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Autore: __aris__    27/05/2017    6 recensioni
Il destino dei figli di Crono era già deciso: a Zeus la superficie, a Poseidone i mari e a Ade l’Oltretomba. Ma se le profezie per i fratelli sembrano benevole, quella riservata ad Ade annuncia la fine del suo regno: l'unico sovrano egli sarà fino a quando la Vita non lo raggiungerà.
-- Ecco la mia versione del mito di Ade e Persefone. spero che la storia vi piaccia e che mi lasciae un commento.
Genere: Angst, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La battaglia era finita.
I tre figli di Crono osservavano ciò che restava della voragine che aveva appena inghiottito il titano. In piedi, l’uno accanto all’atro, sporchi di sudore, sangue e terra, stringendo ancora le loro armi in mano.
Zeus era il più giovane. Aveva capelli biondi leggermente lunghi che ricadevano scomposti sulla fronte fino a sfiorargli le sopracciglia. Gli occhi erano piccoli e incappucciati, ma avevano lo stesso colore del cielo estivo. Il naso era grande ma praticamente perfetto sul suo volto, la mascella quadrata era ricoperta da una leggerissima barba bionda. Zeus era bello ed Era era stata la prima divinità a desiderare quella bellezza, ma Ade e Poseidone potevano essere certi che non sarebbe stata l’unica ad averla. Nella lotta era stato il più forte: lontano dalle viscere del padre aveva imparato a controllare i propri poteri meglio dei fratelli, ma per quanto fosse stato abile da solo non avrebbe avuto speranza contro Crono.
Alla sua destra stava Poseidone. I suoi capelli erano rossi e ricci, la fronte era alta, gli occhi di un azzurro limpido che ricordava il mare placido, anche lui portava una leggera barba rossiccia sulle guance. Se il fratello minore aveva combattuto per il potere lui e Ade volevano solo liberarsi di Crono una volta per tutte. Gli bastò scambiare un occhiata fugace con Ade per sapere che condividevano lo stesso pensiero: adesso che la lotta era finita, cosa avrebbe impedito che alzassero le spade l’uno contro l’altro? Cos’avrebbe impedito a Zeus di sbarazzarsi di loro adesso che non gli servivano più?
Ade strinse la sua spada: cos’avrebbero fatto se quel viziato di Zeus gli avesse scagliato conto una folgore? Dei tre fratelli era quello dall’aspetto meno temibile: la sua figura era magra e affilata meno massiccia rispetto agli altri due, ma non meno forte. Tutti i Cronidi possedevano qualcosa che ricordava la forza primordiale che li aveva generati, ma se in Zeus e Poseidone bastava guardare i fisici possenti e torniti con Ade non era tanto facile capire dove trovarla. I suoi capelli erano neri come le notti senza luna, il volto allungato e appuntito, senza barba, le labbra sottili. Con i fratelli condivideva gli occhi azzurri: i suoi erano i più chiari, lo sguardo era inflessibile e ricordava i ghiacciai delle montagne più alte che resistevano imperturbabili ai terribili venti invernali.
Abbiamo vinto.” Esordi Zeus scostando i capelli dalla fronte.
Dovremo andare dalle nostre sorelle.” Disse Poseidone e Ade annuì. Per Zeus quel momento aveva un sapore diverso, per lui era l’inizio del suo regno, ma gli altri era la fine di qualcosa che non avrebbero voluto rivivere nemmeno in sogno; e adesso che Crono era stato inghiottito dal Tartaro e la voragine si era richiusa volevano solo andarsene. Per loro non c’era più niente da vedere.
Le vostre sorelle vi aspettano, figli di Crono.” Davanti a loro era comparsa una bambina. Aveva i capelli bianchi mentre gli occhi neri come la notte, indossava un mantello scuro. La voce era la cosa più strana di quella creatura perché sembrava giovane e vecchia allo stesso tempo.
Sull’Olimpo esse sono.” Una seconda figura apparve accanto alla prima: capelli e occhi neri, una veste scura e la stessa voce misteriosa. “Raggiungetele in fretta.”
Perché si compia la profezia predetta.” L’ultima figura che apparve fu una vecchia ingobbita con volto era nascosto da un cappuccio nero. Messe vicino sembravano la stessa persona ma in età diverse.
Ade sentì un brivido percorrergli il corpo appena realizzò chi fossero. Non avrebbe mai detto che un giorno le avrebbe incontrate. “Voi siete le Moire!
Sull’Olimpo dovete andare, e i tre vasi trovare.” Dissero all’unisono “Da quello che ognuno aprirà il suo regno si scoprirà.” Appena fu detta l’ultima parola le Moire scomparvero lasciando i figli di Crono nuovamente soli.
 
 
Come anticipato dalle Moire, le figlie di Crono erano già ascese sull’Olimpo.
La maggiore era Estia. Era calma Estia, lo era sempre stata, anche nelle viscere di Crono non si era mai fatta trasportare dallo sconforto o dalla rabbia. I suoi capelli ricordavano il fuoco ardente, gli occhi erano azzurri, limpidi e fieri, la pelle candida ed il volto aveva lineamenti eleganti. Non aveva il seno prosperoso di Demetra o l’aspetto conturbante di Era, ma rimaneva ugualmente una figlia di Crono e portava in sé parte della stessa scintilla che aveva dato vita all’Universo.
Demetra le teneva la mano, ma forse sarebbe stato più corretto dire il contrario. Aveva capelli dello stesso colore del grano, gli occhi celesti, il volto era rotondo dai tratti dolci ma sembrava sempre crucciato. Non che le fossero mancati i motivi, ma per quanto le angosce di Demetra fossero profonde o giustificate raramente riuscivano a portare qualche giovamento.
In disparte, con gli occhi rivolti alla terra, c’era Era. Alta, bellissima e pericolosa come le tempeste. Sapeva di essere più bella delle sue sorelle, con la sua bocca a cuore, i suoi occhi che sembravano quasi viola e i capelli scuri che le ricoprivano la schiena. Era bella e sapeva di esserlo per questo si muoveva con sensualità: perché alla fine della battaglia il più forte l’avrebbe reclamata come regina al suo fianco.
Avete vinto!” esclamò Estia con voce argentina appena vide i fratelli. Le Moire gli avevano annunciato la vittoria prima di condurle sull’Olimpo ma vederli tutti e tre illesi era una gioia indescrivibile.
Gli occhi di Demetra si riempirono di lacrime di gioia che non riuscirono a fermarsi nemmeno dopo che Poseidone l’ebbe abbracciata. “Avevate dei dubbi?” disse sorridente asciugando le lacrime della sorella con i polpastrelli.
Oh! Non prenderti gioco di me!” protestò Demetra “Ero preoccupata a morte per la vostra sorte.
Anche Ade si avvicinò “Cara sorella tu sei sempre preoccupata per qualcosa.” Disse sorridente, un sorriso pieno che trasformava completamente il volto del dio. Uno di quei sorrisi che erano tanto rari quanto preziosi. “Adesso smetti di piangere.”
Demetra asciugò l’ultima lacrima e inghiottì l’ultimo singhiozzo. “Hai ragione, adesso è tutto finito.
Non c’era motivo di temere. La loro vittoria era stabilità dal Fato.” Disse Era avvicinandosi. Guardava dritto negli occhi di Zeus che sembrava ipnotizzato dalla sua bellezza. “Ma il loro compito non è ancora finito: il Fato ha deciso che a ognuno spetterà un regno e bisogna fare in fretta.”
Dove sono i vasi di cui ci hanno parlato le Parche?” chiese Zeus.
Era gli tese la mano “Vieni fratello.
La dea condusse i fratelli fino a un colonnato circolare. Le colonne erano di alabastro bianco e riflettevano la luce del tramonto. Al centro tre grandi giare appoggiate per terra, nessuna decorazione le ornava, l’una era l’esatta copia delle altre.
Dunque da quella che sceglieremo dipenderà il nostro destino?” domandò Zeus pensieroso. Dopo tutto quello che aveva fatto, dopo che erano state le sue folgori a rivelarsi decisive in battaglia, non era disposto ad accettare un premio inferiore a quello dei suoi fratelli.
Così pare.” Rispose Poseidone.
Da tempo è deciso il vostro regno.” Le Parche apparvero oltre le giare “Perché uno non sia più potente dei fratelli e non sorgano nuovi duelli, noi siamo qui per assistere a questo segno.”
I fratelli si guardarono l’un con l’altro. Le sorelle sono un passo indietro, le Moire hanno già rivelato i loro compiti: a Estia il focolare, Era presiederà ai matrimoni e Demetra farà crescere cereali e piante per nutrire gli uomini.
Zeus fu il primo ad avvicinarsi ai vasi. Li osservò da vicino sperando di trovare una differenza, qualcosa che gli facesse capire qual era il suo, ma erano tutti identici. Con un sospiro di frustrazione scelse quello davanti a lui in quel momento e lo scoperchiò. Vento e sole invasero l’aria costringendo tutti a coprirsi gli occhi fino a quando il dio non riuscì a richiudere il vaso.
Dalla luce il tuo regno è confinato. Ampia discendenza tu avrai, ma mai umico sovrano sarai.” Disse Cloto.
Governerò assieme ai miei fratelli.” Ribatté Zeus sicuro che la profezia si riferissse a questo, ma le tre figure non risposero e il dubbio si insinuò nella certezza del dio.
Il secondo ad avvicinarsi alle giare fu Poseidone. Sapeva già quale aprire, sprecare tempo a sceglierne una era inutile perché non era lui a scegliere la giara ma il contrario. Con decisione alzò il coperchio liberando un’onda d’acqua che lo travolse.
Vasto e popoloso il tuo regno sarà, sotto al mare il tuo dominio si troverà e tutta la terra abbraccierai.” Profetizzò Lachesi quando anche il secondo vaso fu chiuso.
Poseidone non disse nulla, dopo tutto non gli dispiace il mare. E comunque non gli avrebbero rivelato altro. Ritornò accanto ai fratelli vedendo Demetra impallidire.
Lo perderemo!” sussurrò agitata a Estia, gli occhi congelati sul fratello che doveva ancora sottoporsi a quella prova.
Cosa dici sorella? Crono è morto, non accadrà niente ad Ade.”
Demetra si volse e la custode del focolare poté giurare di non averla mai vista tanto preoccupata “La terra illuminata dal sole spetta a Zeus, i mari a Poseidone. Manca solo un regno, quello della terra non illuminata dal sole.”
Estia vide Ade avvicinarsi all’ultimo vaso. Questa volta Demetra aveva ragione: il regno dei morti non rispondeva alle leggi che conoscevano e avrebbe cambiato Ade in un modo tale che un giorno avrebbero potuto non riconoscerlo più. Se nel bene o nel male, non poteva dirlo nessuno.
Ade indugiò con la mano sul coperchio. Aveva sentito qualcosa di quello che si erano dette le sorelle e sapeva che Demetra aveva ragione. Il sole, il vento, il miracolo della vita da quel momento gli sarebbero stati estrani. Una lacrima gli cadde sulla mano in memoria della vita che aveva sognato per secoli ma che non avrebbe mai vissuto. Poi fu un attimo e il coperchio sollevato lasciò uscire qualcosa che si poteva definire con un'unica parola: Morte.
Il regno più vasto il Fato ti ha assegnato, l’unico sovrano tu sarai fino a quando Vita non ti avrà trovato.” Profetizzò Atropo prima di sparire con le sue sorelle.
Ade avrebbe voluto sapere se quello era un monito di sventura o se esisteva speranza anche per il signore dell’Oltretomba. Ma le Moire erano svanite e per quanto avrebbe potuto pregarle non gli avrebbero detto altro.
   
 
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