CAPITOLO 4: LA SPADA D'ARGENTO
Fuoco,
morte e distruzione.
Erano
queste le uniche cose che riuscivo a vedere attorno
a me. L’aria era satura di fumo denso e scuro, mentre
tutt’intorno risuonavano
solo grida di terrore, pianti e una campana d’allarme. La
gente correva da ogni
parte, cercando di mettersi in salvo dalle fiamme che divoravano ogni
cosa.
Io
me stavo impalata su un pontile, osservando impotente
la macabra carneficina che si consumava davanti ai miei occhi. Sulla
sponda
opposta del ponte una bambina di una decina di anni piangeva, chiamando
il nome
della madre. Stringeva tra le braccia una bambola di pezza logora,
annerita
dalla cenere.
La
vedevo girarsi verso di me, con occhi supplichevoli e
imperlati di lacrime: -Ti prego aiutami! – gridava con tutto
il fiato che aveva
in corpo. Io però non riuscivo a muovermi, era come se fossi
bloccata al
terreno. In un secondo, una vampata incandescente mi si parava davanti
agli occhi,
travolgendo come un’onda quella povera bambina e bruciandola
viva.
Mi
svegliai di colpo, gridando e ansimando spaventata.
Avevo la fronte imperlata di sudore e lungo la schiena sentivo scorrere
un
brivido gelato.
Era
solo un incubo, un incubo ricorrente, lo sapevo bene.
Eppure ogni volta che vedevo quelle fiamme rimanevo terrorizzata come
se fosse
stata la prima.
Mi
misi seduta, asciugandomi il sudore dalla fronte con
una manica, quando all’improvviso sentii dei passi
avvicinarsi. Temevo di aver
svegliato qualcuno con le mie urla, ma per fortuna non fu
così.
Thorin
si avvicinò con sguardo preoccupato, la mano già
stretta saldamente sull’elsa della sua spada: -Aranel state
bene? – domandò,
dando un’occhiata in giro.
Io
annuii, ancora evidentemente scossa: -Si sto bene, non
preoccupatevi. Vi hanno svegliato le mie urla per caso? –
domandai. In tal caso
avrei fatto una bellissima figura da idiota.
-No,
ero di turno per la guardia. Vi ho sentita gridare e
temevo che qualcosa vi avesse attaccata -
disse lui lasciando la presa dalla spada.
-E’
solo un incubo ricorrente, nulla di più – dissi
io,
cercando di sembrare di essere più forte di quanto fossi in
realtà.
-Me
ne volete parlare? Potrebbe aiutarvi a stare meglio –
disse Thorin, sedendosi di fianco a me.
Rimasi
stupita da un tale comportamento, dal momento che lo conoscevo solo da
poche ore, ma qualcosa dentro di me mi convinse a raccontarglielo. Gli
parlai a lungo del mio incubo e lui non aprì bocca
fino a quando non ebbi terminato. Rimase a fissarmi con sguardo serio,
senza
mai sghignazzare. In fin dei conti avrebbe potuto benissimo ridermi
dietro per
i miei deliri notturni, invece non lo fece.
-Io
credo – disse alla fine, puntandomi addosso quegli
occhi di ghiaccio – che il vostro sia un ricordo del
passato… un’immagine che
vi è rimasta impressa perché spaventosa
–
Io
lo guardai stranito: -Io non ricordo di aver visto una
città in fiamme… - Feci mente locale se qualche
volta a Londra era stato appiccato un fuoco violento, ma non mi venne
in mente nulla. Anche perchè ero più che certa
che la città che vedevo nel mio incubo non fosse affatto
Londra.
-Forse
la Aranel di adesso no – disse lui – Ma la Aranel
neonata
di sicuro… -
Con
quelle parole enigmatiche Thorin si alzò, facendomi
segno di seguirlo. Oramai era praticamente l’alba ed era
giunto il momento di
mettersi in marcia. In poco tempo svegliammo tutti gli altri e fummo
pronti per
partire. L’aria era fresca e frizzante e un sole caldo e
luminoso iniziava a
fare capolino in un cielo senza nubi.
-Thorin!
– chiamò Gandalf, avvicinandosi al nano
– I
troll dell’altro giorno devono essere scesi dagli Erenbrulli
– lo avvertì.
Io
lo guardai stupita, credendo di aver sentito male: -Hai detto troll??
–
-Eh
sì e di quelli brutti – intervenne Kili con una
smorfia –Siamo incappati in loro due giorni fa. Non
è stata una bella
esperienza – concluse il nano, fingendo di rabbrividire.
Non
bastavano nani, elfi, hobbit e stregoni, adesso ci si
mettevano pure i troll… Avevo il timore che da un
momento all'altro tutto ciò che mi circondava potesse
sparire, vista l'assurdità della situazione.
Thorin
si fece scuro in volto: -Da quando i troll di
montagna si avventurano così a sud? –
Gandalf
scosse la testa: -Di certo non da un’era. Non da
quando un potere più oscuro regnava in queste terre. Non
possono essersi mossi
alla luce del sole –
Thorin
si guardò intorno con circospezione: -Deve esserci
una grotta nelle vicinanze –
Subito
ci mettemmo in cammino seguendo Thorin e Gandalf
in mezzo ad una boscaglia. Gli alberi erano verdi e pieni di vita,
anche se con qualche accenno dell'autunno che si avvicinava, striando
foglie sporadiche del color del tramonto. Proprio come aveva detto
Thorin, poco dopo sbucammo
vicino ad una grotta di pietra, ben nascosta dalla luce del sole. Nori,
Bofur,
Gloin e Dwalin seguirono Gandalf e Thorin mentre io decisi di rimanere
fuori
con gli altri. Mi ero avvicinata abbastanza alla grotta e
l’odore di marcio e
putrefazione che fuoriusciva da quel buco era stato sufficiente per le
mie
narici.
Mi
avvicinai a Fili e Kili, i quali erano intenti ad
affilare le loro spade con delle pietre appuntite: -Cosa ci
può essere di tanto
interessante in una caverna di troll? – chiesi curiosa.
-I
troll sono amanti dell’oro e delle ricchezze – mi
spiegò Fili, affilando per bene la lama della sua daga
– Se trovi una loro
caverna è molto probabile che dentro siano nascosti
gioielli, armi preziose e
forzieri di monete –
Poco
dopo vedemmo Thorin e gli altri uscire dalla
caverna, praticamente a mani vuote. Alla faccia di ricchezze e
tesori…
-Aranel!
– sentii Gandalf chiamarmi da lontano. Teneva
tra le mani un involucro, ma non riuscivo a vedere bene di cosa si
trattasse –
Sai usare una spada? – mi domandò, come se fosse
la cosa più naturale del
mondo.
Io
inarcai un sopracciglio: -Beh, so tirare di scherma
ma… non so quanto possa essere uguale – ammisi io.
Mio padre era uno spadaccino
formidabile e fin da bambina mi aveva insegnato a tirare con il
fioretto. Ripensando
a lui mi venne un attacco di nostalgia.
Tuttavia
la spada che mi porse Gandalf non era affatto
come un fioretto. Aveva una lama lunga d’argento splendente,
sormontata da
un’elsa d’ossidiana pura, intarsiata da un
materiale che non conoscevo. Sembrava argento, ma era
più lucente.
La
presi in mano, soppesandola e facendola ruotare nel
palmo: -Deve essere una lama molto importante vista la splendida
fattura –
ipotizzai io. Ad ogni movimento la lama vibrava nell’aria,
disperdendo un suono
cristallino.
Gandalf
annuì, sorridendo: -E’ probabilmente una delle
spade elfiche più antiche, vista l'elsa d'ossidiana e
mithril - Ecco cos'era quel metallo lucente - Di quelle forgiate dagli
Alti Elfi della Prima Era,
come tua madre –
Quelle
parole per me furono come una pugnalata: -Mia… mia
madre? Mia ma… madre era un Elfo?? – domandai
confusa.
-Pensavo
lo avessi compreso – disse Gandalf, ghignando –
Ti ha insegnato il Sindarin, la lingua elfica e il suo aspetto
fisico… beh,
ammettilo, non somigliava affatto a quello di un umano. E nemmeno il
tuo –
-Pensavo
solo che venisse da un mondo diverso, tutto qui
– dissi io per giustificarmi. Non ci potevo credere
– Quindi se mia madre era
un’Elfo e mio padre un umano, questo fa di me una…
-
-Mezzelfa
– concluse Gandfalf per me – Questo spiega le
orecchie a punta, i capelli quasi bianchi e il fisico snello. Non mi
spiegò però come
mai tu sia così bassina… –
Abbassai
lo sguardo sul mio corpo, sulla spada, per poi
lanciarlo ai nani in lontananza che si preparavano a ripartire: -Credi
che mi
odino? Per il fatto che ho una metà elfica? –
domandai timorosa. Avevo appena
trovato le prime persone che non avevano riso di me per il mio aspetto
fisico,
non volevo perderle subito a causa di stupidi pregiudizi millenari.
-Non
credo proprio, mia cara Aranel – mi consolò
Gandalf
dandomi un buffetto sullo zigomo – Ognuno di loro conosce
molto bene la tua
storia, più di quanto ne sappia tu stessa. Sono onorati di
poter condividere un
viaggio insieme a te, figlia di Lilith. E lo stesso vale per me: vedo
nei tuoi
occhi lo stesso bagliore che brillava negli occhi di tua madre e sono
certo che
sarebbe fiera di te, della donna che sei diventata –
-Grazie
Gandalf – sussurrai, gettandogli le braccia al
collo. Lo conoscevo a malapena da un giorno, eppure era riuscito a
farmi
sentire amata e apprezzata in un battibaleno. Quando ci sciogliemmo
dall’abbraccio lo vidi accennare ad una spada di dimensioni
ridotte che teneva
in mano.
-Sarà
meglio che dia questa al signor Baggins – disse
sventolando l’arma – Anche lui farebbe meglio ad
avere qualcosa con cui
difendersi –
Ero
ancora parecchio sotto shock, quando sentii la voce
di Thorin rimbombare: -Arriva qualcosa! Tutti pronti, prendete le armi!
–
Raggiunsi immediatamente gli altri, sguainando la mia nuova arma e stringendo forte l’elsa. Da lontano si sentiva un forte scalpitio, rumore di rami spezzati e uno strano fruscio. Mi affiancai a Kili e Bofur, pronta ad usare la spada se fosse stato necessario, quando davanti ai miei occhi si presentò la figura più improbabile che avessi mai visto.
Spazio Autrice:
Buonsalve
cari lettori!
Finalmente
siamo entrati appieno nel viaggio. Come potete
notare ho ripreso pari passo il dialogo tra Thorin e Gandalf presente
nel film
dopo l’attacco dei troll, riadattandolo (ovviamente) alle
esigenze della mia
storia.
Abbiamo
scoperto che Aranel ha delle visioni, in
particolare quella di una città in fiamme. Che cosa
sarà mai? (Vai con la banalità)
Chi indovina riceverà in regalo dei biscotti fatti in casa.
Ho inserito anche
una parte molto importante con il mio adorato nano dagli occhi blu, in
modo
tale da lasciare intendere che comunque Thorin, pur conoscendo la
storia di
Aranel, e quindi la sua natura, non ha assolutamente dei pregiudizi sul
suo
conto e che anzi, è molto propenso al dialogo con lei.
La
scena in cui Gandalf consegna una spada alla
protagonista è tutta farina del mio sacco: volevo inserire
uno spazio per un
personaggio che reputo fondamentale in questa storia, ovvero Gandalf.
Lo ho
sempre visto come una sorta di nonno per tutti, sia ne Lo Hobbit che ne
Il
Signore degli Anelli, perciò ho pensato di rimarcare questa
cosina anche con
Aranel.
La
nostra protagonista (madò se è ingenua) scopre
anche
che la madre era un Elfo e che questo fa di lei una Mezzelfa. Tuttavia
mettendomi nei suoi panni probabilmente nemmeno io avrei concepito
l’idea che
mia madre potesse essere un Elfo, perciò non commento.
Dopo
aver detto una marea di stupidaggini mi conviene
passare ai ringraziamenti: come sempre ringrazio in primis tutti i miei
lettori
(e vi esorto a esprimere i vostri pareri, in italiano, in inglese, in
sindarin
o khuzdul, come preferite), coloro che recensiscono, seguono e
aggiungono ai
preferiti.
Ringrazio
in maniera particolare la nuova recensista ThorinOakenshield
che ha anche aggiunto
la storia tra le seguite e in quest’ultima categoria
ringrazio anche Elanorstella, Valepassion95 e FastDivergent156.
GRAZIE, GRAZIE!
Per
questa settimana è tutto, ci vediamo al prossimo
capitolo! Un bacione,
Jenny.