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Autore: LatazzadiTea    27/05/2017    2 recensioni
Evy è una ragazzina di quattordici anni cresciuta in un santuario magico da Segundus, l'ultimo stregone rimasto ancora in vita nel regno di Saarland. La giovane è dotata di un dono unico e rarissimo fra la sua gente, quello della Comprensione Universale. Questo singolare potere le permette di capire, leggere e parlare ogni lingua - sia arcana che umana - che sia morta o conosciuta. La ragazza passa i primi anni dell'infanzia e della fanciullezza a leggere tutti i libri della più antica e ben fornita biblioteca magica esistente, immagazzinandone ogni possibile informazione. Quando a causa dell'invasione di Saarland da parte del regno di Ronania, Segundus scompare e la biblioteca viene bruciata, Evy diviene suo malgrado la sola e unica custode di tutto quel sapere. Non le rimane che fuggire e raggiungere un altro santuario per compiere il suo destino: impedire alla magia di scomparire definitivamente dal mondo...
Genere: Avventura, Fantasy, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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- Cos'è un famiglio? E cosa sono i Ronuak? Rispondi, o gli ordinerò di sbranarti - esordì lui dopo qualche interminabile minuto di silenzio.

- Un famiglio è una creatura magica legata all'anima del suo padrone. Siete nati insieme, è con voi da sempre. Come fate a non vederlo? - domandò stupita la giovane incappucciata.

- E i Ronuak? Perché dici che sono uno di loro? - chiese di nuovo Drias più incuriosito di prima.

- Per via del famiglio. Solo chi appartiene al vostro popolo, ne possiede uno... l'ho già detto - replicò la ragazza.

Certo, non era esattamente una risposta chiara quella. Ma qualsiasi cosa l'avesse catturata sembrava obbedirgli e questo, malgrado fosse ancora confuso, andava certamente a suo favore.

- E che aspetto dovrebbe avere? - domandò ancora Adrastar.

La curiosità lo stava divorando quanto il dubbio che tutto quel teatrino, altro non fosse che un ingegnosa messinscena per ingannarlo. Magari la piccola strega aveva percepito la sua presenza nel bosco, e aveva usato quel trucco per farlo venire allo scoperto. Nulla di più probabile pensò, nonostante l'espressione terrorizzata della ragazza apparisse del tutto credibile e sincera.

- Dunque? Intendete richiamarlo o no? - sbottò la fanciulla ancora bloccata a terra.

- Voglio vederlo prima. Siete l'adepta di uno stregone giusto? Dimostratelo e forse, vi lascerò andare - le promise Drias certo che non avrebbe in nessun modo potuto accontentarlo. Malgrado non sapesse spiegarsi cosa stesse succedendo l'avrebbe sbugiardata, la magia non esisteva, ne era certo.

- Non posso usare la magia... - ribatté la giovane ormai con le lacrime agli occhi.

- Non avevo dubbi in proposito! Allora, come avete fatto tu e il tuo maestro ad attraversare il nostro campo militare senza essere visti? Dov'è il tuo Magister? - le chiese Drias con tono minaccioso.

- Ero nella foresta già prima che voi arrivaste, ma poi non sono riuscita a proseguire. Non so dove sia Segundus, lo giuro! - insistette la ragazzina raggomitolandosi impaurita contro il tronco di un albero.

Se la fanciulla era nel bosco da giorni, e il suo Magister se n'era andato, chi aveva aggredito lui e i suoi uomini al santuario?

- Hai molto da spiegare ragazzina... Su', in piedi, ti riporto all'accampamento - disse Adrastar inasprendo il tono.

Lei aveva protestato, forzato da quell'atteggiamento restio Drias l'aveva dovuta trascinare afferrandola per un braccio. Nell'immediato non aveva opposto resistenza, ma poi, con la speranza di liberarsi,la ragazza aveva iniziato a dibattersi con forza. Per paura di farle male stringendo maggiormente la presa, Drias l'aveva sbattuta nuovamente a terra, stando attendo a non farlo con troppa rudezza. Si voltò verso di lei spazientito e stanco, finendo per inginocchiarcisi davanti per poterla osservare meglio. Da quanto tremava e singhiozzava doveva averla spaventata parecchio, e se ne dispiacque. Certo, dopo giorni di marcia forzata e battaglie, non doveva avere un aspetto rassicurante, con gli abiti luridi e maleodoranti, i capelli arruffati e la barba incolta, doveva essergli sembrato più un orco pronto a divorarla, che un essere umano.

- Non tornerò al campo con voi, non posso! Preferisco morire... Segundus si sbagliava: disse che avrei dovuto aspettare, che qualcuno sarebbe venuto a prendermi per portarmi al sicuro sull'isola di Atalon, a Westfalia. Invece, il fato avverso e malevolo, mi ha condotta da voi... Se mi porterete dal re di Ronania, mi ucciderò cntateci! - gli rispose la fanciulla che malgrado le lacrime lo guardava dritto negli occhi con grande forza e coraggio.

Quando si mosse e il pesante cappuccio che le celava il volto le ricadde all'indietro sulle spalle, una cascata di lunghissimi capelli color del miele,  le ricoprirono le vesti fino alle caviglie. La povera bambina era bianca come un cencio, sporca e magrissima, seppur di una bellezza unica e perfetta. Quando i suoi occhi disperati e indifesi, gli vibrarono addosso come un violento fendente carico d' odio e disapprovazione, Drias si sentì come attraversare da una scossa elettrica. Aveva iniziato a sudare e il cuore aveva preso a pompargli più velocemente nel petto, accompagnato da un'emozione quasi sconosciuta all'uomo.

- Che mi succede? - si domandò confuso.

- Nulla di grave, avete solo paura... - gli rispose la giovane.

- Paura? -

Adrastar non riusciva a crederci, quel sentimento lo aveva colto piuttosto raramente negli anni.

Cosa avrebbe mai dovuto temere da lei?

Cercando di ritrovare la calma, tornò a guardarla. Era una creatura magnifica; e al dì là di ciò che avrebbe potuto rappresentare per Nicholaus, una ragazza simile in quell'accampamento pieno di famelici avvoltoi, non sarebbe durata un giorno. Drias respirò profondamente. Non poteva proprio riportarla indietro. D'altro canto, il suo re l'avrebbe fatto a pezzi e probabilmente se la sarebbe presa anche coi suoi uomini, se l'avesse deluso. Così si mise una mano in tasca, estraendone un sacchetto di pelle conciata legato all'estremità con una sottile stringa di cuoio, e maledicendo se stesso e il giorno in cui era venuto al mondo lo mise in mano alla fanciulla davanti a sé.

- Sono dieci pezzi d'argento, ti basteranno durante il cammino per Westfalia. Ti scorterò fino alla prossima radura e oltre il fiume, se necessario, ma poi dovrai cavartela da sola. Hai capito? - le propose Adrastar non trovando altra soluzione a quell'ingarbugliata situazione.

Evy si alzò in piedi di scatto. Gli occhi chiari e sinceri dell'uomo inginocchiato di fronte e lei erano incredibilmente simili a quelli dolci e gentili del suo maestro. Il suo cambiamento improvviso la stupì: certo, vista la reputazione che li precedeva, non si sarebbe mai aspettata una cosa simile da un Ronauk. Si asciugò gli occhi, ma in meno di un secondo qualcos'altro la turbò ancora; lo sguardo violaceo puntò oltre Drias, riflettendo chiaramente l'immagine di qualcuno alle loro spalle. Quando si voltò, Adrastar si ritrovò la lama della spada dell'esploratore mandato dal duca puntata alla gola.

- Traditore! Il duca aveva ragione su di voi... - lo incalzò l'uomo davanti a lui, con un lieve accenno di paura nella voce.

Malgrado avesse una chiara posizione di vantaggio, l'esploratore tremava vistosamente.

Per un attimo, Drias sperò non si trattasse di uno dei suoi - un qualunque soldato avesse lottato al suo fianco o sotto la sua insegna - e quando gli fu chiaro che non era così, con un guizzo gli strappò l'arma dalle mani, conficcandogliela dritta sotto il mento. L'uomo emise un gemito indefinito mentre la lama gli trapassava la faccia fino al cranio.

Evy deglutì rimanendo immobile, incerta sul da farsi. Non era affatto stupita della forza inumana di cui disponeva Drias, vista la sua natura, ciò che la impensieriva maggiormente, era che sembrava non esserne cosciente.

- Speravo di averlo seminato: questo idiota mi ha seguito per tutta la notte, lasciando tracce ovunque come una certa ragazzina che ho appena conosciuto... - disse Adrastar subito dopo averlo ucciso.

Evy si rialzò da terra per l'ennesima volta. La vista di quella testa devastata non le suscitò nessuna emozione: quel poveraccio era morto in fretta, senza quasi rendersene conto. Dopo tutto, Drias era stata magnanimo con quell'uomo pensò, mentre si ripuliva le vesti dalla terra e dalle foglie.

- Avete un pezzo di carta su cui posso scrivere? - gli domandò poi la giovane, che di tanto in tanto continuava a guardare con diffidenza verso la creatura che lui non poteva vedere.

Drias aprì la sua sacca e scartò un fagotto con dentro un pezzo di carne secca, pane e formaggio, e ne strappò un pezzo per darglielo.

- E un acciarino? - chiese ancora Evy.

- Non possiamo accendere un fuoco, potremmo attirare l'attenzione di qualcun altro... - ribatté Adrastar.

Ma la ragazza gli tese la mano aperta in attesa, e lui, arrendendosi, gli consegnò anche quello. Evy fece bruciare un rametto e dopo aver disteso il pezzo di carta unta e ingiallita sull'erba, vi scrisse qualcosa sopra, con la punta annerita. Dopodiché lo riconsegnò a Drias, chiedendogli di leggere ciò che aveva scritto ripetendolo tre volte. Lui la guardò stranito, dando ugualmente un occhiata a quelle misteriose parole. Rendendosi subito conto che dovevano far parte di una qualche sorta di formula magica, Adrastar si scostò dalla giovane imprecando.

- Senti mocciosetta, non prenderti ulteriormente gioco del sottoscritto o ti giuro che... che cambierò idea seduta stante! - aveva sbottato Adrastar decisamente contrariato.

- Lo volete vedere oppure no? - continuò la ragazza facendosi coraggio.

- E per farlo dovrei recitare queste stupide parole, per tre volte? Non sono un mago e nemmeno uno stregone, come pensi possa farlo? - volle sapere lui.

- E com'è che ne avete la certezza? Quella creatura dice il contrario su di voi, signore - rispose Evy facendo una smorfia di disappunto.

- Come mi hai chiamato, signore? - Drias scoppiò a ridere.

Quella risata argentina e spontanea la indispose ancor più del necessario, quello strano individuo continuava a prendersi gioco di lei senza darle minimamente credito. Doveva convincerlo a darle retta, solo così avrebbe avuto la possibilità di aiutarla davvero.

- Cosa vi costa? Se non succederà nulla, potrete sempre fare di me ciò che vorrete... anzi, giuro che vi seguirò dal re di mia spontanea volontà - aggiunse lei rischiando il tutto per tutto.

Drias ne aveva decisamente abbastanza di quella stupida commedia, per lui era ora di tornare indietro. Certo, avrebbe dovuto inventarsi qualcosa su quell'uccisione, ma l'inventiva non gli mancava, in qualche modo avrebbe fatto. La luce soffusa del sole che nasceva all'orizzonte, prese presto il posto di quella lunare: se volevano raggiungere i margini del bosco prima del fulgore del mattino, dovevano muoversi. Prese il foglietto e lo lesse, se pur con poca convinzione, sentendosi un perfetto imbecille. Inizialmente non vide nulla, e questo gli fece tirare un sospiro di sollievo. Quando però posò nuovamente gli occhi sulla ragazza, capì di aver guardato nella direzione sbagliata: al suo fianco, infatti, apparve improvvisamente qualcosa di cui proprio non sapeva spiegarsi l'origine.

- Questo è il vostro famiglio! - affermò Evy con soddisfazione.

Era felicissima di avergli dimostrato quanto si sbagliasse su se stesso e le sue vere origini. Adrastar non era un comune mortale e quello spiritello dispettoso, lo provava.

Drias strabuzzò gli occhi, sentendosi cedere le gambe per lo stupore. La sorpresa era stata tanta, che dovette sostenersi al ramo di un grosso arbusto per non cadere. A guardarlo meglio, però, quel bizzarro animaletto non sembrava poi così minaccioso. Aveva più o meno l'aspetto di un grande felino, come quello di un leone o di una tigre, ma di dimensioni decisamente più ridotte. La testa aveva una forma triangolare, e il muso era corto e rotondo. Il corpo di medie dimensioni possedeva un'ossatura fine , un torace largo, e una solida muscolatura. Le zampe erano lunghe e snelle, lo stesso non poteva dirsi della coda che rimaneva gonfia e setosa come un nuvola di pelo fluttuante. Per di più, il mantello lucido e le orecchie enormi, dotate di lunghissimi ciuffi di pelo, simili a piume di uccello, le davano a tratti un aspetto tenero e indifeso. La nota dolente e più spaventosa della bizzarra creatura, ali a parte, erano due impressionanti occhi giallastri che, agilissimi e inquieti, lo fissavano. Per il resto, Adrastar arrivò addirittura a pensare che fosse graziosa. Non poté fare a meno di chiedersi perché, invece, pochi istanti prima quella strana ragazzina l'avesse trovata tanto spaventosa e terrificante.

- Orion... sei tu? - mormorò l'uomo riportando alla mente il ricordo sbiadito e lontano, di un immaginario compagno di giochi di quando era bambino.

Al suono del suo nome, la creatura lo guardò più intensamente. Emise poi una vasta gamma di suoni diversi che spaziarono da rochi e profondi miagolii, ad acuti guaiti. Infine gagnolò, scodinzolando festosa con ampi balzi e saltelli, lasciandolo del tutto spiazzato.


                                                           
   
 
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