Scott parla anche per te.

“Noi non la lasceremo mai, capitano” afferma, dando voce ai pensieri della maggior parte dei presenti. Sorridi all’ingegnere, ringraziandolo con lo sguardo.

Lanci uno sguardo a Spock, che si avvicina al biondo. Poi riporti lo sguardo verso lo schermo, sul quale vedi le stelle intorno a voi. “Che rotta, capitano?” domanda Sulu. Sorridi di nuovo, guardando il timoniere pronto a ricevere l’ordine. Jim lancia uno sguardo al primo ufficiale, poi si sofferma su di te. Sorride e, come sempre, scambiate il solito dialogo di sguardi che solo voi comprendete. Il capitano guarda davanti a sé e sorride. Un sorriso di vittoria e di felicità, come un bambino al quale è stato appena regalato il più bel dono. “Seconda stella a destra, poi dritto fino al mattino”.
 


Space: the final frontier.

These are the voyages of the starship Enterprise.
Its five-year mission:
to explore strange new worlds,
to seek out new life and new civilizations,
to boldly go where no man has gone before.   
 








Angolo autrice:

Salve. È da un po’ che ho questa storia nella memoria del computer, ma a causa di forze maggiori (maturità imminente e impegni vari) la pubblico ora che ho qualche minuto libero (stranamente). Questa storia è ispirata alle battute finali del sesto film, ‘Rotta verso l’ignoto’, ma è interpretata, se così possiamo dire, dall’equipaggio dell’universo alternativo. È un po’ modificata, sia per equipaggio, sia per motivazioni. E qui Chekov è ancora vivo! Ho deciso di raccontare dal punto di vista di Bones, il mio più grande amore (sia nella TOS che nell’AOS) perché ho voluto provare a destreggiarmi con un personaggio che, a parer mio, non è troppo facile (come faccio sempre). E niente, spero che quello che ho scritto sia stato di vostro gradimento, in caso contrario aspetto pomodori o torte in faccia.
Giulia  

P.S. è la prima storia con dialoghi che scrivo, magari potete dirmi, se volete, come migliorare la cosa
 
  
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