Anime & Manga > Inuyasha
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Autore: PrincessMiyu    28/05/2017    4 recensioni
Un incontro dettato dalla totale casualità, lascerà in Kagome ed Inuyasha un segno indelebile.
Due ragazzi dal carattere diverso, ma accomunati dalla grande passione per i film d’autore, che li porterà a scoprire che in comune non hanno solamente l’amore per le opere cinematografiche.
Un amore cercato, bramato, a tratti non corrisposto e anche sofferto, sono gli elementi perfetti di una storia d’amore meravigliosa che può essere migliore di qualsiasi film.
È davvero possibile che una pioggia di petali di ciliegio, possa far capovolgere completamente i mondi di due persone?
Ecco a voi la long di “At the beginning with you”!
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Inuyasha, Kagome, Miroku, Sango, Un po' tutti | Coppie: Inuyasha/Kagome, Inuyasha/Kikyo, Miroku/Sango
Note: AU, Lemon, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Salve belle bimbe e bei bimbi. Sono qui oggi perché ho perso una specie di scommessa e per tenere fede ad una promessa.
Ebbene sì! Poiché non mi aspettavo di ricevere così tanti complimenti e recensioni sulla mia prima OS, allora grazie alla spinta e al supporto della mia amica/manager/sponsor/tutto Yasha 26, sono riuscita a scrivere la long ispirata alla OS. Se non ci fosse stata lei, questa storia sarebbe rimasta in un angolino nascosta da qualche parte nei meandri del mio pc con il nome di “quello che nessuno leggerà mai”.  
Non mi voglio dilungare molto con queste introduzioni che possono scocciare.
Posso solo dirvi grazie per le belle parole che avete speso per me leggendo la mia prima ff e spero che anche questa long possa essere di vostro gradimento*^*
Quindi bando alle ciance, ciancio alle bande e vediamo come tutto ha avuto inizio.
Buona lettura.
PrincessMiyu  :*
 
 

Capitolo 1: Il ritorno. 
 

Aprile
 
 
Ecco! Anche questa è fatta. Finalmente ho sistemato anche l’ultima valigia!
Domani rientrerò finalmente in Giappone e non vedo l’ora! Ritornerò alla mia vita e riprenderò da dove ho lasciato.
Tre anni fa, dopo essermi laureato, mi sono trasferito a Berlino insieme ai miei genitori e a mio fratello per seguire una specie di tirocinio nell’azienda di famiglia.
Diversamente da come si può pensare, sono felicissimo di poter lavorare nella compagnia di mio padre. Sin da piccolo, mi ha sempre affascinato vedere come mio padre e mio fratello smanettassero con i computer e come risolvessero qualsiasi genere di problema senza batter ciglio.
È incredibile che da una piccola azienda di un settore così di nicchia come quello informatico all’epoca, sia diventata una delle più importanti aziende in circolazione. Da un po’ di tempo si è estesa anche su suolo internazionale, aprendo questa filiale in Germania.
A differenza di mio padre e di mio fratello, che sono ingegneri informatici, il mio lavoro è quello di programmatore.
In questi anni mi sono spezzato la schiena per apprendere tutto ciò che serve per portare avanti un’azienda di un certo calibro, e posso dire che non mi sono mai pentito, nemmeno per un giorno, di essere venuto qui. Vivere in questa città è stato elettrizzante, stimolante e mi ha portato parecchie soddisfazioni. E poi, il posto è meraviglioso, ho sempre saputo che l’Europa fosse bellissima, ma non così.
C’è un detto che fa “cerca di prendere la conoscenza dell'occidente e il modo di intendere dell'oriente, poi inizia a cercare”. Nel mio caso non c’è aforisma più azzeccato di questo.
Adesso sono passati tre anni e ho deciso di tornare a Tokyo. Mio padre è molto soddisfatto del mio lavoro e mi ha assicurato che posso continuare da solo, anche se, devo ammettere, mi pesa un po’ dover lasciare Berlino, ma ho fatto una promessa.
Finalmente rivedrò la mia casa, i miei amici ma, soprattutto, rivedrò Kikyo.
Mi ha aspettato per tutto questo tempo. Adesso posso tornare da lei e ricominciare a stare insieme come una volta.
Kikyo ed io ci siamo conosciuti cinque anni fa e stiamo insieme da allora. Io ero iscritto alla facoltà di informatica, mentre lei frequentava la scuola di moda.
Ci siamo incontrati durante una festa universitaria, tra una chiacchierata e l’altra abbiamo iniziato a frequentarci. Non sono mai stato un tipo da storia fissa, ma neppure un donnaiolo. Con Kikyo stavo bene, a parte il suo carattere un po’ troppo “spigoloso”, ma mi piaceva che fosse un tipo deciso che teneva tutto sotto controllo.
All’inizio non la consideravo una storia seria, ma col tempo ha iniziato a piacermi sul serio e ho pensato potesse essere la persona giusta con cui costruire qualcosa. Abbiamo passato due anni insieme tra alti e bassi (aggiungerei più bassi che alti) e devo ammettere che l’idea di partire non è stata una gran mossa, ma pensare di rinunciare a realizzarmi dal punto di vista professionale era ingiusto, così le ho promesso che sarei tornato appena avrei potuto gestire l’azienda da solo, e lei, tra un urlo e l’altro, ha accettato.
Questa sua scelta di aspettare il mio ritorno, mi ha fatto capire che, forse, può essere davvero la persona giusta e che il nostro rapporto sarebbe migliorato.
Adesso sistemo le ultime cose che mi mancano, ma vedo qualcuno che entra nella mia stanza.
- Be' fratellino, sistemato tutto? – chiede mio fratello maggiore, Sesshomaru, guardando la mia stanza ormai quasi vuota.
- Sì. Devo solo mettere la chitarra nella custodia e andare a letto. – rispondo, mentre ripongo la chitarra.
Non sono un granché, anzi, so a malapena qualche canzone e alcuni accordi, però suonarla ogni tanto mi fa stare bene, specialmente quando mi sento molto giù o quando sono particolarmente euforico.
Continuo a guardare mio fratello che mi fissa serio.
- Sei davvero sicuro di quello che fai? Non stavi andando poi tanto male. – puntualizza.
- Per caso era un complimento? – sorrido soddisfatto.
- Ma sta’ zitto! Dico solo che non è necessario che torni a coordinare la sede di Tokyo. Abbiamo persone in gamba che se ne stanno occupando. – precisa il mio fratellone, sempre pieno di complimenti.
- Sì, lo so che la “squadra dei sette” sta facendo faville. – rispondo sarcastico.
La squadra dei sette, come la definisco, è un gruppo di sette ragazzi che lavora nella nostra azienda da quasi dieci anni. Oltre che essere degli ottimi lavoratori, sono anche dei buoni amici e quando siamo partiti, hanno preso loro le redini della compagnia, almeno fino al mio ritorno.
- Mi spieghi perché diavolo li chiami in quel modo? Non sono mica l’A-Team. – dice senza un velo di umorismo.
- Non lo sai che se spieghi una battuta, questa poi non ha più senso? – sentenzio.
- Se non faceva ridere prima figurati dopo. – borbotta come al solito.
- Senso dell’umorismo saltami addosso, eh? – sospiro rassegnato - Li chiamo così perché lavorano insieme, sono sette e poi il nome è figo. –
Mio fratello mi guarda talmente impassibile che mi fa quasi paura.
- Visto? Anche dopo la spiegazione fa schifo uguale. – afferma e dopo un attimo di silenzio, prosegue - A parte gli scherzi, al posto tuo non sarei mai tornato, specialmente per una ragazza. – mi fredda sul posto.
- Lo avresti fatto per Rin se fossi stato al mio posto. – replico irritato.
- Non è la stessa cosa e tu lo sai. – risponde senza batter ciglio.
- Come ti pare. Devi dirmi altro? – domando per sviare il discorso.
- Non mi mancherai per niente. –
- Tsk! Certo come no. –
- Domani ti accompagno all’aeroporto, così ho la certezza che ti levi dalle palle. –
- Sempre simpatico, eh? Grazie. – sorrido infine per ringraziarlo.  
- Figurati. – ricambia per poi lasciare la mia stanza.
Il nostro rapporto è sempre stato così. In realtà, siamo fratellastri. Lui è figlio della prima moglie di mio padre, hanno divorziato quando lui era piccolo. I rapporti tra Sesshomaru e sua madre non erano idilliaci e lei non poteva essere certo considerata la “mamma dell’anno”. Infatti, uno dei motivi del divorzio fu proprio il non occuparsi della famiglia. Mio padre, anche se sempre a lavoro, era quello che lo accompagnava a scuola, lo faceva studiare; insomma era l’unico che si occupava di lui. Dopo la separazione, per un po’, pur non volendo, ha vissuto con la madre, ma mio padre sapeva che non era la scelta giusta per suo figlio, così cercò di ottenerne l’intera custodia, ma la questione si risolse in fretta, perché fu proprio lei a cedergliela completamente non volendo occuparsene.
Dopo qualche tempo, mio padre incominciò a frequentare mia madre e, di lì a poco, si innamorarono e sposarono. Pochi anni dopo nacqui io.
Inizialmente, tra me e mio fratello ci furono un po’ screzi ma, fortunatamente, quel periodo durò molto poco. Adesso siamo molto uniti, anche se le sue battute simpatiche non mancano mai e ha il senso dell’umorismo di un surgelato.
Come abbia fatto sua moglie, Rin, a sciogliere quel ghiacciolo, rimarrà un mistero!
Finisco di sistemare le ultime cose e decido di andare in salone dai miei genitori che guardano la tv insieme alla piccola Kotomi, la figlia di Sesshomaru e Rin.
Appena mia madre mi vede mi sorride e fa cenno di seguirla in cucina. Mi siedo su uno degli sgabelli vicino alla penisola, mentre lei mette su l’acqua per il thè.
- Hai preso tutto? – chiede dolcemente mentre si siede di fronte a me.
- Sì. Credo di non essermi dimenticato nulla. – rispondo facendo mente locale.
- Non è un problema quello. Nel caso ti dimenticassi qualcosa, te lo mandiamo insieme ai pacchi che ti spediremo. – mi rassicura.
- Grazie mamma. –
- Ascolta Inuyasha… ormai sei un uomo, sono orgogliosa che tu abbia deciso la tua strada. Mi mancherai da morire, questo è ovvio, ma sapere che sei felice e consapevole della vita che hai scelto, farà colmare questa mancanza. E poi sono convinta che Tokyo ti serberà qualcosa di bello e di inaspettato. – sorride per poi abbracciarmi.
- Mi mancherete anche voi. Ancora grazie. – rispondo commosso all’abbraccio.
Appena fischia la teiera ci stacchiamo, nel frattempo, arriva mio padre con Kotomi.
- Che cosa sono quelle facce lunghe? Verremo a trovarti appena sarà possibile e ci sentiremo sempre. Skype è stato inventato apposta. – rassicura mio padre con un gran sorriso.
- Nonno, cos’è Skype? – domanda incuriosita mia nipote.
- È un telefono speciale che, oltre a farti parlare con lo zio, ti permette anche di vederlo. – le spiega mio padre.
- Solo vederlo? Ma così non potrò abbracciarlo. – afferma con aria triste.
- E allora ti riempio di baci e abbracci adesso, così puoi farne una scorta! – detto ciò, prendo la mia nipotina in braccio e me la spupazzo.
- Ahahahah… va bene, va bene! Zio, dai basta, non respiro così… ahahahahahaha! – implora senza smettere di ridere.
Adoro questa piccola birba. Ha 6 anni ed è la copia della madre, sia fisicamente che caratterialmente; infatti, come Rin, è dolcissima e solare.
- Zio, ma stai tornando a Tokyo per quell’antipatica di Kikyo? – domanda con la faccia imbronciata mentre la rimetto giù.
Ecco! Da questo mi rendo conto che è anche figlia di mio fratello.
- Sì, torno da lei. Non chiamarla così, lo sai che non è educato. –
- È antipatica e non mi piace. Trovane un’altra, no? – afferma, lasciandomi completamente spiazzato. Come se fosse così semplice!
E pensare che la conosce così poco visto che, quando siamo partiti, aveva solo 3 anni.
Nemmeno il tempo di rispondere che interviene sua madre.
- Mi-chan, non si dicono queste cose. Non si parla in questo modo della ragazza di tuo zio. – la rimprovera in maniera molto mite Rin.
- Per me sí! – risponde secca, facendo ridere mio fratello che mi arriva alle spalle.
- Brava la mia principessa. – la elogia, prendendola in braccio.
- Maru, non incoraggiarla. Deve imparare che non può sempre dire tutto quello che le passa per la testa. – sentenzia Rin, lanciando uno sguardo di fuoco al marito.
- E far diventare mia figlia un’ipocrita? Giammai! È tardi, sarà meglio rincasare. –
- Sì, hai ragione è molto tardi. – conferma Rin guardando l’orologio.
Giunti alla porta, ci salutiamo.
- Ciao zio! Tanto ci vediamo lo stesso col telefono speciale del nonno, vero? –
- Ma certo, fräulein. Comportati bene. – dico dandole un bacio sulla guancia.
 Nel frattempo, si avvicina Rin e mi abbraccia.
- Fai buon viaggio, Inu. Mi raccomando, abbi cura di te e salutami Miroku. E scusa per prima con Kotomi. – mi saluta, sciogliendo l’abbraccio.
- Ma figurati. Adoro quella piccola peste, ma spera che da grande non assomigli al padre. – la canzono.
- Oh, santo cielo! Sarebbe un disastro, anche se purtroppo dovrò rassegnarmi all’idea. – dichiara apertamente, consapevole che a fianco a noi c’è mio fratello, che infatti interviene non tanto contento.
- Io sono qui, eh? –
Non riusciamo a resistere oltre e scoppiamo tutti a ridere.
Mi mancheranno da morire questi momenti con la mia famiglia.
- Noi ci vediamo domani pomeriggio per andare all’aeroporto. – mi conferma, infine, Sesshomaru.
- D’accordo, grazie ancora. A domani. –
- Buonanotte cari. Attenti sulla strada. – augura mia madre.
- Notte anche voi e grazie per la serata. – ringrazia Rin, congedandosi.
Prima di andare in camera, mi ferma mio padre.
- Inuyasha, ti sei impegnato molto in questi tre anni e hai raggiunto dei risultati eccezionali. Sono sicuro che in Giappone farai meraviglie. Hai reso il tuo vecchio fiero di te. –
- Grazie papà, è molto importante per me questo. –
- È normale, vorrei che rimanessi qua, ma è giusto che vada per la tua strada. Per qualunque problema, contattami. Anche se, sono certo che non ne avrai bisogno. – dice abbracciandomi.
Dopo avermi augurato la buonanotte, ritorno nella mia camera e decido di andare a dormire.
 
 
 
Il suono del telefonino mi sveglia improvvisamente. Fuori è ancora buio. Guardo l’orologio digitale sul comodino e segna appena le 5.
Chi diavolo è a quest’ora?
- Pronto? – rispondo tra l’addormentato e l’incazzato senza neppure guardare chi sia.
- Buongiorno Inu-chan! Non dirmi che stavi ancora dormendo! – esclama la voce dall’altra parte della cornetta che conosco fin troppo bene.
- Miroku, razza di idiota, certo che stavo dormendo, sono le 5 del mattino! – brontolo.
- È così che rispondi al tuo migliore amico? Sei proprio cattivo, Inu-chan. – continua a punzecchiarmi.
- Piantala di chiamarmi Inu-chan! Sei più insopportabile di Jakotsu. Ancora non mi hai detto cosa vuoi. –
- Ti sei dimenticato che mi sono preso la serata per venire a prenderti? Mi devi dire a che ora atterri e, soprattutto, dove devo andare a prendere la tua “dolce metà” …ah! Chiedile anche se posso venire con la mia umile auto, perché la limousine non è disponibile. – canzona il mio amico e non ho la forza di rispondergli a tono.
- Molto spiritoso. Atterro all’aeroporto di Haneda alle 23 e no, non c’è bisogno della limousine perché Kikyo non verrà. – rispondo atono.
- Come? Non ti vede da tre anni e nemmeno viene a prenderti all’aeroporto? – domanda lui sorpreso.
- Ha da fare. – dico scocciato.
- Alle 11 di sera? Davvero io non capisco come puoi far finta di niente. Fossi stato tu al suo posto, avrebbe preteso la tua presenza con tappeto rosso, petali di rosa e un quartetto d’archi. E se non avessi spaccato il minuto, ti avrebbe frullato tre quarti di maroni! – sentenzia senza tanti giri di parole.
- Senti Miroku, da te sarà pure ora di pranzo, ma qua sono ancora le 5, quindi la voglia di risponderti è pari a 0. Poi mi basti già tu. – ironizzo, per cercare di sviare il discorso e, soprattutto, chiudere la telefonata il prima possibile.
- Sì sì, scherza quanto vuoi, sai che ho ragione. Ti lascio stare solo perché le telefonate intercontinentali costano. –
- Sei un idiota. Se avessi usato WhatsApp il problema non sussisteva. – lo sbeffeggio alla grande.
- Non ti rispondo nemmeno. Ci vediamo all’aeroporto. –
- D’accordo. Non ti dimenticare del tappeto e dei fiori. – continuo a prenderlo in giro.
- Sarà fatto. A dopo, amico. Fai buon viaggio. – riattacca.
Sono amico di Miroku dai tempi delle superiori. Abbiamo fatto tutto insieme e ne abbiamo passate tante. È come se avessi un altro fratello. A differenza mia, lui non ha scelto l’università, ma ha deciso di dedicarsi completamente al pianoforte, da sempre sua grande passione.
I suoi idoli sono sempre stati: John Williams ed Ennio Morricone.
Il suo sogno più grande è quello di dirigere un’intera orchestra che suoni la sua musica. È davvero molto bravo e sono sicuro che, un giorno, lo realizzerà. Per ora, si esibisce nei locali e lavora al conservatorio. A volte tiene anche qualche lezione.
Ha solo un grande difetto: è un inguaribile maniaco. Ama corteggiare qualsiasi essere di sesso femminile e ha lo strano vizio di chiedere figli a tutte.
Anche lui, come tutti parrebbe, non sopportare la mia ragazza. Purtroppo devo ammettere che Kikyo ha un carattere un po’ particolare che non a tutti può andare a genio, ma è pur sempre la mia ragazza. Deve pur valere qualcosa, no?
In realtà, proprio ieri, ho avuto un mezzo litigio con Kikyo sul fatto che non verrà all’aeroporto ma, alla fine, la discussione è andata a scemare perché lei ha troncato il discorso, senza ritornare sull’argomento.
La rivedrò sabato con molta calma. Non vedo l’ora di partire, ma ho uno strano senso di agitazione.
Sarà l’emozione per il viaggio? Chissà…
 
 
Alle 16:45 ho il volo, mio fratello viene a prendermi alle 15 in punto per portarmi all’aeroporto.
In auto non chiacchieriamo molto, più che altro ci limitiamo a parlare di lavoro e di come dovrò gestire la situazione a Tokyo, lavorando insieme a Bankotsu per un po’ di tempo.
Dopo aver fatto il check-in, ci incamminiamo verso la zona d’imbarco e ci salutiamo.
- Grazie di tutto. Ci sentiamo appena mi sistemo. – saluto mio fratello con un abbraccio.
- Fai buon viaggio. Mi raccomando non fare casini. –  
È sempre il solito!
- Stai tranquillo. – lo rassicuro sorridendo.
Prima di dare il biglietto all’hostess di terra, mi sento chiamare.
- Inuyasha! Non lasciare che nessuno al mondo decida per te. Tu sei ciò che scegli di essere. – afferma con aria molto seria.
Lo guardo sorpreso per queste sue parole, come se mi stesse leggendo nella mente e volesse placare il mio turbamento. Non faccio altro che annuire per poi raggiungere il mio gate.
Prendo posto sull’aereo in attesa che decolli, nel frattempo rifletto sulla frase di mio fratello; come se avesse capito il mio stato d’animo e avesse voluto, in qualche modo, tranquillizzarmi.
Appena decollati, ripenso a tutto quello che ho passato in questi tre anni e cosa ritroverò.
Non devo essere agitato! Andrà tutto bene. Purtroppo le relazioni a distanza sono sempre difficili, ma appena sarò a Tokyo riprenderò da dove ho lasciato.
È così semplice!
Sfrutterò queste quindici ore di viaggio per rilassarmi e non pensare.
 
 
 
Le ore passano tranquille; niente perturbazioni e nemmeno ritardi durante lo scalo.
Stanno dando “47 Ronin” film con Keanu Reeves. Non l’avevo ancora visto perché, in parte, temo sempre che gli americani non riescano ad interpretare appieno la cultura orientale, specialmente se si parla di determinati periodi storici, però questo non è nemmeno male!
Anche quando vidi “Kill Bill” rimasi piacevolmente sorpreso su come il regista avesse unito oriente e occidente. Ovviamente si parla del mitico Quentin Tarantino, che è un regista straordinario!
Sono sempre stato un appassionato di cinema, specialmente per quello d’autore. Vivendo in Europa mi è stato più facile apprezzare film come quelli francesi o italiani. Passione che, purtroppo, condivido solo con mia nonna, che è stata l’artefice di questo mio interesse; è raro che riesca a vedere con qualcuno questo genere di film. Con Miroku qualche volta ci andavo, ma dovevo sempre stare molto attento a cosa sceglievo di andare a vedere; con Kikyo meglio non parlarne. Mi ricordo la prima (e decisamente l’ultima!) volta che andammo al cinema, non smise un secondo di parlare e da allora… mai più!
 
Finalmente atterro! Queste ore sono state interminabili; non vedo l’ora di rivedere il mio letto.
Prendo il bagaglio dal nastro e faccio tutti i dovuti controlli.
Mi ero dimenticato di quanto qui fossero scrupolosi!
Esco dalla zona riservata ai passeggeri e vedo in lontananza Miroku e… Oh ma che ca…! Ha davvero portato dei fiori?
Bene! Ho quindici secondi per elaborare un omicidio e come nascondere il corpo.
- Ti prego, dimmi che è uno scherzo! – affermo disperato e terrorizzato.
- Caro, è così che mi saluti dopo tutto questo tempo? E poi, me li avevi chiesti tu i fiori. – mi deride lui mettendo il labbrone.
Non resistiamo più e scoppiamo a ridere, facendo girare tutti.
- Bentornato amico! È bello rivederti. – dice abbracciandomi dopo aver lasciato i fiori da qualche parte.
- Grazie Miroku. Sono a casa e, soprattutto, non vedo l’ora di entrarci! – esclamo, mentre ci incamminiamo verso l’uscita per raggiungere la macchina.
- Com’è andato il volo? –
- Tutto molto tranquillo, a parte le quindici ore, ma ho mangiato bene, i vicini erano silenziosi e il film che hanno dato non era neppure male. – rispondo massaggiandomi il collo.
- Oh Kami! Spero non sia stato uno di quei film che piacciono a te, perché se così fosse capirei il silenzio dei tuoi vicini. – ironizza il mio amico mentre mette il bagaglio in auto.
- La tua simpatia mi mancava. E giusto per la cronaca, non era “uno di quei film”. – preciso entrando in macchina, ma andandomi a sedere sul lato sbagliato.
- Caspita! Non sono più abituato alla giuda a sinistra*. –
- E meno male che non devi guidare tu. – dice Miroku mettendo in moto. - Dai su! Raccontami un po’ di queste tedesche. – prosegue.
- Ma possibile che non riesci a pensare ad altro? –
- Scherzi? Sei stato nella patria delle spilungone, bionde e occhi azzurri. In qualità di tuo migliore amico è normale che ti chieda. E non dirmi che te ne sei lasciato sfuggire qualcuna, o giuro che ti faccio scendere da questa macchina ancora in corsa! –
- Ti ricordo che ho una ragazza. È mai possibile che ve lo dimentichiate e abbiate sempre da ridire? E poi, se mi sentisse che faccio apprezzamenti su altre ragazze, mi farebbe a pezzi. –
- Allora… primo: dovresti dare più ascolto a tuo fratello; secondo: adesso lei non può sentirti perché non c’è, ringraziando la qualunque festa che l’abbia trattenuta in questo momento. –
Beccato!
Lo guardo sorpreso per la sua perspicacia.
- È inutile che mi guardi con quella faccia da idiota. Era ovvio che non fosse venuta per un qualche evento mondano. Non mi interessa ora. Poche oche e più tedesche! – taglia corto.
Touché!
- Non è vero che tutte sono bionde e con gli occhi azzurri. Non sono nemmeno tutto questo gran spettacolo. Ti posso assicurare che sono molto più belle le italiane. Prima che me lo chiedi, non mi sono fatto nessuna. – anticipo, conoscendolo.
- Su quello non avevo dubbi. Sei troppo buono e, soprattutto, molto paziente. Non so come tu abbia fatto a stare senza scopare per tutto questo tempo. Almeno facevi un po’ di ginnastica… seria! – sospira come sconfortato.
- Miroku, stai esagerando adesso! Non mi sono portato a letto nessuna perché sto con Kikyo! Fine della discussione! – sbotto infastidito.
- Va bene! Stai con Kikyo! Siete la coppia più bella del mondo e sono certo che quando vi vedrete farete l’amore tutti i giorni. E, soprattutto, sarà tutto spontaneo! – replica canzonandomi alla grande.
Finisce sempre così ogni volta che parliamo di Kikyo. È il mio migliore amico e lo so che lo fa per il mio bene, ma non sopporto l’idea che i miei amici non approvino la mia ragazza.
- Ehi amico! A proposito di ragazze, raccontami di questa ragazza che è riuscita a conquistare il tuo cuore da cascamorto. – cerco di deviare il discorso.
- Sango è una donna meravigliosa e sono completamente pazzo di lei. Lavora per una rivista come grafica e ogni tanto canta insieme a me quando faccio le serate. – spiega, illuminandosi quasi.
- Canta? Wow! Deve essere proprio una santa a sopportarti. E come l’hai conosciuta? – chiedo incuriosito.
- Durante una serata. Ero in pausa e stavo chiedendo ad una tipa di darmi un figlio e, per evitare il solito urlo isterico, mi sono imbattuto in Sango. Sono rimasto accecato dalla sua bellezza e ovviamente ho chiesto la stessa cosa a lei ma, invece di una risposta, mi sono letteralmente ritrovato con un occhio nero. Dopo, non so come, ci siamo visti sempre più spesso e, tra un cazzotto e un sorriso, ci siamo innamorati. - racconta con occhi sognanti.
- Chi l’avrebbe mai detto: Miroku innamorato perso! Se qualcuno me l’avesse raccontato non ci avrei creduto. Sono felice per te, amico. –  
- Grazie Inuyasha. Tu, però, cerca di esserlo per te stesso. – dice guardandomi con sguardo malinconico.
Non riesco per niente a sostenere quello sguardo.
Il perché non ci riesca? Non ne ho idea!
Riesco solamente a fargli un leggero sorriso e tornare a guardare davanti a me.
 
 
Tra una chiacchiera e l’altra, arriviamo al mio appartamento.
- Buonanotte Inuyasha. Dormi bene, ci sentiamo appena ti riprendi dal jet lag. – mi saluta Miroku lasciandomi di fronte alla porta di casa.
Appena entro, lascio tutto dove sta e mi butto sul letto.
Sono distrutto!
Guardo l’ora e mi rendo conto che è tardi, ma devo avvisarla che sono arrivato.
Digito il suo numero e dopo sento squillare. Almeno è sveglia!
- INU-CHAN! – mi grida Kikyo dall’altra parte. Urla talmente forte che sono costretto ad allontanare il telefono. - Ce ne hai messo di tempo a chiamare! Che fine avevi fatto? – domanda stizzita.
- Nessuna fine. Sono appena tornato a casa. –
- Mi mancavi Inu-chan. Dovevi telefonare subito. –
- Lo sai che non sopporto che mi chiami in quella maniera. Se ti mancavo così tanto potevi anche venire con Miroku all’aeroporto, ma hai preferito fare altro. – ribatto infastidito.
IO, posso chiamarti come mi pare e piace. Lo sai che non potevo assolutamente mancare a questa festa, cosa avrebbero pensato?
- Che fossi andata a prendere il tuo ragazzo all’aeroporto. Non è mica tanto strano, sai? – rispondo abbastanza amareggiato.
- Ma stai scherzando? Una ragazza che va a prendere un ragazzo di notte… avrebbero sicuramente pensato male. –
- Però quando vieni a letto con me tutta la tua virtù la lasci a casa, vero? –
- Inu-chan, cosa vuoi insinuare? Ti ricordo che se non fossi partito, tutto questo non sarebbe successo, quindi è colpa tua! – sbotta lei.
- D’accordo Kikyo. Come ti pare. Ti voglio ricordare che sono appena tornato e l’ho fatto per te. Almeno evitami tutta la paternale. –
- Va bene, scusa hai ragione. Adesso ti devo lasciare che i miei mi stanno chiamando. Ci vediamo domani, ok? Ciao. – riattacca subito, senza darmi il tempo di rispondere.
- Sì… ciao! – saluto ironico il telefono.
Iniziamo proprio bene!
Dopo essermi fatto una doccia mi ributto a peso morto sul letto e cerco di addormentarmi.
Prima di chiudere gli occhi, ripenso a quello che ha detto mia madre la sera prima: “Sono convinta che Tokyo ti serberà qualcosa di bello e di inaspettato”.
Se i presupposti sono questi, la vedo davvero dura.
Sono troppo stanco per pensarci, domani andrà meglio quando la rivedrò; forse ho esagerato a risponderle in quel modo, ma di certo non mi aspettavo che dovessimo già litigare appena arrivato.  
Sono sicuro che tutto andrà per il meglio e saprò affrontare la situazione.
Per ora sarà meglio dormire.
Ora che ci penso, è primavera e domani è anche sabato, sicuramente un po’ di jogging tra i fiori di ciliegio non mi farà altro che bene.
 
 
 
 
Angolino svago
 
 
E il primo capitolo è andato. Spero che vi sia piaciuto e vi abbia stuzzicato un minino di curiosità e voglia di leggere il secondo capitolo.
Ancora ringrazio Yasha 26 per il suo sostegno e, soprattutto, per la sua enorme pazienza.
Grazie in anticipo a chi leggerà e recensirà *_*
 
Diamo largo alle curiosità:
 
*In Giappone si guida a sinistra, quindi il volante si trova sulla destra, come nel Regno Unito.In Europa, la guida è esattamente al contrario.

Ho scelto Ennio Morricone e John Williams perché sono i migliori compositori che conosca, essendo poi un’appassionata di cinema non potevo non citarli.
Ennio Morricone: sono quasi certa che tutti lo conosciate, specialmente se siete fan dei film di Quentin Tarantino, nel quale la sua musica è praticamente onnipresente in quasi tutti i suoi film.
John Williams: se non lo conoscete, mettetevi in un angolino e fatevi mezz’ora di vergogna xD (ovviamente scherzo!). Parlando seriamente, è praticamente il compositore che ha dato vita alle colonne sonore di Star Wars, Harry Potter, Indiana Jones, Superman, Jurassic Park, E.T., Mamma ho per l’aereo, Lo Squalo…
Insomma, tutte musiche che, anche chi non ha visto questi film, riuscirebbe a canticchiare e soprattutto riconoscere.
Miroku compositore è stata la prima cosa che mi è venuta in mente, poi col codino e l’orecchino, un po’ l’impressione del musicista ce l’aveva, così ho deciso di provarci; invece, l’idea di Miroku e Sango legati insieme dalla musica, darà vita a tante dinamiche che più in avanti si andranno a scoprire e sono molto felice del fatto che loro saranno un pezzo fondamentale di tutta la storia. Quindi non pensate minimamente che li lascerò in un angolino ad assistere tutte le vicende in maniera passiva, perché non sarà assolutamente così.
Non prendetevela con Inuyasha e con il suo comportamento un po’ troppo zerbino e da prosciutto sugli occhi, sta lavorando sodo per togliersi questa zavorra dalle spalle, giuro!
 
Che dirvi più? Vi anticipo solo che il prossimo capitolo sarà tutto incentrato su Kagome e, come è successo in questo con Inuyasha, si andrà a scavare un po’ di più su com’è la sua vita e anche qualcosina sul suo passato.
Vi rinnovo i miei ringraziamenti e alla prossima con il capitolo “Quello stesso giorno a Tokyo”
:*
PrincessMiyu.
 
 
 
 
   
 
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