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Autore: GabrielTrish    28/05/2017    0 recensioni
Ian Kirkland, chi è mai riuscito a cedere al suo fascino? Quelle bellissime ciocche rosse che gli ombreggiano lo sguardo hanno fatto capitolare più di un cuore.
Ma è lo stesso scozzese a non sopportare che la sua chioma cresca troppo o che sia, al contrario, troppo corta. Deve sempre essere della lunghezza giusta. Ma perchè?
"Ian ama i propri capelli.
Li ama come amava quelli del padre, e sono diventati proprio come desiderava, uguali alle ciocche ribelli che adorava da bambino. (...) Rigorosamente sciolti, decorati da qualche treccia e sempre pronti a schermargli lo sguardo come le feritoie di un elmo in ferro. Certo, Ian non è stupido, sa bene che non danno la minima protezione. Ma combattere i nemici vedendoli cadere tra lingue di fuoco lo fa sentire sicuro, forte, invincibile."
/Presenti OC!Celt e OC!Glasgow, appartenente ad una mia carissima amica./
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Inghilterra/Arthur Kirkland, Kirkland's family, Nuovo personaggio, Scozia
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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-Glaschu---...che stai facendo?-

Il piccolo bruno è chino sulla riva del Loch, un'espressione concentratissima sul viso e le manine tra i capelli. Si sta tirando i riccioli ai lati del viso, tentando disperatamente di renderli più lunghi spiaccicandoli con acqua e dita sporche di terra lungo le guance.

-Ma perchè non crescono? Athaìr, p-perchè non crescono lunghi come i tuoi ma fanno tutti così?-

E' quasi un pigolio, quello che abbandona le labbra contratte del bambino, mentre quello che è evidentemente un capriccio che si ripete spesso viene sottolineato dalle manine che si agitano in aria ad imitare -a quanto pare- i ricci. Si sta trattenendo a stento dal piangere per la frustrazione, Alba se ne è accorto e come ogni volta, dopo aver alzato lo sguardo al cielo per qualche attimo desiderando di prendere di peso il bambino e buttarlo in acqua (approfittando dell'occasione per insegnargli finalmente a nuotare), decide di chinarsi accanto a lui, contrariato e rassegnato per l'ennesimo errore di pronuncia che lo fa tendere come una corda di violino. Non è mai stato pronto ad ammettere a se stesso e ai riccioli in lacrime di fronte a sè di essere suo padre.

-E' Brathaìr, moccioso. B r a t h a ì r.-

Il bambino annuisce, gonfia le guance e si preme ancora le mani sui capelli, rendendoli piatti sulle tempie. Ovviamente non serve a nulla, perchè un paio di piccole spirali ribelli sfuggono dalle sue dita saltellando indomite verso l'alto.
Alba non riesce a trattenere il ghigno divertito che gli spunta sulle labbra poco dopo, ma il figlio della Scozia non è il tipo da farsi prendere in giro così facilmente, neanche dal suo presunto fratello e modello, quindi mena un calcetto offeso alle gambe del maggiore sentendo subito il terrificante senso di colpa prendere possesso del suo corpicino, facendogli stringere ancora di più le labbra tra loro per non versare nemmeno mezza lacrima.
E a questo punto Alba proprio non ce la fa, si sporge verso il bambino e lo prende di peso, portandoselo sulle gambe. Glaschu sgrana gli occhi e, ancora con le mani tra i ricci scuri, lo fissa in attesa. Lo sguardo ammirato e anche un po' invidioso subito scappa nella chioma del maggiore, osservando incantato i riflessi di ogni raggio di sole su ogni ciocca di fuoco, e come vorrebbe anche lui averli così belli, così lunghi, oltre le spalle e pieni di trecce, come vorrebbe vedere i raggi del sole anche nei propri. Eppure, quando guarda il proprio riflesso i suoi capelli sembrano inghiottire ogni luce.
Demoralizzato e sconfitto si mordicchia l'interno delle guance, mentre le mani grandi e calde della Nazione di cui fa parte gli prendono lentamente le dita artigliate a quei piccoli tornadi indomiti liberandoli dal giogo.
Subito i capelli del più piccolo balzano verso l'alto, mentre Alba si perde ad osservare il visetto ancora un po' rattristato ma curioso del bambino.

-Sai, Glaschu... non dovresti odiare in questo modo i tuoi capelli. Sono belli, dovresti andarne fiero. Sono cresciuti molto dall'ultima volta che li hai misurati, non te ne sei accorto?-

Le dita un po' callose ma gentili del maggiore passano in quella foresta di boccoli, delicate ma orgogliose.

-Non devono per forza essere rossi o lisci come i miei.
I tuoi sono ancora più belli, pericolosi e forti, fanno ancora più paura alle persone cattive.
E sai perchè?-

Ovviamente il bambino scuote la testa in segno di dissenso, ormai rapitissimo dalle parole dello scozzese che, come ogni volta, sono per lui dati di fatto e verità assolute ed incontestabili.

-Perchè i tuoi capelli sono imprevedibili, tortuosi ed indomabili come una foresta che nessuno vuole attraversare. Tutti ne hanno paura ma tutti ne sono affascinati ed attratti, e solo pochi eletti sanno quante meraviglie e quanta vita ci sia in quella foresta, tra quegli alberi.-

Alba sorride, gli porta entrambe le mani tra i ricci bruni e li scompiglia un po' mentre il bambino, perso ancora nelle parole del maggiore, è evidentemente sul punto di piangere dalla contentezza. All'improvviso un forte senso di orgoglio prende possesso del suo petto scosso ancora dalla delusione, e non ci pensa due volte a scaraventarsi letteralmente al collo del più grande buttando il viso nella chioma rossa che si ritrova davanti. Una foresta indomabile ed un fuoco imprevedibile. Gli piace già la definizione e già pregusta il momento in cui andrà da ogni soldato, donna o bambino a vantarsi come un piccolo pavone della propria chioma, che improvvisamente adora con tutto se stesso.


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Ian ama i propri capelli.
Li ama come amava quelli del padre, e sono diventati proprio come desiderava, uguali alle ciocche ribelli che adorava da bambino. Probabilmente per lui valgono più di quanto si possa credere. In un certo modo portano avanti l'immagine meravigliosa che suo padre aveva quando camminava sotto il sole o correva con i suoi uomini verso il nemico, in battaglia. Rigorosamente sciolti, decorati da qualche treccia e sempre pronti a schermargli lo sguardo come le feritoie di un elmo in ferro. Certo, Ian non è stupido, sa bene che non danno la minima protezione. Ma combattere i nemici vedendoli cadere tra lingue di fuoco lo fa sentire sicuro, forte, invincibile.
E non esitano a diventare parte della sua terra, dell'aria e della natura quando vengono attraversati e mossi dal vento, sembrano avere vita propria, bellissimi e pericolosi e liberi come le fiamme.
 
  
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