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Autore: BrownRabbit    26/05/2017    3 recensioni
"Skinny love" viene usato per indicare un tipo di relazione fra due persone innamorate, o che hanno una cotta l'una per l'altra da tanto tempo, ma sono troppo imbarazzate per esprimere i propri sentimenti. La relazione è "skinny" perché devono ancora esternare e spiegare ciò che provano. Non vi è comunicazione, per questo non si può definire davvero come relazione.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Steve Rogers/Captain America, Tony Stark/Iron Man, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Stark aveva bevuto un po’ troppo. Di nuovo.
Questa volta non era colpa sua, però. Clint e Bucky erano stufi di vedere i loro due amici corrersi incontro e poi fare gli stessi passi indietro. Avevano deciso che quella sarebbe stata la serata giusta, almeno uno dei due doveva svegliarsi fuori. Ne bastava uno, poi tutto il resto sarebbe venuto da sé.
Barton conosceva il suo amico da quando erano piccoli, forse era quello che conosceva da più tempo, e sapeva quanto odiasse perdere le scommesse o sentirsi dire “tanto non ce la fai”. Sia lui che Bucky, poi, erano a conoscenza di quanto poco Tony reggesse il secondo, quindi se le sfide fossero state buttate da James si andava sul sicuro.
Erano riusciti a prendere il moro sottobraccio appena arrivato, portandolo alla tavola imbandita a bancone da bar. Clint gli disse che Bucky era sicuro non sarebbe riuscito a reggere una sfilza di cose da bere e da lì era partito il tutto. Dopo aver finito l’elenco di alcolici prefissato dai due si erano aggiunti un paio di shots alla tequila. Il risultato fu Tony accasciato sul divano che straparlava con ai lati i due malfattori, i quali trovarono finalmente Steve parlare con Natasha, Thor e Bruce mentre sorseggiava un cocktail fatto da Sam, improvvisato barman.
«Ehi Tony, c’è il tuo Steve.» Tony strinse gli occhi cercando di mettere a fuoco, per poi scuotere la testa e sbiasciare una frase molto simile ad un “non è mio” lamentoso.
«Sai cosa, Clint? Scommetto che non andrebbe mai a baciarlo.» Clint arricciò le labbra e guardò l’amico.
«Questa volta devo dare ragione a Bucky, Tì. Non hai il coraggio.» Vide il moro scuotere la testa in disaccordo, quasi offeso dalla supposizione fatta da Barnes e sostenuta da Barton. Fece leva sulle mani e si alzò, barcollando per un secondo e rimanendo in piedi solo grazie a Rhodey, il quale passava di lì in quel momento.
«Ora vi faccio vedere io.» Aveva indicato i due ragazzi ancora seduti, per poi avviarsi in direzione del biondo.
Rhodes cercò di andare dietro a Tony, ma venne tirato sul divano da Clint e Bucky, intenti a dirgli di stare zitto e guardare la scena. Vedeva l’amico faticare ad andare avanti, ma non ci volle molto per individuare il suo punto d’arrivo. Avrebbe dovuto dare un pugno ai due ed andare a fermarlo, però non avrebbe mai fatto in tempo.
«Ehi, Stebe!» La voce del moro attirò tutti i presenti nella stanza, mentre il modo in cui era stato chiamato fece preoccupare tantissimo il biondo. Si voltò comunque, trovandosi a pochi passi un Tony messo abbastanza male.
«Hai bevuto di nuovo come…» La domanda di Steve venne interrotta dalle mani di Stark che si aggrapparono al colletto della camicia e lo portarono alla bocca dell’altro.
Dalla sorpresa fece scivolare il bicchiere dalla mano –Bucky aveva previsto anche quello, spiegati i bicchieri di plastica. Sentì il cuore partire per tutta una sua strada, senza ascoltare Steve pregare di calmarsi per permettergli di ragionare. Voleva lasciarsi andare, voleva davvero, perché quelle labbra erano dannatamente morbide e riuscivano a rendere buono anche il sapore di tutti i miscugli alcolici bevuti dal miliardario. Ma sapeva di non poterselo permettere. Aveva fin troppi occhi puntati addosso per chiudere i suoi, quindi mise le mani su quelle di Stark –ora intorno al suo collo- e le staccò così da riuscire ad allontanarsi dal volto che aveva di fronte.
«Tony, che diavolo ti è preso!» L’interpellato strizzò gli occhi un paio di volte e poi puntò il dito in direzione dei tre sul divano.
«Clint e Barnes hanno detto che non l’avrei fatto.» I due si beccarono occhiate fulminee da ogni singola persona nella stanza, tranne Thor, lui se la rideva un sacco.
Tony attirò nuovamente l’attenzione di Steve perché gli barcollò davanti, spingendolo a tenerlo in piedi. Sembrava peggio dell’altra volta.
«Dio santissimo, quanto gli avete fatto bere?!» Non staccò gli occhi dal moro, che continuava a strizzare i suoi ed a muovere la testa cercando di mettere a fuoco le cose intorno.
«Non tanto…» Bucky guardò Clint, il quale alzò le spalle.
«Forse due o tre…»
«Tony li regge due o tre cocktail.» Rhodes diede una manata sul coppino ad entrambi.
Gli sguardi peggiori arrivarono da Natasha e Steve, un po’ perché Sam e Bruce sapevano i due amici non si sarebbero scusati ed un po’ perché erano gli unici a potersela prendere con entrambi in egual misura.
Mentre la rossa aveva iniziato a riempire di insulti i malfattori, Tony si era fermato a guardare il volto del biondo con un’espressione contrariata. Le labbra di Rogers erano incurvate in una smorfia poco socievole, quasi fosse pronto a lanciare il tavolo addosso a qualcuno, e questo non gli andava bene. Portò gli indici all’altezza degli angoli di quella bocca e li alzò, ricevendo dall’altro un indietreggiamento ed un sopracciglio alzato.
«Mi piaci di più quando sorridi. Hai un bel sorriso.» Rogers spalancò gli occhi. Intorno a lui si era bloccato tutto per un attimo, dalla risata di Thor alle parole di Natasha. L’unico rumore furono le mani di Clint e Bucky unite in un cinque contornato da espressioni vittoriose, cosa che causò un piccolo spavento a Tony facendogli perdere l’equilibrio appena trovato.
«Okay, penso sia meglio andarci a sedere.» Steve l’aveva fermato appena in tempo, di nuovo. Lanciò uno sguardo a Rhodey, il quale decise di tirare su con la forza i due ragazzi dal divano, così da lasciare spazio alla povera vittima dei loro scherzi.
Cercò di lasciar andare Stark il più dolcemente possibile, poi si tirò su e si voltò verso gli altri presenti in stanza dando la schiena all’ubriaco.
«Che facciamo?» Incrociò le mani al petto e guardò il gruppo di ragazzi davanti a lui.
«Oh, dalle mie parti li facciamo correre. Dovreste vedere come si buttano giù a vicenda.» Da Thor partì una risata data dal ricordo di qualche festa fatta nella sua zona.
«Ricordami da dove viene tuo cugino?» Il sorriso divertito sul volto di Sam gli fece capire che probabilmente se lo sarebbe appuntato da qualche parte per andarci. Soffiò e roteò gli occhi.
«Qualcun altro?»  
Intanto che la discussione si animava delle soluzioni più banali ed inutile, Tony era intento ad osservare cosa aveva davanti con la testa ciondolante da un lato.
Non si era mai impegnato troppo a studiare arte, aveva visto giusto due o tre cose, ma era abbastanza sicuro che quel fondoschiena facesse invidia alle statue antiche. I pantaloni scelti da Steve, poi, lo fasciavano alla perfezione, era praticamente impossibile non fermarsi a fissarlo, come aveva fatto a notarlo solo in quel momento?
All’improvviso si zittirono tutti. La maggior parte dei presenti aveva stretto le labbra per non farsi scappare una risata, mentre Clint e Bucky se la sghignazzavano allegramente e Thor stava vivendo il momento più divertente della sua permanenza in quella città.
Tutto era partito dallo scatto in avanti fatto da Steve appena una mano gli aveva afferrato il gluteo sinistro. S’era girato con le gote rosse e lo sguardo stupefatto verso il divano, dove si trovava uno Stark con il braccio destro teso.
«Che diavolo fai?!» Come risposta ebbe un’alzata di spalla.
«Controllavo.» Tornò con la schiena appoggiata al divano. «Sembrano di marmo, fai pilates?»
Rogers si stava sentendo estremamente in imbarazzo. La situazione era peggiorata da Barnes e Barton che si spalleggiavano e ridacchiavano in sottofondo. Aveva perso anche il sostegno degli altri, i quali si stavano ricredendo sulla qualità dell’idea dei loro amici. Fece un bel respiro.
«No, Tony.» Questo arricciò le labbra ed assunse un’espressione pensierosa, indeciso se credergli o no.
«Penso ti crederò.» Steve inarcò un sopracciglio e fece un sorriso divertito.
«Oh, grazie. Molto gentile.» Tony ricambiò il sorriso, per poi battere una mano sulla zona libera accanto a lui.
Momento di gelo improvviso. Le risate si bloccarono e gli occhi andarono tutti sul biondo, il quale sapeva non sarebbe cambiato molto. Avrebbe ricevuto battutine sia se si fosse seduto, sia se fosse rimasto in piedi, quindi che importava? Fece un passo in avanti, una semi giravolta su sé stesso e si posizionò dove gli era stato cortesemente chiesto dal ragazzo sbronzo, che appoggiò la testa alla sua spalla per tutta risposta. Arrivò un “ow” dalla direzione di Bucky, ma il biondo decise di non curarsene minimamente. Piuttosto lanciò uno sguardo alla rossa.
«Okay, ragazzi! Si va.» Capì al volo, ovviamente.
Ci furono un paio di contestazioni, soprattutto da Barnes e Barton abbracciati per non farsi dividere proprio in quel momento. Ma la rossa sapeva come convincere il suo ragazzo, quindi si scusò con il nuovo amico e si preparò ad andare via offrendosi pure di allungare Thor fino all’Hotel in cui alloggiava. Bruce e Rhodes decisero di non contestare, avevano recepito in fretta fosse meglio stare agli ordini di Natasha, in più il primo stava morendo di sonno per davvero.
Prima di uscire, Natasha lanciò uno sguardo che lasciava ben poco a contraddizioni verso il proprietario di casa. «Tu ora vai a letto.»
Tutti si erano mossi fin troppo velocemente per Stark, aveva dovuto chiudere gli occhi e strizzarli un paio di volte. Non aveva ben capito cosa fosse successo, però Steve era rimasto lì, quindi andava bene lo stesso.
Barnes ringraziò di avere casa libera per una settimana intera, almeno i suoi non avrebbero fatto domande nel trovarsi Steve e Tony sul divano.
«Vado a dormire!» Si stiracchiò e finse uno sbadiglio, beccandosi un’occhiataccia dall’amico.
«Sappiamo entrambi resteresti qui a fare battutine tutta notte.»
«Già, ma Nat mi fa un sacco paura quando mi guarda così.» Steve sbuffò una risata e scosse la testa, girandosi verso Tony appena sentì le sue mani cingergli la vita e fare uno sbadiglio. «Ohi. Senti, vi lascio camera mia, ma non fate gli sporcaccioni.» Poi scappò nel corridoio prima di beccarsi la lampada in testa.
Quanto ancora ci sarebbe voluto prima che si stancasse di fare certe battute non era sicuro di volerlo sapere, probabilmente mai. Però poteva conviverci. Alla fine e viste da fuori, con il senno di poi, alcune erano anche divertenti.
Un altro sbadiglio fece tornare nuovamente lo sguardo del biondo verso il morettino, intento a strusciare la faccia sul suo braccio.
«Penso sia meglio andare a dormire, che dici?» Ci fu un piccolo annuire come risposta e concesse a Steve di prenderlo in braccio e portarlo di peso nella stanza di Barnes.
Lo poggiò sul letto, sistemandogli le coperte come meglio gli venne. Era pronto a tirarsi su e tornarsene in salotto a dormire, quando Tony gli prese un braccio.
«Potresti rimanere qui?» Se la speranza avesse avuto un colore sarebbe stato il nocciola, il biondo ne era convinto.
Avrebbe dovuto ponderarci un po’ di più, ma gli bastò il ricordo dell’ultima volta e del distacco tra quando si era alzato lui e quando il moro per annuire e sistemarsi vicino. Insomma, doveva anche tenerlo controllato. Se si fosse sentito male chi l’avrebbe accompagnato fino al bagno? Dal divano non avrebbe sentito.
Sì, era la scelta giusta.
Rimasero per un po’ a guardarsi, Steve perché non aveva poi così tanto sonno e Tony perché stava combattendo con tutto sé stesso per restare sveglio e godere di quel momento.
«Dovresti provare a dormire un po’.» Aveva ragione, Stark lo sapeva.
Esattamente come sapeva che la mattina dopo non si sarebbe ricordato né di quell’attimo, né di quelli prima. Voleva tenere gli occhi aperti per quello; per stare in quel modo con Steve ancora per un po’. Se avesse resistito abbastanza forse sarebbe arrivato ad un punto in cui qualcosa poteva rimanere, perché era uno di quei momenti in cui stava bene grazie al biondo, uno di quei momenti che voleva tenere con sé e tirare fuori quando tutto andava a male. Ma il sonno avanzava velocemente e gli occhi iniziavano a chiudersi da soli. Purtroppo non aveva tanta forza di volontà, date le condizioni.
Prima di lasciarsi andare poteva provare ancora una cosa, però.
«Mi daresti il bacio della buonanotte?» Vide la bocca di Steve socchiudersi in segno di sorpresa. Quando si è ubriachi sicuramente non ci si pente di ciò che si dice, ma alcune volte si recepisce quando la cosa sembra poco gradita, dunque chiuse gli occhi ed alzò le spalle. «Fa niente, dormo senza.»
Anche se non lo poteva vedere, il biondo sorrise prima di appoggiare una mano sulla guancia del ragazzo di fonte a lui, per poi avvicinarsi con il volto, facendo congiungere le labbra a quelle dell’altro.
Probabilmente era stata la scelta peggiore di tutta la sua vita perché, diamine, quelle labbra erano la cosa più morbida che avesse mai baciato ed aveva il cuore pronto a balzargli fuori dal petto.
Steve era di nuovo diviso in due. Una parte di lui voleva credere Tony sapesse di avere davanti lui, sperava ci fosse un motivo fondato in quella richiesta; l’altra spingeva sul fatto che, appunto, era ubriaco. Era la parte più razionale, quella che ci teneva a ricordargli quali tipo di relazioni preferisse Stark. Quella più scocciante, certo, ma quella a cui doveva aggrapparsi per non farsi avvolgere completamente da cosa provava.
Appigliato a quell’ultimo pensiero si staccò dalle labbra del moro, accarezzandogli la guancia con il pollice.
«Buonanotte Tony.» L’altro ricambiò con un sorriso e chiuse gli occhi.
Stava per lasciarsi andare anche il biondo, quando delle parole sussurrate, dette con la poca forza concessa a chi si sta per addormentare, gli arrivarono all’orecchio.
«Vorrei tanto ricordarmelo.»
Rogers ci mise un po’ di più ad addormentarsi.
 
 
 
I coniugi Barton avevano questa strana fissa di alzarsi presto la Domenica mattina per fare qualcosa di interessante, la scelta poteva spaziare da musei a scampagnate fuori città, dipendeva dall’umore e dal tempo. Fino a quando erano riusciti si erano sempre portati dietro il figlio, poi era cresciuto ed aveva capito la bellezza di dormire tre ore in più –se andava bene. A volte capitava ancora di vedere Clint infilarsi i vestiti più adatti e seguirli, ma sicuramente non quando Natasha si fermava lì a dormire.
Niente in contrario, anzi sua madre era così felice di averla in casa che il ragazzo le aveva beccate più volte parlare di qualcosa e zittirsi appena si accorgevano della sua presenza. Il padre, poi, conosceva bene quello della Romanoff e sapeva non avrebbe portato problemi. La vedevano molto come influenza positiva nella vita del figlio.
Beh, sicuramente lei non avrebbe mai fatto ubriacare fin quasi allo svenimento uno dei suoi migliori amici per la semplice gioia di vederlo baciarsi con la propria cotta, cosa che non s’era risparmiata di ricordargli una volta svegli, vestiti ed al tavolo con brioches e caffè davanti.
«Pensi di andare avanti tutto il giorno? Per organizzarmi la giornata, sai.» Clint morsicò una brioche alla crema dopo quella frase.
«Dico solo che potresti inviargli un messaggio per sapere come sta, se si è svegliato, se sta bene.» 
«Se ha placata la sua frustrazione con Steve.» Si beccò un’altra occhiataccia dalla rossa. «Che c’è? Perso il senso dell’umorismo?» La vide appoggiarsi allo schienale e guardare dentro la sua tazza. Inarcò un sopracciglio. «Nat, che hai?»
Lei non si era resa conto di averlo guardato male, era stata una cosa istintiva nel sentire la frase del suo ragazzo. Le era tornato alla mente il monologo di Steve su Tony e l’improbabilità volesse qualcosa per davvero. Vedere star male Rogers sarebbe stato difficile da reggere.
«Ora ti farò una domanda e tu sarai sincero al cento per cento.» Clint fermò la brioche a mezz’aria, la portò sul tavolo e chiuse la bocca. «Tony ha davvero una cotta per Steve?»
Corrucciò le sopracciglia a quella domanda. Ne avevano già parlato qualche tempo prima, dopo le ventiquattro ore di silenzio radio da parte dei due ragazzi. Perché sembrare dubbiosi ora, quando i giochi erano quasi fatti?
«Che cosa mi stai chiedendo veramente?» Natasha si portò la tazza alla bocca e bevve un sorso del liquido, un po’ per darsi forza.
«Quante possibilità ci sono che non sia semplicemente un capriccio, una frustrazione, appunto.» Clint fece spallucce.
«”La reputazione di uno Stark arriva sempre prima di lui” sai chi è stato il primo a dirla?» Vide la sua ragazza scuotere la testa in segno di negazione. «Tony. Sai perché?» Stesso gesto di poco prima come risposta. «Perché è vero.»
«Che diavolo di risposta è?»
«Non è forse così?» Incrociò gli occhi di lei, pronta ed attenta ad ogni futura sua parola. «Ti ricordi la prima uscita tutti insieme? La frase di Steve rivolta a Tony?» Annuì, ricordandosi come si era raggelata l’atmosfera per un attimo. «Non era la prima volta e non sarà l’ultima, vero?» Non capì a cosa il suo ragazzo si stesse riferendo, ma la precedette prima che riuscisse a chiedere. «Dubito il dubbio sia partito da te. Scommetto su Steve, mi sbaglio?» Natasha arricciò la bocca e spostò lo sguardo di lato. Risposta abbastanza eloquente. «Vedi, io posso dirti tutto quello che voglio. Posso dirti quanto Tony stia combattendo contro sé per starsene buono nel suo angolino perché pensa di non essere all’altezza; posso dirti di non averlo mai visto stare così male per una persona come ieri, quando abbiamo visto Steve con suo cugino ed abbiamo pensato stessero insieme; posso dirti tutto questo e di più, ma non ha importanza.» S’era fermato con l’attenzione sulla tazza che aveva in mano e stava per arrivare alla bocca.
Non serviva continuasse. La verità era lì, cristallina. Tony aveva una bella cotta per Steve, c’erano tutti gli elementi in grado di confermarlo, ma se l’amico di Natasha rimaneva della sua idea poco sarebbe importato. Sarebbero nate scuse e giustificazioni per tutto, Steve era un asso in queste cose.
Si passò una mano tra i capelli mossi mentre la sua mente cercava una soluzione, nonostante sapeva quanto fosse insensato.
«Tony è la persona che conosco da più tempo. Più di Bruce e Rhodey.» Clint stava guardando un punto fisso sul tavolo, era quasi assente. «Andavamo allo stesso parco e mi sembrava sempre così triste. Se ne stava da solo a costruire cose con i cubi, mentre la sua tata lo guardava. Un giorno decisi di portargli dei pezzi di cioccolata, pensavo i bambini tristi lo fossero perché non sapevano che sapore avesse.» Gli scappò una risata lieve. «Lui mi fece spazio nel suo angolino privato. Ogni giorno di cioccolata in più, era un giorno di spazio in più. Però arrivò la volta che mia madre si dimenticò di comprarla. Arrivai da lui con la faccia da cane bastonato dicendo di esserne a corto e lui risposte “non importa, posso comprarmela anche da solo”.» La Romanoff sorrise immaginandosi un piccolo Tony che sentenziava su cose da bambini. «Non ti immagini quanto me la presi. Ero pronto a girare i tacchi ed andare con gli altri bambini a giocare, ma poi disse “non ti siedi?” con uno sguardo che ricordava quello triste dell’inizio. Lì capii che non era la cioccolata a renderlo felice, ma la presenza di qualcuno, di un amico.» Natasha s’era protesa in avanti per riuscire a poggiare una mano sull’avanbraccio di Clint, il quale si stava emozionando non poco per il ricordo. Diavolo, conosceva quel morettino da una vita. «Per questo ti dico di essere sicuro su di lui.»
«Okay allora, escogitiamo un piano.» La rossa si era alzata ed aveva unito le mani, portandole poi sopra la sua testa per allungare le braccia e stiracchiarle. «Che funzioni, magari.»
 
 
«Dormito bene, principino?» Bucky era insopportabile già di prima mattina, Tony doveva segnarselo da qualche parte.
Era appena entrato in cucina, dove c’erano già Steve ed il padrone di casa, che si era trovato quest’ultimo a dargli una spallata e porre quella domanda a voce un po’ troppo alta per un risveglio da post sbronza.
«Fallo almeno riprendere prima di torturarlo, Buck.» Il biondo comparve nella sfera visiva di Stark quando gli appoggiò davanti l’aspirina con un bicchiere d’acqua. Alzò il volto e lo ringraziò con un sorriso, facendogli perdere un battito. «Non ti ci abituare troppo, però.»
Barnes finse un coniato di vomito nel vedere i due sorridersi per così poco, la cosa sfuggì solo ad uno dei due, mentre l’altro aveva scosso la testa mandando l’amico a quel paese nel modo meno fine a lui concesso.
«Thor?» Tony si era guardato in torno dopo aver mandato giù l’antidolorifico alla ricerca del biondone, sorprendendosi nel non trovarlo.
Aveva dato per scontato Steve fosse lì perché era arrivato in auto con lui, la sera prima, quindi doveva esserci anche il cugino tra quelle stanze, ma dal corridoio non arrivava alcun rumore.
«L’ha allungato Clint quando sono andati via.» Steve finì di versare il caffè in una tazza e prese un piatto con dentro una ciambella, poggiandoli poi sul tavolo per Tony.
«Oh, e perché tu sei rimasto qua?» Prese con la sinistra la ciambella e con la destra la maniglia della tazza, portandosi quest’ultima subito alla bocca.
«Perché ti sei avvinghiato a lui come una cozza sullo scoglio dopo averlo baciato.» Prima che Rogers potesse provare a ragionare su quale scusa dire, Bucky aveva dovuto dire la sua, beccandosi un occhiataccia dall’amico e facendo mandare di traverso la bevanda al ragazzo seduto.
Stark tossì un paio di volte e si fece scappare un “che?” strozzato.
«Volevo vedere fino a che punto odiavi perdere le scommesse.» Barnes fece spallucce, mentre lo sguardò esterrefatto di Tony passò su Steve, il quale si portò una mano dietro la testa e fece un sorriso imbarazzato.
Ora come ci si comportava? Doveva chiedergli scusa? Prendere a parole il ragazzo con il codino?
La sua mente non riusciva a cavar fuori una risposta giusta, quindi si ritrovò a seguire il suo istinto, assumendo un’espressione tranquilla quanto più fosse concesso.
«Beh, scommetto che ora non potrai più farne a meno.» Morsicò la ciambella e poi spostò lo sguardo verso Steve, che aveva inarcato un sopracciglio e smorzato il sorriso. «Dei miei baci, intendo. In giro dicono siano i migliori della città.»
Bucky era convinto al novanta per cento di star per assistere ad un Rogers peperone in procinto di cercare qualcosa da dire, andando solo a peggiorare la situazione e portando il moro a capire qualcosa di più. Poteva già gustarsela nella sua mente.
Invece Steve aveva abbassato il braccio con nonchalance ed era andato a prendere la sua brioche.
«Ti posso dire che sicuramente non vale per quando sei ubriaco.» Tony lo guardò sorpreso dalla risposta e con un angolo della bocca alzato.
«Vuoi provare da sobrio?» I due incrociarono per qualche secondo, dopo quella frase, sotto lo sguardo sbalordito di Bucky.
Cosa stava succedendo, di grazia? Quei due stavano facendo un botta e risposta che avrebbe fatto invidia a Clint e Natasha e non era ancora finito. Guardò Steve circumnavigare il tavolo con tutta la calma del mondo e fermarsi solo una volta davanti all’atro ragazzo. Si cucciò fino al suo volto e rimase lì per frazioni di attimi recepiti da Tony come infiniti.
Rogers si era fermato troppo vicino, lo sapeva perfettamente. Nella testa gli rigiravano le ultime parole del moro dette prima di addormentarsi e si chiedeva se fosse poi così un errore baciarlo anche da sobrio. Chissà, magari si sbagliava a seguire la parte razionale che anche in quel momento stava cercando di farlo ragionare. Magari avrebbe solo dovuto avvicinarsi ancora un po’ ed avrebbe ottenuto tutte le risposte, riscontrandole concordi alle sue speranze.
Stark si chiedeva perché continuasse a fare quei giochetti con il biondo? Poi si trovava in situazioni come quella e doveva lottare con tutto sé stesso per non afferrargli la testa e tirarselo contro. Forse perché un po’ sperava l’avesse fatto l’altro, sarebbe stato l’unico modo per essere sicuro. Ancora sperava in qualcosa, ma ottenne solo bacio sulla guancia ed una frase a pochi centimetri dalla pelle.
«Mi dispiace, non penso tu sia pronto per reggerne uno mio.»
Tony si morsicò internamente il labbro inferiore, riducendo la bocca in una linea sottile. Le opzioni erano due: quel ragazzo l’avrebbe o fatto impazzire o morire d’infarto. Fece schioccare le labbra in un rumore sordo guardando Steve indietreggiare e fissarlo da poco più avanti.
«Modesto, mi dicono.» Steve fece spallucce e tornò al suo posto per riprendere la colazione dove l’aveva lasciata.
«Ho un buon insegnante.»
Nel suo piccolo angolino, Barnes era sicuro di aver assistito alla chiara conferma di quanto quei due si ricorressero. Non tanto per lo scambio di battute, assolutamente no. Per gli sguardi; per come giocavano perfettamente sulle tempistiche; per come erano rimasti in stallo qualche secondo prima che Steve si decidesse a dargli un bacio sulla guancia, quasi stessero ponderando se fare il passo oppure no; per come, in quell’istante, stessero sorridendo sotto i lati delle tazze per non farsi vedere dall’altro, probabilmente per non sembrare troppo stupidi reciprocamente.
Nemmeno sapevano quanto lo sembravano da fuori, invece. Si erano addirittura dimenticati della sua presenza, tanto che quando si mosse per avvicinarsi al tavolo li fece sobbalzare.
Serviva una riunione con gli altri il prima possibile. 









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Note dell'autrice: Buonsalve gente. 
Mi scuso tantissimo per il ritardo, però ECCOVI IL NUOVO CAPITOLO. 
Devo avvertirvi che da qui in poi aggiornerò con meno frequenza a causa di impegni personali, spero non sia un problema PERCHE' SO QUANTO E' ODIOSO ASPETTARE GLI AGGIORNAMENTI, CAVOLO. Per questo farò il possibile per non fare troppi stacchi.
Spero il capitolo vi sia piaciuto (CLINT CUCCIOLO MIO), grazie mille. 

Un bacio,
BR.
   
 
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