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Autore: edoardo811    27/05/2017    4 recensioni
Un lungo viaggio da fare, un ignoto passato completamente da scoprire, un intero mondo da salvare.
La vita di Rachel è caduta a pezzi di fronte ai suoi stessi occhi, prima che lei potesse anche solo rendersene conto. Ma dietro ad una ragazza abbandonata, tradita, distrutta, si cela in realtà ciò che probabilmente è l’unica speranza di salvezza dell’intero genere umano. Perché lei non è una ragazza come le altre: lei è una conduit. Un demone, agli occhi dei più, un’eroina agli occhi dei meno.
In compagnia dei suoi nuovi amici, la giovane sarà costretta a dover agire al più presto, in una vera e propria corsa contro il tempo, prima che tutto ciò che con tanta fatica e sacrifici è riuscita a riconquistare venga spazzato via ancora una volta.
Ma essere dei conduit non è facile e lei, nonostante abbia raggiunto una consapevolezza del tutto nuova di sé, presto sarà costretta a scoprirlo.
Perché per raggiungere il controllo ci vuole tempo, tenacia, dedizione.
Per perderlo, invece, basta un attimo.
Genere: Angst, Azione, Dark | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shoujo-ai | Personaggi: Raven, Red X, Robin, Sorpresa
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo, Violenza
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- Questa storia fa parte della serie 'InFAMOUS: The Series'
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Ok, non so nemmeno io cosa stia succedendo, ma sta succedendo. Se non l'avete fatto (so che lo avete fatto, ma lasciatemi seguire la procedura), leggete le storie prima di questa, che sono InFAMOUS: The Darkness's Daughter (prologue), InFAMOUS: The Darkness's Daughter e per finire lo spin-off, InFAMOUS: Wrong. Potete trovarle sulla mia pagina autore oppure nella serie apposita da me creata, nel giusto ordine. Sì, sono tre storie, ma purtroppo se volete capirci qualcosa qui avrete bisogno di recuperarvele, mi spiace. 

Non voglio rubarvi altro tempo. Buona lettura, credo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Bene e male. Fin da bambini ci insegnano a distinguere l’uno dall’altro. Ci insegnano che noi dobbiamo seguire la via del bene e stare il più lontano possibili da quella del male. Ci insegnano che sono due poli completamente opposti, come il bianco ed il nero. Ci insegnano che non esistono punti di congiunzione, che dal bene non può nascere il male e viceversa. Beh... dopo tutti questi mesi, posso affermare con certezza che questa non è la verità.

Se il bianco ed il nero possono unirsi per formare il grigio, allora anche il bene ed il male possono farlo per creare un qualcosa che, ancora adesso, sfugge in parte alla mia comprensione. Questi due mondi completamente opposti, in realtà sono molto più simili di quanto non si possa credere. Chi siamo noi per giudicare qualcosa, definendolo "giusto" o "sbagliato"?

Perché ci comportiamo bene? Per le persone che amiamo. Per proteggerle, per aiutarle, per far sì che rimangano vicine a noi.

Perché ci comportiamo male? Per le stesse ragioni.

Felicità, amicizia, amore. Sono ciò che noi tutti agogniamo, giorno dopo giorno, mese dopo mese. La ricerca di essi è la ragione principale per cui noi viviamo, per cui noi troviamo la forza di alzarci dal letto ogni mattina, anche qui, in questo mondo distrutto, dilaniato dall’odio e dalla violenza in cui siamo stati catapultati senza preavviso. Sono i valori che ci spingono a non arrenderci mai e, soprattutto, quelli che ci rendono ciò che siamo: esseri umani. E l’essere umano non è perfetto. Tutti possiamo sbagliare, ma ciò non ci rende automaticamente cattive persone.

Con il bene possiamo fare il male, e con il male possiamo fare il bene. È tutta una questione di punti di vista. Le azioni che noi definiamo "sbagliate" di una persona in realtà possono celare dietro di loro uno scopo molto più nobile di quello che possiamo credere, e lo stesso discorso si può fare a parti invertite.

Ormai il confine tra bene e male si sta assottigliando sempre di più, e sta diventando davvero difficile riuscire a distinguere l’uno dall’altro. Non esistono più il bianco ed il nero, ma solo una grande scala di grigi e tocca a noi riuscire a capire se questi sono più spostati verso il primo colore oppure il secondo. È questa è una cosa che io per prima ho sperimentato sulla mia stessa pelle. Io stessa sono sempre stata un’incognita per me stessa. Una bomba sempre più pronta ad esplodere man mano che il tempo passava e tutte le mie speranze iniziavano lentamente ed inesorabilmente a morire. Mostro, Demone, Conduit, questi sono gli appellativi che mi hanno dato in questo lungo periodo. Mi hanno accusato di essere un pericolo, una minaccia per coloro che stavano accanto a me e anche per il mondo intero.

I poteri che ottenuto il giorno in cui la mia vecchia vita è stata trasformata in un lontano ricordo sono sempre stati un tabù, per me. Avevo paura di loro, ero terrorizzata, e per quanto potessero essere nobili le mie intenzioni, c’era sempre quel velo di preoccupazione che aleggiava su di me. Il terrore che loro potessero ribellarsi all’improvviso, che mi costringessero a compiere azioni di cui mi sarei pentita amaramente, il terrore che le persone che io amavo rischiassero la loro stessa vita per colpa mia.

Ed è ciò che successo. Tante persone sono rimaste coinvolte e per un momento anche le poche certezze che mi erano rimaste avevano vacillato. Ho affrontato incredibili difficoltà per colpa di essi, ho attirato molti pericoli sul mio percorso e il mio cammino è stato intralciato molte, troppe volte.

L’unica cosa che ho sempre desiderato era vivere una vita normale, circondata dalle persone che amo: la mia famiglia, i miei amici. E dopo il giorno dell’esplosione, credevo che non avrei mai più avuto modo di poterla riavere. Ma mi sono ricreduta. Certo, la mia vita non potrà mai più essere normale, ma la cosa non mi spaventa. Ora ho di nuovo amici leali, sinceri. In essi ho trovato un rifugio sicuro in cui andare a nascondermi quando tutto sembra perduto, una casa accogliente, calda, sempre pronta a rischiarare i momenti di vita più tenebrosi. Grazie a loro ho imparato di nuovo ad amare e ad avere speranza.

Lucas, Tara, Amalia e anche Ryan. Loro mi hanno aiutata a crescere e ad imparare che, a volte, le cose migliori della vita non richiedono grandi sforzi per essere trovate. Che a volte basta solo trovare il coraggio per dire ciò che si prova realmente per potersi sentire davvero felici, basta solo riuscire ad appianare le proprie divergenze con qualcuno per potersi sentire meglio ed in pace con sé stessi e basta solamente essere lì, al momento giusto, ascoltare e apprendere per poter realizzare quanto le apparenze possano ingannare.

Ho capito che il male, che anche quello più nero e profondo in realtà può ancora celare sprazzi di bianco dentro di esso. Ciò giustifica coloro che hanno compiuto azioni orribili? No. Non lo fa, ma se non altro ci permette di capire che giudicare un libro dalla copertina è sbagliato e che, per ognuna di queste persone, esisterà sempre, sempre, una speranza di redenzione.

Chi agisce per il bene comune o chi lo fa semplicemente perché ama una persona e vuole solamente riaverla indietro, non è davvero malvagio. Chi invece lo fa perché è accecato dall’odio, chi non accetta la verità nemmeno quando questa è davanti ai suoi occhi è colui che davvero deve essere condannato. E questa è una filosofia che adotterò sicuramente nel mio imminente futuro.

Un’epidemia si è abbattuta su di noi e minaccia di porre fine alla vita di chiunque non sia un conduit; non ho idea di come io possa fermarla, ma di una cosa sono certa: proteggerò i miei amici, costi quel che costi. Nessuno dovrà più morire, non fino a quando io potrò fare qualcosa per impedirlo. Ryan è stato già abbastanza, per me.

Ora un viaggio ci attende. E le premesse lo fanno sembrare tutt’altro che semplice.

Mi chiamo Rachel Roth, sono una ragazza adolescente che è stata costretta a crescere prima del previsto.

Sono una conduit e i miei poteri sono il male assoluto.

E con essi, faccio del bene.

Il mio sogno è sempre stato quello di vivere una vita normale, e in parte lo è anche adesso. Ma soprattutto, voglio che tutto questo finisca. Odio, rancore, violenza, sofferenza, opprimono il nostro mondo da fin troppo tempo ormai. È ora di fermarli. È ora che le persone imparino di nuovo ad amare.

Siamo tutti esseri umani: è ora di dimostrarlo.

 

 

 

inFAMOUS: The Darkness’s Daughter

 

Capitolo 1: PACE, FINALMENTE

 

 

Rachel sospirò. Erano minuti interi ormai che la gelida brezza notturna le scompigliava i corti capelli neri, pizzicandole il volto con quei suoi spifferi di ghiaccio. Incrociò le braccia e si appoggiò con la schiena contro al muro. Di fronte a lei, Sub City era un lontano mucchio di pallini gialli e luminosi, scrutata attentamente dall’alto da quei giudici imparziali che erano la luna e le stelle.

Quella città corrotta, oscura, marcia sino al midollo... ora era distante, un ricordo pronto a sbiadirsi con il tempo. Ciò che invece avrebbe faticato di più a sbiadirsi erano gli orribili fatti accaduti a lei ed ai suoi amici, proprio tra quei quartieri apparentemente calmi e pacifici. Cicatrici ormai indelebili che mai sarebbero andate via, marchi impressi a fuoco nella sua mente ed in quella dei suoi compagni; la morte di centinaia di persone innocenti, tra cui Ryan, i terribili scontri a cui aveva preso parte, le altrettanto tremende verità di cui era venuta a conoscenza... avrebbe faticato a superare tutto ciò. Soprattutto perché con molte di queste realtà era, e lo sarebbe stata anche in futuro, costretta a conviverci.

L’unica magra consolazione che aveva era il fatto di essere riuscita a ritrovare Amalia. Si era sempre ritenuta in parte responsabile della sua fuga, ma fortunatamente ogni divergenza sembrava essere stata chiarita, e comunque il tutto si era relativamente risolto senza troppi danni, a parte la piccola ferita della mora a cui lei non aveva esitato a porre rimedio.

La corvina sollevò la propria mano, per poi osservare il bagliore nero opaco che le avvolse il palmo. Erano suoi, ora. I suoi poteri e lei erano diventati finalmente un tutt’uno e adesso aveva una consapevolezza di loro e di sé stessa completamente nuova. Ma sarebbe bastato? Sarebbe riuscita a raggiungere il suo scopo in quello stato? Le parole di Dominick sul Soggetto Zero ancora rimbombavano nella sua mente. Un essere così potente da essere definito il Diavolo in persona, il primo conduit in assoluto, colui che aveva dato inizio a tutta quella follia. Il responsabile dell’apocalisse, letteralmente. Se questo individuo fosse mai davvero riapparso... che cosa sarebbe successo? Sarebbe stata davvero la fine?

C’erano ancora così tante cose da fare... trovare Amalia non era stato altro che il primo punto sulla sua lista. Doveva per prima cosa assicurarsi che sia lei che i suoi amici non corressero più alcun pericolo, dopodiché doveva mettersi a cercare una cura per l’epidemia, sempre prestando attenzione a tutti quei conduit impazziti che, sicuramente, ancora girovagavano a piede libero per il paese. E, per finire, come se non bastasse doveva anche preoccuparsi non solo di un conduit, ma del conduit.

Rachel gettò il capo all’indietro ed espirò, per poi passarsi la mano, tornata normale, tra i capelli. Anche quando pensava di aver finito, dopo aver sconfitto Deathstroke, Jeff e per finire Dominick, in realtà scopriva di essere solamente all’inizio, e anche se ormai conosceva la risposta a molti dei suoi quesiti, altri rimanevano ancora avvolti nelle tenebre. Per il momento, l’unica cosa sensata da fare le sembrava quella di raggiungere la California, per scoprire se questa comunità di sopravvissuti di cui Jade le aveva parlato esistesse davvero. Ne dubitava, ma tanto che cos’aveva da perdere?

A parte il tempo. O i suoi amici. O la sua stessa vita.

Si strofinò le braccia, quando la brezza cominciò a diventare più fastidiosa. Incassando la testa tra le spalle e accantonando quei lugubri pensieri decise di entrare nella stazione. Superò la stanza sul retro in cui Amalia e Tara avrebbero alloggiato, in cui la bionda era già andata a riposare da un po’, e si diresse sulla parte frontale della stazione, dove un tempo si trovavano tutti gli scaffali di quel piccolo negozietto, ormai tutti saccheggiati, rotti o portati via. Le mura erano grigie, sporche e scrostate, ma la vetrata d’ingresso era ancora integra, perlomeno, così l’aria non sarebbe entrata e almeno lì sarebbero stati protetti dal freddo.

Il rumore di passi proveniente dalle sue spalle la fece voltare. Vide Lucas, con le mani in tasca, entrare nella stanza. Non appena i suoi occhi incontrarono il suo volto, la ragazza sentì le proprie guancie in fiamme. Forse... forse il ritorno di Amalia non era la sua unica consolazione. Corvina abbassò lo sguardo quando Rosso si fece più vicino. Sperò che la notte occultasse il colore troppo vivace delle sue goti altrimenti pallide.

«A-Allora...» disse subito, prima che il silenzio si facesse imbarazzante. «... le... le hai parlato?» domandò, trovando la forza di sollevare di nuovo lo sguardo. D’altronde, quello era comunque un argomento serio. Non era il momento di perdere tempo in stupidaggini.

Lo sguardo di Rosso fu molto più chiaro di qualsiasi risposta, ma il ragazzo parlò ugualmente: «No. Non... non me la sono sentita. È appena tornata ed ha appena perso suo fratello... non è il caso di gettare altra benzina sul fuoco. Glielo diremo quando sarà il momento.»

Rachel annuì. «Sì, hai ragione... ma è meglio comunque non aspettare troppo tempo. Altrimenti sarà ancora più difficile, per lei e per noi.»

«Lo so» tagliò corto il ragazzo. La corvina colse diverse vene di irritazione nella sua voce. Ma queste svanirono quasi subito, quando lui sospirò, al che anche lei sentì alcuni nervi sciogliersi. «È solo che... non è facile.»

«Ti capisco, credimi» rispose la conduit, con tono morbido, appoggiando una mano sulla sua guancia. «Ma vedrai che troveremo una soluzione. Te lo prometto.»

«Non fare promesse se non sai se puoi mantenerle...» Il moro mise una mano sopra quella di Rachel, dopodiché la afferrò e la allontanò con un gesto lento, ma deciso.

«Lucas...» mormorò Rachel, ma lui aveva già distolto lo sguardo, per poi darle le spalle ed andare a sedersi per terra, appoggiando la schiena al muro dietro di lui con un verso esausto.

Corvina tenne i propri occhi incollati su di lui, fino a quando questo non chiuse i suoi, probabilmente perdendosi nei propri pensieri. A quel punto, la conduit chinò il capo e si strinse nelle spalle. Non sapeva proprio come comportarsi, con Rosso. Certo, quando erano ancora nel cantiere ed entrambi avevano dichiarato – più o meno – i propri sentimenti, tutto sembrava quasi perfetto... tranne che per quella dannata storia dell’epidemia che continuava ad alleggiare nelle menti di entrambi. Finché avrebbero parlato di altro, le cose sarebbero andate bene, ma il discorso epidemia, quello era un vero e proprio tabù. E il fatto che Lucas avesse cercato di parlare di ciò proprio con Amalia, giusto un attimo prima, sicuramente non rendeva le cose più semplici.

Le sarebbe piaciuto riuscire a rassicurare Rosso, in qualche modo, ma non sapeva come fare, non senza andare a sfiorare con la leggerezza di un elefante quell’argomento così delicato. Sospirò nuovamente, poi tornò ad osservare il ragazzo. Ripensò a tutte le volte in cui lui era stato presente per lei, in cui lui l’aveva aiutata nel momento del bisogno, talvolta con le parole, altre volte, invece, con semplici gesti. Ora la situazione era invertita.

Un sorriso appena percepibile nacque sul volto della corvina, dopodiché si avvicinò lentamente al partner. Se le parole non potevano funzionare, allora anche lei avrebbe optato per i gesti. Gli si sedette accanto, in silenzio, per poi chinare il capo ed appoggiarlo sulla sua spalla.

«Mh?» Rosso abbassò lo sguardo ed incrociò quello di lei. La ragazza teneva gli occhi puntati su di lui dal basso, sempre con l’ombra di quel sorriso stampato sulle labbra. Si osservarono per un breve istante, in cui Rachel sentì il proprio cuore iniziare a battere all’impazzata, dopodiché la conduit percepì il braccio del ragazzo scivolarle dietro la schiena, per poi fare il giro e cingerla su un fianco.

«Rachel...» cominciò Lucas, mentre anche sul suo volto cominciava lentamente a formarsi un sorriso.

«Voglio solo che tu sappia...» lo interruppe lei, mentre sentiva un lieve pizzicore alle goti. «... che sono felice di averti qui accanto a me, in questo momento. E che non passa istante in cui io non ringrazi il giorno in cui ti ho conosciuto. In te ho trovato un alleato, poi una speranza, poi un amico e poi...» Afferrò la sua mano e la strinse con forza. «... qualunque cosa ci sia dopo.»

«Ed io non potrei chiedere persona migliore di te, accanto a me» ammise Rosso, chinando il capo e poggiando la propria fronte tra i capelli di Rachel. Un lungo brivido percorse la spina dorsale della conduit a quel contatto, ma lei non lo avrebbe terminato per nulla al mondo. «Scusami per aver reagito male, poco fa. Non te lo meritavi. Nessuno di voi dovrebbe meritarlo.»

«Non preoccuparti. So che non l’hai fatto con l’intenzione di ferirmi.»

«Non potrei mai farti una cosa del genere.»

«Sì, lo so...» La stretta tra le loro mani aumentò nuovamente. Corvina sentiva il proprio cuore in procinto di esploderle nel petto. Quella sensazione... quella sensazione che solamente in compagnia di Richard era stata in grado di provare, in passato... quanto le era mancata. «... è per questo... che sono qui. Per te.»

Rosso drizzò il capo, per poi allargare quel sorriso dolce, così insolito sul suo volto, eppure così gradevole da guardare. Dopodiché, com’era accaduto nel cantiere a Sub City, entrambi socchiusero gli occhi ed iniziarono ad avvicinarsi con i volti, solo che, questa volta, nessuno avrebbe potuto interromperli. Rachel non sapeva nemmeno cosa stesse facendo con esattezza, sapeva solo che quello era ciò di cui sia Lucas, che lei, avevano disperato bisogno. Infine, le loro labbra si sfiorarono.

Una sensazione del tutto nuova avvolse il colpo di Rachel. Una specie di forte calore nel proprio petto, che cresceva e cresceva a dismisura, avvolgendole tutto il corpo, un piacevole tepore che mai prima di allora aveva mai provato. Nemmeno quando aveva utilizzato i suoi poteri, a pieno controllo, contro Dominick si era sentita così... così bene. Così protetta, al sicuro, lontana dai pericoli di quel mondo devastato in cui erano costretti a vivere.

Si ritrovò come all’interno di una bolla, estraniata da tutto e tutti, fuorché lui, Lucas, colui che era stato l’unico in quel lasso di tempo in cui erano rimasti insieme a riuscire ad infonderle sempre il coraggio di cui aveva bisogno. Poi, qualcosa bussò contro ai denti della corvina, facendola ridestare bruscamente da quello stato di semi coscienza in cui era piombata. Si ritrovò di nuovo nel bel mezzo di quella stanza avvolta nella penombra, stretta tra le braccia di Rosso, con ancora la bocca premuta contro la sua. Solamente in quel momento si rese conto che la cosa umida e calda che le aveva sfiorato i denti, altro non era che la lingua del ragazzo.

Per un istante rimase pietrificata, completamente ignara sul cosa fare esattamente. Un piccolo dettaglio che aveva omesso di specificare, era che quello era il suo primo bacio, in assoluto. Una cosa di cui si era effettivamente vergognata in piccola parte, quella di non avere mai avuto un ragazzo, o tantomeno averne baciato uno, ma dopo tutta la faccenda di Richard, e in seguito l’esplosione, non aveva avuto esattamente il tempo, o la voglia, di dedicarsi a certe cose.

Fino a quel momento si era semplicemente lasciata guidare dall’istinto, era stato il suo corpo ad agire in automatico, facendole baciare Lucas, la mente, invece, era rimasta in disparte. Ma ora che si era resa conto di cosa stava accadendo, il suo cervello si era rimesso in moto e, beh, aveva appena cominciato a mandarla in panico.

Che cosa doveva fare? La lingua di Rosso era ancora lì, in attesa, e lei era immobile come una stupida. Il terrore che lui potesse scoprire di avere a che fare con una alla sua prima esperienza cominciò ad assalirla. Temette che potesse spaventarsi e tirarsi indietro, ma questa era una cosa che non voleva, non poteva, permettere. Perciò strizzò le palpebre e tentò di lasciarsi di nuovo guidare dall’istinto. L’unica cosa che le venne in mente, fu quella di schiudere la barriera dei denti e lasciare che Lucas potesse superarla. E quando ciò accadde, la giovane si rese effettivamente conto che la sensazione di benessere provata poco prima non era nulla in confronto a ciò che venne dopo.

Le braccia di Lucas cominciarono a muoversi con più voga, accarezzandole la schiena, i fianchi ed i capelli, il tutto mentre le loro labbra erano ancora incollate tra loro e le loro lingue si muovevano freneticamente all’unisono, in quella danza di pura lussuria. Rachel sentì ben presto la sua presa sul corpo di Rosso venire meno e percepì la propria schiena scivolare lentamente via dal muro, fino a quando non si trovò sdraiata sul suolo, con il moro ancora, perennemente, chino su di lei. Lo sentiva muoversi, sentiva il suo respiro caldo contro al suo volto, percepiva le sue mani, le sue dita, scorrere dietro di lei, lungo la figura del suo corpo, carezzando ogni lembo di pelle a cui riuscivano ad arrivare.

Brividi uno più gelato dell’altro attraversavano la giovane conduit, la quale sentiva ormai il proprio fiato mancarle, un po’ per l’emozione, un po’ perché davvero non riusciva quasi più a respirare, mentre le sue guancie erano sempre più in fiamme. Se si fosse guardata ad uno specchio in quel momento, probabilmente avrebbe visto un pomodoro al posto della sua faccia. Ma nonostante questo, per nulla al mondo Corvina avrebbe interrotto quel momento, quel contatto così caldo, così piacevole, così... umano.

In quel momento era viva, era protetta, era al sicuro, accettata, amata. Ed era stupendo.

Passarono ancora diversi istanti prima Rosso si separasse da lei. I due si guardarono negli occhi, entrambi con il fiatone e perle di sudore che scivolavano lungo la fronte, con una lieve punta di imbarazzo nello sguardo, ma, allo stesso tempo, un’emozione che entrambi avevano quasi scordato: felicità.

Si scambiarono due tenui sorrisi. Era quasi come se le cose stessero finalmente girando per il verso giusto, per entrambi. Come se, fino a quando sarebbero rimasti insieme, nulla avrebbe potuto preoccuparli, perché potevano sempre contare l’uno sull’altra. Loro erano l’uno la speranza dell’altra. E Rachel si sarebbe tenuta stretta quella speranza, a costo di dover combattere ancora ed ancora contro nemici sempre più potenti e temibili.

Nessuno dei due disse una parola, quello sguardo fu più che sufficiente. Poi, senza alcun preavviso, il ragazzo scese nuovamente su di lei, cercando ancora una volta le sue labbra, la sua lingua ed i suoi fianchi. Questa volta, tuttavia, si spostò anche prima sulle sue guancie, poi sul suo collo, dove si avventò con così tanta decisione da parere quasi un vampiro alla ricerca del suo sangue prezioso.

«Oh!» Questa volta, la corvina si lasciò scappare un gemito, prima di sorpresa, poi, poco dopo, di piacere. Non si rese nemmeno conto di aver avvolto le sue gambe attorno alla vita di Lucas, mentre lui si concentrava sulla pallida carne sotto al mento della conduit, baciando, succhiando e leccando. Corvina gli passò una mano fra i capelli, continuando a gemere e ad ansimare.

«L-Lucas...» mormorò, strofinando le dita sul suo capo.

«Shh» la zittì lui, avventandosi di nuovo sulle sue labbra, costringendola a spalancare le palpebre e a chinare il capo all’indietro. Ciò che era iniziato con un semplice bacio si stava lentamente trasformando in un qualcosa di molto più profondo e lussurioso. E Rachel non sapeva se sentirsi spaventata oppure eccitata da ciò.

Passarono i secondi, poi i minuti. Corvina non seppe con certezza per quanto a lungo proseguirono in quel modo, sapeva solo che se avesse potuto fermare il tempo proprio in quel momento, lo avrebbe fatto. Infine, il contatto tra le loro labbra si sciolse, per permettere ad entrambi di recuperare, nuovamente, il respiro. Si scambiarono un altro sguardo, identico al primo, solamente che questa volta la conduit si sentì molto più confidente, con lui e anche con sé stessa.

Ci fu un istante in cui entrambi parvero pensare ad un terzo round, ma lo sguardo di Rosso mutò all’improvviso, passando dal sereno all’allarmato. Si drizzò sulle ginocchia ed indicò la ragazza. «Le tue mani!»

«C-Che cosa?» domandò lei mettendosi a sedere, ancora parzialmente intontita da tutto l’accaduto, per poi spostare gli occhi sui propri palmi. A quel punto, notandoli entrambi avvolti nel loro classico bagliore nero, strabuzzò le palpebre a sua volta. Agitò le mani, concentrandosi, e il potere svanì quasi immediatamente. A quel punto, di nuovo in imbarazzo, si voltò verso Lucas. «Credo... credo di essermi lasciata trascinare un po’ troppo dall’emozione...» Arrossì subito dopo aver detto quella frase. Cominciò a temere una reazione negativa da parte del moro, ma questo la sorprese abbozzando un sorrisetto.

«Non preoccuparti. Succede anche ai migliori.»

Rachel distolse lo sguardo da lui, doppiamente imbarazzata. Forse una reazione negativa non sarebbe stata poi così male...

«Ehi.» Corvina sentì la mano di Rosso poggiarsi sul suo ginocchio. Si voltò nuovamente verso di lui, per poi notare sul suo volto un’espressione molto più seria, ma comunque rilassata. «Grazie» le disse semplicemente, con un sorriso più sincero.

Alla conduit venne da sorridere a sua volta, poi compì un gesto di cui probabilmente entrambi si sorpresero. Si avvicinò a lui e gli diede un altro rapido bacio sulle labbra. Anche se le sfiorò appena, tuttavia, percepì ugualmente un altro lungo brivido percorrerle il corpo. Non appena si separò tornò a guardarlo. «Di nulla.»

I due ragazzi riacquistarono i loro tenui sorrisi, poi, senza dire altro, si sdraiarono a terra l’uno accanto all’altra per poi rimanere lì, a godersi la reciproca compagnia ed il calore emanato dai loro corpi. Rachel cercò la sua mano e lui la afferrò immediatamente, tenendola stretta. La giovane poggiò poi il capo contro alla spalla di Lucas, per poi sospirare e chiudere gli occhi.

Nonostante tra i due fosse sicuramente lei quella più forte, Rosso riusciva ad infonderle un senso di protezione che fino ad allora mai aveva provato, con nessuno.

Non seppe con esattezza quando si addormentarono, ma fu certa che quella sera difficilmente l’avrebbe scordata.

 

 

 

Sì. Sì, ragazzi, sì. Penso che potrei semplicemente chiudere questa nota d'autore con queste semplici parole, tanto non c'è molto da dire: è qui. E' tutto reale, non ve lo state sognando. Già, questa storia scritta solamente per attirare l'attenzione (e per nessun altro motivo al mondo, nossignore!) è tornata, per il dispiacere di molti e la gioia di pochi (se rientrate nella prima categoria, sappiate che mi bevo le vostre lacrime a colazione, gnam). 

Sinceramente, ho il terrore strafottuto di non riuscire a creare un qualcosa che possa essere degno del suo predecessore, e ho anche il terrore stramegafottuto di fare qualcosa di simile a quello che già in passato ho fatto (non faccio nomi, ma so che alcuni hanno capito... se non avete capito, beati voi ragazzi, beati voi). Tuttavia, per questo microcosmo su Infamous che ho creato ho in mente tante cose, un progetto che se portato a termine potrebbe essere qualcosa di veramente ma veramente bello e vasto, perciò sono fiducioso, dai.  Non aspettatevi aggiornamenti lampo tra un capitolo e l'altro, nella vecchia storia erano uno a settimana, circa, più qualche occasione speciale qua e la in cui erano anche due a settimana, ma qui, se vogliamo che tutto proceda senza intoppi (e senza che qualcuno ammattisca e decida di mandare tutto al diavolo) minimo minimo mi toccherà aggiornare una volta ogni dieci/quindici giorni. Facciamo la seconda. Poi, non sia mai che mi prenda bene ed inizi a scrivere come una locomotiva in corsa come già è successo. 

Perciò... niente, ecco tutto. Wow, come discorso per il mio ritorno faceva veramente schifo. Ma sinceramente, non ho idea di cosa dire. Non è passato poi molto dal mio ultimo aggiornamento, no? Ho portato a termine Wrong e ora sono qui, ad iniziare questa cosa che so già mi manderà al manicomio. Bene! 

Dai, vediamo come va... ringrazio in anticipo tutti quelli che leggeranno e recensiranno, ma tanto per i ringraziamenti ci sarà ancora tempo, in futuro. Lo sapete come sono io, se non ringrazio almeno cinquantasette volte qualcuno non sono contento. 

Rispettando il copione, spero di non aver lasciato indietro nessun errore, ho riletto e riletto, ma tanto lo sapete che qualcosa scappa sempre, purtroppo. Chiedo scusa in anticipo. E chiedo anche scusa per questo capitolo decisamente sotto tono, ma ehi, siamo all'inizio, lasciamo alla storia il tempo di carburare un pochettino (e comunque, ci voleva un momentino di tenerezza da queste due povere anime di Rachel e Lucas, anche se posso assicurarvi che non ci saranno molti altri momenti come questo, non così esagerati, almeno. In futuro, sicuramente sì, ma non molti. Siamo pur sempre su Infamous). E niente, ho finito.

Sì gente, sono tornato. A presto!

 

 

Ah, questa è la theme principale della storia. Perché ho scelto proprio questa canzone? Beh, semplice: perché bisogna ribellarsi al prepotente, bisogna reagire, bisogna combattere, non si deve avere il timore di dire la verità, non ci si deve mai arrendere e sopratutto bisogna sempre, sempre dare il massimo. E questo è ciò che i nostri eroi sanno fare meglio!

   
 
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