Anime & Manga > Kuroko no Basket
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Autore: Happy_Pumpkin    27/05/2017    1 recensioni
E' l'ultimo anno delle superiori. Akashi sa che presto lui e gli altri ragazzi della Generazione dei Miracoli dovranno scegliere l'università e, forse, contemplare la possibilità di ritrovarsi di nuovo assieme. Quindi perché non cominciare a fortificare i legami giocando online? E infine... il mare, assieme. Prima degli esami, prima di decidere delle loro rispettive vite.
[AoKuro; shonen-ai fluff e nostalgico]
Genere: Fluff, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Daiki Aomine, Satsuki Momoi, Seijuro Akashi, Tetsuya Kuroko, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Piccola premessina: tra le altre cose che faranno i Ragazzi della Generazione dei Miracoli, ci sarà il gioco online - come da titolo della fanfiction. Il gioco è World of Warcraft - nel testo citato solo una volta con l'acronimo di Wow. In Giappone ci sono tonnellate di MMO ma ho scelto Wow perché mi sembrava il più internazionale, dato anche il carattere avanti coi tempi di Akashi. La Blizzard non mi ha pagato per parlare di Wow e delle sue classi (anzi, sono io che devolvo mensilmente un canone, maledetta Blizzy).
A seguito un breve compendio per cercare di capire che ghezz dicono i nostri eroi (e, credetemi, potevo fare molto peggio e scadere in tecnicismi da nerdona asociale da scrivania XD):
Dps: quello che fa danni (ma si intende anche il danno: Damage Per Second); dps counter: contatore della quantità di danno fatta da ciascun giocatore in uno scontro, ci sono delle mod apposite per vederlo (mod: modifiche fatte da altri giocatori).
Healer: quello che cura
Tank: quello che raduna i mostri (mob ) e acchiappa mazzate
Dot: attacco/cura nel tempo (tipo Regen, per chi ha mai giocato a Final Fantasy o Bio/Poison)
Dungeon: stanza/posto d’attacco (qui ci sarebbero da spendere un bel po' di parole ma... risparmio i dettaglio XD)
Rotation: sequenza di attacchi
Pvp: player vs player, scontro tra giocatori
Rogue: classe di gioco. Tipo assassino.
Server: bacino che racchiude un numero elevato di giocatori (di solito si differenziano in base alla zona geografica EU, USA etc.)
Raid: simile al dungeon ma con molti più giocatori, anziché 5 anche 20 etc...

Ogni party/squadra in un dungeon è composta da: 1 tank, 1 healer e 3 dps. Infine: non si può fare pvp nel dungeon ma.... puppa. Mi piaceva così. Inoltre i dungeon di solito sono belli lunghi, fingiamo che i nostri giocatori abbiano un dps da paura!


Se c'è qualcuno che Tetsu curerà, quello sono io!


Kyaaaah <3 sei così fortunata a stare con Aomine-kun, non sai quanto ti invidio! >///<

Sai, pensavo di invitarti ad uscire assieme uno di questi giorni, poi ho visto che stai con Aomine: scusa ma non voglio che mi spacchi la faccia ^^’

Momoi fece scorrere i vari messaggi sul cellulare, poi sospirò e lo mise via; siccome sin dall’infanzia aveva scelto di prendersi cura di quello scemo di Dai-chan, alla fin fine doveva aspettarsi un simile risultato. Tutti finivano inevitabilmente per crederli una coppia, vedendoli assieme, peccato che in quegli anni non si fossero scambiati nemmeno un abbraccio, figurarsi un bacio.
Ogni tanto le era capitato di pensare a come sarebbe stato avere Dai-chan come ragazzo, ma la questione si interrompeva ancora prima di formulare concretamente un’idea: Aomine Daiki era rozzo, diretto in una maniera spaventosa, pigro quando si trattava di una cosa che non gli interessava, disordinato all’ennesima potenza e totalmente disabituato a ogni forma di gentilezza o dimostrazione d’affetto. Perlomeno, a volte lo faceva ma non in maniera convenzionale.
Con i nomi, per esempio. C’erano solo due persone che chiamava per nome, con quell’aperta confidenza che lasciava sempre un po’ stranito chi non lo conosceva: una era lei, l’altro era...
“Tetsu! Curami e lascia perdere quell’idiota!”
Scrutando la finestra aperta della camera di Daiki, dalla quale provenivano le sue urla, Momoi sorrise. Scosse la testa e aprì la porta d’ingresso girando semplicemente la maniglia, dato che il proprietario di casa non si era nemmeno scomodato a chiuderla a chiave, pur essendo da solo.
Si avventurò lungo il corridoio centrale: ormai conosceva a memoria ogni angolo di quella villetta a schiera, una come tante nel tranquillo quartiere residenziale dove Daiki e la sua famiglia abitavano. Passò oltre le poche foto di famiglia appese, solo una delle quali ritraeva Aomine con la divisa da basket, e salì le scale, notando immediatamente il mucchietto di vestiti appallottolati vicini al bagno che, li riconobbe, appartenevano sicuramente al ragazzo. Roteò gli occhi, li raccolse e li mise nel cesto della roba da lavare: era sempre così, Aomine non vedeva quasi mai i suoi genitori, quindi finiva per lasciare ogni volta le cose un po’ dove capitavano. Anche per questo Momoi aveva deciso di stargli accanto, per farlo sentire meno solo, per aiutarlo, per essergli vicino perché altrimenti nessuno avrebbe pensato a guidarlo in tutti quegli anni. E Aomine, lei lo sapeva persin troppo bene, era un tipo che sbandava facilmente.
Entrò nella sua camera ma non passò subito la soglia.
Appoggiò una spalla allo stipite e osservò un istante la scena davanti agli occhi. La camera di Aomine era infatti qualcosa di vicino a un’esplosione nucleare: letto disfatto nel quale si era creata una palla gigantesca di lenzuola, vestiti e forse... asciugamani; fumetti, riviste di idol, videogiochi sparsi a terra e appoggiati distrattamente su qualche mensola, mentre i libri intonsi giacevano dimenticati in un angolo della libreria; due palloni da basket, qualche paio di scarpe nere che costavano tutto quello che Aomine poteva permettersi e la divisa della Too appesa, l’unico oggetto trattato davvero con cura. Sulla sedia di fronte alla scrivania, con un piede nudo sopra e l’altro a terra, stava seduto Daiki: aveva una canotta nera slargata addosso, vecchi pantaloncini da basket e delle cuffie da gaming attorno al collo, con il microfono sollevato, mentre la faccia era un mix tra concentrazione e rabbia.
Sbatté un pugno sul tavolo, inveendo contro uno schermo dove si muovevano altri personaggi di un videogioco che lanciavano magie o sparavano, in un tripudio di luci e suoni.
Momoi accennò ad un sorriso nel vedere Daiki così impegnato in un qualcosa che non fosse il basket: anche quella volta Akashi ci aveva visto giusto.
“Tetsu, giuro che se curi un’altra volta Bakagami al posto mio divento healer per curarmi da solo.”
L’unico che può curare me sono io, gnegnegne.” Qualcuno replicò attraverso le casse accese, imitando la voce di Aomine; Momoi riconobbe il timbro di Kagami.
Aomine cliccò con più foga su mouse e tastiera: “Sta’ zitto Bakagami, il tuo dps fa così schifo che faresti meglio a chiudere l’account.”
Ahomine ti sfido qui ed ora ad un pvp, ho una nuova rotation che ti farà talmente male da chiedermi come ho fatto a ucciderti.”
Ma prima che Aomine potesse replicare, Momoi sentì in cassa la voce tranquilla di Kuroko che intervenne:
“A dire il vero, Aomine-kun, tu avevi già un dot di cura addosso ed eri scudato, quindi non saresti comunque morto. Kagami-kun invece stava per morire malamente e, anche se tu sei di poco superiore a lui in dps, un uomo in meno in campo poteva fare la differenza.”
Awww, come sembra saggio ed esperto Testu-kun rispetto agli altri. Momoi arrossì, pensandolo: aveva sempre ritenuto Kuroko un ragazzo ammirevole, così a modo, così composto e cool.
“Kuroko, maledetto, tu dovresti supportarmi, non motivare l’ego smisurato di uno come Aomine che, lo sai, dipendesse da lui andrebbe dritto fino in fondo al dungeon lasciando morire gli healer come te!”
Aomine grugnì qualcosa, cambiando posizione sulla sedia: “Siete lenti, non è ver...”
“Vero, è stato orribile – proruppe Kise – ho visto Kurokocchi schiattare circondato da tre mostri. Nemmeno le mie abilità da rogue sono servite a qualcosa.”
“Grazie, Kise-kun.”
Momoi non lo vide, avvicinandosi alle spalle, ma era convinta che a quel punto Aomine avesse roteato gli occhi. Si stava grattando un’orecchia per poi replicare piccato:
“Lì è colpa del tank che non sa tenersi i mostri a bada.”
Ci fu il silenzio. Aomine dette ancora qualche colpo con il suo personaggio capace di trasformarsi in una velocissima tigre, mentre il warrior impersonato da Kagami stava issando già la bandiera per avviare uno scontro tra giocatori.
“Murasakibaracchi?” domandò Kise, mettendo a danzare la sua bellissima Elfa del Sangue sul corpo di uno dei mostri appena uccisi.
Altro silenzio. Aomine, come più o meno tutti gli altri, ruotò la telecamera e vide il personaggio di Murasakibara ancora all’inizio del dungeon, giusto a qualche centinaio di metri in pixel del corridoio, immobile.
Fu Akashi a parlare, che era fuori dal dungeon ma stava controllando chi in giro per il server potesse partecipare al raid previsto a breve:
“Data l’assenza di risposta, suppongo che sia andato a prendere da mangiare.”
“Aka-chin? – finalmente risuonò la voce un po’ strascicata di Murasakibara, seguita da uno scrocchiare di patatine – A che punto siete, avete finito?”
Spazientito Aomine si puntò il microfono più vicino e replicò: “Che accidenti vuol dire avete finito? Capite poi perché Testu muore?”
“Veramente sono vivo, Aomine-kun.”
Uno sbuffo in cassa: “Mi annoiano i dungeon, sono troppo facili, ho voglia di distruggervi tutti per divertirmi.”
Altro rumore di patatine che risuonarono nella cassa di Aomine come se stessero per esplodere. Ma nonostante tutto il personaggio di Murasakibara, un non morto altissimo e con le spalle leggermente incurvate in avanti, si mosse trotterellando con calma.
“Beh, chissene importa. Ahomine noi due abbiamo un conto in sospeso, ho intenzione di farti implodere, dannato!”
“Posso dire lo stesso Bakagami, tieni d’occhio il dps counter e vedi i numeri che faccio!”
Rise ma, prima che potessero cominciare, risuonò la voce di Akashi nuovamente in cassa; persino Murasakibara smise di mangiare:
“Forse non è questo il momento di scontrarvi tra di voi. Salutami Momoi-san, Aomine.”
“Satsuki? Ma che dici Akashi, se Satsuki fosse qui me ne sarei accorto!”
Scosse la testa, girandosi come per dimostrare al loro capogilda che non c’era nessuno nella sua stanza, invece sussultò sulla sedia quando si accorse che in piedi, sorridente e con una pila di fascicoli in mano, c’era proprio Momoi.
“Satsuki! – esclamò – Che stavi facendo? Potevi dirmelo che c’eri!”
“Momocchi!” la voce entusiasta di Kise.
“Solo uno stupido come Aomine potrebbe non rendersi conto di avere una donna in camera.” Lo prese in giro Kagami, ignorando il fatto che per mesi la sua coach gli era rimasta piantonata in casa e per poco non gli faceva prendere un infarto quando se l’era ritrovata nel letto.
“Vero!” aggiunse Kuroko, altro grande esperto.
Momoi rise e appoggiò i fascicoli sui pochi centimetri di scrivania liberi, commentando:
“Ciao a tutti ragazzi, come mi ha chiesto Akashi ho portato un resoconto delle gilde più forti che ho supervisionato in questi giorni, così possiamo studiare i punti su cui lavorare.”
“Ottimo lavoro come sempre, Momoi-san, grazie. Il nostro obiettivo di diventare la gilda più forte è ormai prossimo.” Assicurò Akashi.
Aomine fece una smorfia, guardando quella tonnellata di fogli da leggere. Akashi e le sue idee, come accidenti era riuscito a convincere tutti ad iscriversi a Wow, praticamente organizzando il tempo di ognuno tra gli allenamenti con le rispettive squadre, lo studio e il resto?
Dopo la pausa estiva, che sarebbe iniziata tra una settimana, ci sarebbero stati gli ultimi mesi di scuola e poi... l’università. Aomine occhieggiò i vari volantini e cataloghi delle università che erano passate in visita di recente, apparentemente dimenticati sulla scrivania assieme a tutto il resto.
E tu... che università farai, Tetsu?
Momoi puntellò i pugni sui fianchi e lo rimproverò:
“Dai-chan non hai ancora nemmeno guardato i depliant delle università – dannazione, perché Satsuki sapeva sempre leggerlo nel pensiero? Era inquietante – e io ti ho già tolto quelle che non hanno il club di basket. Poi un sacco di allenatori hanno chiesto di te, hai almeno dato un’occhiata alla mia valutazione su quelle con le squadre più interessanti?”
“Aominecchi non fare arrabbiare Momocchi!” gli consigliò Kise, mentre cominciava già ad attaccare qualche altro mostro avanzando nel dungeon. Pure Murasakibara si mosse, stando fermo finiva per annoiarsi: “Ti schiaccio la testa.” Aggiunse.
Aomine, il cui personaggio era fermo davanti a Kagami, sospirò facendo una leggera smorfia:
“No, sei noiosa Satsuki – tacque un istante, poi aggiunse – va bene, stasera li guardo.”
“Promesso?” insistette lei, costringendolo a fissarla.
Lui non deviò lo sguardo: “Promesso.”
Dannazione a lei e alla sua ostinazione.
“E metti a posto la tua camera, ti do una mano io quando finisci. Lasciatelo dire, fa davvero un po’ schifo.”
“Che palle – sbottò – va bene, va bene, metto a posto ma poi tu mi compri da mangiare perché non ho certo voglia di prep...”
Non finì di parlare perché Kagami lo attaccò, esclamando: “Muoviti! Pensavo saresti stato più veloce!”
“Kagami! Bastardo!”
“Momoi-san – la voce di Akashi si sentì chiaramente, nonostante le parolacce e il frenetico battere sulla tastiera di Aomine – temo dovrai aspettare che finiscano. Tanto adesso dovrebbe essere rientrato a casa Midorima che può prendere il posto di Aomine.”
Momoi sorrise: “Vi guardo volentieri, è bello vedervi così entusiasti.”
Osservò i personaggi di Aomine e Kagami scattare sullo schermo, finché quest’ultimo esclamò:
“Kuroko, ora è tempo che mi lanci quello scudo e facciamo vedere a quest’egocentrico cos’è il gioco di squadra! Assieme porteremo a casa la vittoria!”
Aomine schioccò la lingua, per poi fare un sorriso esaltato: “Se c’è qualcuno che Tetsu scuderà, quello sono io!”
Kuroko...
Testu...

... ora!
Esclamarono entrambi, in contemporanea. Ciascuno, convinto di ricevere lo scudo da Kuroko, aveva lanciato il proprio personaggio in fin di vita contro l’avversario, spinti entrambi dall’impellenza di trionfare sull’altro, senza dunque prendersi una pozione di cura o giocare con più prudenza.
Ma... finirono per morire tutti e due, sempre in contemporanea: nessuno dei contendenti, infatti, aveva ricevuto alcuna forma di scudo.
“Kuroko ma che fai?” sentì esclamare Kagami, che sembrava quasi ringhiare.“Testu per... – Aomine mosse la telecamera attorno al suo personaggio riverso per terra – oi, ma dov’è andato?”
Guardò più avanti e vide Tetsuya curare Murasakibara mentre affrontava alcuni mostri.
“Veramente Kurokocchi è con me e Murasakibaracchi.” Constatò Kise che faceva volteggiare la sua rogue per aria.
“Aomine-kun, Kagami-kun conviene che resuscitiate e ci raggiungiate: stiamo per arrivare al boss finale, così Momoi-san non attende troppo.”
Momoi arrossì. Aomine suo malgrado sorrise: anche in un videogioco, anche a distanza di anni, Kuroko riusciva comunque a sorprenderlo e a far si che, in un modo o nell’altro, lo seguisse.

Sproloqui di una zucca

Ebbene sì, colpisco anche su questo fandom. Dopo mesi e mesi di fangirlaggio selvatico su Kuroko's basket, finalmente pubblico qualcosa riguardo un manga e anime che personalmente adoro. Tutti i personaggi mi hanno lasciato qualcosa ma in particolar modo mi hanno colpito profondamente il legame, la storia e le vicende di Aomine e Kuroko. Il che per me è strano: di solito propendo per far legale due personaggi stronzi, violenti e psicopatici, ma come in ogni cosa ci sono sempre delle eccezioni. Kuroko e Aomine sono, appunto, una di queste.
Perché Kuroko non è dolce, né puccioso, è un personaggio positivo, certo, con le sue umane debolezze e la consapevolezza dei propri limiti ma, proprio per questo, da il meglio di sé e non si arrende; soprattutto è un catalizzatore, paradossale per uno che passa sempre inosservato, e finisce per essere il legante della squadra. Aomine, per contro, pur essendo all'apparenza forte, stronzificato nel tempo, burbero e quasi deluso dal resto del mondo, è a suo modo fragile, incapace di affrontare il suo cambiamento e capire cosa potesse provare chi lo circondava.
Amo la loro amicizia profonda, il distacco terribile che si viene a creare, il conflitto di entrambi e la maniera quasi spontanea con cui si riavvicinano, nonostante la fatica fatta da Aomine.
Questa fiction sarà una long non troppo long, nella quale immagino come potrebbe dipanarsi nel tempo il rapporto tra Kuroko e Aomine, in una maniera realistica, per quanto possibile, anche se con note fluff che andranno a scandire momenti più nostalgici e, in un certo senso, riflessivi.
Parlerò anche di Momoi, del suo rapporto con Aomine, ma anche degli altri ragazzi della Generazione di Miracoli, con i dovuti spazi.
Grazie per aver cominciato con me questa storia!

Ps: prayer of mending, il cui nome letteralmente significa Preghiera di Riparazione, è un incantesimo che lancia la classe Priest (che non a caso usa Akashi) e l'ho trovata appropriata. Mend vuol dire proprio riparare qualcosa di rotto o danneggiato. Credo che a modo loro tutti i ragazzi della generazione dei miracoli stiano cercando di ricucire un rapporto, tra di loro, che credevano aver perduto per sempre.
Il titolo di ciascun capitolo è una frase che uno dei personaggi pronuncia, omaggio al manga.






   
 
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