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Autore: Jasmine_dreamer    27/05/2017    1 recensioni
"La finisci di starmi addosso? Mi perseguiti da settembre, quando l'anno scorso non conoscevi neanche il mio nome!" disse Alexia.
"L'anno scorso eri un cesso, poi non so cosa sia successo!" rispose Parker.
"Si chiamano tette. Ecco cos'è successo, quando ti crescono le tette improvvisamente diventi figa."
Lui rise: "Guarda che le tette non c'entrano, contribuiscono, ma non sono loro la causa del tuo cambiamento. Quando ti ho vista ho pensato che eri una favola."
Sul sorriso di Alex comparve un sorriso dolce e pensò a quanto fosse carino Parker. Poi si ricordò che era Parker e disse: "Non mi compri con due parole in croce, sai?"
"Oh che strano, sembrava di si."
Genere: Comico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
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Alexia si risvegliò nella stanza di quel grigio ospedale. Il principale a S. Francisco.
"Mamma, ma dove sono?" chiese.
Jessica aprì gli occhi: "Tesoro, grazie a Dio sei sveglia."
"Ma che ci faccio qui?"
"Non ti ricordi niente?"
Alex la guardò perplessa: "Direi di no."
"Vado a chiamare il medico."
Dopo pochi minuti il dottore entrò nella stanza.
"Alexia, come ti senti? Io sono il dottor Smith, ti ho seguita per i tuoi 15 giorni in stato di coma."
"Quindici giorni in coma?" Fece Alex spalancando gli occhi.
"Allora non lo ricordi, come mi diceva tua madre." Poi il medico si girò verso Jessica: "A volte è normale, lo stato di shock e i sedativi fanno in modo che il paziente non ricordi il motivo per cui non si trova qui."
"Volete dirmi che cazzo succede?" Fece Alex spazientita.
"Alexia!" la riprese sua madre.
"Stia tranquilla, Jessica. Alexia, sei stata investita, la tua ragazza ti ha trovata, ha chiamato i soccorsi e ti hanno portata qui. Quel giorno avevi consumato parecchio alchool, quando ricorderai ci farebbe piacere ci dicessi dove lo hai preso visto che è illegale vendere alcolici a un minore di 21 anni nel nostro stato."
"Perché ho bevuto, mamma? Non ho mai avuto problemi di alchool."
"Tesoro, quel giorno è venuto Parker, poi tu sei uscita senza neanche avvisare e Jamie ti ha incontrata, ha cercato di toglierti dala strada ma tu eri lì che urlavi. Lei ti ha afferrata per un braccio, ma quando ha mollato la presa tu sei ricorsa in strada e una macchina ti ha investita. Allora lei ha chiamato l'ambulanza e ha rilasciato questa dichiarazione che poi è anche ciò che ha raccontato a me. Dagli esami risulta un litro di vodka nel tuo sangue. Non so quanto tu abbia bevuto, Alex."
"E Jamie? Lei dov'è?" 
Dov'è stata negli ultimi quindici giorni, qui fuori che aspetta."
"Fatela entrare. Per favore, lasciatemi sola con lei."
Jessica annuì e andò a chiamarla.
Jamie entrò nella stanza.
"Ciao." disse Alex, sorridendo.
Jamie ricambiò: "Stai bene?"
"Sì dai. Almeno sono viva." rise.
Ma Jamie no, lei non rise. Strinse i pugni e i suoi occhi si gonfiarono di lacrime: "Cazzo.." disse alzando gli occhi al cielo, girandosi per non far notare le lacrime.
"Ehi, cos'hai?"
"Ho avuto paura di perderti, cazzo!" urlò voltandosi verso di lei: "Ma che cazzo ti ha detto il cervello? Perché cazzo hai bevuto così? E perché mi dicevi di lasciarti, che volevi morire, che la tua vita è una merda? Porca puttana Alex, mi hai fatto morire di paura! Per il tuo cazzo di alcolismo!"
"Mi, mi dispiace..." disse con voce spezzata, non l'aveva mai vista così.
"Dio... non farmi mai più una cosa del genere." sussurrò Jamie, coprendosi gli occhi con le mani.
"Non sono un'alcolizzata."
"Alex, Matilde mi ha detto che non è la prima volta, hai bevuto spesso fino a perdere i sensi. Tu non sai controllarti, non sai quando ti devi fermare. Non devi più bere, ho sentito tua madre che diceva che se fosse successo di nuovo, ti avrebbe mandata in un centro di riabilitazione." Si sedette sul letto afferrandole una mano e aggiunse: "Ti prego, non bere più."
Alexia la guardò: "D'accordo." disse con le lacrime agli occhi.
Jamie la abbracciò. 
Piangendo, Alex le disse: "Mi dispiace, davvero!"
"Va tutto bene, ci sono io qui con te." disse Jamie accarezzandole la testa.
Poi si salutarono e Alex rimase da sola. L'orario per le visite era terminato.
Lo sapeva che c'era ancora del sentimento per Parker, ma quello che provava per Jamie cresceva di giorno in giorno.
Forse si stava innamorando, e ne era anche felice. Perché Parker non le aveva mai fatto così del bene come Jamie, lei non si era scopata la sua migliore amica solo perché era incazzata, le era stata vicina, l'aveva perdonata, le aveva giurato che l'avrebbe aiutata ad essere una persona migliore, e Alex sapeva che era vero.
E poi, in tutto questo, Parker dov'era? Perché sicuramente lo sapeva anche lui dell'accaduto, tutti i suoi compagni di scuola le avevano scritto dei messaggi sui social, o comunque portato qualcosa nonappena seppero dell'accaduto. Parker non fece niente, nessun messaggio, nessun regalo, nessuna chiamata.
Era semplicemente sparito nel nulla, forse proprio mentre Alex stava lì a pensarlo, lui si stava scopando qualche stupida troietta nella sua camera da letto.
"Ma vaffanculo, ho già perso troppo tempo dietro a quel coglione."
La mattina seguente, Alex fu svegliata da un'infermiera.
"Buongiorno Alexia. Come ti senti stamane?"
"Come una che ha passato due settimane in coma."
L'infermiera rise: "Io mi chiamo Evelyn, dobbiamo fare dei test. Urine e sangue, dobbiamo assicurarci che sia tutto tornato alla normalità. Domattina arriveranno i risultati e, se è tutto in ordine, potrai essere dimessa."
"Se non fossi sedata, ballerei il tango con lei doc."
"Farò finta che tu lo abbia fatto, ragazza!" disse Evelyn ridendo.
Evelyn afferrò in braccio di Alex e lo mise sopra le sue spalle, aiutandola ad alzarsi.
La accompagnò al bagno e le diede il bicchiere dove avrebbe dovuto urinare. Alexia chiuse la porta e fece la pipì nel contenitore. Uscì dal bagno ed, insieme, si diressero nella stanza dove venivano fatti i prelievi.
"Ciao Alex." esclamò il dottore.
"Oh, salve dottor Smith."
Evelyn la fece accomodare sul lettino e poi si congedò.
"Facciamo questo prelievo, speriamo che sia tornato tutto alla normalità."
"Può usare la farfallina al posto dell siringa?" chiese Alex terrorizzata.
"La farfallina? A 17 anni??" fece il medico ridendo.
"Ho paura."
"D'accordo." rispose Smith.

Alex guardava lo schermo del suo telefono, rispondendo ai messaggi di Matilde.
Bussarono alla porta e senza alzare gli occhi dal telefono, Alexia disse: "Vieni mamma."
"Ciao piccola peste." 
"Nick!" urlò lei alzandosi dal letto.
I suoi occhi si illuminarono e, con tutta la forza che aveva, si gettò sul fratello.
"Ciao piccola!" esclamò Nicholas prendendola in braccio: "Ho avuto paura, così tanta paura, cazzo. La mia vita senza te mi faceva paura!"
"Scusami."
"Non farlo mai più."
"No, te lo prometto." disse Alex.
Nick la mise giù.
"Ascolta, piccola peste devo dirti una cosa."
"Dimmi."
"So che è successo tutto per Parker, so che probabilmente stai ancora male." andò a sedersi sulla sedia, mentre Alex si sedette sul letto di fronte a lui.
Prima di proseguire, Nick esitò, ma poi si decise a continuare: "L'altra sera, è venuto a casa. Ha detto di chiederti scusa, ha detto che non avrebbe voluto e che se... se tu... se tu fossi morta, lui non se lo sarebbe mai perdonato, quindi mi ha detto di dirti che rispetterà la tua decisione e rimarrà solo tuo amico."
"Nella mia vita c'è Jamie ora. Solo lei."
"Sei sicura?"
"Mi sto innamorando, Nick." fece sorridendo: "Quando la vedo il mio cuore batte forte, quando mi abbraccia mi tremano le ginocchia, quando mi bacia sento il big bang nello stomaco. Vorrei stare sempre con lei, stringerla, baciarla, tenerla con me."
"Sì, ti stai innamorando."
"Sì, lo so!" esclamò Alex in un gran sorriso.
   
 
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