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Autore: apollo41    25/05/2017    3 recensioni
Prompt: Timoteo vive ad Alessandria d'Egitto nella corte di Tolomeo II come poeta.
Dal testo:
Timoteo era chino sul tavolo nelle sue stanze personali, la lieve luce della candela che illuminava a malapena la pergamena su cui stava scrivendo freneticamente. Gli pulsava ancora un po’ la testa a causa della baldoria della sera precedente, ma le Muse gli avevano concesso l’ispirazione per scrivere dei versi, quindi stava cercando di ignorare la pesantezza delle proprie palpebre e di attenuare il dolore alle tempie massaggiandosi il capo con le dita affondate tra i soffici capelli biondo grano.
Genere: Fluff, Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Antichità, Antichità greco/romana
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Questa one shot è stata scritta per la prima edizione dell'oca EFPiana versione scrittura sul gruppo EFP famiglia: recensioni, consigli e discussioni (link:https://www.facebook.com/groups/751269538242732/).
Ho anche avuto il tempo di rileggere e correggere, ma potrebbero esserci cavolate varie perché sono scema; al massimo segnalatele in un commento.
Vi lascio alla lettura! Baci, Elisa.

PS: come al solito per questo genere di cose non sono previsti seguiti. (Ma se avete dei prompt da proporre anche per vecchie drabble/flash/one-shot, lasciateli nelle recensioni che potrei prendere in considerazione di scriverci altre sciocchezzuole brevi. Però non chiedete solo di continuare, lasciate un vero e proprio prompt se volete che provi a scriverci qualcosa, please.)
 



PROMPT (Casella 10, Personaggio particolare umano numero 4 ):

Nome: Timoteo.
Età: 18 anni.
Periodo storico: età ellenistica. Vive ad Alessandria d'Egitto alla corte di Tolomeo II come poeta.
Caratteristiche fisiche: non molto muscoloso, capelli color grano, occhi grigio-azzurri.
Carattere: competitivo, un po' arrogante, ma rispettoso delle autorità, soprattutto di quella di Tolomeo, che l'ha preso con sé e lo tratta come un figlio. Ama gli uomini e i suoi componimenti narrano le sue avventure. Di indole libertina, adora le feste.
Sa essere compassionevole con i più deboli, soprattutto con gli orfani come lui.
Prestavolto: Mathias Lauridsen.

NOTE: ho fatto un minimo di ricerche per scrivere questa storia, ma probabilmente non sarà molto accurata a livello storico. E il linguaggio di sicuro non sarà accurato rispetto a quello usato in quel tempo, soprattutto perché non ho mai scritto qualcosa di simile quindi sono andata molto a caso.

 

Muse

 

Timoteo era chino sul tavolo nelle sue stanze personali, la lieve luce della candela che illuminava a malapena la pergamena su cui stava scrivendo freneticamente. Gli pulsava ancora un po’ la testa a causa della baldoria della sera precedente, ma le Muse gli avevano concesso l’ispirazione per scrivere dei versi, quindi stava cercando di ignorare la pesantezza delle proprie palpebre e di attenuare il dolore alle tempie massaggiandosi il capo con le dita affondate tra i soffici capelli biondo grano.

Qualcuno alle sue spalle si schiarì la gola e Timoteo alzò di scatto il viso, girandosi per fissare verso la soglia. Si alzò subito in piedi. «Mio Re,» disse in un rispettoso saluto, rivolgendosi all’uomo dai capelli mossi e brizzolati che era appena entrato nelle sue stanze.

Tolomeo gli sorrise con un cenno del capo, avvicinandosi a lui. «Non credevo di trovarti sveglio a quest’ora del mattino dopo i festeggiamenti della notte scorsa. Sopratutto, ero sicuro che non saresti stato da solo.»

Timoteo chinò la testa fissandosi i piedi scalzi; se chiunque altro gli avesse rivolto una frase simile non avrebbe esitato a rispondere con arroganza, ma rispettava troppo quell’uomo. Non tanto perché era il suo Re, quanto per il modo in cui lo aveva sempre trattato come fosse uno dei suoi figli. «Le Muse mi sono venute in sogno,» rispose quindi soltanto. Il faraone emise un verso interessato, avvicinandosi a lui e fissando la pergamena ancora sul tavolo.

«Sarà un’ottima aggiunta agli altri tuoi componimenti che sono già conservati nella biblioteca,» aggiunse Tolomeo posando una mano sulla spalla del giovane poeta.

Timoteo gli sorrise. «Grazie, mio Re.»

Rimasero in silenzio per un istante, mentre Tolomeo lo fissava con un’espressione soddisfatta in viso. «Sono felice che gli Dei ti abbiano portato nella mia vita, Timoteo.»

Quest’ultimo lo fissò stupito, prima di chinare il viso in un cenno di rispetto e gratitudine. «Sono io a dovervi ringraziare, mio Re.» Ed era così; se il faraone non lo avesse accolto nella sua corte quando era ancora un bambino, sarebbe di sicuro morte di fame dopo la morte di sua madre.

L’uomo parve riflettere per qualche istante, prima di carezzargli una guancia. «Il mondo avrebbe bisogno di più persone come te, ragazzo. Non credere che io non abbia notato come il tuo servitore sia sempre così ben nutrito e curato.»

Timoteo si morse il labbro, chiedendosi per un istante se rivolgere a qualcun altro la cortesia che Tolomeo aveva mostrato verso di lui fosse stato un errore. «Mio Re, io...»

«Non è una brutta cosa, ragazzo. Lo capisco, rivedi molto di te in lui e vuoi che anche lui abbia un’opportunità come l’hai avuta tu.» Il faraone gli diede una leggera pacca sulla spalla, continuando a sorridergli sereno. «Gli stai insegnando anche a leggere e scrivere?»

Sentendosi un po’ rincuorato da quelle parole, Timoteo sospirò, lasciandosi prendere dall’orgoglio, quindi annuì.

«Molto bene. Speriamo che con il tuo aiuto e con quello delle Muse un giorno riesca a diventare un poeta di talento come lo sei tu. Ci sarà sempre posto per una mente brillante alla mia corte.»

A quelle parole Timoteo si sentì un po’ geloso, ma cercò di non pensarci troppo. Avrebbe scritto un poema in onore di Dioniso che il suo Re non avrebbe non potuto amare più di qualsiasi altro gli fosse stato dedicato fino a quel momento.

Tolomeo parve leggergli in faccia ciò a cui stava pensando perché ridacchiò e gli diede uno schiaffetto affettuoso sulla guancia. «Oh, non preoccuparti, sarai sempre il mio preferito, ragazzo. Anche se forse dovresti provare a scrivere qualcosa che non riguardi me, le mie imprese o le tue avventure amorose con il ragazzo di turno dopo una festa in mio onore.»

Timoteo trattenne uno sbuffo un po’ scocciato, invece annuì e gli sorrise. «Ci proverò, mio Re.»

Con un ultimo cenno del capo, Tolomeo si diresse verso la soglia e uscì dalla stanza, lasciando il giovane poeta di nuovo solo, la luce dell’alba che si avvicinava e che iniziava a filtrare dalla finestra.

Fissò per qualche istante la pergamena riempita a metà, sforzandosi di ricordare a cosa stesse pensando quando il faraone era entrato, ma per quanto stesse cercando di fare mente locale, non sembra riuscire a ricordarlo.

Sbuffò, tentato di maledire le Muse per il loro essere così volubili, prima di spegnere la candela e coricarsi di nuovo sul suo letto con le spalle rivolte alla finestra. Forse se avesse dormito per un altro paio di ore sarebbe riuscito a finire il suo poema prima dell’arrivo del suo servo e dell’inizio della loro lezione.

   
 
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