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Autore: Elykei    24/05/2017    0 recensioni
[Ci sono stati dei piccoli combiamenti per quanto riguarda il lato formale della storia, questi non modificano in alcun modo la trama, ma solo l'estetica dei capitoli. Ho deciso di fare ciò per rendere la storia più ordinata e magari anche un po' più scorrevole. ]
Alina ed Altea non si sopportano ma sono costrette dalle circostanze a passare molto tempo assieme, per fortuna ci sono Mattia, Paola, Acrisio e Fulvio a distrarle. Eleonora è la nuova arrivata che si ritroverà a far parte di questo strano gruppetto, il suo arrivo come cambierà le cose?
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La vita e la famiglia non sempre sono ciò che sembrano. A volte si è convinti di conoscere tutte le carte in tavola ma quando poi arriva un nuovo giocatore tutti i piani vengono sconvolti.
Tre giovani donne, e ancor più giovani streghe molto diverse tra loro si troveranno riunite da qualcosa di inaspettato.
Il cambiamento è proprio ciò che dovranno affrontare queste ragazze assieme a pericoli inattesi e una vita quotidiana movimentata.
Questa è la mia prima storia in ambito sovrannaturale, fatemi sapere cosa ne pensate!
Gli aggiornamenti sono un po' più lenti rispetto all'inizio ma la storia NON è sospesa, continuerò ad aggiungere nuovi capitoli prima possibile!
Genere: Romantico, Slice of life, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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20

Il canile era un edificio piccolino che ospitava poco meno di una quarantina di cani, divisi tra gabbie interne e recinti esterni.

Eleonora aveva convinto Mattia a fare le veci di suo padre e accompagnarla, forse Martina era già andata via, ma la riccia era comunque sicura che coccolare qualche animale avrebbe tirato su il morale dell’amico.

- Alla fine sei riuscita a portarmi qui -.

- Dai non c’è nulla di male -.

- Dillo alla mia famiglia quando mi presenterò a casa con sette cani -.

- Ah quindi è questa la tua paura! Avevo quasi creduto tu fossi spaventato da qualche cucciolo -.

- Non sono tutti cuccioli – disse Mattia fingendosi sdegnato.

Ci vollero meno di dieci minuti prima che l’effetto voluto si verificasse.

I due giocarono e coccolarono ogni cane che poteva essere avvicinato, ai pochi che erano troppo aggressivi o spaventati diedero da mangiare.

Era passata quasi un’ora quando una delle volontarie si avvicinò – Allora? Avete scelto il vostro nuovo compagno di avventure? -.

Eleonora provò a spiegare che non potevano adottare nessuno, ma Mattia la precedette dicendo – Stavamo pensando al bassotto, Biscotto -.

- No, aspetta -.

- Che c’è? Preferisci il cucciolo di labrador? -.

- Oh cara, posso chiamarti cara? Scusami ma non so il tuo nome -.

- Mi chiamo Eleonora -.

- Eleonora perfetto, dicevo: capisco che i cuccioli attraggano di più, ma Biscotto è un cane fantastico e anche se ha già sette anni è pieno di energie e inoltre fareste davvero un gesto stupendo decidendo di regalargli amore il più a lungo possibile! -.

- Sì, è una cosa magnifica, non è per il cane davvero, Biscotto è perfetto, però le spiace se parlo un secondo con Mattia da sola? -.

- Non figurati, e tranquilla puoi darmi del tu -.

- Okay, grazie mille -.

Appena la volontaria si fu allontanata Eleonora si rivolse al ragazzo – Ma che ti viene in mente? Perché prenderla in giro così? -.

Lui sollevò le sopracciglia – Non è uno scherzo, prenderemo davvero un cane, e mi sembrava di aver capito che Biscotto ti fosse simpatico, ma se non va bene -.

- Okay aspetta, hai intenzione di adottarlo e vuoi un mio parere nella scelta? -.

- Più o meno, lo adotteremo insieme -.

- Cosa? Io non ho spazio per tenerlo, a casa stiamo ancora facendo i lavori e mio padre non accetterà mai -.

- Neanch’io posso, mia sorella è allergica, però se lo prendiamo insieme lo possiamo tenere a villa Torratore, non sarebbe mai solo lì perché faremmo a turno -.

- Lo sai che fanno dei controlli? Se i volontari scoprono che è in una casa abbandonata lo portano via, e poi la villa non è un posto sicuro per un cane -.

- Per i controlli lo portiamo da me, Carla per la prossima settimana sarà dagli Sforza, e poi i miei stanno ancora seguendo il caso della ragazza che ha fatto l’incidente, quindi sono solo -.

Eleonora lo interruppe - Questo risolve solo uno dei problemi -.

- Sì, ma per quanto riguarda la villa possiamo sistemarla. Compriamo un capanno, una cuccia così non avrà freddo e li mettiamo in un recinto. Sistemiamo tutto nel giardino sul retro, dove non ci sono vetri rotti o pavimenti instabili. Togliamo anche piante e erbacce, così non rischia una indigestione -.

- Non posso permettermi tutta ‘sta roba -.

- Compriamo i materiali e li assembliamo, verrà a costare molto meno che non prendendo tutto pronto -.

- Sei così bravo nel fai da te? -.

- Me la cavo, e male che vada la magia può velocizzare le cose -.

- Spiegami un po’… Quando hai avuto il tempo di pensare a tutto questo? -.

Il sorriso di Mattia avrebbe accecato chiunque tanto era raggiante – Mentre eravamo per strada. Adesso però basta chiacchiere, andiamo a prenderci Biscotto -.

Per ingannare la famiglia Sforza era richiesta prontezza di spirito e un solido piano.

Alina non era messa bene in nessuno dei due campi quel giorno, per fortuna però non era sola.

Altea aveva tenuto a domande scomode e commenti acidi per entrambe, sarà stato merito dei suoi mai velati e sempre presenti sentimenti nei confronti della famiglia della rossa, ma non si era lasciata sopraffare dalle occhiate di Elia o dal tono scontroso di Leonardo.

Aveva persino trovato il modo di indurre l’antipatico prozio a lasciarle studiare in biblioteca.

Dopo la loro conversazione Leonardo stesso aveva proposto alle giovani di restare al piano terra, non voleva lasciarle sole in una camera, non perché non si fidasse di Alina, ma piuttosto perché era di un Montecatini che non ci si poteva fidare mai.

Almeno nella biblioteca lui avrebbe potuto sorvegliarle.

Seduta al lato del tavolo più lontano dalla poltrona di Leonardo, Alina sussurrò furiosa – Che razza di progetto fallimentare è questo? Perché lo hai provocato fino a farlo restare? Ora non potremo avvicinarci al quaderno! -.

- Te l’hanno mai detto che sei troppo ansiosa? -.

- Sono razionale, tu al contrario sei manchi di ogni capacità di pensiero -.

- Se non mi insulti per più di dici minuti inizio a sentirne la mancanza, comunque smettila di fare così, finirai per attirare l’attenzione -.

Alina si raddrizzò, in effetti Leonardo si era voltato verso di loro, avrebbe fatto meglio a restare in silenzio.

Nonostante avesse smesso di reprimerla con le parole, il peso dello sguardo di Alina era per Altea più che sufficiente a palesarle il suo malcontento.

Decisa a farla smettere, Altea scrisse in fretta sul suo quaderno una nota, che poi fece leggere all’altra ragazza.

È meglio che lui sia qui, così se in quel diario troverai qualcosa di importante lui non lo saprà, e tu sarai in vantaggio.

La rossa rispose, sempre frettolosa ma con una calligrafia impeccabile.

Piano perfetto, se non fosse che con lui presente non avrò accesso a quello che cerco.

Altea alzò gli occhi al cielo.

Certo che lo avremo! Ascolta, useremo un incantesimo che conosco io per farlo addormentare, non si accorgerà di nulla.

Alina rispose: Sei pazza se pensi che non capirà che è accaduto qualcosa di strano. Come farebbe a non rendersi conto di essersi addormentato?

Alla domanda la bionda sussurrò – Ha settant’anni ed è mezzo decrepito gli capiterà pure ogni tanto di addormentarsi senza preavviso -.

- No che non gli capita! Leonardo è la persona più lucida che io conosca -.

- Okay, okay, va bene -. Altea sospirò – Allora facciamo che -.

- Che? -. La invitò a continuare l’altra.

- Non ho un piano B -.

Alina la guardò seria in volto - Sei un’idiota -.

- Oh certo perché questa tua negatività è d’aiuto! -.

La rossa la ignorò allora Altea disse – Dato che non hai altre soluzioni lo addormenteremo, punto -.

- Lo sapevo che fidarmi di te era un errore -.

- Non abbiamo ancora fallito, risparmia i tuoi commenti per dopo -.

- Con questo stai ammettendo che fallirai o vuoi solo comunicarmi la tua intenzione di mandare tutto all’aria? Per caso hai fatto tutto ciò di proposito per mettermi nei guai? -.

- Sei paranoica in una maniera imbarazzante! -.

- Sono realista -.

- Zitta, devo concentrami se vogliamo che il tuo caro prozio non si accorga di nulla -.

Altea pronunciò l’incantesimo con voce sommessa, ma le parole erano chiare alle orecchie di Alina:

Muti la veglia, in sonno profondo,

Che il malcapitato, sprofondi in un sogno,

Non sia più vigile e non si risvegli,

Fino al suono, dei campanelli.

Sconcertata dal basso livello della litania Alina domandò – Che caspita è questa roba? Non sono neanche rime vere, sono a mala pena assonanze! -.

- So che non è il massimo, ma l’ho creata quando avevo nove o dieci anni -.

- Stai usando le fantasie di una bambina? E pretendi che una filastrocca simile funzioni su Leonardo -.

Prima di rispondere all’attacco la bionda manovrò il mento di Alina affinché quella si voltasse verso l’uomo sulla poltrona.

Leonardo stava dormendo.

- Non hai idea di quante volte questa sciocca filastrocca mi sia stata utile per sgattaiolare da casa all’insaputa di tutti -.

Poi prima di alzarsi dalla sedia aggiunse – Piccolo avvertimento, cerca di non fare troppo rumore, la parte dei campanelli è un po’ ambigua e a volte si svegliano anche con rumori che ricordano un tintinnio -.

Alina evitò di commentare, era abbastanza infastidita dalla situazione. Non solo si stavano affidando ad un incantesimo infantile, ma ora veniva fuori che era un imperfetto e confuso incantesimo infantile.

Silenziosamente le due ragazze girarono attorno alla poltrona di Leonardo e si avvicinarono agli scaffali pieni di libri e diari.

- Qual è quello che cerchiamo? -.

- Perché continui a parlare al plurale? Questa cosa non ti riguarda -.

- Eppure sono qui con te -.

- Non per mia scelta -.

Alta scrollò le spalle, era vero che aveva obbligato l’altra ad accompagnarla.

Mentre parlavano Alina cercava il diario e dopo qualche secondo di silenzio lo trovò.

- Dovrebbe essere questo -.

- Sicura? -.

Alina lo aprì e scarabocchiata sulla prima pagina c’era la frase che le aveva permesso di ritrovare il quaderno – Sì -.

Stavano per allontanarsi quando la rossa chiese ad Altea di aspettarla e corse al tavolo.

Dalla borsa tirò fuori un sottile diario rosso, identico all’altro che aveva in mano.

- L’ho comprato l’altro giorno -.

- Così nessuno noterà lo spazio vuoto, furba -.

Alina sorrise compiaciuta e Altea la imitò, insulti a parte non erano una squadra pessima.

Tornarono ai propri posti, poi iniziarono a sfogliare le pagine del diario.

Le prime erano lamentele di una bambina qualunque, genitori troppo severi, dicerie a scuola, litigi tra compagni di bano. Poi iniziarono i racconti della quotidianità: una gita scolastica, una festa a casa di Fulvio e Acrisio, il compleanno di Mattia e un pigiama party da Altea.

- Aspetta, quando mai hai dormito da me? -.

- Non… non so, non capisco, casa tua la evito il più possibile -.

- Appunto. Quindi perché da piccola hai scritto ste robe? Cos’è fantasticavi sull’essermi amica? -.

- Ti prego, non dirlo nemmeno -.

- Hai altre spiegazioni? -.

- Forse qualcuno mi aveva minacciata -.

- Davvero? -. Chiese sarcastica Altea.

- Forse eravamo molto piccole e ora non lo ricordiamo, magari era una riunione di qualche genere che è finita tardi? -.

- Quanti anni avevi quando l’hai scritto? -.

 Alina controllò la data 19 maggio 2007 – Nove -.

- Io mi sarei ricordata una cosa del genere a quella età -.

- Anch’io -.

- E onestamente anche l’ipotesi della riunione mi pare strana -.

Sospirando Alina concordò - Anche a me -.

- Prova a leggere meglio il racconto della serata, magari qualcosa scatta -.

Il pigiama party da Altea è stato divertente, abbiamo giocato in giardino fino a che non è diventato buio.

Abbiamo mangiato pizza e patatine, non l’ho detto a zia, se lo scopre domani non me ne fa mangiare un’altra anche se è sabato!

Siamo rimaste sveglie fino a tardi, però abbiamo fatto silenzio perché difronte alla camera di Alta c’è quella dei suoi zii e Tea ci dice sempre che Zaccheo ha il sonno leggero.

Daffi è rimasta con noi fino a tardi, poi è andata in camera sua, ma dato che nessuno aveva sonno abbiamo giocato al bicchiere fino all’una.

Altea era sconvolta, su quella pagina era descritta la disposizione esatta di casa sua, si parlava persino del gioco del bicchiere, come faceva Alina a conoscerlo?

Per quel particolare gioco c’era bisogno di due stanza confinanti, che nel caso specifico erano una quella di Dafne e l’altra quella di Altea e di due bicchieri. In una camera una persona poggiava il bicchiere al muro e dentro quello diceva una frase o una parola, dall’altra parte si metteva il bicchiere tra l’orecchio e il muro e poi si cercava di indovinare il messaggio.

I muri a casa Montecatini erano sottili, per questo era possibile giocarci. Atea non credeva che qualcuno al di fuori della sua famiglia conoscesse tale gioco.

Alina continuò: Anche dopo che Dafne si è addormentata noi siamo rimaste sveglie, alla fine è venuta la nonna di Altea a spegnere la luce, Speedy poi ha iniziato a raccontare storie di paura. Altea se l’è quasi fatta sotto! Troppo divertente!

- Chi diavolo è Speedy? -. Chiesero in coro le ragazze.

Il cellulare di Altea squillò, lei si affrettò a silenziarlo, ma era tardi, il danno era fatto e Leonardo svegliò.

La rossa nascose il diario sotto ad una mini riproduzione de ‘’ La Stanza ‘’.

Altea prese a parlare del quadro come se nulla fosse, mentre Leonardo le fissava circospetto.

- Che avete fatto? -.

- Come? -.

- Non fare finta di nulla Alina -.

La piccola Sforza aprì bocca, ma altea la zittì – Mi scusi signor Sforza ma abbiamo dovuto metterci d’impegno per riuscire a scrivere qualcosa nonostante il russare alquanto fastidioso, sarebbe bello però se ora potessimo avere del silenzio per finire, questa è la parte più importante -.

- Il tuo modo di comunicare è davvero impeccabile -. Sarcasmo, il migliore amico degli Sforza. – Ma per quanto ascoltarti sia piacevole preferirei che tacessi -.

Altea schioccò la lingua e disse - Purtroppo non tutti posso ottenere ciò che vogliono dalla vita, - poi rivolgendosi alla rossa - finiamo con questa cavolo di ricerca Alina, sono stanca -.

 

 

   
 
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