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Autore: RoryJackson    25/05/2017    3 recensioni
“Mary Ann Nichols, donna di 43 anni. Uccisa a Buck's Row il 31 Agosto. I medici dicono che il decesso possa essere avvenuto intorno alle 3:45 del mattino...”
“Annie Chapman, donna di 46 anni, è la seconda vittima ufficiale del tanto ricercato assassino. Uccisa proprio stamani, 8 Settembre 1888. Il suo corpo giaceva steso tra la porta e la palizzata, in uno spazio di circa ottanta centimetri. La gola era squarciata e la testa era quasi del tutto recisa dal busto. Il ventre era ap-”
“Il Killer colpisce ancora: Elizabeth Stride, trovata uccisa da un cocchiere!”
***
La storia narra le vicende di Jack lo squartatore, quasi come un documentario, anche se in parte sono state modificate da me per mancanza di tempo e "idee". Questa storia che vi propongo la scrissi circa quattro anni fa, quando ancora non avevo compiuto 17 anni. Provai a scrivere un Giallo, perché a me l'horror e i casi irrisolti piacciono un casino. Spero possiate trovarla godibile!
Genere: Mistero, Storico, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
Capitoli:
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Londra, 15 Ottobre, 1888.



L'ispettore George Lusk stava rileggendo vecchie copie del giornale con aria assorta e imbronciata. Aveva un diavolo per capello. Seduto goffamente su una poltrona di pelle scura del proprio ufficio, la gamba sinistra accavallata in modo volgare sul ginocchio destro, si massaggiava una tempia. Il dolore alla testa era lancinante.
Aveva detto all'amata moglie che sarebbe uscito per andare a prendere un po' d'aria, come era solito fare da un po' di tempo a questa parte. In realtà la sua destinazione era una sola: l'ufficio di polizia dove lavorava. E, in quel momento, si ritrovava lì a fumare e a sfogliare le vecchie edizioni dei giornali.
Fece un tiro dal suo sigaro e per poco non macchiò di cenere il panciotto di batista a quadroni beige.
E che cazzo, pensò frastornato.
Quella situazione incominciò a farsi pressoché pesante. Erano ormai mesi che lavorava su quel caso e ancora non era riuscito a venirne a capo.
«Merda.» Imprecò. Certo; parole del genere non erano adatte ad un gentiluomo del suo calibro, ma quando si era da soli ogni tanto ci poteva anche stare. Con un colpo secco, quindi, tolse la cenere dal sigaro che andò a cadere proprio al centro di un posacenere lì vicino, dopodiché si grattò la barba fulva ormai infoltita da giorni.
Si sentiva sempre più stanco. Non era più giovane e arzillo come una volta, purtroppo, e gli anni incominciavano a farsi sentire. I folti mustacchi fulvi ne erano una lampante prova.

“Mary Ann Nichols, donna di 43 anni. Uccisa a Buck's Row il 31 Agosto. I medici dicono che il decesso possa essere avvenuto intorno alle 3:45 del mattino...”
“Annie Chapman, donna di 46 anni, è la seconda vittima ufficiale del tanto ricercato assassino. Uccisa proprio stamani, 8 Settembre 1888. Il suo corpo giaceva steso tra la porta e la palizzata, in uno spazio di circa ottanta centimetri. La gola era squarciata e la testa era quasi del tutto recisa dal busto. Il ventre era ap-”
“Il Killer colpisce ancora: Elizabeth Stride, trovata uccisa da un cocchiere!”


Gli assassinii firmati con il nomignolo di quel sadico erano incominciati a fine estate, ma diverse piste e altre indagini dicevano che, forse, il killer seriale era all'opera da un bel po'. Tuttavia, la maggior parte di quelle notizie erano incerte, e quindi potevano servire un bel niente. Con un altro colpo secco tolse la cenere andata formatosi alla punta del sigaro. Ormai, si rese conto, il suo ufficio era appestato dal fetore del tabacco, tanto che neanche più la puzza nauseabonda delle strade, sormontate dal sentore dell'immondizia, polvere e pioggia potevano competere.
Era pieno pomeriggio, ma le nubi così fitte, scure e prossime ad un'acquazzone, degno di un secondo diluvio universale, facevano sembrare che fosse già sera tardi.
Rilesse di nuovo le ultime notizie sui defunti (come se non l'avesse già fatto chissà quante volte), con il solito motivo che si era imposto, ovvero: se avesse letto con attenzione forse gli sarebbe uscito il lampo di genio e avrebbe scovato il colpevole dei misfatti. Ma, oramai, erano solo promesse a vuoto.

Un modus operandi davvero insolito.
Le vittime sono sempre le solite persone.
Soliti posti.


Si alzò dalla poltrona di pelle, e si avvicinò alla propria scrivania in legno massello di qualità, posandovici sopra i ritagli di giornale e le notizie di cronaca nera che tanto gli logoravano il cervello. Non era ancora emerso uno schema verificabile...
Ma no, si disse, non l'avrebbe passata liscia. Quel bastardo.
Rilesse per l'ennesima volta quelle maledette lettere.
Solo una mente traviata poteva avere il coraggio di mandare alla polizia certe informazioni tanto sfrontate. Una era stata mandata al distretto il 25 Settembre di quell'anno; la prima lettera dell'assassino. “Dear Boss”, s'intitolava. E poi la seconda, dove avrebbe annunciato la morte di due donne: Elizabeth Stride e Catherine Eddowes.
Fuori la bistina di ognuna di quelle lettere vi erano questi "M, Sp, 26", a complicare tutta la faccenda.
Doveva proprio divertirsi a prendere in giro la polizia, quel figlio di un diavolo.
Mise le foto in tasca delle vittime accertate deciso a fare - nuovamente - un giro d'ispezione. Indossò il lungo giaccone marrone e mise il cappello a bombetta, prese il grande ombrello per la pioggia e uscì.

***

Destinazione: primo luogo del delitto, Buck's Row.
George mise le mani in tasca. Faceva un freddo cane in confronto al caldo accogliente che c'era nel suo ufficio. Le strade erano quasi deserte, se non per quelle poche carrozze che passavano, e per quelle donne vestite di abiti da pochi danari. Whitechapel era già considerata il luogo dei bordelli governato da uomini e donne di malaffare, ma a causa degli ultimi avvenimenti era ormai considerato un luogo da evitare assolutamente. Erano successi lì gli omicidi, o almeno, erano stati rinvenuti lì i corpi delle donne uccise.
Tutte prostitute.
L'ispettore stava appunto attraversando l'isolato per poi arrivare al luogo dell'accaduto, dove quella poveretta della Nichols era stata ritrovata morta il 31 Agosto.
Erano già passati quasi due mesi, si rese conto George con una certa malinconia e rabbia. Ogni giorno che passava era un fallimento. Ogni giorno trascorso era una sconfitta in più.
Poco importava rimuginarci in quel momento. Doveva fare visita ad una persona, e doveva farlo allora.
In un vicoletto lì vicino c'era una piccola porta. L'aprì e vi s'intrufolò dentro. Sembrava fosse tutto tranquillo, come se non stesse accadendo nulla, o, almeno, nulla di straordinario.
Vi erano delle scale che portavano in basso, quindi le scese.
Quello era il bordello di Buck's Row.
Sembrava un localuccio normale, vi erano tavolini e sedie dal legno non troppo scadente, il palco dove facevano esibire le spogliarelliste in costume, e quelle poche sguattere che pulivano il pavimento in ginocchio. Al bancone vi era il proprietario del locale, il quale, a quanto pare, era rimasto turbato alla vista di George Lusk, ispettore del distretto di polizia di Scotland Yard.
George gli fece un saluto alzandosi e abbassandosi il cappello sulla testa.
«Qual buon vento la porta qui, di grazia?» Chiese il proprietario del locale. «Genoveffa, prepara qualcosa per il nostro ospite.» Urlò poi alla signora che distava a qualche metro da loro. Ma mentre lei stava per andare, George la fermò.
«No, non si scomodi signora.» Disse lui, con l'espressione benevola ed educata che era solito dedicare alle signore. «Ho bisogno di scambiare qualche parola con lei, se non è un problema, signor De Quincey.»
L'espressione del locandiere s'indurì impercettibilmente, poi con gesto noncurante e con un largo - benché falso - sorriso, lo accompagnò ad un angolo del bordello, e si sedettero ad un tavolino traballante. Le sedie scricchiolarono al peso di George, ma lui non ci fece troppo caso.
«Allora, mi dica.» Esordì De Quincey con uno sguardo penetrante. George lo scrutò dapprima, quasi come per studiarlo.
«Conosce questa ragazza?» Chiese, e mise sul tavolino la foto di Mary Ann Nichols, spingendola al lato del suo interlocutore, che rimase pressoché allibito. De Quincey deglutì.
«Chi non conosce questa donna?» Disse lui con un ghigno isterico, senza neanche rendersi conto che stava trattenendo il respiro.
«Non faccia il finto con me, di grazia.» Lo ammonì l'ispettore, «molti mi dicono che lavorava per lei...»
«E questo che cosa significa?»
«Che se non risponderà alle mie domande la metterò nella mia lista dei sospettati.» Esclamò con sicurezza. Quando doveva incutere timore a qualcuno ci riusciva tranquillamente, nonostante i folti mustacchi e l'aria da personaggio benevolo. De Quincey fece una vaga smorfia di disprezzo.
«Non la conosco quella donna.» Mentì.
In realtà la Nichols era una prostituta alle sue dipendenze, ed era ben conosciuta all'interno del bordello come Polly. Era una bella donna, la poveretta, sebbene le mancassero dei denti e fosse un'accanita alcolista. Un vero peccato che fosse stata uccisa in modo così brutale...
«Capisco...» Disse George, cogliendo invece la menzogna del locandiere. «Quindi se le chiedessi di farmi fare un giro d'ispezione all'interno del suo locale, per lei non ci sarebbero problemi, credo.» Continuò in tono di sfida. Adorava mettere a disagio le persone che disprezzava, dovette ammetterlo. De Quincey lo fissò a fondo e indurì la mascella.
«Se crede che sto nascondendo qualcosa, signore, allora si accomodi.» E con un cenno del capo lo invitò ad alzarsi dalla sedia e a seguirlo all'interno delle stanze, dove le donne facevano... quello per cui erano pagate.
Le camere erano lugubri sgabuzzini fetenti e maleodoranti. Erano stanzucce arredate da tavolini, letti e tende da quattro soldi, e si sentiva l'odore dei rapporti che si tenevano da lì a metri di distanza. George arricciò il naso e studiò a fondo l'area, con attenzione e dedizione.
Queste stanze sono vere topaie, non c'è che dire, pensò.
Che cosa avrebbe voluto trovarci? Si chiese, in verità. Tracce di sangue? Organi putrefatti conservati sotto sale? Al pensiero gli vennero i conati di vomito, ma si trattenne dal mostrare il disgusto. Comunque sia, avrebbe voluto trovare qualche indizio per scovare la natura del colpevole per poi arrestarlo e farlo marcire in prigione. Intanto De Quincey lo guardava sempre più ansioso che se ne andasse.
Non c'era niente. Neanche uno straccio di prova. Nulla che possa essere utile.
George si maledì in silenzio mentre il locandiere non poté trattenere un sospiro di sollievo. Non restava che andarsene.
«Mi dica, signor De Quincey.» Esordì l'ispettore, «Da quanto tempo la Nichols lavorava per lei?»
«Le ho detto che non la conosco quella donna. Non ci ho mai avuto niente a che fare.» Esclamò adirato. Fin troppo adirato, per essersi rivolto ad un ufficiale di polizia. Si morse la lingua.
«Quindi lei afferma di non aver avuto Mary Ann Nichols alle sue dipendenze.» Disse lui, alquanto divertito dalla faccia paonazza del suo interlocutore.
«Volevo chiederlo per esserne sicuro. Perché ci possono essere parecchi motivi per fare fuori una persona... Capisce? Può darsi che fosse venuta a conoscenza di fatti segreti che non doveva conoscere. Oppure, può darsi che avesse voluto spifferare gli affari vostri alla Scotland Yard...» Oppure, potrebbe essere che l'assassino abbia voluto toglierla di mezzo perché è semplicemente un pazzo sadico, ma si trattenne dal dire quest'ultima frase, troppo sdegnosa per essere pronunciata ad alta voce. E poi voleva vedere la reazione di De Quincey.
«Mi creda signor Lusk, non so con quali propositi sia venuto qui, e sotto quali accuse, ma io e mia moglie siamo rispettabili signori proprietari di un semplicissimo locale. Quindi, se vuole scusarmi, di grazia...» Disse trattenendo la rabbia. Quasi gli uscivano sbuffi di fumo talmente fosse paonazzo in viso. Fece un vistoso cenno reverenziale con il capo e lo invitò ad uscire.
George Lusk se ne andò via dal locale, e con un'aria pressoché divertita, nonostante gli avvenimenti, prese un sigaro dal suo astuccio di latta e incominciò a fumare indisturbato.
   
 
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