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Autore: IwonLyme    25/05/2017    1 recensioni
‘Il Principe’ è un racconto sulla libertà, sul significato che essa ha soprattutto per il giovane Nivek, protagonista e narratore, che verrà messo a confronto fin da subito con la bellezza di essa, la sua importanza e, almeno per lui, il suo difficile raggiungimento. Non è facile essere liberi e Nivek desidera talmente tanto esserlo che romperà ogni regola per raggiungere questo scopo.
Tuttavia ciò che inizia come un gesto ribelle e di rivalsa gli costerà proprio ciò che da principio inseguiva e si troverà catapultato in una realtà ed in un mondo molto più duro e severo di quanto non fosse suo nonno ed il villaggio in cui viveva da emarginato. Una guerra contro un re malvagio ed un padrone pronto a legarlo per sempre a se stesso saranno le cause delle sue vicissitudini che lo porteranno a riflettere sulla propria vita, sul vero scopo di essa e sulla sua nuova condizione: essere un Drago Domato.
“[…] tutto sta nel comprendere che qualcosa non ci è davvero tolto se noi non lo lasciamo andare via.”
Genere: Avventura, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Siamo arrivati al decimo capitolo della terza parte! Ora che Nivek e Nowell sono giunti dai Ribelli, i Draghi Liberi faranno lo stesso?
 
La Voce del Re - Parte X
 
Passarono due giorni e non avvenne altro se non l'incessante accumulo di provviste e l'arrivo di altri Domatori ed altri Draghi. Shiloh, che fino a quel momento era rimasto nel luogo dove la tribù di Wardell viveva, arrivò e mi parlò con riverenza dandomi il benvenuto e giurandomi ancora la propria fedeltà e meraviglia. Parlava molto con mio nonno poiché, così pensai, dovevano più o meno avere la stessa età e simile era il loro modo di pensare sebbene fossero vissuti in ambienti totalmente diversi.
Il mattino procedeva tranquillo quel giorno come gli altri e sembrava proprio che la calma fosse giunta ancor prima che fosse guadagnata. Un assaggio, così mi dissi, di ciò che verrà. E proprio mentre ammiravo dalla finestra il lavorio incessante di entrambe le mie metà ed il mio sguardo osservava colui che possedeva il mio cuore parlare insieme ad Ormond, Wardell giunse alle mie spalle e si mise accanto a me. – Osservi il cielo, Re dei Draghi? – Domandò ed era la prima volta che parlavamo direttamente.
– No, guardavo il mio padrone. – Risposi rivolgendo però gli occhi a lui e mi accorsi che qualcosa sembrava velare il suo viso, un turbamento.
– Ishmael mi ha riferito ciò che gli hai detto. – Disse e compresi che infine aveva accettato il mio invito. – E mi ha anche spiegato perché tu non spingerai Nowell a diventare Re, sebbene io non comprenda se il non potere sia contro o meno la tua volontà. I Draghi sono pieni di misteri per la mente di un uomo e per la mia ancora di più. – Sapevo che si riferiva soprattutto al rifiuto di Ishmael più che al mio. Esso, d'altronde, non l'aveva ancora compreso poiché amore vi era tra loro, ma uno dei due negava il suo compimento.
– Dunque perché ora parli con me? – Domandai sorridendogli dolcemente.
I suoi occhi insicuri si alzarono sul mio volto e mi guardarono con profonda preoccupazione e mi sembrò di leggerne il motivo prima che me lo spiegasse. – Temo che non vedrò mai ciò che ho desiderato per tutta la vita. – Disse e sentii il mio cuore aprirsi e forse non fu il mio ma quello di colui che ci ascoltava.
– Ognuno di noi credo lo tema. – Risposi.
– Ma io non temo di morire, non temo la guerra … temo solo che egli non comprenda la speranza … egli non mi comprenda …
– Di chi parli, Domatore? Del tuo amico o di colui che ami? – Chiesi e lui in imbarazzo mi guardò.
– Dimenticavo. – Sussurrò. – Dimenticavo che tu non sei Nowell e che … – Strinse le mani tra loro.
– Dimenticavi che Ishmael è mio amico e che io conosco i suoi sentimenti più dei tuoi? Se temi che sia Nowell a non comprenderti egli lo fa e si rammarica, credimi, di non poter essere come tu desideri. Io posso solo suggerirti di lasciare tempo a colui che ne ha bisogno, egli si rivelerà. – Sollevai gli occhi al cielo. – Se invece pensi che sia Ishmael a non comprenderti ti dico che ti sbagli enormemente. Piuttosto siete voi Domatori che difficilmente comprendete il cuore di un Drago.
– Mi sono messo in ridicolo davanti a te, Re dei Draghi, e mi sento molto stupido. – Confessò ed io risi forse facendolo sentire ancora più a disagio.
– Non posso avere altra opinione di te se non una che mi riempa di rispetto e di stima. – Sorrisi. – Hai ospitato, aiutato molti di coloro che definisci miei sudditi e ti sono debitore. Il tuo Drago mi ha condotto in Cielo e ti sono ancora debitore. Hai accolto me ed il mio padrone quando nessuno l'avrebbe fatto e di questo ti sono ancora debitore. Se temi che rivolgendoti a me per qualche motivo tu possa rovinare la tua immagine allora davvero i Draghi ti sono oscuri. Io sono profondamente grato a te, Wardell, perché, se non ci fossi stato, io ora non vivrei insieme a colui che possiede il mio cuore.
– Non avrei mai creduto che Nowell accettasse di possedere il cuore di un Drago, ne odiava l'idea e tentò di dissuadermi in ogni modo. Ma ora … egli sembra esserne felice. – Sospirò. – So che non posso abbandonare coloro che ho salvato in passato e che il mio desiderio deve aspettare, ma è difficile pensare ad altro.
– Lo comprendo. – Lo confortai. – E comprendo anche il mio padrone che non avrebbe mai voluto negarti una gioia, quanto più una condizione che, nel mondo in cui siamo, sarebbe vista come stupida ed indegna. Wren e Jethro, Yorick, tutti sono andati contro quello che il Re Orrendo diceva ed ora non sono che pallidi riflessi di ciò che furono sebbene forte sia ancora la loro voce ed i loro cuori battano con violenza verso colui che li maledisse. Nowell temeva un futuro simile per te.
– Lo immagino. – Rispose. – Ma come lui è libero di decidere del proprio futuro sebbene io non lo desideri simile per lui, io sono ugualmente libero. Eppure lui non desidera diventare Re, ma io ed Ishmael non siamo uniti. Presto orecchio volentieri a ciò che lui mi dice, la cosa però non sembra reciproca.
– Mi dispiace che tu veda il suo rifiuto come una mancata prova della sua amicizia verso di te.
– No, so che non è così … eppure a volte mi sembra che non mi presti affatto ascolto. – Rise per spezzare la serietà di quelle parole ed io lessi che invece temeva quella eventualità. Pensava, forse, che non era abbastanza per Nowell.
– Abbi fiducia in te stesso, Wardell, egli già ti presta ascolto e il non poter fare ciò che desideri lo rende inquieto. Tuttavia, questo non è il momento dei dubbi, non è il momento. Non abbiamo vinto e siamo lontani dal farlo. – Lui allora annuì e ne era convinto.
– Forse dovresti salire tu al trono, Re dei Draghi, la tua voce parla chiaramente e sembra che sia una vera e propria magia. Ishmael sa di chi fidarsi e ne sono lieto. – Si tirò dritto e mi guardò. – I Draghi Liberi giungeranno?
– Lo faranno.
– Sentendoti parlare non ho molti dubbi. – Guardò il cielo e sospirò. – Temo sopra ogni altra cosa restare da solo. – Mi guardò. – La tua tranquillità proprio qui risiede, non è vero? Per quanto tu possa soffrire mai verrai separato da colui che hai scelto per te. Per me e per Nowell è diverso … Per me è facile temere più la vita che la morte.
– Qualunque cosa succederà Nowell non ti abbandonerà.
– Gli sarò eternamente grato per questo. – Si voltò ed infilando le mani in tasca si guardò le punte dei piedi. – Amo profondamente Ishmael, se dovesse sopravvivermi diglielo, te ne prego.
– Non sarà necessario … – Annuì senza pronunciare altro ed uscì dalla stanza e lo sentii scendere le scale. La tristezza aveva avvolto il mio cuore ed una profonda malinconia infettava i miei pensieri. La loro condizione mi rendeva davvero inquieto e non potevo che pensare al peggio. Eppure dovevo scacciare qualsivoglia dubbio. Aveva ragione. Io ero al sicuro dal pericolo di vivere, di sopravvivere a colui che amavo, lui invece ne era tormentato così come Nowell. Volli stringere a me il mio padrone e confortarlo, ma ancora di più pensai a Yorick che probabilmente aveva temuto le stesse cose ed i suoi incubi si erano realizzati. Mi dissi però che non poteva essere l'unica fine. Mi dissi che vi erano altre possibilità ed altre speranze.
Pranzammo e finalmente sembrava che ogni problema fosse risolto e soprattutto Nowell non si era lasciato troppo toccare dalle parole di Wardell. Questo credevo soprattutto perché avesse capito infine l'importanza di rimanere saldo nel proprio obiettivo che già di per sé era difficoltoso. Le donne del villaggio avevano preparato per noi un più che sontuoso pasto e Wren le aveva aiutate volentieri. Quel giorno riuscii a parlare con Jethro per la prima volta dopo il nostro arrivo e, sebbene sapevo desiderasse chiedermi riguardo a ciò che era avvenuto in volo, si trattenne e mi domandò molte altre cose. Infine non fu una chiacchierata dagli argomenti spinosi, quanto più un dolce scambio di parole che certamente riuscì a rendermi di buon umore.
Dopo pranzo uscimmo insieme dalla casa e, avventurandoci tra i vicoli, lui mi osservava felice e, senza troppo ingannarmi, compresi molti dei suoi pensieri. – Ho amato le tue parole. – Disse ed io sorrisi proprio perché era lui ad elogiarmi. – Sono felice che, una volta sconfitto il Re Orrendo, non dovrò più temere per la vita di Wren o la mia. Vivere da soli e lontani dagli altri fu una scelta codarda, ma non potevo molto senza essere in grado di trasformarmi.
– Sono sicuro che avresti messo in fuga chiunque avrebbe tentato di farvi del male.
– Forse … ma non ne avevo fiducia ed ho lasciato che la solitudine entrasse nella mia casa. – Mi guardò e sorrise. – Però Nowell è arrivato e poi tu.
– Sono sicuro che tutto cambierà.
– Lo spero davvero. – Mi pose una mano sul capo e mi guardò con trasporto ed amore. – Spero solo che non ti sia richiesta la vita, figliolo.
– Ciò che dovrà succedere …
– Il Cielo! Il Cielo! – Urlò un bambino ed entrambi noi ci voltammo. Il nostro sguardo si alzò in cielo e da lì giunse la nostra speranza. – Draghi! Draghi giungono dal Cielo! – E tutti si precipitarono tra le strade ed i nostri cuori vibrarono. Erano rossi i Draghi che venivano ed avevano due paia d'ali: erano i parenti di Jethro. Mi voltai a guardarlo e sul suo viso vidi gioia insieme a sofferenza e nostalgia. Quella fu la prima volta che mostrò così palesemente la sua tristezza. Temeva che nessuno lo amasse.
Senza obbligarlo a seguirmi mi spostai verso la piazza dove sapevo sarebbero scesi e lì posò i piedi Jaxon. Dietro di lui vennero Shane e Thane. Poi Faron ed il fratello Gareth giunsero e tra tutti fu grande meraviglia e sorpresa. La famiglia reale della Terra dei Vulcani era giunta tutta nel nostro accampamento e nessuno sembrò più dubitare dei Draghi Liberi. Sorridendo li accolsi. – Benvenuti, miei amici, siamo gioiosi che voi siate tra noi ed enorme si apre il mio cuore.
– Sire! – Si avvicinò Jaxon e si inchinò. – Notizie ci sono giunte sul grande pericolo che avete affrontato e vedervi ora così in salute ci rende tranquilli.
– Siamo tutti sollevati in effetti. – Disse Gareth accigliato per la folla. – Desiderano osservarci tanto a lungo oppure ci offriranno in fretta qualcosa da bere? – Chiese e velocemente qualche Drago Domato della loro razza giunse a portare dell'acqua.
– Benvenuto, Signore delle Terre dei Vulcani, sono felice che tu sia qui insieme alla tua famiglia. – Lo salutai trattenendo a stento le risate.
– Adorato ragazzo! È una benedizione vederti così ben in salute ed adesso mi sembra che il tuo animo sia limpido come un ruscello. Non vi è ombra o dubbio. – Disse Faron avvicinandosi a me e chinando il capo lo accolsi.
– Non vi è più. – Risposi ed anche Shane e Thane si fecero avanti.
– Se posso chiedere … – Mormorò poi Faron. – … potresti condurmi da colui che cerco? O egli non si trova qui?
– Parlavo con lui fino a poco fa. – Risposi in modo che solo lui potesse udirmi. – Non so dove sia, la folla deve averlo trattenuto. Farò in modo che ci sia tranquillità. – Tuttavia non feci nemmeno in tempo a dirlo che Ormond, Rastus, Wardell e Yorick giunsero a vedere se fossero realmente arrivati i Draghi Liberi e fu così che presentai tutti loro tralasciando il fatto che un Domatore fosse mio padre, cosa che aveva bisogno di riservatezza per essere confessata.
Poi, con pazienza, mi rivolsi a coloro che si erano raccolti e dissi loro di continuare pure i propri lavori e, senza molte proteste, eseguirono i miei ordini e si allontanarono. Finalmente riuscimmo a dirigerci verso la casa che abitavamo. L'agitazione cresceva nel mio animo a causa dell'incontro che sarebbe avvenuto e temevo che non fosse come Jethro sperasse. Tuttavia, vedendo il viso trepidante di Faron, non riuscii a fare a meno di credere che loro non avrebbero mai giudicato colui che amavano. Jaxon aveva già gli occhi lucidi ed il figlio gli teneva una mano sulla spalla a conforto così come io facevo con il padre del mio maestro. Giungemmo nella via e lì il mio padrone rese omaggio a loro e mi disse che la casa era libera e che avrebbero avuto tutta la calma che erano riusciti a dar loro.
Fui io ad aprire la porta e, vedendo il viso di Jethro oltre di essa pieno di aspettative e speranza, mi mancò il respiro e così erano entrambi Wren ed il mio maestro. Faron entrò veloce dopo di me e le lacrime gli scesero dagli occhi prima che potesse pronunciare qualcosa. – Figliolo … – Sussurrò poi e lo abbracciò e lo strinse a sé. – … il tuo viso avrei potuto riconoscerlo tra mille. Figlio mio adorato. Molto mi sono disperato credendoti morto ed invece eccoti! L'ultima gioia della mia vita è rivederti. Morirò senza rimpianti. – Gli baciò la fronte ed anche Jethro era in lacrime e stringeva le mani di suo padre nelle proprie. Poi, non appena Faron riuscì a staccarsi da lui, Jaxon si fece avanti e guardò Jethro in silenzio mentre i singulti gli percorrevano il viso.
– Per me … – Mormorò. – Per me ti sei lasciato prendere! – Ed andò a stringergli le spalle e si guardarono negli occhi. – Stupido … dovevi lasciarmi andare. Sempre l'ho pensato! Dovevi lasciarmi andare …
– Oh, fratello mio … – Mormorò allora Jethro. – Ma guardati … ! Non ho potuto vedere il tuo viso dopo il tuo primo volo ed il Cielo ti ha mutato così profondamente. Sei come il mio cuore aveva sperato, fratello mio, e la mia gioia è incontenibile! – Lo abbracciò mentre ancora Jaxon tremava. – Non avrei mai potuto lasciarti andare e vivere in pace. Proteggerti è stata la mia più grande benedizione.
– Jethro … – Mormorò l'uomo. – Mio amato fratello … – E dopo che restarono vicini riuscirono a riprendere controllo di se stessi e si osservarono a lungo senza più piangere e fu come se si vedessero per la prima volta. – Ti trovo un po' invecchiato.
– Forse … – Disse il mio maestro sorridendo così felice come raramente l'avevo visto.
Jaxon allora si rivolse a Thane e lui e Jethro si osservarono. – Lui è mio figlio, Thane, tuo nipote. – E con gioia si strinsero la mano.
– Perdona se non ti ho potuto salutare prima, giovane ragazzo, ma vedo che sei già adulto e forte è la tua voce immagino. – Poi sollevò lo sguardo dietro di lui e vide Shane e Gareth. – Zio! Cugino! Anche voi giunti dalle Terre dei Vulcani? Mi verrebbe da chiedere a chi avete lasciato i preparativi …
Gareth rise e gli diede una pacca sulla spalla. – Io resterò poco, partirò e organizzerò e Shane, che lo voglia o meno, verrà con me.
– Capisco … Dunque siete giunti per vedere quanti si sono riuniti?
– No, siamo venuti per salutarti, nipote, e lieta è la notizia della tua buona salute e felicità. – Disse ed ancora Jethro si commosse.
Poi, ritornando in sé, si voltò verso Wren. – Quasi dimenticavo … – Disse e la donna rise mentre posava la sua mano sul suo braccio e lui andava verso il padre. – Padre, lei è Wren, mia moglie. – La presentò e Faron le baciò il capo e la guardò negli occhi.
– Lieto è questo giorno … non solo un figlio, ma anche una figlia ho ritrovato. – E lei pianse commossa dalla gentilezza che le veniva mostrata e quella fu la prima volta che il loro legame fu tanto ben riconosciuto ed amato.
– Ho molte cose da raccontarvi, parleremo e se me lo consentirete desidero chiedervene altrettante. Non avrei mai creduto di rivedervi ed ora che siete qui non posso che pensare alla grande Montagna di Fuoco ed ai prati ed ai boschi che ho lasciato molto tempo fa. – Disse e la sua eccitazione coinvolse tutti che sembravano preda di una felicità immensa.
– Ascolteremo ed ogni cosa ti sarà permessa, figliolo, il mio cuore non potrebbe negarti nulla. – E Jaxon si fece vicino al padre.
– Non ricordo volta che tu mi abbia detto simili parole. – Gli fece notare.
– Ovviamente … perché non te le ho mai dette. – E Jethro rise e sollevò lo sguardo su di me. Allora mi ripresi dalla gioia e dalla commozione e chinai il capo verso il mio maestro.
– Sono lieto che tutti voi vi siate rincontrati e sarà di certo una lunga giornata. – Dissi e feci per dirigermi verso la porta.
– Nivek. – Mi chiamò Jethro e meravigliato mi voltai verso di lui. – Desidero che tu resti con me se altri impegni non ti opprimono. Tuo è il merito se ora siamo insieme e nel mio cuore tu sei come un figlio e dunque parte della mia stessa famiglia. Resta, te ne prego, poiché altro non potrei desiderare che avere tutti voi vicini e se la guerra dovesse prendermi non morirei infelice.
Mi trovai senza parole e restai fermo dov'ero mentre i Draghi di Fuoco mi rivolgevano i loro guardi. Strinsi le mani ed il mio cuore sussultò. – Se è il tuo desiderio … – Mormorai. E lui mi ringraziò.
– Sarà meglio non impegnare la casa. – Disse poi Jaxon. – E di certo io preferisco parlare all'aria aperta. Dirigiamoci oltre le tende. Lì nessuno ci disturberà ed accenderemo un fuoco insieme così come usavamo in passato. – Propose e tutti sembrarono felici dell'idea. Così, come una lunga carovana, iniziammo a dirigerci verso la pianura oltre le tende e Jethro si mise al mio fianco.
– Te ne sono grato, figliolo, e non credevo potessero accettare fino a questo punto ciò che ora sono, sebbene molti dolori devo ancora infliggere loro. – Sussurrò ed io mi trovai ingiustamente lodato di qualcosa che non credevo fosse merito mio.
– Hai una famiglia eccezionale. – Dissi e lo guardai negli occhi.
– Ti senti forse fuori luogo? – Non risposi ma lui intuì che così mi sentivo. – Non avevo nessuno se non Wren quando mi sono occupato di te e l'amore che ti rivolgo non è minore rispetto a quello che nutro per loro. Non credere che nel mio cuore tu valga meno. – Mi sorrise. – Non vi è luogo migliore in cui potresti stare … – Così mi diede un bacio sulla fronte e fu come rivedere mio nonno che baciava mia madre, Faron che baciava Jethro e forte fu l'emozione tanto che strinsi un angolo della sua camicia e lui mi osservò. – Il Re dei Draghi non dovrebbe mostrarsi troppo sentimentale.
– Suo padre non dovrebbe metterlo tanto in imbarazzo. – Risposi.
Rise e come un calore forte mi avvolse e quello era il potere del mio maestro, colui che mi aveva insegnato ad essere un Drago come se fossi suo figlio. Colui che, a dispetto di ciò che ero, mi aveva amato ed aveva creduto in me. Ero diventato forte per merito suo e per merito suo sapevo cos'era l'amore, sapevo che esso non era rispettato, ma maltrattato, sapevo che esso non è facile da confessare o da provare … sapevo che è difficile provare sentimenti e che soprattutto molte volte non è permesso nemmeno esprimerli.
Coloro che dovevano amarlo erano lì per lui e l'avevano amato, l'avevano accettato e luminoso era il suo sorriso. Infine quel giorno per lui diventò più facile essere innamorato di colei che della libertà l'aveva privato e che gli aveva donato un mondo luminoso e pieno di amore, pieno di sentimenti difficili da provare e da raccontare.
 
Cantarono molto e le loro voci diffondevano un grande calore. Il fuoco brillava tra loro e la felicità riempì il mio cuore. Wren silenziosa ascoltava ed a stento tratteneva le lacrime e la commozione. Era tanto felice per Jethro ed il suo amore per lui traspariva dal suo sguardo come se fosse luce. – Mio signore, desidera cantare con noi? – Domandò Faron ed allora anche io mi unii sebbene fossi l'unica voce a stonare. Tentai di seguire i loro desideri e fu così che l'aria sospinse la fiamma in alto e vorticosa danzò per le nostre voci ed il cielo si aprì sempre di più mentre l'ombra si diradava. Poi la melodia si calmò e tornò verso terra e così finì il canto di gioia dei Draghi di Fuoco ed il mio maestro era ancora tra loro.
Poi Jaxon cominciò a raccontare della sua vita e disse molte cose riguardo alla moglie e al figlio, il quale, poco contento che di sé fosse detto tanto, arrossiva e rimproverava il padre. Gareth disse poi a Jethro del nostro incontro e subito dopo Faron spiegò che appena aveva appreso che lui era stato domato si era sentito molo triste, ma che le mie parole poi erano riuscito a tranquillizzarlo e che ora si sentiva davvero felice per la condizione in cui era. Seguì Shane, che, interrompendo tutti, si intromise. – Domani, cugino, voleremo ancora insieme. – E Jethro si fece cupo davanti alle sue parole. Sorrise mentre Wren gli posava una mano sulla spalla e seppi che avrebbe raccontato ciò che io avevo taciuto.
– Lo desidero davvero, Shane, ma non posso. – Disse e tutti si rivolsero ai due pieni di timore. – Molto tempo fa io e mia moglie seguimmo un uomo, quest'uomo era il fratello del Re Orrendo e desiderava, così come il figlio, distruggere il suo potere. Eravamo molto amici e suoi fedeli. Ci scontrammo in battaglia con il crudele Re e lì volai pieno di speranza e di coraggio, però eravamo in pochi e fummo sopraffatti. Venni colpito gravemente, il Drago Nero del Re mi si avventò addosso e mi morse con forza ad un'ala che si spezzò ed io caddi dal cielo. Il Principe venne a salvarci ed insieme a Naisse, il suo Drago, ci portò in salvo e fu costretto a privarmi dell'ala che altrimenti mi avrebbe ucciso. Poi entrambi ripresero il volo ed attirarono la furia del Re Orrendo su di loro e lei morì lasciando il Principe Mezzo Morto. – Si portò una mano alla schiena e sospirò. – Non posso volare e da molti anni ormai. Ma di gran lunga il nostro destino non è stato così orribile, poiché quello di Naisse fu peggiore ed il Principe Perduto ha sofferto forse più di lei. – Mi guardò. – Colui a cui devo la vita è Yorick il Domatore.
– Colui che ci hai presentato, Nivek? – Domandò Faron ed io annuii. – Lo ringrazierò di persona. Siamo ancora più motivati ora che so la tua storia, figliolo, se hai seguito colui che così tanto ha patito io volentieri seguirò il nipote di costui ed il suo Drago.
– Il figlio … – Disse il mio maestro ed io presi un profondo respiro.
– Il figlio? – Ripeté Gareth.
– Sì, il figlio. – Confermai.
– Ma Nowell non era figlio del Re Orrendo e dunque nipote? – Domandò Jaxon.
– Non è Nowell il figlio di Yorick e Naisse, ma sono io. – Dissi. – Mia madre venne catturata dal Re Orrendo e da lui torturata fino al punto che credette che lei aveva concepito da lui un figlio, così come alla madre di Nowell era successo, e, credendo che il figlio sarebbe stato simile al precedente, la riportò dalla sua tribù dove credeva avrebbe domato i Draghi dell'Aria. Però lei non era incinta di lui, ma di Yorick mio padre, il Domatore a cui lei si era Consacrata e diede alla luce un figlio Mezzo Drago. Ed il destino di coloro che vengono concepiti da amore è di morire sotto il giogo della metà da Domatore, ma a me non successe. Io, essendo Lungo Sguardo, non potevo soccombere alla mia metà da Domatore e così sopravvissi e non sapevo di essere Drago solo per metà fino a quando mio nonno non me lo confessò. Mia madre, siccome il cuore di lei era lontano, impazzì e poi morì. Mio padre vagò credendola morta e dimenticò chi era fino a quando non mi rincontrò e mi catturò. Fu lui a condurmi da Wren e lì conobbi Nowell. Dalle mani di mio padre io sono entrato in questo mondo, sebbene lui ne era completamente inconsapevole.
– È una storia davvero buia, mio Re. – Disse Faron. – Dunque Nowell è Solitario, mezzo Domatore e figlio del Re Orrendo, mentre tu sei Lungo Sguardo, Mezzo Drago e figlio del Principe Perduto, Yorick, l'uomo a cui mio figlio deve la vita?
– È così. – Confermai e loro in silenzio ragionarono su ciò che gli avevo confessato. – Mi dispiace se questo vi reca problemi o dubbi, ma ben pochi conoscono la verità e così, in fondo, deve essere, poiché molti potrebbero giudicare male la mia condizione.
– Sono sicuro che non sarebbe così. – Rispose Jaxon. – Comunque comprendo la necessità di segretezza e questo non deve turbarti, mio Re, nessuno di noi ha intenzione di parlare.
– E ciò non reca nessun dubbio. – Aggiunse Gareth. – Infatti tanto più crea stupore poiché molto succedeva per i Draghi Liberi senza che essi se ne rendessero conto. Il Cielo ha preparato questo momento da molto e mi stupisco di non essermene immediatamente accorto.
– Sono felice delle vostre parole più di quanto possa dire. – Mi guardarono sorpresi quasi della mia commozione e Jethro mi posò una mano sulla spalla sorridendo gentile. Entrambi noi temevamo che loro, ascoltando l'identità di entrambi, si fossero allontanati, ma quella sera riscoprimmo la forza di una famiglia e la benevolenza che essa mostra qualunque cosa accada.
Cominciammo a rientrare quando ormai la luna era alta nel cielo ed il fuoco solamente ci faceva luce. Wren era silenziosa e sembrava desiderare davvero dormire in modo da potersi risvegliare il giorno dopo ed accorgersi pienamente di ciò che era avvenuto. Jaxon e Thane parlavano con Jethro che immediatamente si era mostrato uno zio dolce ed accondiscendente. Fu Faron a lasciare il fianco di Gareth, suo fratello, per avvicinarsi a me che, solo, procedevo nella semioscurità della notte. – I tuoi pensieri sono crudeli, mio Re. – Disse ed essi rimpicciolirono nei miei occhi. – Temi che ci accada qualcosa di male, vero? – E silenzioso annuii. – Desideravo parlarti e vedere se ancora la convinzione di non essere Re ti assillava, ma vedo che hai ricevuto conferme da coloro che potevano dartele e sono felice che questo dubbio sia passato. Tuttavia vedo grande in te la paura di perdere coloro che ami, coloro che non sono il tuo Domatore. – Sorrise. – Il tuo cuore giace con lui ora, non è vero?
– È vero. Trovandolo in pericolo di vita non ho potuto fare altrimenti. Non c'è stato obbligo, io stesso ho compiuto l'atto. – Risposi.
– Ovviamente, così come dovrebbe essere per un Lungo Sguardo. – Aggiunse. – Non provo rammarico per il tuo gesto, vi ho visti insieme e so che il vostro destino era questo. Però vorrei che tu avessi più fiducia anche nelle capacità di coloro che ti sono fedeli.
– Non temo perché vi reputo deboli, ma …
– … perché di gran lunga reputi più forte il nemico. – Annuì. – Mi accorgo che poco sai sulle bestie che provengono dal Buco di Eran ed in effetti dovresti conoscerle meglio. Non imparare ciò che si può sul proprio nemico porta di certo a temerlo più del necessario. Ho combattuto contro quelle bestie quando ancora erano liberi ed il Re Orrendo non le aveva sottomesse. Sono Draghi comuni se si conosce il loro potere, ma siccome esso è oscuro diventa più forte.
– Se te lo chiedessi, me ne parleresti?
– Racconterei al mio Re tutto ciò di cui ha bisogno se me lo chiedesse, ma sono sicuro che altri più esperti di me potranno istruirla sui Draghi del Buco di Eran. Li ho conosciuti liberi, ora sono domati.
– Penso tu abbia ragione. – Dissi. – In ogni caso sono sicuro che tutti voi possiate uscirne indenni. – Aggiunsi.
– Ma mio figlio … per lui temi?
– Più che per altri e gli farei del male se lo venisse a sapere. – E mi vergognai di provare quel timore poiché era portato dalla pietà verso Jethro e la sua impossibilità a volare.
– La voce di mio figlio è forte, forte perfino per coloro che vivono nelle Terre dei Vulcani. La lascia sopita e sussurra invece che parlare. Solo una volta l'ho sentita a pieno e per poco tempo e quel giorno lava uscì dal vulcano e gli alberi presero fuoco. – Sospirò. – La sua potenza è certamente maggiore a quella di tutti noi e, se posso dire Sire, egli si affidava troppo alle proprie ali e meno alla sua voce, in questa guerra non succederà e quando parlerà capirai chi è l'uomo che ti insegnò ad essere Drago.
– Attenderò Faron, ed ora con più fiducia di prima.
Così, mentre ancora guardavo la schiena del mio maestro domandandomi il suo futuro, giungemmo tra le dimore spente dei Ribelli e lì ci dirigemmo verso la casa dove alloggiavamo. Una luce tenue fuoriusciva dalla finestra al piano terra e si sentivano due voci discutere. Mi domandai se fosse il mio Domatore. Poi, proprio mentre stavamo per bussare, Yorick aprì la porta e ci trovò davanti a sé. I suoi occhi veloci corsero sui visi dei Draghi per poi fermarsi sul mio ed una strana espressione faceva, come chi ha appena concluso un discorso che non avrebbe voluto compiere. – Yorick … – Sussurrò Wren facendolo rinvenire dai suoi pensieri.
– Buonasera a tutti. – Disse.
Faron allora si avvicinò e chinò il capo davanti a mio padre. – La ringrazio enormemente, Domatore, mio figlio mi ha raccontato la sua gentilezza e non posso fare altro che donarle delle parole troppo povere e che non esprimono quanto io le sia grato veramente. – Allora l'altro si trovò spiazzato e vagò con lo sguardo fino a Jethro.
– Non deve ringraziarmi. – Aggiunse piano. – Ed ora, se volete scusarmi, ho bisogno di fare due passi. – E così, sconvolto come sembrava, si fece largo tra noi ed evitò di guardarmi, poi imboccò il vicolo e sparì. Tutti noi avevamo percepito la stranezza, ma questa non poté essere ulteriormente sottolineata poiché Nowell apparve alla soglia ancora aperta.
– Oh, siete voi. – Disse sorridendo amabilmente. – Ormond ha preparato per voi dei letti disseminati per la casa. Entrate, vi mostro. – Disse e condusse alcuni in soffitta, altri nella nostra stanza ed altri ancora nel corridoio fuori da essa e così, tutti accomodati su di un letto, cominciarono a prendere sonno. Il volo era stato faticoso e la serata davvero lunga, nessuno di loro avrebbe faticato ad entrare nel mondo dei sogni.
Allora io e Nowell restammo soli. – Noi ora dove dormiamo? – Domandai trovandomi inaspettatamente a disagio, come se improvvisamente fossi stato tagliato fuori da qualcosa.
– Al piano di sotto, dove c'è il tavolo, lì accanto Ormond ha fatto mettere un letto. – Spiegò visibilmente stanco, ancora non comprendevo per quale motivo.
– Parlavi con mio padre? – Chiesi e fu come se il mio animo rigettasse quella domanda, oppure era il mio cuore … oppure quello di Nowell.
– Sì, discutevamo … – Mormorò e non aggiunse altro ed il suo cuore era silenzioso sull'argomento. Veloce scese le scale e mi sfuggì via dalle dita.
Nella semioscurità, però, compresi. Ricordai che solo Wardell aveva potuto rivelarmi quella stranezza nel mio padrone e che io, sebbene i nostri cuori fossero uniti, non la avvertii. Non potevo sentire cosa si erano detti lui e mio padre e questo perché il Solitario non lasciava che avvenisse. Capii che il mio padrone poteva nascondermi ciò che voleva e che, sebbene fossi il suo Drago Consacrato, ancora altri segreti desiderava tenermi. Mi sembrò di non conoscerlo affatto. Mi sembrò che infine fosse rimasto proprio lo stesso uomo che avevo conosciuto a casa di Wren e che, solo per una mia stupida presunzione, avevo creduto fosse cambiato.
Poi però compresi altro. Capii che tutto ciò che avevo appena sentito era già a conoscenza di Nowell e che, sebbene uniti da un affetto che non poteva essere altro che veritiero, io restavo il servo e lui il mio Domatore.

I primi Draghi Liberi sono arrivati! Come sarà il loro aiuto? Le altre tribù arriveranno?
Cosa pensate del rapporto di Nivek e Nowell che sembra ancora incrinarsi o complicarsi alla vigilia della guerra? Riusciranno a giungere ad un equilibrio?
Grazie mille per aver letto il capitolo!
Iwon Lyme
   
 
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