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Autore: ratherbeyou    26/05/2017    0 recensioni
Quindi ero stata tremendamente male, ma poi - come ogni cosa - mi era passata.
Perché Alex era stato, sì difficile da cancellare, ma poi alla fine quella ferita si era cicatrizzata.
Fu proprio per questo motivo che fece ancora più male, quando poi - dopo mesi - decise di ripresentarsi alla porta di casa mia.
Lui non era cambiato per niente e rivederlo faceva male al cuore.
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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  And I'll see this wall again,
from the start until the end.

-Koven
 


From the start
-ratherbeyou


 
«Se fosse facile scappare da ciò che divento quando sono con te, non esiterei a fuggire il più lontano possibile.»
Erano state le ultime parole che mi aveva rivolto prima di sparire davvero. All'inizio pensavo fosse semplicemente uno scherzo, uno di quelli che lui era solito farmi.
Quante volte avevo creduto di perderlo, il mio Alex. E invece poi lui tornava sempre a sorprendermi facendomi capire che non lo avrei perso mai per davvero. Chissà poi cosa lo spinse a cambiare idea.
A pensarci bene, non potevo essere stata io. Questo lo sapevo per certo. Io ero sicura di averlo amato con tutto ciò che era in mio potere. E quando hai qualcuno che ti ama in quel modo, non scappi. Mai.
Certo, avevo pensato anche che per lui non fosse abbastanza, ma sapevo con certezza che anche per lui era qualcosa di estremamente grande, il mio amore.
Allora il suo abbandono non si spiegava; non dopo tutto quello che mi aveva dimostrato, che mi aveva giurato. Non dopo tutto quello che avevamo passato, dopo tutto quell'amore che avevamo condiviso.
Ed io avevo urlato e scalciato tra le sue braccia quando mi aveva detto: «Vado via da te, e non torno più.» come se fosse stata la cosa più normale e felice del mondo.
Ed io avevo pianto quando non l'avevo più visto, quando era sparito dalla mia vista appannata a causa delle lacrime. Avevo pianto perché avevo iniziato a pensare a una vita senza di lui, una vita fatta semplicemente di attimi neutri. Nessun avvenimento importante o felice, niente di niente.
E avevo sofferto quando avevo metabolizzato che non lo avrei più rivisto, che non avrebbe più fatto parte di me; almeno non nel modo nel quale lo aveva fatto fino a quel momento.
Ed ero andata avanti così per un po'. Ogni tanto lo pensavo - o forse lo facevo abbastanza spesso - e ogni tanto stavo male per il ricordo dei bei momenti passati insieme.


Alex lo avevo conosciuto in un bar karaoke. Lui allora serviva birra ai tavoli ricevendo continuamente complimenti da parte di alcune ragazze troppo spigliate per i miei gusti. Io ero più antico stampo, ero ancora la ragazza convinta che dovesse essere l'uomo a fare il primo passo. Quindi non mi ero mai permessa di imitare le altre.
Eppure, il solo fatto che loro riuscissero a rivolgergli la parola, mi provocava una fastidiosa stretta allo stomaco. Io ero gelosa; ancora non lo conoscevo, ma ero già tremendamente gelosa di lui. Perché lui era il ragazzo più bello che avessi mai visto e non solo perché aveva un gran bel paio d'occhi verdi o delle adorabili fossette ai lati della bocca. Lui era bello perché aveva ciò di cui io avevo sempre avuto bisogno: aveva la felicità negli occhi. E io volevo che mi rendesse felice tanto quanto lui.
E poi - inaspettatamente - fu lui a rivolgermi la parola per primo, chiedendomi il numero di telefono. Successivamente era stato lui a provare a baciarmi per primo, era stato lui a volermi regalare qualcosa per primo. Era stato lui anche a dire per primo "Ti amo."
Io mi limitavo sempre e solo a viverlo e a dargli tutto di me.
Ma proprio perché lui era stato il primo a fare tutto, aveva deciso di essere anche il primo a dire basta. E lo aveva fatto proprio nel momento in cui tutto andava a meraviglia. Proprio nel momento in cui era diventato per me ogni cosa, era diventato per me un muro delle meraviglie.
 

Quindi ero stata tremendamente male, ma poi - come ogni cosa - mi era passata.
Perché Alex era stato, sì difficile da cancellare, ma poi alla fine quella ferita si era cicatrizzata.
Fu proprio per questo motivo che fece ancora più male, quando poi - dopo mesi - decise di ripresentarsi alla porta di casa mia. 
Lui non era cambiato per niente e rivederlo faceva male al cuore.
Restai sulla porta senza avere la forza di muovere un muscolo. Solo dopo un tempo che - francamente - mi sembrò interminabile, lui spezzò quel ghiaccio che si era creato intorno a noi, dicendo: «Non sono riuscito a starti lontano nemmeno per un secondo, ma non potevo tornare.»
Non gli chiesi il perché. Lui era tornato e mi aveva detto di non potermi stare lontano, non mi serviva sapere altro.
«Ho aspettato così tanto.» Solo sussurrai.
Poi mi sporsi verso di lui e - quella volta - lo baciai io per prima.
 

La sensazione di vuoto ritornò ad affliggermi quando lui - quasi prepotentemente - si staccò da me, dalle mie labbra, dal mio cuore.
Lo guardai di nuovo; mi aveva ricordato quanto avesse bisogno di me e indirettamente mi aveva detto di amarmi. Eppure c'era qualcosa che stonava nei suoi occhi. Solo in quel momento me ne resi conto.
«Non farlo mai più.» Mi intimò lui, riferendosi al bacio che gli avevo appena dato.
«Alex, io non capisco.» Gli risposi. E lo feci nel modo più sincero possibile perché era vero. Non capivo perché fosse tornato, perché dicesse di amarmi ancora per poi respingermi.
«Ti va se ci beviamo un caffè? Così parliamo.»
Il suo tono era tornato quello di un tempo, adesso il suo sguardo sembrava essere tornato calmo e sereno come se non fosse - appena - successo un bel niente.
Continuavo a non capire cosa stesse accadendo, ma non potei fare a meno di accettare il suo - insolito - invito. Ancora, così come un tempo, avevo bisogno di stare con lui per essere felice. 


Più tardi eravamo seduti al tavolo di un bar poco lontano dal centro della città. Avevamo scelto quello perché era stato uno dei posti che avevamo maggiormente frequentato durante la nostra relazione.
Il solo pensarci mi faceva sentire in uno strano modo: sembrava esser passata un'eternità e invece erano trascorsi solo pochi mesi.
«Sono andato via con il solo scopo di dimenticarti, di cancellarti... Questo non te lo nego.» Iniziò a parlare lui e io restai ad ascoltarlo un po' perché era sempre bello poter sentire la sua voce e un po' anche perché io che cosa avrei dovuto dire?
Era lui quello dovuto a darmi delle spiegazioni e non il contrario.
«Non ci sono riuscito come puoi bene aver capito...»
Lasciò la frase in sospeso, forse aspettandosi un cenno da parte mia. Così annuii. In realtà io non ci avevo capito molto, ma era giusto che lui continuasse a parlare così forse avrei capito anche io molte più cose.
«In questi mesi ho pensato molto alla mia vita senza di te, a svegliarmi cercando qualcuno al mio fianco senza però trovare nient'altro che non un cuscino freddo. Ho pensato a cosa stessi facendo, se stessi soffrendo anche solo un quarto di quello che stavo patendo io. Poi mi sono venuti alla mente tutti i bei discorsi sul futuro che avevamo fatto in passato. A come me ne fossi andato senza una spiegazione, dopo tutte le promesse circa l'amarci per sempre. E sai a quale conclusione sono arrivato?» mi chiese sorprendendomi, poi.
Io scossi la testa continuando a guardare il caffè - ormai freddo - tra le mie mani. Non avevo nemmeno il coraggio di guardarlo negli occhi. Perché in realtà in quel momento avevo capito. Avevo capito il motivo per il quale era andato via, quello per il quale era tornato ed avevo perfino compreso quale fosse la sua conclusione. Ancora una volta, però, feci parlare lui. Mi aveva lacerata già una volta, tanto valeva che lo facesse ancora.
«Sono arrivato alla conclusione... Che io non ti amo, Allie.»
Io invece ti amo da morire, Alex. Come non ho mai amato nessuno. E ti odio allo stesso modo, perché mi spezzi continuamente il cuore, eppure non riesco a voltarti le spalle.
«Io ho sempre e solo amato l'amore che tu mi dimostravi, quello che scorgevo nei tuoi occhi ogni volta che ti guardavo. Io avevo bisogno di quell'amore, ma non ho mai avuto bisogno di te.»
Io invece ho sempre avuto bisogno della tua felicità, ma questo non mi ha mai impedito di amarti. Col tempo, ho iniziato ad avere bisogno anche di te.
«Amavo la stabilità che mi davi, i progetti che facevamo mi facevano volare via. Avevo bisogno anche di quello ma... Continuo a pensare di non aver mai avuto bisogno di te.»
Io alla stabilità del futuro non ci avevo mai pensato seriamente. L'unica cosa che mi era sempre interessata era poter trascorrere la mia vita con te, Alex. Quindi perché mi dici tutto questo?
«Mi sono reso conto che la sofferenza, non era dovuta al non averti più al mio fianco. Semplicemente io ho sofferto, perché ancora non avevo messo un punto a questa situazione. Ora che l'ho fatto, sono certo del fatto che non soffrirò mai più... Non riguardo noi e quello che c'è stato, almeno.»
E io, Alex? Io ora cosa dovrei fare? Io soffro per te, per la tua mancanza e non per quello che non avevo chiarito.
«Mi dispiace se a causa mia tu sia stata male...» Mi disse poi, prendendomi una mano ed iniziando ad accarezzarla.
Solo in quel momento mi resi conto di avere gli occhi lucidi. Mi aveva distrutta - per la seconda volta - e adesso si permetteva anche di chiedermi scusa.
«Allie, stai bene?» ebbe (anche) il coraggio di chiedermi.
Alzai lo sguardo e puntai gli occhi nei suoi. Lui mi teneva ancora la mano sul tavolo, ma io non sentivo più il suo tocco. Feci il più falso dei sorrisi e senza dire niente - non avevo proferito parola per l'intero tempo - mi alzai e feci per andare via.
Prima di uscire definitivamente dal bar, sentii la sua voce chiamare il mio nome e per l'ennesima volta un barlume di speranza si accese in me.
Ma lui si limitò semplicemente a rigirare i coltello nella piaga dicendomi: «Spero che tu possa avere una buona vita.»
Andai via sentendomi profondamente umiliata.
Solo quando fui abbastanza lontana da lui scoppiai a piangere lasciandomi sedere a terra.
Non avevo più parole, perché quella situazione aveva dell'assurdo... Perché in casi come quello, le parole non servivano.
Perché in realtà lui non era mai stato il mio muro delle meraviglie. L'unico muro presente era quello che lui aveva innalzato nel dividerci. Lo stesso muro che c'era sempre stato - fin dall'inizio - ma che io solo in quel momento avevo notato - alla fine.
 

Metabolizzai solo dopo un paio d'ore che lui mi aveva per davvero cancellata e che questa volta non sarebbe mai più tornato.
Piansi ancora, perché piangere sembrava essere l'unica cosa in grado di mandare via lui dal mio cuore. Piangevo per ricordare lui e ciò che mi aveva fatto, con la speranza di non provare più niente nei suoi confronti.
Piangevo e continuavo a non avere parole, perché di parole non c'era bisogno. Perché anche se mi aveva cancellato, io continuavo a dargli l'importanza che pensavo meritasse.
Forse perché ancora lo amavo.
Forse perché ancora ti amo, Alex e sto ancora cercando di scoprire cosa mai siamo stati.
Tu per me un tutto... Io per te un niente.


 
  
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